Copyright 2004 - IMMAGINE - All rights reserved. Webmaster:
Prati Gian Luigi
INDICE
Impostazioni
schermo 1024x768 px
Da
piccolo ho letto una valanga di Topolino. Che disegnatori! Che inchiostratori!
Ci proviamo? Durante gli anni delle medie mi cimentavo con le caricature dei
miei compagni ma è dal primo anno scolastico alle superiori (1986-1987)
che acquistai fiducia nelle doti di caricaturista. Ogni giorno ero obbligato
a inventarmi una nuova vignetta con una nuova storia. Cercavo di dotare ogni
personaggio di varie identità (da studente ad animale, da prostituto
a giustiziere mascherato...) Spesso tralasciavo di ascoltare la lezione in corso
osservando una compita forma di "magno": il fumetto. Non eravamo un
gruppo affiatato ma piuttosto eterogeneo. Ognuno di noi apportava un proprio
contributo criminalesco. La Preside trema ancora oggi ripensando a noi... Le
mie storie diventavano una sorta di canovaccio per la vita scolastica dei miei
amici. C'era ad esempio chi imparava a fumare perchè nelle avventure
del diario veniva raffigurato tale, chi modificava i propri gusti sessuali solo
perchè sul diario era un omosessuale sperduto nella schiuma di una vasca
idromassaggio e chi si credeva veramente un supereroe. A volte le storie erano
commissionate ma la verità era che i miei compagni mi permettevano di
agire sui loro comportamenti attraverso il carisma esercitato con le mie vignette.
Alcuni personaggi avevano vita breve perchè si perdevano per strada...
Uno "zoo"! Ecco, proprio così è stato più volte
definito alla Preside. E ogni "animale" la faceva rabbrividire a tal
punto che la sezione A è stata trasferita al piano "catacumbæ".
Grigio e buio, lontano dal sole. I vetri delle enormi finestre delle aule, che
tremavano a ritmo sincopato al passaggio di ogni camion, erano così incrostati
da depositi decennali di polvere, smog e licheni che i raggi solari filtravano
con strane tonalità dello spettro visibile. Si viveva e si lavorava da
schiavi in una tetra luminescenza "boreale", tra una polvere impalpabile
e iridescente sospesa nell'aria, brillante di luce fredda e fioca, quasi artificiale.
Si viveva così, immersi in una cupa atmosfera da "crepuscolo degli
dei" dove per catarsi si intendeva solo quella dell'occhio. (Segue...)
pagina
2 >>