Tra l'aquila e il leone |
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CINTELLO | Sul Lemene | Villam de Tileo | ||
INDICE | Presentazione | Introduzione | Le fonti | I toponimi |
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INTRODUZIONE
Cos'è
la toponomastica?
Dobbiamo innanzitutto dire che fa parte dell'onomastica,
disciplina che si occupa dei nomi propri e li contrappone ai nomi
comuni. Le sezioni in cui si divide l'onomastica sono l'antroponimia
che studia i nomi degli uomini, l'etnonomastica che ricerca i
nomi dei popoli ed infine la toponomastica che è la scienza che
raccoglie i nomi di luogo, li classifica e cerca di spiegarli
anche se non sempre ci riesce.
Quando e come un nome comune diventa toponimo
Possiamo affermare che un nome comune si trasforma in
toponimo allorché cessa di indicare un luogo generico (ad
esempio un bosco), ed inizia ad essere, magari all'inizio
solo per poche persone della comunità, un sito preciso e ben
delimitato (es. il boschit). Tale nome si riferirà dunque
ad un solo posto e perderà di significato se inserito in un
contesto estraneo all'oggetto a cui fa riferimento, anche se
tanti toponimi hanno un omofono nel lessico comune, ma tale
diversa funzione sarà compresa da parlanti di una medesima koinè
linguistica impedendo così ogni equivoco.
Un nome proprio -un toponimo- attraverso il suo aspetto fonetico
e grafologico ha la possibilità di designare qualsiasi cosa all'interno
di un sistema di comunicazione ed è da tutti compreso per ciò
che designa, al di là del primitivo valore semantico della
parola che può invece non essere più percepito dai parlanti, ad
esempio perché vecchio di centinaia di anni. Un caso emblematico
può essere il toponimo fornase; tutti i tegliesi
capiscono a quale zona si riferisce tale nome, ma pochi sanno che
tra Teglio e Cintello per alcuni secoli a cavallo di Medioevo ed
Età Moderna funzionò realmente un opificio del genere. In
altre parole un nome può mantenere la propria funzione anche
dopo la scomparsa di ciò che lo ha generato e giustificato,
magari anche se l'aspetto attuale differisce totalmente da ciò
che il nome suggerisce: nessuno si stupisce ora se sui pascoli
crescono rigogliose le barbabietole.
Il toponimo è dunque un segno linguistico a cui viene abbinato
un referente. Parola ed oggetto designato vengono messi in
relazione nel momento in cui qualcuno decide di identificare un
luogo con un nome. C'è un aspetto forse poetico in queste "aride"
riflessioni, in quanto la genesi toponimica si deve alle emozioni
che una immagine suggerisce ad un uomo, il quale adopera le
proprie possibilità linguistiche per descrivere e comunicare
quello che ha provato. Da quanto detto deriva che il toponimo non
descrive il paesaggio ma lo interpreta; per questo molti luoghi
simili portano nomi diversissimi. I tecnici parlano in questi
casi di denominazioni "traslate", ci sono poi le "letterali",
quelle "per eccezionalità" e "per abbondanza",
ma pretendere di imbrigliare in categorie fisse i nomi dei luoghi
è una battaglia persa in partenza.
Possiamo noi risalire all'emozione che ha generato il nome?
Spiegare il toponimo è una impresa assai ardua perché risulta
indispensabile conoscere l'epoca in cui fu pensato il toponimo,
inoltre bisogna considerare la pluralità di significati che
poteva avere la parola a quel tempo, come pure la modifica di
riferimenti a cui la parola può essere stata soggetta nel tempo.
A cosa serve una ricerca toponomastica?
Ovviamente nessuna scienza è fine a sé stessa. La
toponomastica è scienza ausiliaria della storia quando sono
presenti altre fonti documentarie, quali le archivistiche, le
archeologiche o le bibliografiche. Per lo storico il nome di un
luogo rappresenta un fossile, un relitto di una fase linguistica,
testimonianza dei popoli che si sono succeduti sul territorio;
una accurata ricerca può ad esempio portare ad una precisa
individuazione topografica di comugne e comunali, al
giorno d'oggi terre di proprietà privata anche se il nome
testimonia che non fu sempre così, o alla conferma di ipotesi
sulle essenze un tempo diffuse sul territorio come l'albero del
pero, da cui perarutto, in luoghi dove ora regna la
monocoltura maidica, o ancora parla delle modificazioni
territoriali: è possibile che un tempo estesi laghi
dividessero Teglio da Gorgo? A quanti il bando e il giai
rammentano i longobardi? Lo studio dei nomi aiuta a comprendere
queste cose... e molte di più.
La toponomastica può essere essa stessa fonte storica diretta?
Certamente gli idronomi hanno contribuito ad individuare il corso
del Tiliaventum maius ben prima delle foto satellitari.
Bisogna però porre attenzione all'uso che si fa di tale delicata
materia. Molti nomi di una medesima categoria danno indicazioni
precise, come l'assenza totale di altri. Sarebbe buona norma
confrontare i dati di una ricerca di zona con quelli più ampi
riguardanti l'intera regione linguistica... ancora una volta
risulta fondamentale per la riuscita
del lavoro il metodo.
La trasmissione della conoscenza del territorio, tra gli scopi di
questo lavoro, difficilmente può quindi trascurare l'onomastica
nei suoi vari aspetti in quanto per la ricerca è importante sia
il nome di un'area che può essere ampia come interi paesi, sia
il locale nomignolo con cui si identificano famigliarmente pochi
metri quadrati di terreno.
Comprendere il motivo per cui i toponimi hanno questa valenza
storica significa introdurre un argomento che non può essere
trattato come merita in poche righe di una introduzione, ma non
si può nemmeno trascurare un tema tanto importante. Pensiamo che
anche noi, nel XX secolo, usiamo con disinvoltura i toponimi in
molti aspetti del quotidiano: l'indirizzo su una lettera cos'è
in fondo se non un toponimo che, certamente, non ha la forma dei
suoi "antenati" (via Garibaldi o via Parz sono anche
concettualmente diversi da chiaranda), ma assolve alla
medesima funzione. Un toponimo in un atto notarile datato 1997
riguardante un qualsiasi terreno è forse superfluo anche se l'appezzamento
in questione è ora adeguatamente distinto dai numeri
particellari? Certamente nei secoli scorsi l'identificazione di
un sito attraverso il proprio nome era indispensabile (pensiamo
alle investiture dei secoli cosiddetti bui del Medioevo) ma
seppur con rimpianto per una bellezza che alle nostre orecchie
non appare, anche al numero del catasto bisogna assegnare una
funzione quasi toponimica.
Ricordiamoci che la produzione nella fabbrica dei toponimi non
conosce tuttora ferie; il "prodotto" esce dalla catena
di montaggio della comunità con continuità. Autostrada
è toponimo quanto braida, ci piaccia o meno. Ci prendiamo
qui la responsabilità di affermare che i toponimi hanno valenza
storica perché indispensabili ora come mille anni fa alla
ordinata vita sociale e comunitaria.
Note per la lettura e comprensione dello studio
Al fine di rendere lo studio facilmente fruibile sia ai
cultori della materia sia a chi non possiede conoscenze
specifiche sulla toponomastica locale, abbiamo suddiviso la
ricerca in due parti: la prima, destinata soprattutto agli
studiosi e divisa in quattro grandi periodi, riporta
fedelmente in ordine alfabetico e cronologico, tutti i toponimi
individuati.
Ciò fornisce al lettore non solo un'ampia gamma di lemmi ma
anche la testimonianza di evoluzioni e trasformazioni
linguistiche succedutesi nei secoli.
Accanto ad ogni toponimo viene indicata oltre all'ubicazione
topografica nell'ambito del Comune, l'anno e la precisa
collocazione archivistica del documento da cui esso è stato
tratto. Per ragioni di carattere storico abbiamo deciso di
evidenziare chiaramente quali toponimi appartenevano a Teglio e
quali a Cintello, prendendo come riferimento la più antica
rappresentazione catastale completa del nostro comune risalente
al periodo napoleonico, nella consapevolezza però che tale
confine non coincide perfettamente né con gli antichi limiti
medioevali né con le ripartizioni civili e religiose attuali.
Nella seconda sezione del lavoro si è data l'interpretazione ad
ogni toponimo, conservando in testa alla spiegazione l'anno e la
sua collocazione geografica; in alcuni casi nel testo compaiono i
rimandi ad altre voci correlate, evidenziate mediante un corpo
tipografico diverso (maiuscolo).