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Pizzo Bernina

4049 m

Versante sud-est e cresta sud

Il Pizzo Bernina è il quattromila più orientale dell'arco alpino, nonchè la vetta più elevata delle Alpi Retiche, ed è tra le montagne più ambite e frequentate di questo settore alpino. La sua vetta principale sorge in territorio svizzero, mentre il confine con l'Italia passa per l'anticima sud, detta Spalla o Punta Perrucchetti. La via normale dal rifugio Marco e Rosa De Marchi risale il nevoso versante sud-est e la rocciosa cresta della Spalla, per poi condurre in vetta lungo l'aerea ed affilata cresta sud, esteticamente molto bella ma che può presentare problemi di cornici. Già l'avvicinamento al rifugio Marco e Rosa (che è tra i rifugi più alti delle Alpi) rappresenta di per sè una bella escursione d'alta quota, sia che la si affronti dal versante svizzero - dove si trova qualche problema di crepacci e difficoltà su roccia per superare la cresta della Fortezza - o che si salga dall'Italia - dove oltre ai crepacci ci si deve preoccupare della "via ferrata d'alta quota" che supera le roccette sottostanti il Marco e Rosa, altamente sconsigliabile in caso di maltempo. Provenendo dal versante italiano, è possibile programmare diversamente i due giorni di salita pernottando al rifugio Marinelli-Bombardieri, anche se così facendo ci si riserva per il secondo giorno un impegno da almeno 4 ore per 1250 metri di dislivello, corredato dalla successiva lunga discesa. La via risulta essere piuttosto frequentata e l'affollamento causa spesso scoccianti ingorghi, specie sul tratto di cresta sottostante la Spalla. Anche se la salita è molto ben attrezzata con chiodi cementati e spit, possono risultare utili un paio di dadi o friends.

Difficoltà: PD+ ( III- / 40° )
Dislivello: 1650m + 450m (Campo Moro) o 1050m + 450m (Diavolezza)
Tempo: 5h-5h30 + 2h (Campo Moro) o 4h30-5h + 2h (Diavolezza)

Da Lanzada (983 m), in alta Valmalenco, si raggiunge in auto la diga di Campo Moro (2021 m); dopo averla attraversata un buon sentiero porta ad un bivio; si seguono le indicazioni per i rifugi Carate e Marinelli-Bombardieri. Il sentiero risale dapprima ripidamente la costa boscosa soprastante con vari tornanti, poi attraversa meno ripidamente a mezza costa sino ad entrare nel vallone compreso tra il Sasso Moro ed il Monte delle Forbici. Lo si risale per un buon sentiero lungo magri pascoli, che presenta dei tratti ancora ripidi, sino a raggiungere il rifugio Carate Brianza (2636 m).[1h30-2h]
Poco oltre sulla sinistra si raggiunge la Bocchetta delle Forbici, dove si ha una bella visuale sul gruppo Bernina-Scerscen-Roseg. Lasciando sulla destra la deviazione per il Monumento degli Alpini, si prosegue a mezzacosta sulla sinistra in leggera discesa su terreno morenico, che può presentare anche tratti su neve, specie ad inizio stagione. Oltrepassato un dosso, si raggiunge un piccolo laghetto morenico ai piedi dello sperone sul quale sorge il rifugio Marinelli. Da qui, si prosegue tra gli sfasciumi aggirando la ripida parete rocciosa dello sperone sulla destra, sino a raggiungere una facile rampa lungo la quale un ripido sentiero conduce al soprastante rifugio Marinelli-Bombardieri (2813 m). [1h30]
Si sale per il sentiero che verso nord-est, tra detriti morenici e sfasciumi, raggiunge dei salti rocciosi verticali; qui occorre tagliare verso sinistra (indicazioni) per raggiungere, lungo una traccia, il passo Marinelli Occidentale (3050 m). [0h30]
Si mette ora piede sulla vedretta di Scerscen Superiore e la si risale verso nord (crepacci) su pendii di inclinazione molto moderata, prima lasciando sulla destra la bastionata rocciosa del Pizzo Argent, quindi oltrepassando la base del canalone di Cresta Guzza. In condizioni di innevamento primaverili, la via migliore per raggiungere il rifugio Marco e Rosa consiste proprio nel risalire questo canalone che si fa piuttosto ripido nella seconda metà (45°) generalmente restando nei pressi della sua sponda settentrionale ed uscendone in alto verso sinistra per raggiungere in breve il rifugio. Continuando invece a risalire il ghiacciaio in direzione del roccioso versante sud-ovest della Spalla del Bernina, si effettua un semicerchio verso destra, seguendo la traccia normalmente ben marcata (attenzione ai crepacci). Si raggiunge la bastionata rocciosa a quota 3400 metri circa, dove hanno inizio le attrezzature; si risalgono le rocce seguendo le corde metalliche e gli infissi presenti e procedendo lungo una linea in diagonale verso destra, sino a giungere sulla spalla rocciosa dove sorge il rifugio Marco e Rosa De Marchi (3597 m). [1h30]

Dalla chamanna Diavolezza (2973 m), raggiungibile in funivia dalla strada che da Pontresina (1822 m) sale al Passo del Bernina (2323 m), occorre invece scendere per sentiero tra sfasciumi morenici sino al vadret Pers, che si deve poi attraversare (qualche crepaccio, in genere abbastanza innocuo) verso sud-ovest in direzione dell'ampio crestone della Fortezza. Lasciando sulla destra l'affioramento roccioso dell'Isla Persa (2720 m) che divide il vadret Pers dal vadret da Morteratsch, si risale il pendio nevoso alla sinistra delle rocce (piuttosto ripido inizialmente), per poi proseguire verso sud-ovest in direzione della cresta rocciosa soprastante, avendo sulla sinistra l'elevazione rocciosa dei Rifugi dals Chamuotschs (3130 m). Dopo aver superato un tratto piuttosto crepacciato, si giunge in prossimità di un colletto posto tra i rifugi dals Chamuotschs e la Fortezza da dove, tagliando verso destra, si supera un ultimo pendio nevoso (crepaccia terminale) prima di raggiungere la cresta rocciosa della Fortezza. Si prosegue quindi facilmente su roccia per un tratto, quindi la cresta si fa nevosa (cornici sulla sinistra) e conduce ad un nuovo tratto roccioso più lungo ed impegnativo, che presenta diversi passaggi di arrampicata (II) ben protetti con chiodi cementati e spit (utili anche per le eventuali calate in discesa) nei punti che lo necessitano. Al termine del tratto roccioso si raggiunge la quota 3482 m, sommità della Fortezza; da qui si risale il soprastante pendio nevoso (qualche crepaccio) in direzione del Monte Bellavista, sino a raggiungere l'estremità orientale dello spalto nevoso pianeggiante noto come Terrazza di Bellavista. Dopo aver attraversato tutta la Terrazza verso ovest, si scende per facili pendii nevosi che però presentano grossi ed insidiosi crepacci, puntando alla base dell'elevazione rocciosa della Cresta Guzza. Lasciate sulla sinistra le eventuali tracce per i Pizzi Zupò e Argent, si aggira sulla destra la Cresta Guzza, giungendo così nei pressi della forcola di Cresta Guzza ed in breve al vicino rifugio Marco e Rosa De Marchi (3597 m). [4h30-5h]

Dal rifugio si risale l'ampio pendio nevoso soprastante (versante sud-est della Spalla del Bernina) normalmente lungo una buona traccia, inizialmente su pendenze moderate che si fanno via via maggiori salendo verso la cresta rocciosa della Spalla; l'ultimo tratto può essere un pendio nevoso piuttosto ripido (40°) oppure, in stagione avanzata, un pendio di rocce rotte non difficile ma che necessita un po' di attenzione. Lungo un ripido canalino si raggiunge una selletta sulla cresta della Spalla, da dove si aggira sulla destra (II) un primo modesto risalto roccioso; si arriva alla base del tratto più impegnativo della salita. Raggiunta un'ottima catena di sosta si sale in diagonale verso destra ad un chiodo cementato, dal quale si deve salire in verticale superando un muretto su piccoli ma buoni appigli (III-), fino ad un altro chiodo cementato (tutti questi ancoraggi diventano utili in discesa per le eventuali corde doppie). Da qui la salita prosegue per rocce più semplici (II) ma sempre ben protette con qualche chiodo o spit, sino a raggiungere per neve o facili rocce rotte la vetta della Spalla del Bernina (4021 m), da dove si scende brevemente fino al filo della sottile ed aerea cresta sud. In caso di innevamento notevole, si può raggiungere questo punto evitando di risalire la cresta rocciosa della Spalla e restando sul ripido (45°) pendio nevoso alla sua destra. Sempre secondo l'innevamento presente, l'aerea cresta nevosa (cornici) può condurre direttamente in vetta al Bernina oppure essere intervallata da tratti di facili roccette, in special modo nel tratto terminale che presenta qualche passaggio di II grado prima della cima. [2h]
In discesa si ripercorre la via di salita, ricorrendo eventualmente ad un paio di doppie per scendere dalla Spalla.

Biancograt (cresta nord del Pizzo Bianco e cresta nord-est)

Il Biancograt è in assoluto tra le più celebri e spettacolari creste nevose delle Alpi. La sinuosa ed elegante linea di cresta che raggiunge la vetta del Pizzo Bianco è un'ascensione ambita e, se le condizioni meteo e della montagna sono buone, piuttosto frequentata. L'impegno fisico e tecnico necessario a realizzare l'ascensione non è da sottovalutare: la maggior parte delle cordate decide, scendendo dalla via normale, di pernottare al rifugio Marco e Rosa, lasciando per il giorno successivo la lunga discesa per la cresta della Fortezza ed il ghiacciaio del Morteratsch. Un'alternativa per la discesa consiste nell'effettuare la traversata dei Pizzi Palù, per scendere poi alla funivia del Diavolezza (dove comunque si può arrivare anche scendendo dalla Fortezza), evitando così il Morteratsch. Sulla esile ed aerea cresta nevosa bisogna fare attenzione, oltre che alle insidiose cornici, all'eventuale presenza di ghiaccio. Anche il tratto di cresta, di roccia a tratti piuttosto rotta, tra il Pizzo Bianco e la vetta del Bernina, non dev'essere eccessivamente innevato per evitare troppi problemi. Con buone condizioni della montagna, la frequentazione di questo intinerario è decisamente alta e ciò se da una parte può rovinare un po' il piacere della salita, dall'altra garantisce quasi sempre una buona traccia sulla cresta. Nei tratti rocciosi la salita è ben attrezzata con chiodi e spit, oltre che con una specie di via ferrata nel tratto sottostante la fuorcla Prievlusa; tuttavia cordini, fettucce ed un paio di dadi o friends possono fare comodo.

Difficoltà: AD ( III+ / 45° )
Dislivello: 800m + 1500m
Tempo: 3h-3h30 + 6h-8h

Da Pontresina (1822 m), in alta Engadina, lasciata l'auto nel parcheggio della stazione ferroviaria si seguono le indicazioni per la chamanna da Tschierva che portano a risalire la bella val Roseg, inizialmente lungo un ampio sentiero e quindi per la strada carrozzabile sterrata (vietata al traffico automobilistico) fino a raggiungere un bivio nei pressi dell'Hotel Roseg (1994 m). Qui si prende a sinistra (indicazioni); si prosegue ancora per un tratto pianeggiante lungo il fondovalle, quindi si inizia a salire dapprima attraverso il bosco ed in seguito con varie svolte lungo il magro pascolo, sino al Margun Misaun (2245 m). Da qui si prosegue la salita dirigendosi verso la morena laterale del vadret da Tschierva; la si deve risalire per abbandonarla solo nei pressi del rifugio, dove un'ultimo tratto di sentiero piuttosto ripido e con vari tornanti conduce alla chamanna da Tschierva (2583 m). [3h-3h30]

Dal rifugio si segue il sentiero (grosso ometto all'inizio, poi altri ometti e segnalazioni) che procede a mezza costa verso sud-est in direzione del Bernina e della fuorcla Prievlusa; si rimane sempre alti sul vadret da Tschierva e si ignorano le deviazioni che scendono verso il ghiacciaio (tutte portano ad attraversarlo in direzione del Piz Roseg). Sempre seguendo il sentiero ben marcato, si superano alcuni torrentelli sino a portarsi alle pendici meridionali del Piz Morteratsch: qui il sentiero a tratti si fa meno definito e piuttosto esposto, ma risulta sempre ben segnalato (anche con catarinfrangenti, molto utili al buio) ed attrezzato con catene nei punti più difficoltosi. Gradatamente ci si avvicina al vadret da Tschierva, che si raggiunge infine lungo un tratto di sfasciumi, dove la traccia va scomparendo. Si percorre il ghiacciaio restando molto vicini alla sua sponda sinistra per un breve tratto; si taglia poi appena possibile sulla sinistra per un pendio di sfasciumi sino ad individuare una traccia (ometti non molto facili da reperire) che, superati alcuni dossi morenici, porta sul ramo del ghiacciaio sottostante il Piz Morteratsch ed il Piz Prievlus, che conduce verso la fuorcla Prievlusa. Messo piede sul ghiacciaio, si risale un primo tratto piuttosto ripido sino a raggiungere i più dolci pendii superiori ai piedi del Piz Prievlus; restando piuttosto sulla sinistra (alcuni crepacci) si risale il pendio nevoso che si fa sempre più ripido (facilmente è presente una traccia), sino a raggiungere la crepaccia terminale nei pressi delle rocce sulla sinistra. Superata la terminale, ci si sposta sulle rocce seguendo una cengia che, sempre verso sinistra, conduce ad un tratto di parete rocciosa verticale attrezzato con dei maniglioni di ferro e dei cavicchi metallici a spirale (utili a chi vorrà superare la "ferrata" assicurato). Al termine del tratto attrezzato, una facile traccia negli sfasciumi conduce alla fuorcla Prievlusa (3430 m). E' possibile raggiungere la forcella anche (nel caso di innevamento notevole) direttamente per il ripido pendio nevoso (45°) alla destra del tratto roccioso attrezzato, soluzione che però presuppone buone condizioni del manto nevoso ed è comunque a rischio di scariche di sassi dalla parete rocciosa soprastante. [3h-4h]
Dalla forcella si attacca il risalto roccioso sulla destra; si resta inizialmente sulla destra del filo di cresta per superare una cengia spiovente (II, spit) ed un bel diedro provvisto di solidi appigli (III, spit alla base), quindi si prosegue per rocce più facili (II) sino a riportarsi lungo un canalino sul filo di cresta. Superato un breve risalto verticale (III, spit), si prosegue lungo la cresta rocciosa (II) sino a raggiungere un tratto nevoso della cresta che conduce ad un successivo facile rilievo roccioso (II; con buone condizioni di neve può anche essere aggirato sulla sinistra). Oltre il risalto si scende ad un colletto dove ha inizio la vera Biancograt. La sinuosa cresta di neve è all'inizio non particolarmente stretta né ripida; si sale restando nei pressi del filo facendo attenzione alle eventuali cornici presenti, favoriti in genere da una buona traccia. In seguito si incontra un tratto ripido (45°) che può risultare delicato se ghiacciato; in breve l'inclinazione diminuisce un po' ma in compenso la cresta si fa più aerea e ricca di cornici. Con un ultimo tratto ancora ripido (45°) si raggiunge la vetta del Pizzo Bianco (3995 m). [2h-3h]
Da qui si scende lungo la cresta rocciosa; si resta dapprima piuttosto bassi sul fianco sinistro sfruttando le facili cengie presenti (II), quindi ci si riporta sul filo con qualche passaggio non difficile (II+) ma esposto, dove la cresta scende verticalmente verso la forcella sottostante. Qui si trova un chiodo cementato da dove si può effettuare una breve doppia, invece di scendere in arrampicata lungo il filo di cresta (III e un passaggio di IV); si raggiunge così la breccia del Bernina. Superato un breve salto roccioso (II), si giunge alla base di un gendarme (spit) che può essere salito direttamente lungo un vago caminetto ed una successiva placca (III+, spit) oppure aggirato sulla destra (III). Dal vertice del gendarme si scende (III, chiodo per un'eventuale doppia) per proseguire lungo il filo di cresta fino ad incontrare un breve risalto verticale piuttosto impegnativo (III+). Dalla sua sommità, provvista di chiodo cementato, è possibile calarsi ma si può anche scendere in arrampicata abbastanza comodamente (II+). Dalla selletta così raggiunta si attacca il tratto di cresta finale, salendo per rocce non difficili (II) ma non del tutto stabili in prossimità del filo di cresta; in caso di innevamento abbondante si risale il ripido pendio nevoso a destra delle rocce. Al termine del tratto ripido, la cresta si fa pressochè pianeggiante e, superate le ultime facili roccette, si è in vetta. [1h]
In discesa volendo è possibile ripercorrere la via di salita, ma la stragrande maggioranza delle cordate preferisce scendere lungo la via normale per la cresta sud e la Spalla al rifugio Marco e Rosa (vedi sopra), dove in spesso si pernotta. Da qui ci sono varie possibilità di discesa: chi non ha obblighi di rientro a Pontresina può scendere verso il rifugio Marinelli e la Valmalenco, mentre dovendo scendere verso la Svizzera si può optare per la discesa lungo la Fortezza per raggiungere il Diavolezza (da dove si torna a Pontresina con la funivia ed il trenino) o direttamente la stazione del trenino del Morteratsch affrontando al termine della Fortezza la lunga discesa del vadret da Morteratsch. Infine, una soluzione molto seguita (pernottando al Marco e Rosa) consiste nella traversata dei Pizzi Palù per raggiungere il Diavolezza: dal Marco e Rosa, dopo aver raggiunto la nevosa Terrazza di Bellavista, anzichè scendere verso la Fortezza si prosegue (normalmente lungo una buona traccia) aggirando sulla sinistra la cima 3804m del Monte Bellavista e raggiungendo la forcola Bellavista (3688 m). Da qui si sale al Pizzo Palù Occidentale (3823 m) inizialmente su terreno misto e quindi su neve lungo la sua non difficile (PD) cresta ovest; si traversa poi lungo la bella cresta nevosa sommitale il Pizzo Palù Centrale (3906 m) e il Pizzo Palù Orientale (3881 m) oltre il quale, raggiunta la spalla 3371m sulla sua cresta nord-est, si scende per il vadret Pers (crepacci) sino alla fuorcla Trovat (3019 m) da dove un sentiero che taglia i fianchi del Piz Trovat e del Sass Queder conduce al Diavolezza (dal Marco e Rosa calcolare 5h30-6h).

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