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home arrampicata Zuccone Campelli - Cresta Ongania precedente successivo

Zuccone Campelli

Cresta Ongania

Lo Zucco di Pesciola è il culmine dello sperone roccioso che dalla vetta principale dello Zuccone Campelli (nota vetta della Valsassina che sul versante ovest forma un bell'anfiteatro di aspetto dolomitico) scende ad occidente verso la bocchetta di Pesciola, nei pressi del rifugio Lecco. La cresta Ongania, che presenta un'arrampicata piuttosto facile e un po' discontinua ma divertente, ed inserita in un ambiente montano decisamente panoramico, è di gran lunga la salita più nota e frequentata di questa zona; una classica per le scuole di roccia, specialmente dopo la recente riattrezzatura a fix. La roccia è buona; solo nei tratti più facili può presentare un po' di detrito. In inverno la neve e il ghiaccio possono rendere la salita decisamente più impegnativa e complicata: sono assolutamente necessari picozza e ramponi (alcuni tratti su neve sono piuttosto ripidi) ed a volte possono risultare utili le racchette da neve per raggiungere l'attacco.
Una razionalizzazione a tiri di corda della cresta è complicata perchè i tiri stessi non sono obbligati; è possibile concatenare tratti differenti, scegliere soste differenti secondo le condizioni della cresta, è possibile scegliere tra un discreto numero di varianti, ed è possibile scegliere se arrampicare a tiri di corda piuttosto che in conserva per la maggior parte dell'estensione della via. L’interpretazione proposta qui sarà solo indicativa.

Difficoltà: AD- (prevalentemente III, punti di IV nelle varianti)
Sviluppo: 7 lunghezze, 400 m
Esposizione: O
Chiodatura: ottima; fix in via, soste su coppie di fix
Materiale: 6 rinvii, 1 corda
Salite: 18.05.96    Mirko, Silvano
16.01.00    Mirko, Andrea
12.02.06    Mirko, Andrea

AvvicinamentoDalla stazione a monte della funivia dei Piani di Bobbio (raggiungibili anche a piedi lungo la mulattiera che parte proprio dalla stazione a valle) si raggiunge per una comoda stradina, lungo quelle che d'inverno sono delle piste da sci, il rifugio Lecco. Da qui si entra nel vallone dei Camosci; ci si tiene inizialmente sulla sinistra, quindi si piega a destra per andare a risalire il pendio che porta alla base del primo evidente torrione roccioso della cresta ovest dello Zucco di Pesciola, preceduto da un caratteristico spuntoncino secondario. In alternativa, dal rifugio Lecco è possibile seguire per un breve tratto il sentiero degli Stradini per i Piani di Artavaggio, fino alla vicina bocchetta di Pesciola; da qui, rivoltisi a sinistra, si percorre integralmente la cresta ovest dello Zucco, rimanendo sempre in prossimità del filo (rarissimi facili passaggi in arrampicata); si arriva all'attacco dopo qualche saliscendi.
Per raggiungere l’attacco ‘classico’ è necessario spostarsi decisamente sulla sinistra dello zoccolo roccioso, sul suo versante settentrionale: si aggira un primo sistema di placchette e canalini fino a raggiungere un canale ben marcato, punto di partenza di un sistema di roccette spaccate. Oggi è stato però completato un buon lavoro di riattrezzatura dell'intera cresta, e il punto di attacco è stato spostato più o meno sul filo logico della cresta: avvicinandosi direttamente alla base della parete è possibile vedere i primi fix di assicurazione.

L1Partendo dall'attacco ‘classico’ si risalgono in verticale una serie di muretti e gradoni; si affronta il muro più impegnativo all’inizio del tiro (III, chiodo), quindi il terreno si fa più spaccato e irregolare. All’altezza di un diedro verticale ci si sposta decisamente sulla destra fino a raggiungere, per rocce facili (II), un terrazzino dove si sosta su fix. Sfruttando invece la recente attrezzatura della parete occidentale (più a destra dell’attacco originale), è possibile raggiungere direttamente il terrazzino proteggendosi lungo una linea di resinati nuovi. [20 m]

L2Dal terrrazzino ci si sposta facilmente a sinistra per entrare in un diedro canale abbattuto. Va risalito il canale (II+ e passaggi di III, alcuni fix) in direzione della cresta soprastante; se ne esce in alto sulla destra, si aggira un grosso blocco sporgente, quindi si piega a sinistra e si supera un’ultima serie di gradini rocciosi (II). Per terreno elementare (qualche blocco instabile) si raggiunge la sosta. [20 m]

Si segue ora un sentierino lungo la cresta (attenzione all’esposizione in caso di neve) sino a raggiungere, dopo una cinquantina di metri, una sella dove si sosta (fix).

L3Dalla sella si prosegue ancora per qualche metro sotto il filo di cresta; la si raggiunge più avanti lungo un breve diedro che sale sulla sinistra (III, fix). Si prosegue in cresta e si supera una bella placca di ottima roccia (II+, fix); poco oltre si arriva alla coppia di fix della sosta. [35 m]

Si prosegue ora lungo un sentierino che si mantiene nei pressi della cresta con alcuni saliscendi sino a raggiungere una sella (fix di sosta) ai piedi di una paretina.

L4La parete soprastante presenta una placca da salire lungo il suo margine destro (II, fix). Si prosegue per roccette spaccate più facili su terreno più abbattuto fino alla sosta, nei pressi di un caratteristico grosso spuntone roccioso. [25 m]

L5Dopo alcune facili roccette e tracce di sentiero, si sale sulla destra per rocce articolate. Attraverso una placchetta (III-, fix) si arriva alla sommità di un torrione. [40 m]

Scesi facilmente in pochi metri dal torrione, si seguono evidenti tracce di sentiero che portano ad un intaglio, dove occorre scendere lungo una cengetta (passaggio facile ma un po' esposto, ci si trova un fix) per risalire poi dalla parte opposta lungo facili roccette e tracce erbose. Si prosegue quindi sulla destra lungo un sentierino; dopo una cinquantina di metri dall'intaglio (e dopo aver oltrepassato la base di un camino strapiombante) si raggiunge l’attacco di un caminetto, dove si sosta.

L6Risalire il caminetto (III, fix), quindi proseguire per rocce più facili fino a raggiungere una marcata cengia, dove si trova la sosta. [25 m]

Per facili roccette e qualche detrito si traversa in orizzontale a destra fino a raggiungere un intaglio. Lo si oltrepassa e si prosegue per tracce di sentiero, sempre verso destra (con neve questo tratto diventa un pendio piuttosto ripido). Si raggiunge infine la base di un evidente camino (fix alla sosta).

L7Si sale per il soprastante camino (III, fix) all'inizio un po' faticoso; ci si mantiene inizialmente nel profondo della spaccatura, su appoggi un po’ consumati, quindi ci si sposta più in alto verso la parete di sinistra (III+, fix), di ottima roccia lavorata. Superato un ultimo tratto appoggiato di roccette più semplici, si raggiungere la sosta su catena, al di sotto di uno strapiombino, nei pressi della cresta. [30 m]

Dall'ultima sosta, risalendo un breve tratto erboso piuttosto ripido, si raggiunge la vetta dello Zucco di Pesciola.

Volendo è possibile optare (tra le altre) per una variante più tecnica del percorso originale: superato l'intaglio dopo la L5 si seguono le tracce di sentiero sulla destra; anzichè proseguire fino alla sella successiva, ci si ferma quando si individuano dei fix sulla paretina rocciosa di sinistra.

L6bSi sale per la paretina (fix), portandosi progressivamente verso sinistra. Si raggiunge il filo di cresta, lo si segue, e si va a superare un tratto di parete decisamente verticale (IV+, fix). Si arriva in sosta al termine della placca. [25 m]

L7bSi prosegue lungo la cresta superando un saltino (III) per continuare poi più facilmente sino ad un pilastrino roccioso (III). Si sosta oltre il pilastro, alla base di un evidente torrione. [45 m]

L8bDalla sosta occorre spostarsi qualche metro a sinistra, fino ad individuare un marcato diedro. Lo si risale (III+) finchè, dopo essere diventato un canale (III), porta alla cresta ed alla sosta su catena al termine della L7 della via originale. E' anche possibile, dalla sosta di partenza del tiro, salire direttamente la parete soprastante (IV) che presenta anche un tratto in leggero strapiombo (IV+); si guadagna poi per rocce meno impegnative la sosta su catena.

DiscesaDalla Madonnina di vetta si scende verso est lungo il sentiero che porta in breve ad una bocchetta; da qui si scende il canale sulla sinistra (attenzione con neve) che riporta nel vallone dei Camosci e al rifugio Lecco.

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