Sud Africa - settembre 2003.

"Sono 25 anni che pratico il surf e da che mi ricordi non ho mai visto un giorno senza onde surfabili". Questo è Greg un "ragazzo" di quasi 40 anni(!!!) sudafricano di origine italiana, che mi ha ospitato a casa sua a Durban per una quindicina di giorni a settembre. Inutile dire che sono stati 15 giorni di surf, la frase sulla totale assenza di giornate FLAT si è rivelata veritiera. Come si fa a non diventare bravi se si abita in un posto così? Impossibile! Anch'io è da anni che surfo ma nonostante l'esperienza maturata mi reputo ancora un surfista medio. Nei miei surf trips ho sempre cercato di tener conto di questo, cioè ho sempre evitato di trovarmi su reef assassini, onde martello con corallo affilatissimo a soli 50 cm sotto la tavola. Mi è riuscito bene nei Paesi Baschi, in Spagna o alle Canarie, meno alle Fiji dove anche le ondine più insignificanti hanno una forza e violenza del tutto spropositate.

In Sud Africa ho scoperto invece un paese adatto ad ogni tipo di surfing, da quello più radicale a quello più tranquillo, dalle onde perfette ma innoque di Durban a quelle splendide ma con tendenze omicide di J-Bay. Greg abita a Durban, bella città sull'Oceano Indiano con una delle spiaggie più lunghe che io abbia mai visto. Fa il ristoratore insieme al padre e lavora esclusivamente dalle 18,00 alle 24,00. Cosa farà secondo voi dall'alba fino alle 18,00? Surfa, e lo fa tutti i giorni Natale, Pasqua e Capodanno compresi! Accompagnatore ideale per uno affamato come me di onde dopo la piatta mediterranea estiva. A Durban esistono due zone distinte per il surf, la spiaggia centrale costellata di moletti tra i quali si formano onde lunghe ma molto facili, e la zona a sud che qui chiamano "the Bluff" dove ci sono gli spots più temibili come "Cave Rock". Il primo giorno per non farmi sentire troppo la mancanza delle ondine mediterranee, Greg mi ha portato allo spot "The Wedge" sulla Golden Mile, il lungomare della città. Da casa sua praticamente un tiro di schioppo. A me pare tutto un unico spot, in poco più di due Km ci sono infatti ben cinque moli ognuno con il suo picco quando destro quando sinistro, ed ognuno col suo nome. "The Wedge" è proprio uno di questi moletti, ormai quasi in rovina. E' una destra senza troppe pretese ma lunga e non molto affollata. Divertente. Attenzione però: non molto affollata non significa come da noi tre o quattro persone in acqua! Anche negli spots come questo si è sempre e comunque in buona compagnia, diciamo una ventina tra surfers e bodyboarders, quindi un'occhio alle precedenze e d'obbligo. Poco più in là verso nord, il picco dall'acqua sembra spettacolare e dopo qualche insistenza riesco a farmici portare. Lo spot si chiama "New Pier" (nella foto) ed è bellissimo, le onde pelano a destra e a sinistra proprio accanto al molo. La gente ti guarda seduta sulle balaustre ed ogni tanto si sentono anche gli urletti d'approvazione se fai qualcosa di buono. Sembra di essere al Forte! Cinque ore di surf per il primo giorno possono bastare. Greg vorrebbe rimanere ancora un pò ma io no: sono esausto, andiamo. Ne ho ancora da provare: "North Beach Pier" , "Bay of Plenty", "Snake Park" e tutti sulla stessa spiaggia.

Dopo quattro giorni li ho già sperimentati tutti, sono molto simili proprio perchè sono vicinissimi tra loro e quindi sfruttano tutti le stesse mareggiate. Diciamo che quello che più mi ha esaltato è "North Beach P." ma solo perchè ha onde più lunghe e lisce. Tutti hanno fondale sabbioso e l'onda più o meno è adatta ad ogni tipo di manovra anche radicale. La quasi totalità dei surfisti della zona surfano qui proprio perchè le onde sono abbondanti, buone e vicinissime al centro. Per questo molto spesso ed in particolari ore del giorno alcuni di questi spots sono particolarmente affollati. Alcuni, come "New Pier", nelle ore in cui la gente non è a lavoro, la mattina presto e la tarda serata, sono veramente 'REALLY CROWDED', quasi impraticabili a meno che non si voglia rischiare di passare la serata al pronto soccorso cittadino che comunque dicono essere specializzato in punti di sutura causati da oggetti affilati tipo le pinnette del surf.

Alle spalle della spiaggia prima di entrare nel centro vero e proprio, ci sono parecchie strutture balneari che vanno dalla paninoteca per gli spuntini veloci al ristorante di lusso, dalle docce pubbliche e ai parcheggi fino alle piscine. Non si fanno mancare nulla. Durban quindi è l'ideale per un soggiorno da surfista e non, ma se si vuole qualcosa di ancora più serio si deve lasciare la città e raggiungere verso sud "the Bluff".

Che buffo nome per un posto così. Essenzialmente è una zona residenziale molto verde e piena di ville da sogno."Quì ci abita la crema della crema" mi dice Greg e non stento a credergli. Ma non sono le residenze tipo Beverly Hills che stiamo cercando! In un paio di Km ci sono tre spot su roccia e corallo molto pericoloso. "Anstheys Beach", "Cave Rock" e "Sprighton Beach" tutti adatti esclusivamente a surfisti esperti e senza paura. I locals se si accorgono che te la fai nella muta e non parti quando hai la precedenza, non ti fanno più prendere un'onda neanche se ti metti a piangere. E' "Cave Rock" comunque lo spot che incute più rispetto anche nei locali. Il fondale è micidiale, sotto la tavola a quanto mi dicono ci sono solo 30 cm d'acqua che ti separano dal reef. Da suicidio, non fa per me, non sono ancora pronto, ho mal di testa, mia mamma non vuole. Greg prende atto delle mie fantasiose giustificazioni e bonariamente mi propone il più "facile" (per lui!) dei tre:"Anstheys". Ok, proviamo. Muta intera (quì è ancora inverno) e calzari ed entriamo. Le condizioni sembrano essere umane, 2 mt con picchi sui 2,5, un'A-frame abbordabile anche per me. I locals sono molti ma se non droppi e non fai casino ti fanno surfare e poi Greg quì conosce tutti quindi non ho problemi, sono un raccomandato. Il pensiero di avere pochi cm d'acqua sotto la tavola mi rende un pò nervoso ma un ragazzo amico di Greg mi tranquilizza, il reef pare sia coperto di un buon strato di sabbia. Meno male ma gli credo poco. Tutto sommato però va tutto per il meglio, surfiamo per un paio d'orette e ci divertiamo. Una volta preso confidenza col posto anche l'onda più insidiosa la si può affrontare senza troppi problemi.

Rientrando a Durban non posso che invidiare questi surfisti; hanno tutto quanto si possa chiedere in termini di natura e mare. Onde tutti i giorni e per tutti i gusti. Il clima sembra buono, niente uragani né terremoti, gente cordiale... Greg mi riporta coi piedi per terra ed ha ragione. Non esiste l'isola che non c'è dell'omonima canzone di Bennato. Il Sud Africa non è famoso nel mondo per le sue onde e la sua natura, o meglio, non solo per questo. Ora la situazione sembra notevolmente migliorata ma fino a non molto tempo fa questo paese era ricordato solo per l'Apartheid, la discriminazione razziale imposta da una minoranza di bianchi ad un stragrande minoranza di neri. Per Greg non tutto è ancora concluso, alcune ferite nonostante i passi avanti fatti sono ancora pericolosamente aperte.

Purtroppo non riuscirò ad andare a Jeffrey's Bay, non ho soldi nè tempo per raggiungere una delle onde più belle e conosciute del pianeta. E' distante da Durban e l'unica alternativa è l'aereo ma i voli interni sono ormai al di sopra delle mie possibilità economiche. Mi accontento di vedere quelle meraviglie solo attraverso un video che Greg ha girato l'anno prima a "Super Tubes" il picco più esterno di J-Bay. Sembra molto difficile da surfare tanto è veloce e molto 'hollow'. Il fondale è basso e roccioso, se si cade addio, il 'tube' tra i più profondi che si possano vedere.

Non mi resta quindi che trascorrere gli ultimi giorni del mio soggiorno surfando a "North Beach Pier" che comunque a me piace moltissimo, chissà quanto dovrò aspettare per poter ancora surfare per 15 giorni consecutivi tutti i giorni!

Mauro Dall'Osso - Marina di Pisa