Inferno.
Una parola che evoca dolore, sofferenza e disperazione: niente di tutto ciò.
Solo pace. Forse è questo il paradiso? Immagini, ricordi, di una vita ,o forse
molte vite (?) lontane fra di loro. Volti di amici, o meglio, nemici mortali.
Dolore. Poi il suo viso. Il suo sorriso. I suoi capelli biondi. La sua bellezza,
il suo amore.
Un ombra che scende sul suo ricordo: lui è ritornato, mi ha trovato. Ora non
posso fuggire. La vittoria è sua. Sono morto ?
Oltre
il territorio delle valli, in una regione segnata da perenni lotte per il
potere, laddove il mare delle luna separa il sud civilizzato dal nord, un uomo,
seduto nella sua poltrona, parlava con il suo dio.
- Non è possibile che ciò sia vero, mio signore! Lui non può essere tornato!
È già stato eliminato molto tempo fa: Bane puniva sempre i suoi rinnegati!
- Taci mortale! Può essere vero quello che dici, ma ti assicuro che Bane non
sempre ha fatto il suo dovere: io ne sono un esempio lampante, tutti e tre erano
degli incapaci. Voglio che tu mandi qualcuno, senza dare troppo nell’occhio,
ad investigare su quella esplosione. Che sia chiaro che il libro deve essere
nelle nostre mani al più presto. Non accetto fallimenti e non perdono chi mi
tradisce. Ricordalo Fzoul.
Con queste ultime parole Cyric lasciò quella parte di Toril, per tornare nel
suo castello d’ossa, sua dimora da non più di quindici anni. Fzoul, dal canto
suo, osservava le bande di bulli di Zhentil Keep che stavano pestando alcuni
stranieri giunti in città. Alle volte si domandava se era quello il modo per
ottenere il suo scopo. Si schiarò gli occhi: chi poteva mandare in quella
missione?
In
un bosco, molto più a sud, Zeross stava facendo un pisolino nonostante la neve
che copriva tutto: dopo quei giorni di viaggio ne aveva fin sopra i capelli. Da
quando era partito dai picchi del tuono, non aveva incontrato nessuno e questo
lo preoccupava abbastanza: che il mondo in quel tempo fosse in guerra?
Si rigirò nel suo sacco a pelo, cercando una posizione più comoda e
maledicendo l’istante in cui aveva deciso di fare quel viaggio: le sue vecchie
ossa gli continuavano a dire di smetterla di cercare qualcosa che non esisteva.
- Molto probabilmente quel vecchio imbecille non aveva neppure questo
fantomatico tesoro, pensò Zeross.
Mentre stava sognando, qualcuno, nel fitto del bosco, lo stava osservando: forse
era per il borsello dei soldi ben in vista, o forse per la spada lucente che
aveva a portata di mano.
- Chissà quanto varrà quella spada così ben lavorata, pensò Amir.
Decidendo che valeva la pena di rischiare (soprattutto ora che il viandante era
addormentato), si mosse con la sua consueta calma: estraendo il pugnale, aggirò
il viandante e, mentre stava per fare lo scatto finale, alcuni uomini spuntarono
dall’altra parte della radura: Amir si affrettò a nascondersi, cercando di
capire le loro intenzioni.
- Dannazione, banditi! È mai possibile che quando trovo qualcuno.. , ahh !,
pensò sospirando Amir.
Procedendo con cautela, si nascose nelle ombre che la foresta creava, e si
preparò ad in incoccare una freccia. Zeross dal canto suo cercava di dormire
felice, ma circa cinque uomini con tanto di armatura non conciliavano certo il
suo sonno!
- Ehi, tu! Dacci subito tutto quello che hai se non vuoi finire male!, disse il
capo
Zeross, ancora addormentato, cercò di schiarirsi le idee: quegli scimuniti non
vedevano la spada che era al suo fianco? Si direbbe di no, si rispose. Bene, si
sarebbe divertito un po’ con loro.
Con molta calma, per non farli agitare, si alzò in piedi: poi, con molta
velocità, mosse le mani, creando di fronte a loro un muro di fuoco, un
trucchetto semplice, ma d’effetto. Come aveva previsto, i banditi furono presi
dal panico quando realizzarono che lui era un mago, dandogli tutto il tempo di
prendere la sua fedele spada bastarda e usarla contro di loro. Con due rapide
falcate emerse delle fiamme da lui stesso create e colpi in pieno petto il capo
dei banditi: gli altri però si svegliarono ben presto dalla loro stupidità
vedendo il sangue e saltarono addosso a Zeross. Inutile dire che Zeross non se
la vedeva certo bene contro quattro avversari: ne erano la prova le numerose
ferite da armi da taglio che aveva sul corpo e il progressivo torpore che
cominciava a sentire al braccio destro. Era conciato male e Amir lo sapeva
bene.Di solito avrebbe aspettato che tutti fossero deboli per poterli eliminare
con facilità, ma questa volta decise che valeva la pena di stare dalla parte
del perdente: se pensava giusto, ne avrebbe ricavato sicuramente di più che
qualche moneta d’oro. Cominciò a pronunciare alcune arcane parole e dalle sue
mani scaturì un lampo di luce rossa che colpi, senza sbagliar colpo, uno dei
banditi, uccidendolo sul colpo.
- Niente male, eh? Non sei male come guerriero: il mio nome è Amir ed il tuo?
Zeross cercò di farsi un’idea del tizio che l’aveva aiutato: purtroppo non
aveva la più pallida idea da che parte dei reami potesse venire.
- Il piacere è mio, Amir: il mio nome è Zeross e ti sono in debito. Che ne
dici di vedere cosa avevano addosso queste canaglie?
Amir e Zeross procedettero alla perquisizione dei cadaveri dei cinque, ma
trovarono ben poco: armi scadenti, di fattura pessima e qualche
moneta di rame.
- Che pezzenti! Che razza di banditi sono se si impauriscono per un trucchetto?
Non sono più i banditi di una volta!
Zeross si maledì nello stesso
momento in cui finì la frase: per fortuna Amir aveva capito che era una
semplice battuta e non certo quello che pensava Zeross. Doveva stare più
attento.
- Beh, che pensi di fare adesso? Vuoi rimanere lì impalato o continuiamo verso
nord, prima che faccia notte?, disse Amir scuotendo Zeross dai suoi pensieri.
- Certo, certo, verso nord. In che valle porta questa strada?
- A Shadowdale.
Era
sera, quasi notte e il sole stava scendendo a ovest, sui lontani picchi del
tuono. La strada era occupata da due opposte fazioni che si battevano disperate
per cercare di rimanere vive. I guerrieri che erano di scorta alla carrozza del
chierico Athander, seguace di Helm, combattevano con decisione i loro
assalitori: i drow, gli elfi oscuri, loro mortali nemici. Il sangue rosso degli
umani si mischiava a quello nero dei figli della notte, lasciando poco spazio
alla tattica. Era solo un massacro: un massacro in cui nessuna delle due parti
avrebbe vinto.
- Athander, dobbiamo fuggire prima che sia troppo tardi!
- Non finché questi esseri immondi non saranno ricacciati dall’inferno dal
quale vengono, Dobos !
- Ma,..
Dobos non ebbe il tempo di finire la frase che un
drow lo colpi alla schiena: un colpo meschino, indegno di ogni codice, a
cui Dobos rispose con ferocia, troncando con un sol colpo di spada la testa del
nemico.
Altro sangue. Questa volta nero. A Dobos cominciava a girare la testa, forse per
l’effetto del veleno della spada dei drow: prontamente Athander usò uno dei
suo incantesimi per rallentare l’effetto del veleno.
Poi un urlo di un suo compagno: era stato colpito a morte da una freccia. Non
sarebbero resistiti per molto: se solo qualcuno avesse potuto dargli una mano..
Altro sangue. Questa volta rosso. Il sacerdote di Helm, Athander, era stato
colpito in pieno petto da una spada avvelenata di un drow.
- Scappate, presto.., disse con un filo di voce Athander, mentre invocava il
potere del suo dio.
Una tremenda forza distruttrice si abbatté in un sol colpo su tutta la strada e
su ogni cosa: la terra tremò, mentre una luce polverizzava gli elfi oscuri:
Dobos si gettò a terra, cercando con la vista i suoi compagni, ma venne
sbalzato dall’onda d’urto per una decina di metri.
Quando
tutto finì, la zona era coperta da un miscuglio uniforme di sangue
nero-rossastro. Erano morti tutti.Si rialzò con fatica e realizzò che dei drow
non rimaneva molto; cadde in ginocchio di fronte al corpo esanime di Athander,
suo amico, si mise a piangere: ma non per il dolore, ma per la gioia che avrebbe
provato quando avesse sterminato tutta quella razza malvagia. Prese il suo
dolore, e con perizia seppellì i corpi dei suoi compagni. Poi raccolse quelle
poche cose che gli rimanevano e si incamminò verso nord, a Shadowdale, in una
fredda notte di inverno: purtroppo l’incantesimo di Athander finì il suo
effetto e Dobos si trovò a vagare per boschi che non riconosceva più. Era in
un incubo, e non sapeva come uscirne.
Amir,
durante la notte, aveva già svuotato le tasche di Zeross e aveva trovato ben
poca roba: qualche moneta d’oro, un paio d’argento e una di rame. Tempi di
magra questi. Con quell’inverno così freddo, chi aveva voglia di vagare in
cerca di qualche lavoro? Valeva la pena di restare con un simile individuo?
Forse si, ma doveva stare molto attento a come si comportava con lui: non poteva
rischiare che Zeross scoprisse chi fosse in realtà lui. La spada però sapeva
utilizzarla come aveva già dimostrato uccidendo due banditi da solo: uno strano
tipo.
In quel momento Zeross stava sognando e si contorceva nel suo sacco a pelo:
chissà cosa stava sognando, si chiese Amir. Sicuramente non era qualcosa di
piacevole, dato che stava gridando come se fosse in preda ad un dolore
infernale.
Amir, non sapendo cosa fare, diede un calcio a Zeross per svegliarlo: era in un
bagno di sudore.
- Un brutto sogno, eh? Anche a me capitano qualche volta, disse Amir in tono
amichevole.
- No. Non era un sogno.
Amir non capì cosa intendeva il suo compagno.