Chiesa di S.Rufillo

La Basilica Minore di S.Rufillo
La chiesa è dedicata a S. Rufillo, primo Vescovo della Diocesi di Forlimpopoli e patrono della città. Rufillo trascorse la sua esistenza impegnandosi nella evangelizzazione dei pagani ed opponendosi all'eresia ariana che da Rimini si estendeva nel resto del territorio. Morì a 90 anni, nel 382.
Il culto del Santo si diffuse in seguito oltre i confini della Romagna ed attorno alla sua figura nacquero numerose leggende, la più nota delle quali è quella del drago che rappresenta il male da lui sconfitto con la sua instancabile attività evangelizzatrice.
La chiesa fu costruita a ridosso della città nel VI secolo e alla fine del sec. X venne affiancata da una abbazia dedicata al Santo e costruita dai monaci benedettini rimasti a Forlimpopoli fino ai tempi dell'Albornoz. Radicali modifiche furono apportate alla Chiesa negli anni 1819-1821 quando si provvide al rialzamento della navata centrale, al rifacimento della facciata e alla costruzione del pronao neoclassico.
Nel corso dei lavori di consolidamento e restauro avvenuti tra il 1961 e il 1963 sono stati messi in evidenza importanti resti delle sue antiche strutture edilizie e nel 1964 la chiesa ha nuovamente accolto le spoglie di S. Rufillo traslate a Forlimpopoli dalla chiesa di S. Lucia di Forli. All'esterno, sul lato sud, si erge il campanile in stile lombardo dal quale, in basso, sporge la testa di un leone marmoreo di età romana.

Chiesa di S.Rufillo - disegno

Accanto all'ingresso principale della chiesa, sono collocati due pregevoli monumenti sepolcrali del '500, in pietra d'Istria, dedicati a Brunoro I e Brunoro II Zampeschi. Entrambe le opere scultoree sono state recentemente restaurate.
L'interno, di ampio respiro, è diviso in tre navate: in fondo a quella centrale, sotto l'altare del presbiterio, è collocata la cassa reliquiario che contiene le spoglie del Santo.
Nel presbiterio è posta l'antica Cattedra marmorea vescovile e lungo il muro dell'abside è un coro in legno di noce del XVIII secolo sul quale spicca una grande pala, dipinta da Luca Longhi nel 1530, ove sono raffigurati la Madonna in trono col Bambino, S. Rufillo col drago, S.Antonio e, in basso, Antonello Zampeschi (figlio di Brunoro I) inginocchiato.
Ai lati dell'altare maggiore sono altre due pale: una, dipinta da Luca Longhi nel 1528, raffigura la Madonna col Bambino, San Valeriano, Santa Lucia e, in basso, Brunoro I Zampeschi; l'altra, di Francesco Menzocchi (1504-1574), rappresenta la Deposizione della Croce.
Accanto al presbiterio è la Cappella del S.S. Sacramento con una ricca ancona in legno dorato del sec. XVII e una pala attribuita al pittore forlivese Giuseppe Marchetti (1722-1801) che raffigura la S.S. Trinità, la Madonna, S. Giuseppe, S. Antonio da Padova e S. Caterina.
Uscendo dalla Chiesa, dalla porta sotto il campanile, si raggiunge un ambiente ove è stato messo in evidenza, a seguito dei lavori di restauro terminati nel 1963, il muro dell'abside medioevale. In un locale moderno posto sotto il presbiterio sono visibili i resti della chiesa paleocristiana, reperti romani e medioevali.

Chiesa dei Servi

Chiesa dei Servi
Verso la metà del XV secolo i Servi di Maria si insediarono a Forlimpopoli nell'ospedale e nell'oratorio dei Battuti Neri, locali che alcune decine di anni dopo furono dai frati trasformati in una chiesa più ampia con annesso convento. Fu tuttavia all'inizio del '700 che i Servi diedero alla chiesa l'aspetto slanciato e suggestivo che si offre oggi all'attenzione dei visitatori: una serie di costruzioni che si susseguono e si innalzano creando una vivace sequenza di masse, alla cui sommità si staglia il caratteristico torrione settecentesco, che supera in altezza anche il campanile.

Chiesa dei Servi

L'esame delle strutture murarie esterne mette in evidenza le tappe principali della storia edilizia del fabbricato: lungo la fiancata meridionale sono ben visibili le lesene angolari e l'elegante portale dell'oratorio quattrocentesco, mentre a destra di chi guarda è l'avanzo di un muro antico con due finestrelle ad ogiva (ora murate) probabilmente appartenenti all'ospedale medioevale.
Nell'interno ricco di decorazioni ed eleganti arredi spiccano sei grandi nicchie con altari ornati da dipinti di pregio.
A sinistra, entrando dall'ingresso principale, è l'altare dell'Annunciazione completato nel 1735; al centro dell'ancona dipinta e dorata è l'opera più prestigiosa della chiesa: la pala dell'Annunciazione dipinta nel 1533 da Marco Palmezzano allievo di Melozzo da Forlì.

Annunciazione

In alto è un piccolo dipinto con S. Antonio da Padova (sec. XVIII). Segue l'altare del Sacro Cuore costruito nel luogo che ospitava anticamente l'altare di S. Antonio Abate demolito nel 1721. Il terzo altare a sinistra è quello della Madonna del Rosario costruito nel 1735.
Nel presbiterio il monumentale altare maggiore è di epoca antecedente al secolo XVIII, periodo in cui fu spogliato dell'ancona lignea che ora si trova sull'altare del Sacro Cuore mentre venne riccamente decorata la parte absidale.
Sulle pareti laterali spiccano due dipinti (fine sec. XVI): "Il miracolo di Monte Amiata" di San Filippo Benizi e "La strage degli innocenti". Lungo la parete curva dell'abside è un bel coro in legno di noce massiccio realizzato negli anni 1726-27 dai frati P. Maiani e A. Zanotti.
A sud del presbiterio, si apre la cappella del Cuore Immacolato di Maria, costruita nel 1634 dai Battuti Neri ed utilizzata come oratorio di questo ente sino al 1679. L'ambiente della sacrestia ha mantenuto inalterato l'aspetto antico; è arredato con un bell'armadio in noce del 1692 ed una ribalta settecentesca pure in noce.
Tornando nell'aula ellittica, osserviamo a sinistra l'altare dell'Addolorata. Segue l'altare del Crocefisso con una ricca ancona di legno intagliato dorato e al centro, in una nicchia, un crocifisso ligneo (sec. XVIII) con ai lati due pregevoli angeli di cartapesta dorati.
Sopra il portone d'ingresso è collocato l'organo, originariamente nella cappella maggiore e qui sistemato nel 1721. Fu acquistato nella seconda metà del XVI secolo. Ha le ante dipinte nel 1576 da Livio Modigliani; all'interno gli sportelli rappresentano la Madonna dei Servi e S. Caterina e all'esterno la scena dell'Annunciazione.
Per la visita rivolgersi a: Parrocchia di S. Pietro Via Massi, 15 - Tel. 0543 741344

Chiesa di S.Pietro
Antecedente alla distruzione del 1631, questa chiesa a tre navate ha subito due radicali restauri: uno negli anni che vanno dal 1822 al 1837 e un altro nel 1962.
Quest'ultimo ha riportato alla luce resti di colonne in cotto risalenti all'antica struttura romanica (sec. XII) e frammenti di affreschi quattrocenteschi all'interno, al lato del portone d'ingresso.

Chiesa di S.Pietro

Chiesa della Beata Vergine di Loreto
Recentemente restaurata, questa piccola chiesa seicentesca, a pianta ottagonale, si trova entro le mura del cimitero "vecchio". Ai lati del portone d’ingresso due scale a chiocciola portano ad un particolare locale, in origine aperto verso l’altare, ricavato al piano superiore del pronao. All’esterno si notano un campaniletto in ferro battuto a due campane ed un pinnacolo con banderuola rappresentante un angelo suonatore di tromba, stemma dell’antica famiglia Bandi.

Chiesa del Carmine
In fase di preparazione ...

Santuario della Madonna del Popolo
Fa parte del complesso architettonico che comprende l’Istituto Magistrale "Valfredo Carducci", il Liceo Psicopedagogico e l’Istituto Alberghiero "Pellegrino Artusi" e sorge dove, alla fine del 1200, si ergeva il monastero di S. Giovanni Battista. La prima costruzione della Chiesa fu completata nel 1537 e ad essa seguirono ulteriori interventi. L'interno è ad una sola navata. Lungo le pareti laterali sono ricavate tre nicchie (sia a destra che a sinistra) inframezzate da confessionali in noce.
Le pareti dell’abside ottagonale riportano ai lati le figure del profeta Isaia e del re Davide, mentre al centro, in alto, è collocata l’immagine della Madonna del Popolo. Di buona fattura il coro in legno di noce ed i sei quadri (tre per lato) affissi alle pareti e risalenti al secolo XVIII.
La chiesa è arricchita da diciotto quadri del pittore forlivese Giuseppe Marchetti, (sec. XVIII) recentemente restaurati: sei pale d’altare affiancate da figure di santi.

Madonna del Popolo - dipinto



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