Prestige, un anno dopo - di Elisa Nemes

Parlare della Prestige significa parlare della maggior catastrofe ecologica accaduta negli ultimi 10 anni in Europa. Gli effetti della contaminazione da idrocarburi sono e saranno gravissimi a lungo, e probabilmente non saranno scomparsi quando accadrà il prossimo “incidente”. Nel breve periodo abbiamo già assistito alla morte di ben più di 100.000 uccelli marini. La maggior parte della ricchezza ittica della Galizia sta risentendo degli effetti della marea nera. Molti ecosistemi costieri e marini sono stati contaminati dal petrolio. Almeno 119.000 lavoratori che direttamente o indirettamente vivono della pesca in Galizia sono stati colpiti da questa catastrofe.

Ormai il petrolio sta scomparendo dalla vista: grazie soprattutto al lavoro dei volontari giunti da tutto il mondo la maggior parte delle spiagge e delle scogliere risulta superficialmente ripulita, anche se molto e sempre più arduo è il lavoro ancora da svolgere. Col tempo le maree hanno portato strati di sabbia pulita su quella contaminata, contribuendo a creare “l’effetto sandwich”. Alcune scogliere inaccessibili da terra risultano ancora sporche e riversano idocarburi in mare. Quindi, anche se una parvenza di normalità si sta riaffacciando sulle coste galiziane, i composti organici si incorporano comunque nell’ambiente marino, e tutti gli esseri che lo popolano ricevono un pesante carico di queste sostanze tossiche. Nel lungo periodo queste sostanze si introdurranno nelle catena alimentare, e, attraverso essa, giungeranno all’uomo. L’ecosistema colpito risulterà pesantemente danneggiato, contribuendo all’impoverimento della biodiversità.

Questo è soltanto uno dei molti esempi che dimostrano la necessità di navi a doppio scafo per il trasporto di sostanze pericolose, che godano di attenta manutenzione da parte di equipaggi ben addestrati. E’ necessario migliorare la legislazione marittima e i controlli, in modo da impedire la navigazione alle carrette del mare e in modo che le aziende implicate con questi trasporti siano pesantemente responsabili dei danni da essi provocati. E’ necessario che ogni Stato possieda piani di emergenza, i mezzi adeguati e il personale tecnico, indipendente dal Governo del momento, necessari a fonteggiare le crisi ambientali. Il Governo spagnolo e l’amministrazione locale galizana si sono resi responsabili del disastro, lasciando che un semplice incidente si trasformasse in tragedia, negando poi l’accaduto con la complicità della maggior parte dei media. In Galizia non è successo niente: niente danni, niente pericoli, niente bisogno di volontari che vadano a riferire al mondo intero quello che realmente è successo e che sta accadendo. Un po’ di soldi per chiudere molte bocche e riportare una parvenza di normalità.

Se vogliamo guardare un po’ più a fondo ciò che sta dietro a catastrofi come questa, o, con meno evidenza in quanto processi graduali, all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, dobbiamo rivolgerci all’attuale modello energetico, dettato dagli stili di vita della società opulenta e sfruttato dal business del petrolio. E’ necessario ridimensionare i costumi e le abitudini energivore e rivolgersi a fonti di energia rinnovabili non dannose per l’ambiente, quali il solare e l’eolico, scavalcando le lobby del petrolio. E’ nella vita di tutti i giorni e nella pressione che ognuno di noi può esercitare con le proprie scelte che dobbiamo dire:

NUNCA MAIS!

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