soggetto e sceneggiatura: Sergio Donati;
collab. scenegg.: Gofferdo Fofi; dirett. fotografia: Luigi Kuvelleir,
Enrico Menczer (in Eastmancolor); musica: Nicola Piovani; montaggio:
Ruggero Mastroianni; scenogr.: Dante Ferretti; costumi: Franco Carretti;
arredatore: Carlo Gervasi; aiuto regista: Antonio Gabrielli; ispett.
produz.: Franco Mancarella, Stefano Pegoraro; segr. produz.: Anna Maria
Montanari; operatore: Ubaldo Terzano; fonico: Gaetano Testa;
dirett. doppiaggio: Sergio Graziosi; ufficio stampa: E. Lucherini, M.
Rossetti, M. Spinola.
Produzione: Ugo Tucci per Juppiter Cin.ca, UTI Produzioni Associate
(Roma), Labrador Film (Parigi).
Interpreti: Gian Maria Volontè', Liliana Betti, Fabio Garriba, Jacques
Herlin, Corrado Solari, John Steiner, Carla Tatò, Michel Bardinet, Jean
Rougeul, Gianni Solaro, Gisella Burinato.
Distribuzione: Euro International Film.
Durata: 92'
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Soggetto
Milano, 1972: la città è sconvolta e devastata dagli scontri tra estremisti e forze
dell'ordine, il clima è reso più incandescente dalle elezioni politiche
imminenti, per questo quando viene trovato il cadavere della giovane Maria Grazia
Martini, figlia di un noto professore, stimatissimo negli ambienti
borghesi, il cinico caporedattore Bizanti, spalleggiato dall'ingegner Montelli il finanziatore de
"Il Giornale", manovra per fini elettorali le notizie in modo tale di gettar la colpa su un esponente dell'estrema
sinistra. Per far questo usa una donna dai fragili nervi e dalla personalità
tormentata, Rita Zigaina, mitomane e informatrice della polizia,
compagna di Mario Boni il quale aveva una storia con la giovane vittima.
Accecata dalla gelosia la donna spedisce una lettera al "Giornale" nella quale accusa il
Boni di esser l'assassino. Circuita e successivamente ricattata dal
Bizanti, la donna pur pentita è costretta a confermar quanto scritto e per questo
Boni viene condannato. Ad opporsi ai piani di Bizanti c'è solo, oltre ai
compagni, il giovane e idealista giornalista Roveda, il quale si accorge di esser sfruttato dal capo-redattore e testardamente indagando scopre la verità:
a uccider Maria Grazia è stato un bidello frustrato e psicopatico.
Purtoppo il giovane nonostante un orgoglioso scontro con il capo non esce
vincitore, infatti lui viene licenziato e Bizanti promettendo all'assassino
protezione, riesce a insabbiare il caso perlomeno, come gli suggerisce l'ingegnere Montelli,
fino a dopo le elezioni. |