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Intervista a G. Ferraboschi

Intervista a Giovanna Ferraboschi

 

 

da "Il Faro" settembre 2001

 

 

I Lettori conoscono Giovanna Ferraboschi da tempo come esperta commentatrice di icone….  ma pochi sapevano che, oltre a svelarne con competenza i segreti, le dipinge personalmente!

Nel suo studio, tra cavalletti con quadri in lavorazione, uno stereo per musica da sottofondo, acquerelli e soggetti ad olio terminati alle pareti, colpiscono grandi pile di calendari di “Russia Cristiana”, con raffinate icone.

 

Giovanna  perché proprio le icone?

Il mio interesse per l’iconografia è nato nel 1995 in seguito ad un corso di approfondimento delle conoscenze religiose tenuto nella Casa di preghiera dei P. P. Carmelitani Scalzi di Concesa. Tra i vari argomenti “l’introduzione alla lettura delle icone” mi ha particolarmente affascinato; proprio attraverso l’analisi di alcune celebri icone, ho scoperto che queste immagini non sono solo belle esteticamente, ma se contemplate con l’occhio della fede vi si trova una bellezza spirituale vera, come vera è la Sacra Scrittura che la origina. E’ scattato in me qualcosa di molto profondo difficile da spiegare.

In seguito ho visitato esposizioni di icone di grandi maestri russi, chiese, collezioni pubbliche e private, ho fatto ricerche nei musei, ho letto e approfondito l’argomento. Lentamente è maturato in me il desiderio di imparare anche a dipingere le icone.

Ho appreso i primi rudimenti di quest’arte raffinata nel laboratorio del Maestro Sterchele di Bussero;  e devo dire che la base di studi artistici di gioventù mi ha aiutato molto. Dopo molte icone dipinte la mano si è fatta più sicura e la tecnica più esatta, ma la ricerca continua: dipingere icone richiede pazienza, silenzio, contemplazione, attesa. E’ Dio che attraverso le icone ci raggiunge e ci parla.

 

Dal punto di vista tecnico come si realizza un’icona?

Per tradizione antica l’icona si dipinge su legno ben stagionato. Dopo una lunga e paziente preparazione della tavola, sulla quale viene incollata una tela ricoperta da più strati di gesso, scartavetrata per renderla liscia e setosa al tatto, si disegna l’immagine scelta. Il soggetto deve rispettare precise norme canoniche, cioè codificate dal Secondo Concilio di Nicea, anche se ognuno può interpretarlo secondo la propria sensibilità cercando di catturarne lo spirito.

Si incidono poi i contorni del disegno con una punta di metallo e si stende una tinta rossa, detta “bolo”, sulla quale viene applicata la foglia d’oro.

Le icone sono dipinte con la tecnica antica della tempera all’uovo, usata nelle icone bizantine tutti i colori sono pigmenti naturali. Infine una speciale vernice trasparente protegge il dipinto.

Il retro della tavola viene protetto con della cera d’api e reca le informazioni relative all’icona.

 

Quanto tempo impieghi per realizzare un’icona?

Il tempo di lavoro è lungo, non quantificabile in ore e giorni, poiché ci sono tempi tecnici da rispettare, come la lavorazione della tavola di legno, l’aspettare che ogni strato di gesso asciughi (e di strati ce ne sono dodici!), la stesura dell’oro e del colore e la verniciatura finale.

 

Dal punto vista spirituale, cosa vuol dire dipingere un’icona? Cosa ha comportato nel tuo cammino interiore?

Nell’iconografia niente è facile; dicendo che l’icona non è un quadro normale e nemmeno solo un’immagine, ma un’opera pittorica che cerca di raffigurare il trascendente, si può capire quale impegno interiore richieda.

Prima di mettersi al lavoro è necessario creare un’atmosfera che conduca alla pace interiore ed alla concentrazione. Devi essere consapevole che stai facendo un oggetto sacro. 

I monaci iconografi insegnano che non bisogna mai dimenticare che davanti alle immagini sacre la gente prega, piange, chiede perdono, cerca il contatto con Dio e perciò l’immagine dipinta deve trasmettere un segno di grazia divina. Infondere sacralità all’immagine è lo sforzo a cui si deve tendere.

I maestri antichi suggerivano 40 giorni di digiuno, di preghiere e di meditazione per purificare il proprio corpo e il proprio spirito e porsi così in uno stato di grazia spirituale che viene trasmesso anche all’opera.

Attenersi a questa regola è molto difficile per chi non è monaco e vive nel mondo, ma è possibile tenere un comportamento che avvicini allo spirito di questa disciplina.

Ovunque c’è bellezza, Dio è presente:  dipingere icone è una preghiera dove ci si pone in ascolto di Dio. Infatti si dice: “scrivere” un’icona (scrivi le parole del Vangelo in pittura), non”dipingere”, anche se, all’apparenza, è così.

Ho iniziato un piacevole e arduo cammino di ricerca che continua ancora, cammino che presuppone coerenza di vita, arte e fede, affinché l’iconografia non diventi solo mestiere e teologia astratta.

 

Preghiera recitata dal pittore di icone prima di mettersi al lavoro:

Tu, Signore divino di tutto ciò che esiste,

illumina e dirigi l’anima, il cuore e lo spirito del tuo servo;

guida le sue mani perché possa rappresentare degnamente

e perfettamente la tua immagine,

quella della tua santa Madre e quella di tutti i santi,

per la gloria, la gioia e la bellezza della tua santa Chiesa.

 

 

 

 

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