Brasile. Samba, Saudade e Surf

Martedì 28 gennaio 2003, partenza da Malpensa ore 11.50. E’ freddo e l’atmosfera è tesa non soltanto dal punto di vista atmosferico. Ci sono più soldati e poliziotti in tenuta antisommossa che passeggeri in partenza. Meno male che il mio aereo é in orario perché non mi piace essere circondato da troppe persone armate fino ai denti, anche se per proteggere la mia incolumità. Per la terza volta vado in Brasile ospite dell’amico Mirko, ex windsurfista, ex surfista, ex marito, ex bancario, insomma un ‘ex ‘ a tutti gli effetti. Vive a Barra da Tijuca, una decina di chilometri a sud di Rio, splendido posto di onde. Inutile dire che ogni volta che l’amico mi propone di essere suo ospite, mi fiondo in agenzia di viaggi a prenotare. Il volo anche stavolta è lungo e noioso con cambio a Lisbona (attesa più di due ore) e scalo tecnico a Recife. All’arrivo all’aeroporto di Rio mi attende una coppia di anziani signori che naturalmente non conosco. Mi chiedono gentilmente se sono io l’italiano amico di Mirko. Lo intuiscono probabilmente dalla mia italianissima faccia oppure dalla tavola che mi porto dietro, non lo so. Rispondo di sì affascinato dall’aspetto di questi due splendidi esempi di signorilità carioca. Mi dicono essere i genitori di Tita; Tita?! E chi ca++o è? No, non ci posso credere: Mirko si è sposato senza dirmi niente! Più tardi egli stesso mi spiegherà di non aver detto nulla proprio a nessuno, nemmeno all’ex moglie che vive in Italia. Ci manca solo che faccia sfornare a Tita anche un paio di marmocchi e siamo a posto, grande Mirko.

Che sia pazzo lo sempre saputo, ma ogni volta questo personaggio riesce a sorprendermi; come quando s’intubava a Mundaka nei set più grossi e spariva sott’acqua per alcuni interminabili secondi per poi riemergere ridendo come un cretino, oppure quando un giorno improvvisamente si licenziò dalla banca per la quale lavorava per trasferirsi appunto in Brasile dicendoci che non ne poteva più di mettersi giacca e cravatta ogni mattina. Ormai è notte, sono stanco dopo più di dieci ore di volo ma durante il tragitto verso casa sua non posso che soffermarmi ancora una volta a contemplare lo spettacolo di Rio. La spiaggia di Sao Conrado, Copacabana e Ipanema. Vedo il bianco delle onde nel buio della notte e già mi pregusto questo soggiorno a base di Samba, Saudade e Surf.

Barra da Tijuca si trova poco a sud di Rio e come cittadina non è granché, ma la spiaggia è lunga, di sabbia bianca e le onde sono belle, adatte ad un surf radicale. E’ proprio una barra (da qui il nome della spiaggia? No, Barra sta per quartiere) con diversi picchi sia destri sia sinistri. La line up raramente è affollata, ci si trova al massimo in tre o quattro sul picco e in più c’è da dire che i surfisti brasiliani sono davvero all’altezza della loro fama: simpatici, abili e corretti, con una imbarazzante venerazione per noi italiani, cosa che ancora non riesco a spiegarmi. Prima del viale a mare, sul marciapiedi, ci sono numerosi baretti col tetto di paglia dove si trova tutto il necessario per rifocillarsi dopo un paio d’ore di buon surf, con sottofondo Samba e Bossa Nova che qui non mancano mai. E’ possibile addirittura comprarsi aragoste appena pescate a pochi dollari e farsele cucinare sul posto. Meraviglioso! In Brasile basta pagare e puoi fare davvero di tutto. Le onde, come su tutta la costa di Rio, non sono lunghissime ma molto veloci e potenti tanto che non è difficile distruggere la tavola anche su di un semplice metro d’onda. Fortunatamente la spiaggia si sviluppa per un chilometro abbondante ed i picchi sono davvero tanti e tutti buoni. Basta fare un centinaio di metri con la tavola sotto braccio per trovare il posto adatto alle esigenze di chiunque, dal beginner all’ hot surfer.

Fronte lungo, picco al centro, il tipico A-frame per intenderci con surfata possibile sia a destra che a sinistra. L’unica pecca è una fastidiosa tendenza a fare close out; per ovviare all’inconveniente i locals (e chi sa osservare ed apprendere il più possibile da loro) non partono proprio sul picco come siamo abituati noi, ma da una ventina di metri sulla destra o sulla sinistra dove l’onda si avvolge con minor velocità e con più pulizia. E’ un trucchetto che se s’impara ad applicare non solo evita brutte cadute ma per di più consente di riprendere, dopo qualche metro, l’onda stessa che si riforma pulita nell’inside. In queste condizioni è fondamentale la scelta della tavola giusta. L’ideale è entrare in acqua con tavole dotate di buon volume e non troppo strette, cioè adatte a beachbreaks potenti. Per il resto lo stile di vita brasiliano lo conosciamo ormai tutti, questo è un popolo che nonostante sacche di povertà estrema, sa vivere con una spensieratezza che noi europei abbiamo completamente dimenticato. La cucina è eccellente, il clima caraibico e le donne con fondoschiena leggendari. Nella settimana ho surfato in pratica tutti i giorni escludendo solo il sabato in quanto reduce da una serata Rio by night che ha lasciato il segno. L’importante è riuscire ad essere in acqua molto presto per non dire all’alba, quando cioè si hanno condizioni di mare lungo e regolare. Infatti, già verso la tarda mattinata si alza un fastidioso vento di mare che rende le onde imprevedibili e il mare incasinato, consigliando la maggior parte dei surfisti ad uscire dall’acqua ed a lasciare campo libero ai numerosi bodyboarders.

Alcuni consigli: se in acqua si può stare tranquilli altrettanto non si può dire per le spiagge. Soprattutto in quelle famose di Rio si deve stare sempre in campana; le bande di ninos de rua sono micidiali, ti portano via tutto e non te ne accorgi nemmeno! Non si deve mai lasciare niente incustodito ma soprattutto non si deve MAI ostentare ricchezza: può servire con le ragazze se si è bruttarelli ma in altre circostanze serve solo a fare pessime esperienze. Sicuramente utile se non indispensabile avere un contatto locale che sappia consigliare e soprattutto ti sappia tenere lontano dai guai. Le vaccinazioni non sono obbligatorie ma occhio all' acqua non minerale e alla verdura cruda, il rischio è passare un paio di giorni seduti sulla tazza anziché sulla tavola. Ogni volta che si entra in acqua è bene usare una buona crema solare perché il sole, anche se spesso è filtrato e non te ne accorgi, strina ed anche parecchio. Irrinunciabili sono i tour di Rio di notte ma anche in questo caso occhio a non girare per alcuni quartieri da soli sul tardi. Non è il Far West... in alcuni casi è peggio! Se siete fortunati anche voi come me e avete un amico nella zona di Rio disposto ad ospitarvi, non vi resta che prenotare il volo ed andare, vi aspetta una vacanza a base di Samba, Saudade e Surf.

David "ilMagna" Magnanini