(459 a.C. - ?)
Il più famoso medico dell'antichità, padre fondatore dell'ars
medica antiqua, nacque nell'isola di Cos attorno al 460 a.C. da una famiglia
aristocratica di antiche tradizioni mediche. La sua fama è legata
non solo alla sua attività di medico, ma anche e forse soprattutto,
a quella di maestro avendo avuto il grande merito e coraggio di estendere
l'insegnamento al di fuori dell'ambito familiare. Scrupoloso ricercatore
ed acuto osservatore, rinnovò il concetto stesso di medicina allora
legato all'intervento divino. Secondo Ippocrate infatti la malattia e la
salute avevano ben poca attinenza con il mondo degli dei: esse non erano
affatto punizioni o doni, quanto piuttosto il risultato naturale di determinate
circostanze del tutto umane. Suo è il famoso giuramento con il quale
gli aspiranti medici si impegnavano a rispettare poche, ma determinanti regole
di vita e comportamento: in esso infatti si faceva divieto di praticare l'aborto,
si focalizzava l'attenzione sulla cura del paziente e sull'obbligo, e qui
è da ricercarsi la modernità del suo insegnamento, del segreto
professionale.
Le sue opere, una sessantina circa, sono raccolte nel Corpus Hippocraticum,
che tuttavia raccoglie anche opere la cui paternità non è quasi
certamente di Ippocrate ma di alcuni dei suoi discepoli come ad esempio Polibio.
Spiccano per importanza ed attualità del metodo di ricerca i trattati
chirurgici, quelli ginecologici, una raccolta di schede cliniche: le
Epidemie; gli Aforismi ed altri trattati ancora - come ad esempio
Del medico - nei quali si codificava il comportamento che il medico
doveva tenere nei confronti del paziente. Per Ippocrate il medico doveva
essere un osservatore dei segni della malattia poiché il suo compito
era semplicemente quello di aiutare la natura nel suo atto guaritore; vista,
tatto e udito erano quindi gli organi di senso che più andavano
sviluppati. Sua è inoltre l'elaborazione della
teoria umorale secondo la quale il corpo umano
sarebbe governato da un insieme di quattro umori diversi (sangue, bile gialla
e nera, flegma) che, combinandosi tra di loro in diverse proporzioni, potevano
portare l'individuo allo stato di salute o viceversa di malattia.