di SILVIA VIGNATI
ROM ERRANTI. Dopo quello al
parco Altomilanese, ieri mattina l'ennesimo sgombero. La polizia locale ha
liberato lo stabile di via Liguria, occupato da otto famiglie romene con
bambini al seguito. Siamo ancora in quell'area in cui, poco distanti dal muro
di cinta, sorsero anni fa le prime baracchine di legno e lamiere.
L'abitazione fu in passato dimora di albanesi e marocchini. Sulle carte
doveva già essere abbattuta: lì sorgerà infatti il tanto contestato iper. Da
un paio di mesi circa era diventata la casa dei rom. "arredata" con
oggetti trovati in discarica, corredata delle soliti fatiscenti condizioni
igieniche. Tetto comunque certo fino a ieri mattina intorno alle 8, quando
gli agenti hanno allontanato i cittadini comunitari, accompagnati in
stazione, fatti salire sul treno per Milano e fin lì presidiati. Poi che sarà
di queste persone, non è dato sapere. Lo sgombero si è svolto senza episodi
di tensione; erano presenti anche due agenti a cavallo, che non hanno perso
di vista qualche rom che tendeva a imboccare la strada dei prati. Del resto
gli accampati erano già consapevoli che, alla buon’ora, sarebbero arrivate le
forze dell'ordine a snidarli.
POCO LONTANO, qualche legnanese
commentava soddisfatto «era ora». Nessuna tensione anche qualche giorno fa al
parco Altomilanese: ora quella ventina, trentina di persone sgomberate ha
cercato una sistemazione fra la via Novara e i confini del parco, di Busto
Arsizio, di Castellanza. «La strategia è evitare che i rom creino
insediamenti stabili, tutti i sindaci del territorio hanno concertato un
indirizzo comune, ma con questi sgomberi non si risolve nulla, e neppure si
assicura ai cittadini la tanto sacrosanta, legittima sicurezza che tutti
vogliamo - commenta Giuseppe Marazzini, ex consigliere di Rifondazione
comunista -. Donne, uomini e bambini sballottati da una parte e dall'altra: a
chi giova? Perché impegnare così le forze della polizia locale? Pensiamo
allora al rimpatrio con la costruzione di un progetto di solidarietà in
loco». Una proposta sul "fattore rom" era stata formulata dalla
lista "Insieme per Legnano": Franco Crespi l'aveva consegnata al
sindaco e ai rappresentanti del quartiere San Paolo. Il progetto era
bilanciato su due tempi: in una prima fase si individua un luogo di sosta
temporanea controllabile dalle forze dell'ordine. La seconda fase prevedeva
la riattivazione dei locali della vecchia casa mandamentale di via Bellingera
per il fermo delle persone in attesa di processo, che dovrebbe essere
celebrato "per direttissima" a Legnano.
|
|