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Dal Bollettino Geloso n. 93 Estate 1964       Bollettini Geloso dal 1932 al 1972

MESSA IN FASE DEGLI ALTOPARLANTI

Quando più altoparlanti sono posti a funzionare in gruppo per servire una determinata area è necessario che essi lavorino tutti in fase tra loro, cioè nello stesso senso. In tal modo l'energia acustica prodotta da ciascuno si "somma" o si "raccorda" con quella degli altri confinanti e così vengono evitate fastidiose zone di silenzio dovute a sfasamento acustico i 180° fra due sorgenti sonore. La concordanza di fase tra due altoparlanti vicini può essere controllata dall'ascoltatore che si sposti rapidamente dall'asse acustico di un altoparlante all'asse acustico dell'altro, stando a circa 5-10 metri di distanza dagli altoparlanti, nella zona antistante la loro bocca. Se la concordanza esiste, non si deve notare il passaggio dal fascio sonoro dell'uno al fascio sonoro dell'altro. Se invece i due altoparlanti sono sfasati, c'è un punto critico (giacente nel piano di simmetria rispetto ai due altoparlanti) nel quale l'ascoltatore nota una improvvisa attenuazione della potenza sonora e il netto passaggio da un fascio sonoro all'altro. Se si hanno più altoparlanti da mettere in fase è evidente che si deve iniziare l'operazione dai primi due in ordine di dislocazione ed operare poi successivamente la messa in fase degli altri basandosi sul secondo altoparlante, poi sul terzo, ecc.

MESSA IN FASE DEGLI ALTOPARLANTI NEI COMPLESSI STEREOFONICI

Anche nei complessi stereofonici è necessario che i due altoparlanti siano in fase tra loro. te perfetta messa in fase si verifica quando l'ascoltatore, posto in un punto equidistante tra i due altoparlanti aventi un'intensità sonora bilanciata, e riproducendo una registrazione monofonica, ha la sensazione di ricevere la riproduzione da un punto mediano tra i due altoparlanti stessi, e non direttamente da questi. la perfetta concordanza di fase è strettamente necessaria per ottenere un soddisfacente effetto stereofonico. Per la messa in fase ed il controllo di più impianto stereofonico può essere molto utile usare uno degli appositi dischi di prova, reperibili in commercio (ad esempio li disco a 45 giri SNH 220497 A della "Deutsche Grammophon GeselIschaft").

LE CARATTERISTICHE ACUSTICHE DELL'AMBIENTE:
RIVERBERAZIONE ED ECO

La riflessione del suono da pareti ed oggetti qualsiasi produce due effetti diversi e seconda dei tempo occorrente per l'andata e il ritorno dei suono. Se questo tempo è piuttosto breve, si produce un effetto di riverberazione (rimbombo); se il tempo è invece piuttosto lungo, si ha la tendenza all'effetto di eco nel quale i suoni riflessi sono percepiti assai distaccati dall'emissione originale. Nei locali chiusi (sale, teatri, ecc.) sì ha in genere l'effetto di riverberazione dovuto alla riflessione delle pareti, dal soffitto, ecc. All'aperto, invece, per le distanze talvolta notevoli tra il punto d'origine del suono e le superfici riflettenti, si ha più facilmente la tendenza all'eco. Quando si progetta un impianto di diffusione sonora è necessario conoscere anche le caratteristiche acustiche dell'ambiente nel quale la diffusione stessa deve avvenire. Se l'ambiente è chiuso, occorre controllare l'entità della sua riverberazione. Con un'alta riverberazione la diffusione del suono può risultare difficile e confusa, e la comprensione della parola riprodotta impossibile o quasi.

In questo caso occorre studiare con cura la posizione o l'orientamento degli altoparlanti ed attuare, se è necessario, un adeguato smorzamento dell'ambiente, il che si ottiene mediante l'impiego di materiali assorbenti convenientemente disposti, e talvolta modificando addirittura qualche particolare architettonico. Negli impianti all'aperto le riflessioni si evitano generalmente con un accurato orientamento degli altoparlanti. E' In ogni caso da tenere presento che la folla aumentando l'assorbimento dei suono, rappresenta un ottimo fattore di smorzamento acustico. La riverberazione di una sala vuota, per esempio. diminuisce grandemente quando questa si riempie di persone.

USO DEI MICROFONI

Per un uso corretto dei microfoni è necessario realizzare tre condizioni indispensabili:

  1. evitare l'introduzione di rumori di fondo dovuti a campi elettrici o magnetici esterni;

  2. evitare un accoppiamento acustico tra microfono e altoparlante o altoparlanti

  3. (che produrrebbe una reazione elettroacustica);

  4. usare linee di collegamento di caratteristiche tali da non produrre eccessiva attenuazione dei segnale utile o distorsione di frequenza (cioè attenuazione discriminata a seconda della frequenza, che in genere consiste in una eccessiva attenuazione delle frequenze più alte della gamma acustica).

La condizione 1) si realizza usando cavi di collegamento convenientemente schermati e una schermatura completa e scrupolosa di tutti I circuiti d'entrata, e disponendo l'eventuale trasformatore linea/amplificatore in modo da evitare concatenazioni con flussi magnetici esterni e disturbatori.

La condizione 2) si ottiene disponendo il microfono In un punto nel quale non sia udibile la riproduzione dell'altoparlante, o lo ala con una intensità molto debole rispetto alla sensibilità dei microfono e dell'amplificatore (le diminuzione di tale sensibilità si ottiene abbassando il volume " dei l'amplificatore). Usare di preferenza i microfoni dinamici direzionali.

la condizione 3) si realizza usando, con i microfoni ad alta impedenza, una linea di collegamento tra microfono e amplificatore avente un basso valore di capacità per metro e una lunghezza relativamente limitata; oppure, con microfoni dinamici, usando una linea di collegamento a media impedenza (250 ohm) dì tipo bilanciato, con la quale l'effetto della capacità di linea e dei campi esterni disturbatori è praticamente trascurabile, ed elevando l'impedenza di essa solamente in prossimità dell'amplificatore, mediante un trasformatore linea/ amplificatore.

Quando la lunghezza della linea microfono/amplificatore supera un corto valore (di solito 10 metri) è conveniente usare una linea schermata di tipo bilanciato verso massa, a media impedenza. Con questo è possibile una riduzione di rumori di fondo dovuti a campi esterni. Bisogna inoltre tenere presente che in generale l'impedenza interna dei microfoni varia notevolmente coi variare della frequenza e quindi un carico resistivo inadeguato al tipo di microfono a cui è applicato produce, oltre a un notevole abbassamento della sensibilità, una forte alterazione della risposta alle varie frequenze.

Per esempio: una resistenza dì carico relativamente bassa collegata ad un microfono piezoelettrico, che ha un'impedenza prevalentemente capacitiva, produce una sensibile attenuazione alle frequenze più basse della gamma acustica. Se invece allo stesso microfono viene collegato un forte carico prevalentemente capacitivo (quale può essere, per esempio, quello costituito da un lungo cavo schermato) l'alterazione della risposta alle varie frequenze sarà praticamente inavvertibile, anche se notevole risulterà la perdita di sensibilità.

Con i microfoni dinamici o a nastro ad alta impedenza, essendo questa prevalentemente induttiva, un forte carico resistivo produrrà una sensibile attenuazione alle frequenze più alte della gamma acustica, mentre un forte carico capacitivo accentuerà tale attenuazione. L'impedenza minima (prevalentemente resistiva) che devono presentare i circuiti d'entrata mìcrofonica degli amplificatori per ottenere una buona risposta alle frequenze e bassa attenuazione con tutti i nostri tipi di microfono di 300.000 ohm.

In linea generale, tenere presente che i forti carichi , sono prodotti dai bassi valori di resistenza (o impedenza) o dalle alte capacità (essendo Z = 1 / w C).

LA PRESA DI TERRA

Il collegamento della massa del centralino-amplificatore ad una efficiente presa di terra è obbligatorio anche per evitare eventuali scosse elettriche e relative conseguenze. Per una efficiente presa di terra è necessario fare una vera e propria presa di terra nel terreno, sotterrando orizzontalmente alla profondità di circa 150 cm, una lamiera di rame avente uno spessore di 0,5 ¸ 0,8 mm, interponendo tra il terreno e il rame uno strato di circa 5 ¸ 10 cm di carbone di legna spezzettato e ridotto quasi in polvere. L'area della lamiera deve essere di almeno 1 m² il terreno deve essere assai umido e, per migliorarne la conduzione, potrà essere bagnato con una soluzione di cloruro di sodio (sale da cucina: 30 gr in ogni litro d'acqua). Con terreni aridi e sassosi il problema della presa di terra è assai più difficile da risolvere, e può richiedere altre soluzioni da studiare caso per caso. Il collegamento tra la lamiera sotterrata e il centralino dovrà essere fatto mediante una treccia di rame avente una sezione complessiva non minore di 10 mm² (diametro circa 3,5¸ 4 mm) che dovrà essere saldata alla lamiera in diversi, punti (tre o quattro) lungo una diagonale di essa. Tale treccia, inoltre, nel tratto interrato dovrà essere isolata con un tubo isolante di plastica (per evitarne la corrosione). Anche intorno alla prima saldatura della treccia con la lamiera si consiglia di apporre uno strato di bitume allo scopo di attenuare le conseguenze della corrosione elettrolitica o chimica, sempre in atto.

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