L'EPOCA DELLA PESTE (XIV E XV SECOLO)

 

Il Trecento rappresenta l'apogeo della scolastica medica, che corre lungo la strada indicata dagli insegnamenti di Taddeo Alderotti, professore a Bologna e con il fiorire dei commenti al Canone di Avicenna e della letteratura dei Regimina e dei Consilia. Si assiste inoltre all'apertura di nuove facoltà di medicina in tutta Europa. I medici sono sempre più presenti nelle strutture pubbliche: i Comuni italiani stipendiano spesso un medico "pubblico" al servizio dei loro cittadini, assieme ad un chirurgo, e papi, regnanti e principi si servono degli uffici dei medici di corte che utilizzano anche per altri incarichi: ormai il medico è uno dei principali intellettuali dell'epoca, specie se insegna  o ha insegnato in qualche studio universitario.

Ma nella primavera del 1348 un evento terribile sconvolge l'intero Occidente, seminando morte e sconvolgendo gli equilibri sociali: la peste, che ritorna in Europa (a causa dell'apertura di nuove rotte commerciali verso luoghi in cui questa malattia è endemica) dopo quasi mille anni. La medicina si ritrova ad essere impotente verso questo morbo, nuovo e violento. Molti medici vengono uccisi dalla peste, molti fuggono. Si cercano spiegazioni razionali, si sperimentano nuove terapie, ma invano: le ondate pestifere si susseguiranno implacabili per almeno tre secoli, mettendo in crisi l'intero impianto della medicina. Gli organismi pubblici organizzano in qualche modo la profilassi: in questo periodo i medici cominciano ad essere coinvolti in quella che diventerà la sanità pubblica di stampo moderno.

La medicina cerca nuove vie: una di queste è rappresentata dal nuovo impulso degli studi di anatomia sull'uomo, poco praticati nei secoli addietro. L'aristotelismo entra in crisi verso la fine del '300: si comincia ad indagare sulla "fabbrica del corpo", verso nuovi modelli fisiologici, verificando faticosamente gli insegnamenti degli antichi con un nuovo spirito critico, seppur ancora legato ai metodi scolastici.

Il passaggio verso la medicina d'epoca moderna, verso le nuove concezioni anatomo-fisiologiche e verso le nuove teorie patogenetiche avviene gradualmente, col mutare della società alla quale la medicina è indissolubilmente legata e non senza contraddizioni: è proprio l'epoca in cui vengono risolti alcuni fondamentali problemi di fisiologia (come ad esempio la circolazione del sangue) in cui i medici vengono accusati (a ragione) di essere degli stolti somministratori di purghe, clisteri e salassi: quasi a significare che la medicina non sempre è correlata positivamente alle conoscenze biologiche...