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Fabrizio
De Andre'
La Buona
Novella
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LAUDATE
DOMINUM
L'INFANZIA
DI MARIA
... e Gioacchino
disse:
-Ecco che
ha compiuto i
tre anni!
Portiamola perciò
al Tempio
del Signore
perché
dobbiamo adempiere
alla promessa...
Forse fu
all'ora terza,
forse alla
nona,
cucito
qualche giglio
sul vestitino
alla buona,
forse fu
per bisogno
o peggio,
per buon esempio,
presero
i tuoi tre anni
e li portarono
al tempio.
Presero
i tuoi tre anni
e li portarono
al tempio.
Non fu
più il seno di Anna,
fra le
mura discrete,
a consolare
il pianto,
a calmarti
la sete;
dicono
fosse un angelo
a raccontarti
le ore,
a misurarti
il tempo
fra cibo
e Signore.
A misurarti
il tempo
fra cibo
e Signore.
.. così
Maria bambina visse
nel Tempio
del Signore e la
mano di
un angelo le offriva
il cibo...
Scioglie
la neve al sole,
ritorna
l'acqua al mare,
il vento
e la stagione
ritornano
a giocare.
Ma non
per te, bambina.
che nel
tempio resti china.
Ma non
per te, bambina,
che nel
tempio resti china.
... e quando
raggiunse l'età
dei dodici
anni i sacerdoti si
riunirono
in consiglio e
dissero:
-Cosa faremo ora
di lei
perché non contamini
il Tempio
del signore?...
E quando
i sacerdoti
ti rifiutarono
alloggio,
avevi dodici
anni
e nessuna
colpa addosso :
ma per
i sacerdoti
fu colpa
il tuo maggio,
la tua
verginità
che si
tingeva di rosso.
La tua
verginità
che si
tingeva di rosso.
E si vuol
dar marito
a chi non
lo voleva,
si batte
la campagna,
si fruga
la via,
-Popolo
senza moglie,
uomini
d'ogni leva,
del corpo
di una vergine
si fa lotteria.-
Del corpo
di una vergine
si fa lotteria.
... allora
gli araldi andarono
per tutta
la Giudea
e risuonò
la tromba
e il popolo
accorse...
- Sciogli
i capelli e guarda
già
vengono!
-Guardala,
guardala, scioglie i capelli,
sono più
lunghi dei nostri mantelli,
guarda
la pelle tenera, lieve,
risplende
al sole come la neve.
Guarda
le mani guardale , il viso
sembra
venuta dal Paradiso,
guarda
le forme, la proporzione,
sembra
venuta per Tentazione.
Guardala,
guardala, scioglie i capelli,
sono più
lunghi dei nostri mantelli,
guarda
le mani, guardale il viso,
sembra
venuta dal paradiso.
Guardale
gli occhi, guarda i capelli,
guarda
le mani, guardale il collo,
guarda
la carne, guarda il suo viso,
guarda
i capelli del paradiso.
Guarda
la carne, guardale il collo,
sembra
venuta dal suo sorriso,
guardale
gli occhi , guarda la neve
guarda
la carne del paradiso.
... e Zaccaria,
il gran
sacerdote,
disse a Giuseppe:
-La sorte
ti ha affidato la
vergine
del Signore, abbine
cura e
custodiscila...
E fosti
tu, Giuseppe,
un reduce
del passato,
falegname
per forza
padre per
professione,
a vederti
assegnata,
da un destino
sgarbato,
una figlia
di più
senza alcuna
ragione,
una bimba
su cui
non avevi
intenzione.
E mentre
te ne vai,
stanco
d'essere stanco,
la bambina
per mano,
la tristezza
di fianco,
pensi -
quei sacerdoti
la diedero
in sposa
a dita
troppo secche
per chiudersi
su una rosa,
a un cuore
troppo vecchio
che ormai
si riposa-.
Secondo
l’ordine ricevuto , Giuseppe
portò
la bambina nella propria casa
e subito
se ne partì per dei lavori
che lo
attendevano fuori della Giudea.
Rimase
lontano quattro anni.
IL RITORNO
DI GIUSEPPE
Stelle,
già dal tramonto,
si contendono
il cielo a frotte,
luci meticolose
nell'insegnarti
la notte.
Un asino
dai passi uguali,
compagno
del tuo ritorno,
scandisce
la distanza
lungo il
morire del giorno.
Ai tuoi
occhi, il deserto.
una distesa
di segatura,
minuscoli
frammenti
della fatica
della natura.
Gli uomini
della sabbia
hanno profili
da assassini,
rinchiusi
nei silenzi
d'una prigione
senza confini.
Odore di
Gerusalemme,
la tua
mano accarezza il disegno
d'una bambola
magra,
intagliata
nel legno.
- La vestirai,
Maria,
ritornerai
a quei giochi
lasciati
quando i tuoi anni
erano cosi
pochi. -
E lei volò
fra le tue braccia
come una
rondine,
e le sue
dita come lacrime,
dal tuo
ciglio alla gola,
suggerivano
al viso,
una volta
ignorato,
la tenerezza
d'un sorriso,
un affetto
quasi implorato.
E lo stupore
nei tuoi occhi
salì
dalle tue mani
che, vuote
intorno alle sue spalle,
si colmarono
ai fianchi
dalla forma
precisa
d’una vita
recente ,
di quel
segreto che si svela
quando
lievita il ventre.
E a te
, che cercavi il motivo
d'un inganno
inespresso dal volto,
lei propose
l'inquieto ricordo
tra i resti
d'un sogno raccolto.
IL SOGNO
DI MARIA
- Nel grembo
umido, scuro del tempio
l'ombra
era fredda, gonfia d'incenso ;
l'angelo
scese, come ogni sera,
ad insegnarmi
una nuova preghiera:
poi, d'improvviso,
mi sciolse le mani
e le mie
braccia divennero ali ,
quando
mi chiese - conosci l’estate -
io, per
un giorno, per un momento ,
corsi a
vedere il colore del vento.
Volammo
davvero sopra le case ,
oltre i
cancelli, gli orti le strade:
poi scivolammo
tra valli fiorite
dove all'ulivo
si abbraccia la vite.
Scendemmo
là, dove il giorno si perde
a cercarsi,
da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò
come quando si prega,
ed alla
fine d'ogni preghiera
contava
una vertebra della mia schiena.
... e l'angelo
disse - Non
temere,
Maria, infatti hai
trovato
grazia presso il
Signore
e per opera Sua
concepirai
un figlio...
Le ombre
lunghe dei sacerdoti
costrinsero
il sogno in un cerchio di voci.
Con le
ali di prima pensai di scappare
ma il braccio
era nudo e non seppe volare:
poi vidi
l'angelo mutarsi in cometa
e i volti
severi divennero pietra,
le loro
braccia profili di rami,
nei gesti
immobili d'un'altra vita
foglie
le mani, spine le dita.
Voci di
strada, rumori di gente,
mi rubarono
al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì
l'immagine, stinse il colore ,
ma l'eco
lontana di brevi parole
ripeteva
d'un angelo la strana preghiera
dove forse
era sogno ma sonno non era
- lo chiameranno
figlio di Dio:
parole
confuse nella mia mente,
svanite
in un sogno , ma impresse nel ventre.
E la parola
ormai sfinita
si sciolse
in pianto,
ma la paura
dalle labbra
si raccolse
negli occhi
semichiusi
nel gesto
d'una quiete
apparente
che si
consuma nell'attesa
d'uno sguardo
indulgente.
E tu, piano,
posasti le dita
all'orlo
della sua fronte:
i vecchi
quando accarezzano
hanno il
timore di far troppo forte.
AVE MARIA
E te ne
vai, Maria, fra l'altra gente
che si
raccoglie intorno al tuo passare,
siepe di
sguardi che non fanno male
nella stagione
di essere madre.
Sai che
fra un'ora forse piangerai
poi la
tua mano nasconderà un sorriso
gioia e
dolore hanno il confine incerto
nella stagione
che illumina il viso.
Ave Maria,
adesso che sei donna,
ave alle
donne come te, Maria,
femmine
un giorno per un nuovo amore
povero
o ricco, umile o Messia.
Femmine
un giorno e poi madri per sempre
nella stagione
che stagioni non sente.
MARIA NELLA
BOTTEGA D'UN FALEGNAME
Maria
-Falegname
col martello
perché
fai den den?
con la
pialla su quel legno
perché
fai fren fren?
costruisci
le stampelle
per chi
in guerra andò?
dalla Nubia
sulle mani
a casa
ritornò?
Il Falegname
- Mio martello
non colpisce,
pialla
mia non taglia
per foggiare
gambe nuove
a chi le
offrì in battaglia,
ma tre
croci, due per chi
disertò
per rubare,
la più
grande per chi guerra
insegnò
a disertare.
La gente
-Alle tempie
addormentate
di questa
città
pulsa il
cuore d'un martello,
quando
smetterà?
Falegname,
su quel legno,
quanti
colpi ormai,
quanto
ancora con la pialla
lo assottiglierai
?
Maria
-Alle piaghe,
alle ferite
che sul
legno fai,
falegname,
su quei tagli
manca il
sangue, ormai,
perché
spieghino da soli,
con le
loro voci,
quali volti
sbiancheranno
sopra le
tue croci.
Il falegname
-Questi
ceppi che han portato
perché
il mio sudore
li trasformi
nell'immagine
di tre
dolori
vedran
lacrime di Dimaco
e di Tito
al ciglio
il più
grande che tu guardi
abbraccerà
tuo figlio.-
La gente
-Dalla
strada alla montagna
sale il
tuo den den
ogni valle
di Giordania
impara
il tuo fren fren;
qualche
gruppo di dolore
muove il
passo inquieto,
altri aspettan
di far bere
a quelle
seti aceto.-
VIA DELLA
CROCE
-Poterti
smembrare coi denti e le mani,
sapere
i tuoi occhi bevuti dai cani,
di morire
in croce puoi essere grato
a un brav'uomo,
di nome Pilato.-
Ben più
della morte che oggi ti vuole,
t'uccide
il veleno di queste parole:
le voci
dei padri di quei neonati,
da Erode,
per te, trucidati.
Nel lugubre
scherno degli abiti nuovi
misurano
a gocce il dolore che provi:
trent'anni
hanno atteso, col fegato in mano,
i rantoli
d'un ciarlatano.
Si muovono
curve, le vedove in testa,
per loro
non è un pomeriggio di festa;
si serran
le vesti sugli occhi e sul cuore
ma filtra
dai veli il dolore:
fedeli
umiliate da un credo inumano
che le
volle schiave già prima di Abramo,
con riconoscenza
ora soffron la pena
di chi
perdonò a Maddalena,
di chi
con un gesto soltanto fraterno
una nuova
indulgenza insegnò al padreterno,
e guardano
in alto, trafitti dal sole,
gli spasimi
d'un redentore.
Confusi
alla folla ti seguono muti,
sgomenti,
al pensiero che tu li saluti:
- A redimere
il mondo - gli serve pensare,
il tuo
sangue può certo bastare.
La semineranno
per mare e per terra
tra boschi
e città la tua buona novella,
ma questo
domani, con fede migliore,
stasera
è più forte il terrore.
Nessuno
di loro ti grida un addio
per essere
scoperto cugino di Dio:
gli apostoli
han chiuso le gole alla voce,
fratello
che sanguini in croce.
Han volti
distesi, già inclini al perdono,
ormai che
han veduto il tuo sangue di uomo
fregiarti
le membra di rivoli viola,
incapace
di nuocere ancora.
Il potere,
vestito d'umana sembianza,
ormai ti
considera morto abbastanza
e già
volge lo sguardo a spiar le intenzioni
degli umili,
degli straccioni.
Ma gli
occhi dei poveri piangono altrove,
non sono
venuti a esibire un dolore
che alla
via della croce ha proibito l'ingresso
a chi ti
ama come se stesso.
Son pallidi
al volto, scavati al torace,
non hanno
la faccia di chi si compiace
dei gesti
che ormai ti propone il dolore
eppure
hanno un posto d'onore.
Non hanno
negli occhi scintille di pena,
non sono
stupiti a vederti la schiena
piegata
dal legno che a stento trascini,
eppure
ti stanno vicini.
Perdonali
se non ti lasciano solo,
se sanno
morire sulla croce anche loro,
a piangerli
sotto non han che le madri,
in fondo,
son solo due ladri.
TRE MADRI
Madre di
Tito
- Tito,
non sei figlio di Dio
ma c'è
chi muore nel dirti addio.
Madre di
Dimaco
- Dimaco,
ignori chi fu tuo padre
ma più
di te muore tua madre.
Le due madri
- Con troppe
lacrime piangi, Maria
solo l'immagine
di un'agonia:
sai che
alla vita, nel terzo giorno,
il figlio
tuo farà ritorno:
lascia
a noi piangere, un po' più forte,
chi non
risorgerà più dalla morte.
Madre di
Gesù
- Piango
di lui ciò che mi è tolto,
le braccia
magre, la fronte, il volto,
ogni sua
vita che vive ancora,
che vedo
spegnersi ora per ora.
Figlio
nel sangue, figlio nel cuore
e chi ti
chiama - nostro Signore -
nella fatica
del tuo sorriso
cerca un
ritaglio di paradiso.
Per me,
sei figlio, vita morente,
ti portò
cieco questo mio ventre,
come nel
grembo, e adesso in croce,
ti chiama
amore questa mia voce.
Non fossi
stato figlio di Dio
t'avrei
ancora per figlio mio.
IL TESTAMENTO
DI TITO
Tito
-Non avrai
altro Dio all'infuori di me,
spesso
mi ha fatto pensare:
genti diverse
venute dall'est
dicevan
che in fondo era uguale.
Credevano
a un altro diverso da te
e non mi
hanno fatto del male.
Credevano
a un altro diverso da te
e non mi
hanno fatto del male.
Non nominare
il nome di Dio
non nominarlo
invano.
Con un
coltello piantato nel fianco
gridai
la mia pena e il suo nome:
ma forse
era stanco, forse troppo occupato
e non ascoltò
il mio dolore.
Ma forse
era stanco, forse troppo lontano
davvero
lo nominai invano.
Onora il
padre. onora la madre
e onora
anche il loro bastone,
bacia la
mano che ruppe il tuo naso
perché
le chiedevi un boccone:
quando
a mio padre si fermò il cuore
non ho
provato dolore.
Quando
a mio padre si fermò il cuore
non ho
provato dolore.
Ricorda
di santificare le feste.
Facile
per noi ladroni
entrare
nei templi che rigurgitan salmi
di schiavi
e dei loro padroni
senza finire
legati agli altari
sgozzati
come animali.
Senza finire
legati agli altari
sgozzati
come animali.
Il quinto
dice non devi rubare
e forse
io l'ho rispettato
vuotando,
in silenzio, le tasche già gonfie
di quelli
che avevan rubato:
ma io,
senza legge, rubai in nome mio,
quegli
altri, nel nome di dio.
Ma io,
senza legge, rubai in nome mio,
quegli
altri, nel nome di dio.
Non commettere
atti che non siano puri
cioè
non disperdere il seme.
Feconda
una donna ogni volta che l'ami
così
sarai uomo di fede:
poi la
voglia svanisce e il figlio rimane
e tanti
ne uccide la fame
lo, forse,
ho confuso il piacere e l’amore.
ma non
ho creato dolore.
Il settímo
dice non ammazzare
se del
cielo vuoi essere degno.
Guardatela
oggi, questa legge di dio,
tre volte
inchiodata nel legno:
guardate
la fine di quel nazareno,
e un ladro
non muore di meno
Guardate
la fine di quel nazareno.
e un ladro
non muore di meno.
Non dire
falsa testimonianza
e aiutali
a uccidere un uomo
Lo sanno
a memoria il diritto divino
e scordano
sempre il perdono:
ho spergiurato
su dio e sul mio onore
e no, non
ne provo dolore.
Ho spergiurato
su dio e sul mio onore
e no, non
ne provo dolore.
Non desiderare
la roba degli altri ,
non desiderarne
la sposa.
Ditelo
a quelli, chiedetelo ai pochi
che hanno
una donna e qualcosa:
nei letti
degli altri già caldi d'amore
non ho
provato dolore.
L'invidia
di ieri non è già finita:
stasera
vi invidio la vita.
Ma adesso
che viene la sera ed il buio
mi toglie
il dolore dagli occhi
e scivola
il sole al di là delle dune
a violentare
altre notti :
io , nel
vedere quest'uomo che muore,
madre,
io provo dolore.
Nella pietà
che non cede al rancore,
madre,
ho imparato l'amore.
LAUDATE
HOMINEM
Laudate
dominum
Gli umili
, gli straccioni
- Il potere
che cercava
il nostro
umore
mentre
uccideva
nel nome
d'un dio,
nel nome
d'un dio
uccideva
un uomo:
nel nome
di quel dio
si assolse.
Poi chiamo
dio
poi chiamò
dio quell'uomo
e nel suo
nome
nuovo nome
altri uomini
altri
altri uomini
uccise.
Non voglio
pensarti figlio di Dio
ma figlio
dell'uomo, fratello anche mio.
Ancora
una volta
abbracciammo
la fede
che insegna
ad avere
ad avere
il diritto
al perdono
sul male
commesso
nel nome
d'un dio
che il
male non volle
il male
non volle
finché
restò
uomo
uomo.
Non posso
pensarti figlio di Dio
ma figlio
dell'uomo, fratello anche mio.
Qualcuno
qualcuno
tentò
di imitarlo
se non
ci riuscì
fu scusato,
anche lui
perdonato
perché
non si imita
imita un
dio
un dio
va temuto e lodato
lodato
Laudate
hominem
Non posso
pensarti figlio di Dio
ma figlio
dell'uomo, fratello anche mio.
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