Il Signore del castello

La giornata del signore non prevedeva alcun tipo di lavoro: la maggior parte del suo tempo era dedicata all'addestramento bellico. Il signore infatti si alzava di buon'ora, recitava le preghiere nella cappella e, dopo aver presieduto ai giudizi nella sala del tribunale, si dedicava insieme agli ospiti, ai giochi d'armi e all'equitazione, mentre i figli venivano istruiti da un maestro. La caccia procurava molti vantaggi: metteva alla prova il coraggio e la resistenza alla fatica, liberava il territorio dagli animali feroci, forniva un'abbondanza di selvaggina per i commensali.
Alle dieci circa infatti il signore e i suoi ospiti si sedevano a
tavola. Terminato il pranzo riposavano per qualche ora e si ritrovavano poi nel giardino; qui si dilettavano nel raccontare novelle, conversare, fare giochi di società, improvvisavano cori e danze e spesso organizzavano tornei di combattimento in cui i cavalieri davano prova del loro valore di fronte agli spettatori in tribuna. Nei giorni di pioggia ci si incontrava nella sala del castello dove si giocava a carte o agli scacchi. Spesso erano ospiti del castello musici e giocolieri girovaghi che facevano spettacoli di intrattenimento.

L'abbigliamento

Nei mesi freddi, la sera, dopo una cena meno copiosa del pranzo, il signore passava il tempo davanti al camino acceso, circondato dalla famiglia e dagli ospiti. Qui si leggevano racconti che narravano le fantastiche ed eroiche vicende dei cavalieri.
L’occupazione principale del signore era la guerra, poiché combattendo, il nobile aveva modo di dimostrare il proprio valore, la propria fede, la propria lealtà nei confronti del re. Inoltre in guerra i signori arricchivano, tramite il bottino, le loro risorse necessarie per condurre una vita agiata. Di solito un cavaliere veniva catturato vivo per ottenere un riscatto. In questi secoli di violenze i signori si combattevano in incessanti guerre. La chiesa per porre fine a questa violenza dilagante, emanò una serie di divieti: successivamente si sarebbe affermata una nuova etica secondo la quale il cavaliere avrebbe dovuto combattere per difendere la Chiesa contro gli eretici e gli infedeli.