LE FONTI

3) TOPONIMI POSTERIORI AL CATASTO NAPOLEONICO (1812-1900)

Al XIX secolo è riservata la terza sezione del nostro viaggio attraverso i nomi. Il periodo, che del tutto arbitrariamente abbiamo delimitato usando come origine il primo anno seguente alla pubblicazione del Catasto Napoleonico e come fine il 1900, presenta alcune peculiarità che dovevano in qualche maniera venire evidenziate.

Se la data d’inizio ci è stata in qualche modo "suggerita" da importanti scelte amministrative, è la Grande Storia con la S maiuscola delle guerre, dei Re e degli Imperatori che condiziona la prima parte del secolo.

Nel 1815 infatti il Congresso di Vienna cercò di imporre una dannatio memoriae su tutto ciò che fu e rappresentò idealmente per i popoli europei l’esperienza napoleonica. Nell’intenzione delle potenze vincitrici tutto doveva tornare ad essere com’era il 13 luglio 1789, ma ovviamente non fu possibile cancellare completamente i segni di quel temuto passato.

Almeno due furono le cose che la Restaurazione non volle ripristinare e che di conseguenza proseguirono il cammino intrapreso: innanzitutto il mutamento geo-politico della penisola italiana fu definitivo, infine non si può tacere della prosecuzione da parte austriaca del progetto di ammodernamento amministrativo iniziato dai francesi.

Con la patente imperiale datata 7 aprile 1815 fu istituito il Regno Lombardo Veneto; la millenaria Repubblica Serenissima non ricomparve perciò nella cartina politica dell’Europa; Lombardia, Veneto e Friuli formarono da allora l’appendice italica dell’Impero degli Asburgo e per mezzo secolo le nostre terre rimasero legate a Vienna. Furono anche aboliti i dipartimenti di napoleonica memoria ed istituite le provincie; si trattò però di una riforma nei fatti limitata poiché grosso modo le due istituzioni coincidevano territorialmente. Le provincie furono anche divise in distretti e questi ultimi in comuni.

I nuovi governanti non fermarono l’opera di ammodernamento amministrativo intrapreso dai francesi; ne svilupparono anzi le potenzialità con rigore e precisione. Infatti l’economia del nuovo Regno in quegli anni soffriva dei danni causati dalle interminabili guerre, inoltre i sudditi cominciavano a manifestare una progressiva insofferenza nei confronti del fisco. Per porre fine allo scontento il governo austriaco pensò di condurre a termine i lavori del catasto particellare, così da eliminare l’ingiusta ripartizione dei tributi determinata dalle imprecisioni dell’estimo provvisorio. La nuova misurazione, basata comunque sui sommarioni napoleonici, fu compiuta negli anni 26-27-28 dell’Ottocento. Dopo oltre vent’anni di lavoro vide finalmente la luce il Catasto Austriaco, che fu varato nel 1846. Quest’opera di misurazione e descrizione cartografica è una delle principali fonti adoperate nella presente sezione.

L’altro evento del secolo per noi rilevante è ovviamente l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, sancita col Regio Decreto 4 novembre 1866 n° 3300.

Il 14 ottobre 1866 anche Teglio e Cintello votarono per il rinnovo delle rappresentanze municipali, una settimana dopo, il 20 ottobre, il Regio Commissario proclamò i primi consiglieri comunali "italiani".

Del primo periodo dei Savoia abbiamo utilizzato come fonte principale i Registri della Popolazione, conservati negli uffici dell’anagrafe.

La particolare storia del secolo ha imposto delle scelte nella metodologia della ricerca toponomastica. La raccolta non aveva motivo d’essere indiscriminata, l’uso di ogni fonte possibile rischiava di riproporre dei doppioni che poco avrebbero potuto aggiungere ai risultati già ottenuti. Per questi motivi i toponimi raccolti sono forse numericamente pochi, ma si è preferito privilegiare le fonti offerte dall’amministrazione pubblica ottocentesca per evidenziare i nuovi enti creatori e fruitori di toponimi. Un segno di continuità è comunque offerto dai registri ecclesiastici del Quartese.

Il ricercatore non può tuttavia tacere che spesso tali importanti fonti di notizie non sono consultabili e quel che è peggio "conservate" in modo tale da mettere in pericolo la loro stessa sopravvivenza.

Sostanzialmente la tradizione toponomastica si mantiene fedele agli esempi antichi; eventuali modifiche del nome primitivo, essenzialmente tramite suffissi accrescitivi o diminutivi, non sembrano dovute ad una incomprensione totale del significato originario del termine. Quantomeno per il XIX secolo si evidenzia una continuità fonetica nella trasmissione dei nomi, infatti gli strafalcioni più evidenti si ritrovano nei documenti austriaci trascritti probabilmente da funzionari non italiani. Naturalmente la validità delle considerazioni sulla fedeltà toponimica si affievolisce man mano che ci si avvicina al nostro secolo.

L’Unità non portò grandi rivoluzioni: il Regno dei Savoia sostituì alla dizione strada (consortiva o comunale) usata dagli austriaci il termine via; per la prima volta comparvero

però dei nomi non legati alla tradizione locale ma destinati a commemorare le glorie patrie, ad es. Plebiscito, Nazionale...

La novità che balza agli occhi è appunto la comparsa di questa inedita nomenclatura stradale.

Dal punto di vista toponomastico possiamo perciò parlare di un periodo di transizione.

FONTI CONSULTATE

Archivio della Curia Vescovile di Concordia-Pordenone [A.C.V.Pn]

Mensa Vescovile

Archivio Parrocchiale di Cintello [A.P.Cintello]

Quartese del Capitolo

Archivio Comunale - Teglio Veneto [A.C.Teglio]

Registri di Popolazione, Vol. I e II

Lavori Pubblici

Archivio di Stato di Venezia [A.S.Ve]

Catasto Austriaco, Mappa Catastale

Carta dell’Imperial Regio Stato Maggiore Austriaco (1833)

TOPONIMI POSTERIORI AL CATASTO NAPOLEONICO (1812-1900)