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Se nell'antichità erano esistite strutture di accoglienza degli
infermi dove si praticava la medicina (gli asclepiadei in Grecia e i valetudinari
nel mondo romano) è con il concetto cristiano di Charitas che nascono
gli ospedali, intesi dapprima come luogo di accoglienza dei deboli (poveri,
pellegrini e ammalati), poi sempre più come strutture dedite alla
cura delle malattie. I primi ospedali, a partire dall'editto di Costantino,
possono essere individuati in luoghi di ospitalità costruiti accanto
alle chiese plebanali, specie quando queste chiese sorgevano lungo le principali
vie di comunicazione. Con l'incremento dei traffici e dei pellegrinaggi,
a partire dal X secolo si assiste ad un incremento dei luoghi di assistenza
che, dal XII secolo in poi furono spesso sotto la custodia di Ordini
monastico-militari sorti con le Crociate quali Templari, Teutonici, Ospitalieri
di S. Lazzaro e soprattutto Gerosolimitani. Dal XIV secolo gli Ospedali entrano
a far parte del contesto amministrativo urbano: retti da confraternite religiose
o dalle stesse amministrazioni comunali hanno a loro disposizione uno o più
medici e chirurghi per i ricoverati, sono retti da statuti che assicurano
un trattamento ottimale di vitto e alloggio ai ricoverati secondo i principi
igienici dell'epoca. Gli ospedali comunque non offrivano assistenza ai lebbrosi, per i quali esistevano appositi lebbrosari, che erano strutturati come comunità di malati, isolati dal mondo (il lebbroso era considerato quasi un morto vivente) e spesso autogestiti. Nei monasteri invece esistevano strutture specializzate dedicate ai monaci, ma talora aperte anche ai pellegrini, in cui, secondo la Regola del monastero, venivano ricoverati i monaci malati per il tempo strettamente necessario per riacquistare la salute. Generalmente i malati erano assistiti da un monaco infirmario pratico di medicina.
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