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L'incatenamento di Melko
Lepisodio relativo alla cattura
di Melkor, cui fece seguito la sua prima cattività, è
noto nel Silmarillion
come Guerra delle Potenze ed è descritto in
termini piuttosto stringati. Come sappiamo, nei Racconti
Ritrovati si rinviene lhumus
da cui prese vita la cosmogonia tolkieniana, materia in
continuo fermento che ha trovato il suo assetto
definitivo nella splendida opera, postuma, titolata Il
Silmarillion.
Molto di quanto si legge nei Racconti
Ritrovati risulta di conseguenza
modificato, talora anche in termini sostanziali, nellOpera
finale. Resta però, indubbiamente, un filo conduttore
immutato, che consente di approfondire lepisodio
sinteticamente descritto nel Silmarillion
con lassai più ampia illustrazione che ne viene
fatta nei Racconti Ritrovati (dove
è la Regina elfica Meril-i-Turinqi a narrare la storia a
Rùmil, il navigatore solitario giunto sullisola di
Tol Eressëa).
La collocazione temporale dellincatenamento è
indubbiamente molto diversa nelle due opere: nel Silmarillion,
infatti, essa coincide con lavvento degli elfi,
annunciato da Oromë, che induce i Valar ad attaccare
Utumno; nei Racconti Ritrovati,
invece, la decisione dei Valar è assai antecedente allavvento
degli elfi e matura in seguito ai gravi sconvolgimenti
che Melko (questo era, nei Racconti,
il nome del Vala poi divenuto Melkor nellOpera
finale) si dilettava ad operare in Arda, stravolgendo le
terre ed i mari e distruggendo tutte le opere di Yavanna,
tanto che solo questultima ed Oromë, tra gli
abitanti di Valinor, continuavano a recarvisi di tanto in
tanto e riportavano agli altri Ainur le nefandezze di
Melko. Anche Ossë era furente per lo sconvolgimento del
suo regno, oltre a temere lo scontento di Ulmo.
I Valar, tenuto consiglio sotto i due alberi (nei Racconti
denominati Laurelin e Silpion) decisero dunque di recarsi
presso la dimora di Melko in Utumna (poi divenuta Utumno
nel Silmarillion)
per indurlo se mai si fosse rivelato possibile
ad azioni migliori e se nullaltro avesse
funzionato, per sopraffarlo con la forza o con la frode
ed imprigionarlo in una schiavitù senza speranza.
Aule raccolse allora sei metalli (rame, argento, stagno,
piombo, ferro e oro) oltre ad un settimo da lui creato
con la magia e denominato tilkal,
che racchiudeva le proprietà dei primi sei ed altre sue
particolari. Il tilkal era
di colore verde chiaro, ma diveniva rosso al mutare della
luce e non poteva essere spezzato. Con i sette metalli
venne forgiata la catena Angaino (poi divenuta Angainor,
nel Silmarillion)
che significa colei che opprime ed in ciascun
anello venne messa una piccola quantità di tilkal.
Interamente di tale metallo magico, invece, erano la
manette Vorotemnar
ed i quattro ceppi Ilterendi.
I Valar partirono quindi indossando grandi corazze, dono
di Makar (un Vala-guerriero, di cui non vi è traccia nel
Silmarillion)
guidati da Manwë sul suo carro blu trainato da tre
cavalli candidi come la neve. Con lui vi erano il figlio
Fionwë e laraldo Nornorë (nel Silmarillion,
Manwë non ha figli ed il suo araldo si chiama Eonwe)
Oromë a cavallo e Tulkas che procedeva a piedi, a grandi
passi, seguito dal figlio Telimektar (figura che sparisce
nel Silmarillion)
. Mandos e Lorien viaggiavano su un carro scuro, sèguiti
da Salmar ed Omar (due Valar minori, che non compaiono
nel Silmarillion).
Aule si mosse per ultimo, avendo lavorato a lungo per
forgiare Angaino,
portando con sé il suo maglio mentre quattro suoi fabbri
reggevano dietro di lui la smisurata catena.
Dal mare, giunsero Ulmo ed Ossë (anchesso un Vala,
nei Racconti Ritrovati,
sia pure di minor potenza rispetto ad Ulmo). In nessun
modo Melko, pur tentando con terremoti ed eruzioni di
fuoco, riuscì a rallentare la marcia dei potenti,
cosicché essi giunsero alle porte di Utumna, che Melko
serrò dinanzi a loro con gran fragore. Oromë scese
allora da cavallo e suonò il corno con tale vigore che
le porte si aprirono immediatamente. Melko, nascosto nel
profondo delle sue aule, mandò il servo Langon a
riferire che egli si stupiva di come gli Dèi avessero
lasciato
gli ozi di
Valinor per i luoghi squallidi dove Melko lavora in umiltà,
compiendo estenuanti fatiche e
si dichiarò disposto ad ospitare due di loro, ma non
Manwë, perché di troppo alto lignaggio, né Tulkas,
perché troppo superbo e pretenzioso. Tutti i Valar
furono irritati dallastuzia e dalla servile
insolenza delle parole di Melko e già Tulkas voleva
partire allassalto, ma Manwë, che voleva evitare
una cruenta battaglia capace di squarciare la terra,
decise di giocare dastuzia e irretire quel maestro
della frode con le sue stesse armi.
Manwë, che nella grandezza del suo animo ancora sperava
in una soluzione incruenta, sapeva che il vero punto
debole di Melko era costituito dal suo smisurato
orgoglio, fonte di una sete di potere e di dominio
praticamente inestinguibile. Inviò quindi nelle aule
sotterranee laraldo Nornorë, il quale si approcciò
a Melko con parole umili e di sottomissione, spiegando
che i Valar si erano recati in Utumna per scusarsi con
lui ed invitarlo a tornare in Valinor. Non era, infatti,
forse proprio Melko il più potente dei Valar ? Se aveva
dato luogo a tante furiose distruzioni - proseguì laraldo
certo era colpa degli altri Ainur averlo fatto
incollerire e di ciò essi ora volevano chiedere venia,
pregandolo di tornare in Valinor, dove Aule avrebbe
provveduto a costruirgli una residenza degna di lui e
dunque più alta di Taniquetil.
Come Manwë aveva previsto, lorgoglio di Melko ne
sopraffece la prudenza ed egli si lasciò irretire
facilmente, specie quando laraldo gli riferì che
Tulkas, oppostosi alle decisioni degli altri Valar, era
stato costretto a seguirli con la forza e per tale
ragione si trovava in ceppi e catene per essere condotto
al suo cospetto. Melko, infatti, odiava e temeva allo
stesso tempo quel Vala lottatore del quale, molto tempo
prima, già aveva assaggiato il pugno.
Finalmente gli Dèi pronunciano
parole belle e giuste disse
allora Melko, tronfio e compiaciuto, dettando una serie
di condizioni perché egli potesse ammettere i Valar al
proprio perdono: essi avrebbero dovuto deporre le armi
allingresso di Utumna e recarsi al suo cospetto e
comunque Tulkas non sarebbe stato ricevuto (
e
se tornerò in Valinor
aggiunse Melko lo caccerò via).
Alla fine, però, solleticato dallidea di umiliarlo
davanti a tutti, accettò che anche il temuto Vala
guerriero fosse condotto nelle aule sotterranee.
I Valar si recarono quindi nella grande aula sotterranea
ove, sul proprio trono, siedeva Melko: in unatmosfera
di oscurità e magia, nere creature si muovevano nellombra
e numerosi serpenti si avviluppavano alle colonne che,
altissime, sostenevano la volta. Per simulare la
prigionia di Tulkas, Angaino gli venne posta intorno ai
polsi e sulle spalle, tanto che, malgrado la sua
smisurata forza, faticava a sostenerne il peso.
Una volta giunti al cospetto del malvagio, i Valar, per
bocca di Manwë, lo invitarono a recarsi con loro in
Valinor e se egli, in quel momento, avesse accettato,
davvero Manwë avrebbe imposto agli altri Dèi di
tollerarne il ritorno allOvest. Ma la propensione
al male di Melko era davvero indomabile e così egli
volle godere appieno di quello che credeva essere il suo
trionfo: pretese che Manwë andasse ad inginocchiarsi
davanti a lui, soggiungendo che anche gli altri Valar
avrebbero dovuto fare altrettanto e da ultimo Tulkas, in
catene, avrebbe dovuto baciargli i piedi (era sua
intenzione, infatti, assestargli un calcio sulla bocca
umiliandolo davanti a tutti).
Vedere Manwë Sùlimo inginocchiarsi dinanzi a quellessere
malvagio, però, fu del tutto intollerabile per Tulkas,
che, liberatosi di Angaino, gli si avventò contro con un
grido selvaggio; Melko invocò i propri servi e tentò di
colpire Manwë con la sferza, ma quegli soffiò
delicatamente sulle code della frusta che si rivoltarono
indietro. In un attimo Tulkas fu addosso a Melko e lo
colpì con il pugno di ferro in pieno volto, mandandolo
in terra; Aule ed Oromë si unirono nella lotta al Vala
combattente ed in pochi istanti Melko si ritrovò
avvolto per trenta volte
nelle lunghezze di Angaino.
I servi di Melko, terrorizzati, si diedero a precipitosa
fuga ed il loro padrone venne condotto a forza fuori dei
sotterranei di Utumna. Ai polsi gli furono le manette
Vorotemnar ed ai piedi i ceppi Ilterendi: il tilkal
di cui erano composti, al contatto con Melko divenne di
colore rosso.
Prima di condurre il malvagio in Valinor, ove sarebbe
stato sottoposto a giudizio, Aule e Tulkas distrussero in
modo irreversibile la fortezza di Utumna: tuttavia, nei
profondi cunicoli sotterranei, rimasero numerose creature
oscure e malvagie, pronte a cercare vie di uscita per
recare nuovi mali in Arda (in questo vi è perfetta
coincidenza tra i Racconti Ritrovati ed
il Silmarillion:
si ricordi, ad esempio, che Melkor/Morgoth, imprigionato
nelle tele di Ungoliant in sèguito al rifiuto di darle
in pasto anche i Silmaril, viene soccorso dai Balrog,
rimasti celati nei sotterranei di Utumno, richiamati
dalle grida del loro padrone).
a cura di Fingolfin
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