Paolo Meneghetti
Settembre 2006
LA FINESTRA
(Gianni Maria Tessari inquadra lo "psicologismo"!)

LA "SEMPLIFICAZIONE INCONSCIA"
Secondo lo psicologo Anton Ehrenzweig, il più "fortunato" fenomeno estetico induce a manifestare (grazie alla coeva "percezione oculare", resa da parte di qualsivoglia spettatore esterno) una "forma… di rappresentazione mentale" (adesso, intendiamo una tipica essenza concettualistica!) davvero molto "articolata". Per lui, quando si va a contemplare una certa opera d'arte, accade che ogni normale "fruitore" conclusivo tenda a… semplificarla (parlando in chiave visiva). La considera dotata di un "aspetto" alquanto elementare, ovvero "articolato" (nella misura in cui tutte le sue diverse qualità accidentali vengono "collegate" fra di loro, così da "formare" una sola figura oculare). Tale semplificazione percettiva costituisce un problema tipicamente "gestaltico" (dal nome di una corrente psicologistica, sorta verso la fine del 1800). Fondamentalmente, accade che una simile visione ("articolata" ed elementare) ci faccia piacere. In tal senso, si tratta di una soddisfazione parecchio… "precisa" (o meglio, chiaramente definita). Da una prospettiva puramente psicanalitica, Ehrenzweig crede che la semplificazione gestaltica coincida con il mero piacere estetico (già caro a Freud). Dunque, non sembra possibile "guardare" una qualunque opera d'arte senza questa (indispensabile) "tendenza percettiva" ad articolare… la forma visiva. Ad ogni modo, secondo lo stesso Ehrenzweig, bisogna distinguere la tanto più classica rimozione psicanalitica (già cara al celebre "inconscio personale" di Freud) dalla sua "nuova" variante gestaltica. In effetti, la "semplificazione" (in seno a qualsivoglia percezione visiva) resta di stampo… meramente formale, ossia concettualistica! Nella dottrina di Ehrenzweig, accade che il consueto tabù edipico (caro a Freud), in primis "disarticolante", venga "rimosso" in maniera per l'appunto gestaltica.  (... prosegui la lettura...)

INDIETRO INDIETRO

Vinny Scorsone
Gennaio 2005

(…)“I quadri di Gianni Maria Tessari, (scrive Vinny Scorsone nel suo testo in catalogo) sembrano cibarsi di questo momento disperato che l’umanità intera sta vivendo. Egli attinge le problematiche della sua arte dalla vita quotidiana conscio di essere sotto l’occhio vigile di un Grande Fratello mediatico pronto ad ottundere ogni sprazzo di sano individualismo intellettuale. 

In un’epoca fatta di apparenze, l’artista cerca di recuperare ciò che vi è di reale ed importante. 

Partendo dal presupposto che l’uomo è un essere emozionale in continua trasformazione fisica e filosofica, l’artista torinese popola i suoi dipinti di creature attonite ed impaurite pronte a lasciarsi travolgere virtualmente dagli avvenimenti in un mondo che muta seguendo due strade divergenti: il male e il bene e in cui la scelta finale è determinata unicamente dal libero arbitrio individuale. 

Le sue opere, seppur imprigionate in schematici e rigidi riquadri urbani, lasciano intravedere una speranza per il genere umano. Sempre a caccia di un’altra dimensione, dove il divino si svela e l’umanità si trasforma in positivo, egli dipinge un mondo artificiale in cui l’uomo può integrarsi, fino quasi a dissolversi, con la natura (creata anch’essa in laboratorio). Nell’unità della sua opera, soprattutto negli scritti, il pessimismo di Tessari si stempera trasformandosi in un ammiccare nascosto provocatorio e ironico.(…)

INDIETRO INDIETRO

Elena Bortolazzi
Gennaio 2005

"L'evento che vede protagonisti Angelo Monteleone e Gianni Maria Tessari conferisce al rapporto tra arte e industria una valenza che lascia inalterata la specificità di entrambe, e che si va sottilmente delineando su una più ampia scala di significati...
...Dall'unità che concettualmente emerge tra il tempo dedicato al lavoro, e quello privato, esigenza dettata dalla lungimiranza non solo imprenditoriale di Angelo Monteleone, nasce l'idea di una connessione sensibile tra l'uno e l'altro e trait d'union risultano essere non solo le tele esposte in modo permanente, che nel modo di Gianni Maria Tessari illustrano la continuità spazio temporale recuperata all'umano, ma anche l'interazione che per questa sede è stata progettata tra opera pittorica, autore e fruitore, che a mezzo di un dispositivo elettronico, interfaccia e quant'altro si troveranno ad operare congiuntamente nella realizzazione e nella trasformazione delle immagini che andranno a costituire non tanto un' opera-video, quanto un mondo immaginifico in progress, continuamente visibile e costantemente mutevole. Un'operazione che tende a porre in evidenza la più volte citata coincidenza tra arte e vita, qui messa in pratica in modo originale e contemporaneo, adattando, come fa, il contesto della produzione imprenditoriale, a quello liberatorio e connotato dal necessario respiro dell'immaginazione del mondo dell'arte." 

INDIETRO INDIETRO

Flavia Casagranda
Maggio 2004

VOI SIETE QUI
Di origine veneta, nato a Carmignano di Brenta, è vissuto a Torino dalla metà degli anni Cinquanta. Già attivo musicista, ora solo pittore, espone dagli anni Ottanta; quindi un lungo curriculum di oltre vent'anni di pittura e di esposizioni collettive e personali. Il percorso pittorico recente si svela in modo autonomo e assai innovativo ma mantiene fedeltà agli interessi di partenza: la musica - armonia di rapporti e strutture - e i problemi connessi con la psicologia della percezione visiva cui da tempo è interessato. Armonia e sistemi percettivi sono quindi alla base della elaborazione dei "viaggi Spazio temporali" che l'artista percorre all'interno dei grafici urbani di una ipotetica città. Una città insieme rigorosa e caotica, attrattiva e respingente, intima e ostile. Una città che oppone allo sguardo alti e fitti agglomerati abitativi dalle mille fine-stre vuote: finestre allusive, un dentro-e-fuori che induce situazioni esistenziali e spaesamento, isolamento individuale e bisogno di socializzazione. I percorsi metropolitani sono quindi in realtà "viaggi" dentro il profondo dell'artista e dentro le arterie più intime del tracciato urbano: linee e sequenze regolari,scandite razionalmente con rigore ippodameo che, improvvisamente devertono, deviano, rompono la sintassi del pensiero, aprono imprevisti squarci paesaggistici, quasi lirico-narrativi; oppure trasudano velocità-rumore-polvere-caos dal traffico urbano; oppure ancora esibiscono folle di omini, robot pensanti, in marcia verso il nulla. In tutto questo c'è certamente il ricordo -forse inconscio- di "Metropolis" di Fritz Lang, ma piuttosto è la città reale, la città del vissuto umano di Tessari che traspare dalla texture della metafora:Torino. La Torino secentesca di Vittozzi e dei Castellamonte dalle dritte vie a scacchiera cartesiana ma pure la Torino barocca dalle alte cupole tortili; la Torino moderna, organizzata e industriale dove sono nate la comunicazione, il cinema, la RAI, la moda; ma anche la Torino vagamente surreale, segreta, magica e alchemica. Tessari porta in sé queste diverse anime: il nativo colore veneto che esplode inco-trastato o vira in raffinate assonanze; l'intima necessità di confrontarsi con una rigorosa misura di spazio e con il fluttuante concetto di tempo: tempo dilatato nel vissuto e tempo sospeso nell'immobilità atemporale. 
VOI SIETE QUI, dunque: HIC ET NUNC. 
Il QUI e ORA dell'effimero, della concitazione metropolitana, del quotidiano, ma teso verso la negazione, quasi una sorta di atarassia urbana. 
A questo punto la rappresentazione non basta più: la percezione esige di superare il linguaggio visivo, di divenire segno, cifra, calligramma per iniziati, codice che travolge la convenzione umana di spazio (il qui dove siamo) e di tempo (ora) per essere iI tempo sospeso, I'oltre, il LA' (altrove) dove saremo: l'enigMa esistenziale

INDIETRO INDIETRO

Mario Guderzo
Maggio 2004

"Nell'intento di 'ripensare la funzione del linguaggio visivo come specifica metodologia per organizzare un nuovo uso sociale dei segni artistici', Tessari esprime nella sua pittura un dialogo con l'ambiente e dissemina segni e colori nello spazio."

INDIETRO INDIETRO

Vinny Scorsone
Febbraio 2003

"Ritmo compositivo e cromie ... si incontrano sulla superficie della tela cercando di dar "volto" e consistenza ad un'astrazione." 

INDIETRO INDIETRO

Salvo Ferlito
http://www.pittorica.it

"Il sentimento del tempo - di un tempo soggettivo e psicologico, ancor prima che fisico - permea nel profondo tutta la produzione di Gianni Tessari. Einsteinianamente, relativizzando spazio e tempo, Tessari ci descrive una dimensione tutta interiore dell'incedere di cronos e del suo relazionarsi con l'ambiente umano. ..."

INDIETRO INDIETRO

Aldo Gerbino
Giornale di Sicilia - 13 aprile 2002

TESSARI SU QUELLE TELE LA SOLITUDINE METROPOLITANA

PALERMO (age) Nel tralcio d'una visibilItà immediata, immerso nell'espressiva chiarità di un linguaggio postmoderno, la contingenza pittorica di GianniMariaTessari, sottolinea il suo procedere verso la globalità dell'immagine da dove il "singolo" e il "doppio" marciano sul diagramma dell'interrogazione, sulla curva della temporalità. Sì, perché Tessari è pittore che s'interroga ("Viaggio SpazioTemporale all'interno di un Grafico Urbano", a cura di Vinny Scorsone, Galleria Studio 71, fino al 30 di aprile); nel senso che la sua autovalutazione creativa rincorre una precisa poetica: quella già visibilmente inserita nel suo discorso programmatico di "Città Quadro" (1998). La città, l'architettura, costituisce l'alveo più consistente e assordante nel quale il metronomo della realtà sociale percuote il tempo, si avvale della molteplicità dell'accelerazione.
"Noi dentro" - dentro le città va inteso, egli annota - "viviamo d'un fiato, tra tempi elusi.., ma ci sentiamo forti d'immagini fosforescenti e ammalianti, sotto vuoto spinto". Ci avventuriamo - continua - "inebriati d'alcool, o di lavoro, o di fumo dalle splendide volute, sostituzione di un gioco di nuvole".
Poi il singhiozzo della simultaneità di un solleticante cinematismo (di lieve sapore postfuturista) tra nubi accese della fantasia, impone, in Gianni Maria Tessari, le corse, gli abbaglianti schermi, le sale affollate di occhi, respiri, le auto in corsa. Solitudini riflesse in una natura ribollente di verdi, cromi, nella quale il dominio promana dall'alveo attonito d'un volto, appena emerso dal buio cupo di un orizzonte. Il diagramma del suo procedere, pur sospinto da esigenze percettive (in concomitanza ad esercizi che ricordano la sua preparazione in campo musicale, ma lungi dall'intensissima materia pittorica di un Minoli) si avvale di una congerie "forte" di estetiche: dalle rimembranze di gusto neoinformali, cooptati nella modularità segnica dai toni pastello, ma anche dalle volute prossime all'esercizio di quelle sequenze oggi espresse dalla computer-grafica. Ecco allora che la dicotomia colore-segno si rafforza scaricando le proprie tensioni sulle icone di una modemità meccanica, sulla cupola occludente e ossessiva della solitudine urbana.

INDIETRO INDIETRO

Gabriella Ciancimino
La Sicilia - 12 aprile 2002

" I «Percorsi metropolitani» di Gianni Maria Tessari, una mostra in cui il tempo si ferma e viene inghiottito dallo spazio. ...il movimento è reso non solo dalla prospettiva ma soprattutto dai colori... sono visioni, frammenti di sogni resi manifesti."

INDIETRO INDIETRO

Vinny Scorsone
18 Febbraio 2002

PERCORSI METROPOLITANI
Lo spazio e il tempo incombono nelle tele di Tessari, ma il tempo è incasellato nello spazio e prende forma di architetture titaniche costituenti metropoli anonime. Tessuto urbano o spartito musicale? I quadri di questo artista sono dirompenti composizioni ritmiche fatte di note e pause in un ripetersi insistente dello stesso suono, una texture musicale sulla quale scorre la vita.
Guardando le opere di Gianni Maria Tessari ci si scopre a riflettere sul mondo che ci circonda. Nonostante le macchine che passano sfrecciando, nonostante le accese apparizioni coloristiche di taglio in un certo senso espressionistico, le "città" di questo artista prendono sempre più l'aspetto di tomba in cui il silenzio vela. con la sua immanenza, tutto quanto.
In una inquietante atmosfera da "1984" uno sconcertante mutismo avvolge le nostre membra e gli edifici.
In questo percorso metropolitano ci muoviamo in un contesto di vita che tenderei a definire artificiale in cui la maggior parte di ciò che recepiamo percettivamente, ci è estraneo. Fermi, al centro di una strada dai tanti e apparenti, ma impossibili, sbocchi, guardiamo l'accecante vita che da qualche parte esiste e ci invita, con proiezioni oniriche, in un universo a noi lontano ma familiare: lenti di ingrandimento, zoom all'interno di una delle finestre (occhi grandi e scuri di palazzi apparenti). Solo allora ci rendiamo conto che ognuna di esse non è l'epifania di un appartamento, ma un attimo della vita di qualcuno, forse anche di noi stessi.
È un succedersi di celle temporali, sorta di fotogrammi di realtà in rapida successione, che cambiano. Sole, in dimensioni baluginanti bloccate nell'attimo della loro apparizione, prendono forma immagini pulsanti di essenza vitale. Paesaggi, orrori, deità - note squillanti sospese su un mondo atono - scrutano i nostri passi allettandoci con promesse insinuanti, ma per quanto facciano, per quanto gridino non riescono a penetrare nelle nostre menti troppo ottuse, o distratte dalle numerose, ma in fondo insignificanti, informazioni che attraversano la nostra esistenza.
I quadri di Tessari, nella loro struttura, sono fascinosamente disturbanti. La tessitura urbana, il più delle volte, appare deformata, stiracchiata fino ad ottenere delle forme e un'ambientazione quasi surreale. Ma mentre nell'esterno-interno del quadro tutto mantiene comunque una severità impassibile, negli inserti - meno razionali e quindi più istintivi - prevale una visione più varia della realtà.
Qui l'artista si slancia in espressioni libere in cui l'artificiosità è bandita. Basandosi su di esse potremmo dire che i dipinti di Tessari sono in continuo divenire: le forme si creano e si disfano continuamente sotto la pressione incessante della natura; i colori sono vibranti e violenti quasi a volere gridare una loro verità, impazienti, nella loro disperazione, di essere ascoltati. Noi invece rimaniamo lì sordi a tutto questo, non comprendiamo o forse non vogliamo comprendere, non ci conviene, forse siamo troppo pigri e allora ci lasciamo passare addosso ogni tipo di violenza, ogni gioia quotidiana perché troppo spaventati dalle responsabilità verso noi stessi ma soprattutto verso la società che continuamente ci interroga, ci pone domande inquietanti.
Ci giriamo da un'altra parte e corriamo, illudendoci che correndo riusciremo a sfuggire al tempo che passa, alla morte non accorgendoci che, per quanto veloci possiamo andare, essa ci raggiungerà comunque.
Vaghiamo in città deserte frutto delle nostre menti, viviamo in realtà che potremmo definire virtuali e ci sen-tiamo liberi in un mondo che ci fa sempre più schiavi. Noi, povere ombre senza un apparente padrone, attraversiamo la storia e fuggiamo, ubriachi e barcollanti, dalla vera vita; così può capitare che ci rifugiamo in mondi nostri in cui le cose vanno come noi vogliamo che vadano, un mondo di cui noi stessi siamo i creatori e possiamo permetterci di portare indietro le lancette dell'orologio. Ma è solo un attimo, poi "la vita" ricomincia a fluire e noi ci ritroviamo compressi nello spazio mentale del tempo annunciando la nostra sconfìtta, condannati a vivere in città fagocitanti, in tessiture spaziali completamente surreali e senza vie d'uscita in cui non ci riconosciamo ma nelle quali ormai abbiamo imparato a camminare, in una specie di labirinto da videogioco dove non sappiamo quale è la strada da percorrere e se ci sono guardiani pronti a sbarrarci la strada.
Le opere di Tessari ci portano a perderci contemporaneamente in due visioni di tempo diverse.
I suoi sono quadri nel quadro, apparizioni fantasiche nella vita che scorre; i suoi dipinti hanno due tempi e due stili in una sorta di dualità che è tipica di tutte le culture: ombra e luce, male e bene. Rappresentazioni calde e passionali si stagliano su sfondi freddi e razionali, quasi una rete progettuale di un mondo al computer.
I colori si affiancano al bianco e nero in significati diversi. Ogni mondo ha un suo codice coloristico e stilistico che lo rende completamente non interagibile con gli altri ma allo stesso tempo individuabile tra tanti; così quello nostro (o meglio quello della nostra proiezione mentale) è spento, abbozzato e assolutamente in bianco e nero; quello della realtà, vera o immaginifica che sia, è rappresentato come una tempesta di colori dalla piena libertà gestuale. Ma ce n'è un altro, quello del tempo e dello spazio entro il quale viviamo realizzato quest'ultimo in maniera piatta e silente in un succedersi ripetitivo delle stesse forme e cromie, talmente amplificato da sembrare immobile. Ecco così che i tempi e i temi trattati diventano tre in un impassibile caos silenzioso. Quadro nel quadro, racconto nel racconto, esistenza nell'esistenza in un "gioco" alla Calvino di "Se una notte d'inverno un viaggiatore", una trasposizione pittorica di storie aperte ma senza finale in cui ciò che è reale si confonde con ciò che non lo è e dove la vita risulta essere più interessante della fantasia.

INDIETRO INDIETRO

Vinny Scorsone
Giugno 2001

"...una coesistenza di stili perché la città è un coacervo di culture che lottano incessantemente tra di loro per la sopravvivenza."

INDIETRO INDIETRO

Art&Art - Voci d'arte nella rete - Dicembre 1998

"...Si può arrivare a pensare che la pittura muoia o che sia destinata a morire ma non prima che muoia l'ultimo pittore: ogni nuova generazione allontana sempre di più questo limite e Gianni Maria Tessari contribuisce a respingerlo."

INDIETRO INDIETRO

Luigi di Matteo
Corriere di Torino - 22 aprile 1995

"Un uso parassitario della figurazione contraddistingue il lavoro di Gianni Maria Tessari, lavoro sottoposto ad un complesso teorema ... Il tratto vitalistico degli ormai caratteristici cromatismi vibratili viene incasellato entro stesure piatte di improbabili ma eloquenti paesaggi urbani."

INDIETRO INDIETRO

Luigi Di Matteo
Juliet Art Magazine - Giugno 1995

" ... Tessari decodifica la propria esperienza dalla realtà  urbana trasferendo quei valori pittorici che caratterizzano la sua più  recente produzione, entro gli orizzonti schematici ed iperstrutturali del sistema mass-media ..."

INDIETRO INDIETRO

Michele Nigra
Segno - Maggio 1995

"... l’impegno di Gianni Maria Tessari è volto a smascherare la distorsione del reale messa in atto dal sistema pubblicitario ..."

INDIETRO INDIETRO

Edoardo Di Mauro
Marzo 1995

"Gianni Maria Tessari è partito da composizioni a metà  tra astrazione ed espressionismo ... ora da questa matrice paiono spuntare per germinazione figure tratte in diretta dall’immaginario della contemporaneità, a loro volta inquadrate in disumanizzanti contesti urbani ..."

INDIETRO INDIETRO

Sissi Bellomo
Corriere di Torino e della provincia - Novembre 1992

"... il colorismo aggressivo, la violenta espressività delle soluzioni cromatiche danno luogo ad opere di forte impatto visivo ..."

INDIETRO INDIETRO

Edoardo Di Mauro
Settembre 1992

L'arte italiana in questo inizio di decennio vive la condizione tipica dei classici "nodi" che vengono al pettine. La chioma arruffata è in questo caso simboleggiata dalla vitale, caotica, contraddittoria fenomenologia degli anni '80 i cui pregi e difetti concessi in eredità alla scena attuale costituiscono un'equazione di risoluzione non facile. I due lustri che ci siamo lasciati alle spalle sono stati quelli dell'allargamento della base creativa, dell'atteggiamento spesso ludico ed ironico nei confronti dei miti "mediali", dall'esigenza di una rinnovata riflessione attorno alle modalità del fare artistico, dell'impennata e della rapida crisi del mercato, del protagonismo esasperato e controproducente ed anche, come nota confortante, della ricerca pressante dei canoni estetici atti a formulare una inedita e futuribile "nuova immagine". Ora i pregi e difetti del periodo si sono, per l'appunto, mescolati in un groviglio all'apparenza inestricabile. Secondo me tale solo per chi, e sono molti, non ha interesse alcuno a fare chiarezza. Quello che appare evidente è la necessità di una rigorosa selezione che metta in risalto i valori primari sintetizzabili in un atteggiamento che costituisca la migliore eredità possibile del recente passato, con la drastica eliminazione dei molti fenomeni degenerativi al momento riscontrabili. Quindi rigore tecnico e formale, rivalutazione del progetto e della manualità nell'ambito di un necessario e liberatorio pluralismo stilistico. I quattro artisti prescelti per questa rassegna sono al proposito illuminanti. …

…Con Gianni TESSARI, anch'egli pittore dal solido mestiere, viene alla ribalta un argomento che, ne sono convinto, sarà proprio degli anni a venire. Un certo tipo di pittura, dall'impianto tecnico-formale se vogliamo più "tradizionale", completamente emarginato negli ultimi anni dello scorso decennio, sarà in grado di manifestarsi nuovamente, con un ovvio riadeguamento del linguaggio. Linguaggio che in Tessari è quello di un'astrazione vorticosa, dalla segnicità squillante ed accesa, come risvegliata da un precedente torpore e nuovamente vitale e tesa a conquistare nuove frontiere per un divenire dell'arte che, per rinnovarsi, non può certo dimenticare il suo passato. 

INDIETRO INDIETRO

Giovanni Cordero
Corriere di Torino e della provincia - Giugno 1992

"... Gianni Maria Tessari, che ultimamente ha modificato la sua arte in direzione più astratta, propone riverberi luminosi, intensi, palpitanti, connotati da una forte tensione implosiva ..."

INDIETRO INDIETRO

Ernesto Bodini
La Gazzetta delle arti - Maggio 1992

"...l'opera di questo artista è soprattutto lettura di un nitido espressionismo contemporaneo, contrassegnato da presenze musicali delineate da interventi grafici in contrapposizione alle tensioni atmosferiche e cosmiche, alle energie e agli irraggiamenti che governano l'universo e quindi l'umana esistenza ..."

INDIETRO INDIETRO

Sissi Bellomo
Corriere di Torino e della provincia - 25 aprile 1992

"...un'opera composita oppure una composizione di opere ... opera in progress cui si potrebbe aggiungere una serie infinita di analoghi elementi modulari ... ma l'opera di Tessari è multipla anche sotto l'aspetto della semiosi: essa si fonda infatti su una pluralità di codici espressivi ... il segno pittorico, una colonna sonora composta per l'occasione ... le frasi (o la frase) scritte alla base dei quadri..."

INDIETRO INDIETRO

Rosella Bucci
Corriere di Torino e della provincia - 14 Giugno 1991

"...si affida totalmente alla forza del colore il discorso pittorico di Gianni Maria Tessari che, alla ricerca di un mezzo espressivo il più possibile diretto e immediato, lascia da parte ogni elaborazione formale ..." 

INDIETRO INDIETRO

Massimo Calì
REALTA' PROBABILI

Tessari prosegue, con questa mostra "COLOUR'S OPENING", la sua ricerca artistica sul teatro della vita-la vita del teatro intrapresa con le esposizioni "IL COLORE DEL SILENZIO" tenuta ad Asti nello spazio espositivo "Diffusione immagine" nel 1987 e "IN-VISIBILE - IN-SONORO" tenuta nell'anno in corso presso la scuola di danza "Cubat" con la collaborazione di Andrea Abbatangelo.
Con la mostra "IL COLORE DEL SILENZIO" Tessari rappresentava la visione di un uomo immerso in meditazione, immobile e solo. Il dipinto di quest'uomo irreale, posizionato al centro dello spazio espositivo e circondato da quadri onirico-surreali appesi alle pareti, assumeva realtà in un'altra dimensione in qualche modo simile alla realtà e dimensione di un attore fermo, in silenzio su un palcoscenico, senza copione ma con molte scenografie possibili.
Il contenuto della ricerca si trasforma e quasi si capovolge nella "piece teatrale" (così definita da Cristina Caccia su "La Stampa" del 5 ottobre 1990) "IN-VISIBILE-IN-SONORO" dove, come attori su un palcoscenico, i dipinti di figure umane appesi alle pareti e illuminati di volta in volta, guidavano gli spettatori in un percorso narrativo fortemente emotivo accompagnato dalla voce recitante di Nino D'Introna e dalle musiche di System Paal e Giacomo Ravicchio. Unica scenografia: un fondale nero. 

Nell'esposizione attuale "COLOUR'S OPENING" che si tiene non a caso nel foyer del teatro Araldo, Tessari vuole cogliere l'essenza del teatro nella sua interezza.
Ciascuno dei quadri esposti, paesaggi onirici a volte quasi astratti segnati da presenze umane, rappresenta l'essenza di una possibile opera teatrale e nel contempo esprime le diverse potenzialità della vita o del futuro.
In questo senso, nel corso dell'inaugurazione della mostra, stimolato dalla visione dei quadri, il musicista Danilo Pala, improvvisando al sassofono, ha condotto gli spettatori dal foyer all'interno della sala teatrale e, sul palcoscenico, si è trasformato in attore dando vita ad una delle possibili rappresentazioni espresse in potenza dai quadri stessi. 

Quest'ultima mostra racchiude ed amplia le due precedenti lasciando intravedere molte possibili narrazioni all'interno di altrettante scenografie.

 

INDIETRO

 INDIETRO


Cristina Caccia
La Stampa - 5 ottobre 1990

"...una mostra di quadri in forma di spettacolo ... astrazioni visive e sonore di Tessari e di Abbatangelo ... in una sala buia ... una voce recitante incomincia a raccontare una storia e, tra musiche e luci che man mano si accendono ... i quadri di volta in volta illuminati diventano tasselli di un racconto drammaturgico ... e la loro interpretazione è già teatro..."

INDIETRO INDIETRO

Nevio Gotta
Il monitore valdostano - 24 giugno 1988

"...Crediamo che il pittore, dipinga così di getto, sotto l'impressione spinto da qualcosa che sente dentro e che deve in qualche modo esprimere..."

INDIETRO INDIETRO