DESCRIZIONE DELLA BAGLIVA DI GRIMALDO RIFORMATA ED AMPLIATA 
PER IL SACERDOTE GENNARO VINCENZO AMANTEA DI GRIMALDO.

CAPO PRIMO

DELLA PRIMA ORIGINE DI GRIMALDO SINO AL RE ROBERTO

1. Questa prima parte, o epoca della patria di Grimaldo, è oscurissima per mancanza di memorie autentiche, o non giunte a nostri tempi per cagione del tempo, che tutto consuma, delli distruzioni, e dalle rivoluzioni accadute in tutta la Calabria, e sebbene esistenti, e conservate, da me però giammai vedute e lette.
Le probabili congetture serviranno per fissare una qualche data di tempo della fondazione di Grimaldo; e queste ricavate dalla storia di tempi fatta dal Dotto Padre Gianlorenzo Berti Eremitano di S. Agostino nel suo breviario storico; dalla storia del regno di Napoli aggiunta alla fine del secondo tomo di detto Breviario; e nel primo tomo del gius dal Regno di Napoli di D. Oronzio Fighera; della Pantopologia Calabra fatta dal P. Elia d’Amato carmelitano; alla destruzione della Calabria fatta dal P. Girolamo Marafiota Osservante e dalle tradizioni, e qualche scrittura antica, che mi è capitata in mano.
Ma perché dona molta luce al nostro intento il sapere quante rovine abbia sofferto la povera Calabria, gravemente di queste ne darò un ragguaglio, per indi ricavarne probabilmente il tempo della prima origine di Grimaldo.
Descritte le rovine di Calabria, e devastazioni, si congettura la prima fondazione di Grimaldo.

PRIMI ABITANTI DI CALABRIA

2. La Calabria, che dopo il diluvio universale fu abitata immediatamente da Ascanez figlio di Gomer figliolo di Giafel figlio di Noè verso l’anno del modo 1828, al riferire del P. Elia di Amato V: Rhegium fo: 325; e del P. Pier Tomaso Pugliese, nel libro intitolato: Antique Calabresis Provincie ordinis Carmelitarun exodina, et progressus Cap. 3 n. 21 fol: 32, nell’anno 1820; e del P.Marafioriti,lib. I Cap. 2 fol 16 et Cap. 3 fol. 22, appoggiati alle autorità di Giuseppe Ebreo nel lib: 1. delle antichità, e S. Girolamo nelle questioni Ebraiche sopra la Genesi, che dicono, che i Reggini sono i popoli Aschenazi fondati da Ascanez, figlio di Gomer.

VARI NOMI DELLA CALABRIA

La Calabria dico ebbe vari nomi. Primieramente fu chiamata Ausonia, quasi feconda ed abbonda di tutte le cose pertinenti ad una salature e gioconda vita. Poi Oenotria, da Oenotrio Arcade, figlio di Licaone il quale verso l’anno del mondo 2229 partitosi dal suo paterno suolo di Arcadia venne in Calabria ed occupandone la parte Occidentale le donò il suo nome, che poi si comunicò alla parte orientale detta Pancazia da Pancazio fratello di Oenotrio.
Perde poi il nome di Oenotria, e fu chiamata Italia forse da un tale Italo successore di Oenosio. Chiamandosi indi Morgezia, da Morgete suo Re; Brettia da Brenzo figliolo Ercole, da Brezzia sua Regina. Esperia dalla stella Occidentale a cui sta soggetta, Iapigia, Chaonia, ed altrimenti.
Sebbene il nome di Brezzia solo convenne alla parte Occidentale, e non a tutta la Calabria, siccome la parte vicina a Regio fu detta Sicilia.
Finalmente, tanto la parte Occidentale, quanto la Orientale fu detta Calabria, quasi paese abbondante, ed ubertoso di tutto.
Si deve di più avvertire, che la parte orientale è stata chiamata ancora Magna Grecia, forse per le Colonie de Greci, che ivi abitarono dopo la guerra di Troia, e prima di quella.

PIU’ VOLTE DISTRUTTA

3. Questo paese adunque cotanto ubertoso, e dilettevole è stato più volte dagli Esteri rovinato e distrutto, ora nelle parti orientali, ora nella occidentali, ora in ambedue parti ora nelle sue principali Repubbliche e città. Non parlo de danni che le cagionò Annibale il Cartaginese nemico della Romana potenza, ora delle altre rovine, e danni fattili prima della Legge di Cristo ed in tempo della legge di Cristo dalli danni, e devastazioni, che le rendono i Saraceni nel 871- 910 - 986 - 1009 - 1074.
I Goti, ed altre barbare nazioni venute dal Nord e propriamente le nazioni che abitano fra Norvegia e Svezia, e fra il Danubio, e la Sena; donde vennero i Goti, Ostrogoti, Visigoti, i Vandali, gli Eruli, e Longobardi, che assaltano e disfecero tutta la Italia. Solamente dico che dalla distruzione fatta della antica, e famosa Città di Pandosia, e luoghi convicini ebbe l’origine il nostro Casale di Grimaldo

OENOTRIO VISITA MOLTI LUOGHI IN CALABRIA

4. Oenotrio, di cui abbiamo parlato essendo sbarcato nella nostra Calabria s’impossessò di quella parte che sta situata tra il Golfo di Squillace e di Santa Eufemia, indi passando avanti con i suoi verso l’occidente e settentrione edificò varie città fra la quali Santa Eufemia, Mayda. S. Genito, Paola, La Regina detta anticamente Lametium. Melanium. Shylla, Patiscus o Patyscus, Staterium.
Fabbricarono di più gli oenotrii queste città Rende, Santa Agata, Umbriatico, Cassano, Cerisano, Carolei, Mendicino, Santo Donato, Sanseverina la Saracina, ed altre, come riferisce Stefano di Bisanzio autore del secolo quinto nel suo Dizionario Geografico, allora dette Arintha, Artemisium, Brystacia, Casa Cyterium, Ixia, Menecina, Ninea, Sibarina, Sostium. E sopra un monte si edificò la città Pandosia, quale Strabone dice essere la metropoli, e Regia delli Re Donotri, dove fu ammazzato dai Brezzi il re Alessandro di Epiro chiamato in soccorso dai Tarenini, che avevano guerra con i Brezzi secondo riferisce Giustino nel suo duodecimo, e Strabone nel libro quinto: Supra Consentiam paululum Pandosia est validum propugnaculum, ubi Molossorum Rex Alexander trucidatus est, dodones deceptus oraculo, Acherontem, atque Pandosiam cavere iubente, cun similis appellationis loca in Thesporico monstrentur agro. Trivertex autem ispum est procugnaculum, cui Acheron omnis preterfluit, aliud in super fraudavit oraculum. Pandosia perdes populum quandoque trivertex. Casi appresso Marafioti lib. 4 c. 16. Adesso Pandosia si chiama Castelfranco, ed il fiume Acheronte è Campagnano.

ODOACRE IN ITALIA

5. Or questa famosa città di Pandosia fu abbattuta, e distrutta dopo l’anno 475, o da Odoacre Re degli Eruli, popoli abitanti al Nord della Germania, che venne in Italia per la seguente cagione. Era stato creato imperatore di Roma, ed in conseguenza d’Italia Flavio Romolo Augustolo figlio di Oreste, quasi per mantenere il figlio nello impero, chiamò in Roma, ed Italia il detto Re Odoacre, il quale venuto in queste parti in vece di sostenere Augustolo nello imperio scacciollo da Roma nel 476; e fecesi Re d’Italia; il primo che col titolo di Re governasse questa bella provincia di Europa ed attese negli anni successivi a sottometterla e pure dalli Goti, o Longobardi, come diremo in appresso, o come sembrami più probabile da Saraceni.

TEODORICO IN ITALIA

6. Lo imperatore di Oriente Zenone in questi tempi pregato aveva Teodorico re de Goti, popoli di quella vasta parte, della Svezia, che si chiama Gozia, acciò andato fusse in Italia con grosse truppe a liberarla dalle stragi di Odoacre. Scese Teodorico in Italia, ed in due battaglie sconfisse il re Odoacre, e finalmente in un convito preparato a tale effetto banchettando lo uccise nell’anno 447. E così a tradimento finì la vita, ed il regno, che con tradimento avevasi usurpato, ne restò Teodorico Re e Signore d’Italia; in cui i suoi successori regnarono sino allo anno 553, in quel tempo Narsete generale delle armi dello Imperatore Giustiziano, uccise Teja ultimo Re Goto, e così terminò il regno de Goti nella Italia, ed in conseguenza nel Regno di Napoli, e Calabria; e ne furono signori i Greci Imperatori.

LONGOBARDI IN ITALIA

7. Poco però questi signoreggiarono in Napoli, e Calabria perché disgustato Narsete collo Imperatore Giustino successore di Giustiniano suo zio fratello di sua madre Vigilanza per causa di sua moglie Sofia Imperatrice superba, che rinfacciò al detto Narsete di essere soltanto idoneo a filare colle donzelle, disgustato dissi collo Imperatore, per vendetta, chiamò in Italia Albuino Re de Longobardi popoli abitatori della Scandinavia, Danimarca, e Norvegia, il quale con ducento mila armati entrò in Italia nel 568; fecero sulla prima loro Reggia Pavia, e stendendo poscia pian piano i loro confini s’impadronirono dello antico Sennio nel 589, e ne fecero metropoli Benevento, onde ne nacque il ducato Beneventano, quale, ducato allargandosi comprese la Puglia Ancora e la Calabria, le quali parti del nostro regno furono dominate da’ Longobardi fino allo anno 774, in qual tempo Carlo Magno, Re di Francia, chiamato in soccorso contro i Longobardi dal Pontefice Adriano primo vinse Desiderio Ultimo Re de Longobardi e così dopo anni cento ottantacinque in circa ebbe termine nella Calabria il regno de Longobardi, tanto è vero, che ogni quantavoglia grande che sia va a terminare, e svanire.

I GRECI IN CALABRIA

8: Dopo Carlo Magno, per patto speciale, tra lui e Niceforo, imperatopre Greco, la Calabria fu signoreggiata dai Greci, e molte volte saccheggiata dagli stessi Greci e dai Saraceni che donarono il guasto allo stato di Benevento nello anno 843. Rovinarono la intera Calabria nell’anno 843.
Fecero gran strage e sparsero molto sangue nella stessa Calabria, a Cosenza nel 910, e finalmente nell’anno 984: Onde i greci e Saraceni tiranneggiarono nel regno di Napoli e Calabria dal fine del secolo ottavo fino al principio del scolo undicesimo. In quel tempo, chiamato i Normanni da Sergio III, duca di Napoli, nel 1006 per soccorrerlo contro il Principe di Capua, si diè principio a discacciare dalla Calabria, Puglia e Sicilia i Greci e Saraceni.

I NORMANNI SIGNORI DI CALABRIA

9. I Normanni che sono gli stessi che Danesi, chiamati in Napoli dalla Normandia, che avevano occupata circa l’anno 845, cominciarono a discacciare i Greci, dominando la Puglia e ne occuparono le terre e castella, e per tal cagione ebbero alcune controversie con il Pontefice S. Leone IX, con quale pacificati, ottennero la facoltà di possedere gli acquisti fatti in Puglia e da farsi contro i Greci e Saraceni in Calabria ed in Sicilia per sè e eredi e loro successori, come attesta Gaufrido Monterrano nel Libro II della sua storia al capo XIV, e Leone Ostiense al secondo libro, capitolo LXXXIV, e perciò entrarono nella Calabria discacciandone i Saraceni ed i Greci; onde nell’anno 1053 Onfredo conte Guiscaro ebbe dal detto Pontefice la investitura di Puglia e Calabria. Ma prima Onfredo un anno in circa dopo la concessione suddetta, cedé le dette due Provincie a Roberto Guiscardo il Pugliese nel 1056 a cui successe nel 1059 Rogiero primo suo figlio Conte di Puglia, Sicilia, e Calabria, e continuarono a stendere il dominio insin tanto che nel 1136 Rogiero secondo s’impossessò del ducato di Napoli, e si chiamò Re di tutte due le Sicilie, duca di Puglia e Principe di Capua.

PRIMA ORIGINE DI GRIMALDO

10. Supposte queste notizie, è assai probabile, che dalle rovine, e devastazioni fatte in Pandosia, o da Odoacre, o da Goti, o da Longobardi, o da Greci, e saraceni, e nel suo territorio, uscirono i primi, che gettarono i primi semi del Casale di Grimaldo. Poiché è certo che non troppo lungi dalla primiera sede si allontanarono le genti che restarono dalla distruzione di Derina, i quali edificarono Nocera; di Drischene, che fecero Taverna di Dauriano, che fecero Seminara, ed altre, come in più luoghi parla Marafioti; e poi per stare sicure sempre hanno cercato luoghi montuosi, e boscosi, quali erano li terreni occupati da quelle povere genti, che restarono vive in quelle stragi.

11. Usciti adunque dal suolo natio, quei poveri uomini, e meschine donne uscite, e ritirati assai dentro il bosco, che da Pandosia si stendeva insino al territorio di Martirano, si divisero in varie piccole tume, altre dalle quali costruirono un piccolo Casalotto detto Santa Caterina; altre si fermarono in altro luogo e lo chiamarono Santo Pietro; alcune si situarono in un luogo, che chiamarono San Niccolò; altre edificarono il Casalotto che discese San Stefano; altre abitarono quel Luogo, che nominarono La Trinità, ed altre finalmente fondarono il villaggio detto Santo Anastasio. E queste cose avvennero verso l’anno del Signore 872 in circa, come dice lo autore del citato manoscritto, in tempo che la Calabria era passata e devastata dal furore de Greci e Saracini. Infatti, che ci siano stati questi sei villaggi di Santa Caterina, San Pietro, San Niccolò, San Stefano, La Trinità, e S. Anastasio, è cosa evidente dal processo accapato in tempo che Grimaldo si divise d’Altilia, dalle rovine, che in detti luoghi vi sono, e si osservano dagli edifizi diroccati, dai nomi, che ancora mantengono: perché Santa Caterina chiamavasi due possessioni de’ signori Silvagni confinante da via pubblica, dal Chianetto, e Fugarello. Timpone di San Pietro, un luogo sopra l’Aria delli Scavi, e sotto il Visciglietto. Santo Nicola un luogo nella Valle della Chiesa: San Stefano, dove adesso è la Congregazione della SS. Concezione, e le parti adiacenti la Trinità in luogo sotto Serra Castello e Viterito. S. Anastasio un luogo di Serrafrida, adesso posseduto da Giovanni Albo dal fu Pippo comprato da Angelo Maja; dappiù è chiara la esistenza delli suddetti casalotti dal vedersi, che il Rettore detto delli Sambuci possiede il Visciglietto, dove era S. Pietro, Serra castello e Viterito vicini alla Trinità; ed il Rettore detto delle Vitalbe possiede la Valle della Chiesa da tempo immemorabile; segno che queste erano luoghi del pubblico ed addetti alle Chiese di quei Villaggi. L’entrate appartenenti alla Chiesa di S. Stefano furono addette al seminario, al quale non s’incorprarono, se non erano beni Chiesastici. Adesso dette entrate consistenti in grano, germano e contante si possedono dai Signori D. Pietro e D. Stanislao Rose, eredi delli fu D. Alberico e Pasquale Rose, che dal seminario previo assenso di Roma se la comprarono nel 17..
Finalmente si comprova la cennata esistenza dell’asservirsi, che le famiglie, che uscirono dalli villaggi suddetti, per costruire Grimaldo descritte dell’autore del manoscritto, hanno posseduto poderi e possessioni esistenti nel circuito delli più volte nominati villaggi.
Infatti li Iacoi, Potestii, e li Calderoni hanno, ed hanno avuto possessioni nell’Aria delli Scavi, e contorni di S. Pietro. I Maliti, e Filippi adesso possedono, ed hanno posseduto nel Serrone, e Vico nei contorni di S. Nicolò. Caira ed Anselmi hanno posseduto, e possedono in San Stefano. Maja e Cari hanno, ed hanno poderi ne’ contorni di Santo Anastasio. E certo alla fine, che nella Chiesinola di San Stefano diroccata verso il 1642 ritirati gli abitanti di Grimaldo vecchio, in questo luogo dove adesso abitano, edificano la Congregazione, e Cappella della Santissima Concezione come da una memoria esistente nel protocollo di tale anno dal fu Notaro Salvatore Schettini, da me letta, ed osservata, quale porterò in appresso.

12. Se ne stavano così nelle loro abitazioni, ed erano sempre inquietati da più turme di malandrini, che io credo essere stata piccola squadra di Greci, o Saracini, che continuamente in quei tempi andavano rubando il paese; e sebbene si difendessero, pure perché non così presto si potevano scambievolmente dare soccorso, risolsero alla fine, quando viddero i malandrini predare ed abusarsi delle loro donne, di unirsi infine in uno stesso luogo, ed però cercando, e ricercando dentro il territorio ritrovarono quel luogo dove edificarono poi e chiamarono Grimaldo, proporzionato al loro bisogno comecché difeso da una parte dalla Rupe, dall’altra dalla costa di Vico, e dall’altra dalla Timpa di Serralonga, abbondante di pietre e legname per le fabbriche, quivi fabbricano, e chiamarono la patria Grimaldo; e la cinsero di forti mura colle porte, e questo avvenne, come dice l’autore del manoscritto dopo il 1034. Ritrovo che nel 1078 era in essere Grimaldo come dalla memoria seguente.
In una donazione, che fan di alcuni territori il duca Roberto Guiscardo, e Ruggiero Conte di Puglia, Calabria e Sicilia ad un Abbate della Chiesa della Santissima Trinità di Mileto nello anno 1078 riassunta dal Notaro Antonio Masta di Mileto nell’anno del Signore 1404 a prima Marzo, regnando in Napoli il re Ladislao di Durazzo.

La donazione è come segue:
"Hoc sigillum fecit Dux Robertus cognaminato in... Alberti Blasio Sancti Philippi de Trinità, et omnibus successoribus ipsius, qui post eum venturi sunt in eadem Ecchesiam, mense Iunio indictione octava. Ego Dux Roberto veni in villam de Agello, er perrexi causa orationis ad Ecchesiam Sancti Philippi, et vidi eam Ecclesiam usque ad solum destructam, et dissipatam, et precepi predicto Alberti Blasio, ut eandem redificfaret, et dedi sibi omnes expesas in remissionem omnium peccatorum meorum in remedius anima mee; cunque audissem Ecclesiam predictam esse redificatam, veni ad eadem Ecclesiam invisendam, vidi eam bene actatam, et melioratam, pro quo videliret dedi eidem Ecclesie de meo perpetuo iure, quod infra propriis distinquitur vocabulis. In primis a grandi muro veteri qui est iuxta Vallonem, qui descendit de massa, ed ferit ad pedes timpe; inde vadit divisio, et ferit af flumen Lucerne et ascendit sursum sicut flumen descendit, et ferit usque ad pantanum, qui est iuxta culturam de... et ascendit timpa, et ferit in viam, que vocatur de Grimaldo, et vadit in via intraintrosus, et ferit ad campum, quod vocatur de Cervo, et ascendit ad cristam, et ferit ad vallonem de Falumeto, ubi vadit via Domanico, et ascendit ad cristam er ferit ad aliam cristam, que est iuxta Castrellum Belmontis. Inde vadit divisio, et ferit ad flumen, quo vocatur Spina di Asino, et descendit ad flumen, et ferit ad capud Fluminis de Canna masca,et descendit flumen, et ferit ad divisionem candidati. Inde vadit, et ferit ad veteram viam, que vadit af lacum, et vadit per eadem viam, et ferit ad viam veterem, que vadit ad Sanctus Nicolaum, et vadit via per trans sursum, feritaque ad vallonem Sancti Petri, et descendit Vallonem, et ferit ad flumen de Turbulo, et descendit flumen, et ferit ad grande flumen, et descendit grande flumen, et clausit ad murum, ut superius inchoavimus. Hoc igitur donum sicut superius dictum dedi Sancto Philippo, et Abbati Blasio, omnibusque suis successoribus per secula succedentibus. Post hoc iterum veni ad sanctum Philippum... meun, frater meus comes Rogerius, et cun eo Grillus Abbas Sancti Angeli de Mileto, et rogatu, ac voluntate predicti Abbatis Blasii dedit prefatam eutem Sancti Philippi ecclesie iam dicti Santi Angeli de Milleto cum omnibus pertinentiis suis, tam illis, qua nunc possidet, quam eas, quas in futuro tempore iuste, ac legitime acquirere poterit. Quiqunque aute de meis heredibus, aut parentibus, vel baiulis hoc donum violare, vel minuere atque in tempore voluerit, sit ad omnipotenti Deo maledictus, excomunicatus ed anatematizatus, componatque quingentos solidos aureos medietate Curie nostre, et aliam medietatem, predicte Ecclesie Sancti Philippi, et donatio ista, sicut supra... in perpetuum maneat. Factum est hoc anno ad origine mundi sex millesimo quinquagesimo octuagesimo octavo ( in circa l’anno dell’era volgare 1078 ) dominante dicto Roberto et Guiscardo in Apulia, Calabria, et Sicilia feliciter amen. Hoc igitur sigillum meo plumbeo confirmavi et siganvi iussu et voluntate.
Sin qui la memoria appena possuta da me leggersi, da cui si ricava, che nel 1078 era esistente Grimaldo, o secondo altri computano nell’anno 1080.

13. Fu chiamata detta patria Grimaldo, o perché così chiamavasi il luogo, dove fu edificato, come dice l’Autore del manoscritto, o perché contendevano li fondatori del nome, che li dovevano dare avanti un Uffiziale della Udienza di Cosenza, questi insinuò loro per scansare le discordie, che le donassero il nome Grimaldo, essendo egli di famiglia Grimaldo.

§ II

SEGUITA LA DESCRIZIONE DI GRIMALDO SINO ALL’ANNO 1309

14. Stavano i Grimaldesi del secolo ottavo insino al principio del secolo undecimo sotto il domino de Greci, e Saracini, e quasi scacciati sotto i Re Normanni, cioè dal 1056 in circa sino al 1193 in quel tempo il regno di Napoli passò in mano di Enrico Imperatore di nazione Svevo per causa di sua moglie Costanza figlia di Ruggiero terzo Nomanno Re di Napoli, e zia di Guglielmo terzo ultimo Normanno, Re di Napoli, che morì senza figli onde passò il regno per legittima successione alla detta Costanza. Regnò poi il suo figlio Federico secondo Imperatore de’ Romani, indi Corrado, poi Corradino, del quale essendo corsa fama che era morto, Manfredi Principe di Taranto Gastardo di Federico se fece proclamare re; il che dispiacendo ad Innocenzo quarto Pontefice, die investitura del regno nostro a Carlo di Angiò fratello di S. Lodovico Re di Francia, il quale verso l’anno 1262 avutane l’investitura dal Pontefice, ucciso Manfredi, e Corradino, e restò pacifico possessore dello stesso, nell’anno 1268 e venne a terminare la Signoria de Svevi a’ quali successero gli Angioni.

15. In questo anno dunque cominciarono a regnare in pace gli suddetti con questo ordine Carlo primo sino al 1288. Carlo secondo da questo anno insino al 1309. Indi Roberto suo figlio, a tempo del quale Grimaldo fecesi sentire per mezzo dei suoi Cittadini in Napoli, ed ottenne dal suddetto Re due favorevoli privilegi de quali ne parleremo nel seguente secondo capitolo. Insino a questo tempo altro non trovo di Grimaldo, se pure non volessimo dire di amare esso ancora mandato de’ suoi Cittadini alla lega sacra fatta a tempo d’Alessandro quarto contro il Re Manfredi. E qui termina la prima epoca, oscura per altro, dei Grimaldesi, che insomma dal secolo ottavo insino al 1266 furono sudditi delli Greci, Normanni, e Svevi.


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