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Nivola
Taizé

 

 

 

 


la
squadra "cessi"
... pulitori di cessi

 

 

 


we have got the power

 

 

 

 


relax e nuovi amici

Campi estivi:
L'inizio del nostro viaggio per Taizé
TAIZE'
Racconto di un campo speciale

Vi è mai capitato di esser stati buttati giù dal letto?
Di alzarvi di scatto con gli occhi ancora tutti stropicciati?
Il capostazione urla che il treno è arrivato.
Torino ha un cielo grigio e carico di afa e noi rotoliamo giù dal vagone. I corpi sono ancora intorpiditi e sui volti un'aria assonnata, siamo ancora tutti in disordine( le ragazze si sistemano i capelli, per i ragazzi non è il caso!). Il giorno è feriale, la gente che corre veloce in stazione ci guarda con aria divertita e non appena riusciamo ad aprire gli occhi, gli sguardi s'incrociano e scoppiamo in una grande risata.

Villa Borghese a Roma
Il giorno prima abbiamo girato Roma in lungo e in largo, e la sera lasciata alle spalle la capitale, abbiamo visto col vento in faccia passare veloce la notte per città e campagne di mezza Italia, stipati tra cuccette, corridoio, finestrino. E poi tante parole e stanchezza e quando ,ormai tardi, cadiamo in un sonno profondo, neanche ci accorgiamo dell'imminente arrivo mattutino.
E' la fine di luglio del 1999 e la Compagnia Grifone è in viaggio per Taize. Praticamente un'avventura.

Questa non è una route, non è un accantonamento. Andare a Taize significa "non fare un campo normale". Il paese è un po' sopra Lione e vi ha sede una comunità molto particolare. E' formata da migliaia di giovani e meno giovani provenienti da tutto il mondo, che sotto la guida di Frère Roger ( il sacerdote che ha donato la sua vita alla realizzazione di questo progetto) s'incontrano e si scontrano, vivono insieme almeno una settimana, seguendo un quotidiano percorso di preghiera e riflessione ecumenica.
di fronte alla "Morada"
Chiaramente il villaggio è immenso e per farlo funzionare tutti devono lavorare.Per noi questo non è un problema, ci presentiamo alla "Morada" (direzione organizzativa) pieni di voglia di fare(e a chi ne era sprovvisto, la fornì velocemente Giulia). Il giorno dopo c'è chi bada ai bambini, chi dà una mano in cucina, (i più grossi) spostano casse ed hai più abili e volenterosi tocca pulire i bagni. Ma il lavoro è solo uno dei tanti modi di vivere il campo.

Il nostro cerchio di tende sembra minuscolo, siamo circondati da migliaia di persone, qui tutto è vita comune. Partecipiamo al lavoro e alla riflessione divisi in gruppetti, spesso con orari e turni diversi, e quando ci si incontra per caso o nelle pause, i nostri racconti s'intersecano. Ci vuol poco a fare di un'espressione, di una battuta, la "frase del campo".
dopo pranzo si fa cricca!
Al pranzo tutta la comunità si riunisce e si mette in fila per andare a prendere il piatto, seduti ai tavoli come al solito "ci facciamo notare" cantiamo e parliamo, cercando di comunicare, in varie lingue note ed innovativi idiomi.Ci si accorge presto che questo microcosmo dovrebbe essere un'utopia ed invece non lo è, tutto è semplice e diretto, si mangia lo stesso pasto, si lavora insieme, si fa amicizia con un saluto. Sarà che la maggior parte della gente rimane una o due settimane, ma qui c'è tutto quello che il nostro progredito mondo non è mai riuscito a fare.

La preghiera collettiva, ti fa rendere conto di quanti siamo. Una distesa di persone sedute partecipa a dei lunghi canti ritmati e a delle brevi letture, espressione di una religiosità a cui non siamo abituati (nei momenti di silenzio frapposti, a volte prende il sopravvento la stanchezza, a volte riesci a concentrarti e pensare).
occhio ai tipi, ragazzi!!!
La notte all' "Ojac" (bar e tendoni: il punto di ritrovo) si va a divertirsi e c'è un po' d'anarchia, si puo' fare quasi quello che si vuole, anche qui si canta, si parla e si balla e noi ci mescoliamo alla gente come in un locale. La festa finisce tutte le notti a mezzanotte, forse questo è un limite, forse è l'unico modo per far ripartire ,tutte le mattine, le attività della comunità, sicuramente è il momento giusto ,favoriti dall'oscurità e dalla calma( mentre la folla dilegua lentamente verso le tende) per riunirci tutti, per riunire la Compagnia Grifone, vedere come andata oggi, pensare a come andrà domani.

Non so quale sia stato il giorno più bello, ma quando la "Big Storm", (la tempesta di pioggia e di vento) ha travolto tutto, ci ha lasciato con le tende a terra, con gli abiti zuppi( tranne chi era in costume!!) con la prospettiva di non sapere dove andare a dormire, mi sarei aspettato tutto, ma non Alessio che ballando con la chitarra sotto la pioggia cantava <<I singin' in the rain , I singin' in the rain…….>> e poi << Piove , senti come piove…>> e poi tante altre.
la quiete dopo la tempesta
Alla fine come al solito ce la siamo cavata. E ora che siamo seduti sulle poltroncine di una scintillante sala, tra le nuvole di fumo, i freschi ricordi della gente che abbiamo conosciuto e i racconti di ciò che abbiamo fatto non smettono di mescolarsi, di mischiarsi , di suscitare riso e tutto si confonde . La nave è di quelle veloci, non si può accedere al ponte. Nelle ampie vetrate si riflettono i nostri visi: Giulia, Andrea P., Michele, Rachele, Alessio, Manuela, Elisa, Gaetano, Alessandro, Francesco, Mariangela, Ghita, Alessandra, Andrea C., Giovanna. Questa è l'ultima notte. Domani si torna a casa.

Luglio 1999

visita il sito web di Taizé:
http://www.taize.fr





In pellegrinaggio verso Taizé in un giorno di primavera... Negli ultimi chilometri la strada serpeggia in una regione di colline. I villaggi sono sparsi, sembrano piccoli e modesti, ma, dietro le finestre, si sente la vita. D'un tratto appare la collina di Taizé...



Francesco (da Bologna con stile)
ultimo aggiornamento Lunedì 18 Marzo, 2002 4:41 PM
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