La
trama.
Una lettera anonima, piena di frottole, una poesia
d’amore scritta per la sorella e, verso sera, nel parco, una sgarberia
di Ale che allontana il fratello Leone dai «suoi» conigli,
ci dicono tutto subito sugli ambigui rapporti fra i quattro fratelli
che vivono nella villa. Augusto è l’unico che comunica anche
con l’esterno, che ha amici, una fidanzata; gli altri, chiusi nell’atmosfera
opaca e angosciosa della villa, non se la sentono di affrontare la
realtà, per quanto lo desiderino. La descrizione continua:
l’ora di cena vede tutti riuniti nella sala da pranzo con la madre:
dal gatto che salta sul tavolo e le mangia nel piatto apprendiamo
che è cieca, mentre Ale e Giulia continuano a litigarsi, appena
tenuti a freno da Augusto che, dopo cena, li riceve separatamente
nella sua stanza e li sgrida come due ragazzi per le noie che gli
danno sempre. I due fratelli sono anche malati, ma il più malato
è Leone, che tace e subisce sempre. La mattina: Ale è
svegliato alle undici da un ragazzino delle ripetizioni, che viene
con la pagella, bocciato. Mentre falsifica i voti, Ale lo manda in
terrazzo a spiare la sorella che prende il sole con le gambe nude.
Nel pomeriggio Ale finge di leggere il giornale alla madre e si inventa
tutti i titoli, tutte notizie di morte. Leone ha una crisi epilettica
e Ale, che si incarica di chiamare il dottore, non lo fa. Ale pensa
di liberare il fratello Augusto, l’unico sano, dal peso di quella
famiglia malata; vuole prendere la patente e, accompagnando tutti
al cimitero, portarseli giù in una scarpata. Il fratello non
lo prende neppure sul serio. Comunque, pochi giorni dopo, Ale dice
di avere dato l’esame e accompagna tutti come previsto, lasciando
in casa un biglietto per il fratello. Ma durante la strada viene distratto
e coinvolto in una corsa per superare un’altra macchina, dimenticando
il progetto di morte. In città: Ale guarda dalla cima del campanile
il «borgo selvaggio» e si abbandona alle sue fantasticherie
di grandezza. Poi lo vediamo con un conoscente, Tonino, far progetti
per un allevamento di cincillà, e infine con la sorella a un
tavolino di caffè, mentre Augusto siede poco più in
là con gli amici. Per i cincillà occorrono soldi, ma
il fratello glieli rifiuta, con la scusa che la madre costa molto.
Ale, così, ucciderà la madre nella passeggiata al cimitero.
La fa scendere alla curva solita e leggermente, con un tocco, la butta
giù. Al funerale lo ritroviamo vestito per bene, che serve
il caffè; le suore recitano giaculatorie, Augusto in cucina
accarezza Lucia e Ale accanto al feretro della madre confida a Giulia
l’assassinio, e si lamenta perché Augusto, ora gentile con
tutti, vorrebbe approfittarne per andare a vivere in città
e sposarsi. L’ammirazione di Giulia per Ale cresce ancora di più.
La prima cosa da fare, dopo il funerale, è liberare la casa
da tutte le anticaglie. Si fa un bel rogo, giornali, vestiti, bandiera,
immagini sacre, ritratti di famiglia. Ma anche Augusto si decide e
fa finalmente la sua proposta ai fratelli, che viene per il momento
bocciata: Ale vuole per sé i soldi, anche se non sa che farsene,
ancora. Prova ad andare con una prostituta, la stessa di Augusto,
ma la cosa non ha seguito. Si fa invitare ad una festa in città,
ma rimane completamente isolato: nonostante riesca ad affascinare
una ragazzina con il suo comportamento enigmatico, non sa rompere
la paura che lo attanaglia. In villa, ritorno alla noia. Un pomeriggio
che la macchina è guasta, e non si sa che fare, Ale prepara
un bagno a Leone, lo intossica e quando si è addormentato nella
vasca, lo affoga. Quando scopre la cosa, Giulia capisce ed ha una
crisi, cade dalle scale. Tutto da ricominciare. Ora anche Giulia,
per il trauma, rischia la paralisi. Mentre la guarda dormire, Ale
è tentato di soffocarla subito con un cuscino, ma un arrivo
improvviso nella stanza lo fa desistere. Quando Giulia si sveglia
e si riprende, è distaccata, impaurita. Intanto Augusto insiste
per andare ancora via di casa e Ale, come minaccia, gli rivela la
verità sugli omicidi. Occorre rigare diritto. « Ale,
dice Giulia, per sognare ha bisogno di avere attorno gente che fili
». E ancora Ale sogna, si esalta, nella sua stanza, solo. Mette
un disco, "La Traviata", primo atto: «Sempre libera
degg’io / folleggiare di gioia in gioia». Danza, vola sui letti,
rasenta i muri. Ed ecco l’attacco. Eccolo in terra, piangere, chiamare
in soccorso la sorella, che sente, ma non si muove. Le ultime convulsioni,
i mobili rovesciati, la morte.
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