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Briefe and Short Instruction on the Art of Musicke
(1631) di Elway Bevin-c-1554, m.1636), probabilmente un
allievo di Thomas Tallis.
Trattato di 52 pagine, conciso ma esauriente su
problemi contrappuntistici, al contrario dei tradizionali
trattati come quelli di Zarlino o Kirchner che sui canoni
sono piuttosto sommari. Com'era prassi usa estensivamente,
per fini didattici, un breve cantus firmus di 7 note. E
subito mostra più specie di contrappunto di quante
ne codificherà Fux un secolo dopo: il rapporto
ritmico col C.F. è progressivo: 1:1, 2:1, 3:1, 4:1,
poi ritmo a 3 puntato contro 4, quindi 6,8,fino a 9:1, e
poi mostra rapporti più complessi 2:3, 3:4, infine
il sincopato (1:1 e 2:1 più lo sfasamento ritmico).
(il 3:1 mostra uno stile ancora rilassato riguardo ottave
nascoste)
Espone poi tutti canoni a tutti gli intervalli
(Canone= risposta canonica)
Per Arsis e Thesis (moto contrario)
Recte et Retro (retrogrado)
non canone: double discanto (contrappunto doppio)
Notiamo il canone ‘Minome and
Crochet binding one another’ (p.29): su un secondo
CF 2 voci in canone serratissimo, sul ritmo zoppicante
ternario (in contrattempo con il ritmo binario di base).
Una terza voce grave procede per libera imitazione, dando
il tocco stilistico finale (e il terzo ritmo ternario
mancante). In sostanza tramite quest’obbligo si crea una
poliritmia, un prevalente ritmo ternario con diffusione
contrappuntista, e in contrasto appunto poliritmico con la
base più antica del canto fermo.
Si confronti con il ‘dialogo di 2 zoppi’, di Francesco
Soriano, in cui però non tutte le voci procedono
con il ritmo zoppicante ossessivo. E altri canoni
con valori ternari in contrasto con il metro di base
(capostipite comunque probabilmente il contrappunto n.85
di Festa).
Il profilo melodico per rispettare i principi armonici non
può contenere toni, ed è fatto quindi di
salti caratteristici. Lo stesso si vedrà nel canone
di Bach più stretto che abbia mai scritto,
contenuto nei 14 canoni sul basso delle Variazioni
Goldberg, tutto costruito di arpeggi seguiti dalla seconda
voce a distanza di un sedicesimo.
(E v. la mia versione del Preludio in re minore del WTK I
The
well-convoluted Prelude, che da 2 voci viene
espanso a 5 voci in canone al minor valore possibile).
Questo trattato breve ma denso di esempi, adotta dei brevi
canti fermi, per consuetudine ed efficacia didattica solo
pochi, per lo più in ottavo modo (al contrario del
modo dorico prediletto invariabilmente da Festa fino a Del
Buono).
Nelle ultime 7 pagine, le più complesse e
magistrali, si tratta dell’antifona Miserere mihi Domine
(LU266).
Su di essa Bevin ingegna una serie di canoni
un canone enigmatico-simbolico dei 4 elementi, nientemeno
sixty in one (qui ricostruzione
parziale)
un canone a 4 voci su tutti i
toni (pp.47 e 48, scritto in partitura sintetica);
un canone a 4 in contrappunto
quadruplo rivoltabile, proposto in 4 soluzioni (due
bicini, due all’ottava, l’altro alla dodicesima), in cui
‘ogni voce può essere il basso delle altre’;
un canone a 21 voci, sempre
sul suddetto CF, più quattro parti che si replicano
5 volte a distanza di 5 semibrevi (in una pagina una
memoria di Spem in aliud di Tallis?);
alla stessa distanza un canone
a sei (five in one più all’acuto il cantus
firmus che da varietà al ricorrere ogni 5 semibrevi
degli stessi elementi), su testo Gloria tibi Domine;
infine un canone ‘three in
one’, per moto contrario o per ottava, su un
ostinato acuto di 5 note con 5 ripetizioni (di nuovo con
valore simbolico), il cantus firmus al tenor, più
un basso. Interessante il prevalere del modo eolio, con
una chiusa che riporta al missolidio.
Questi canoni sono ricchi di false relazioni, Bevin usa un
contrappunto puro ma i picchi espressivi sembrano
ricercare aspri unisoni e ottave eccedenti (ciò
avviene anche nella musica non sottoposta ad obblighi,
quali il Credo Nicene Creed). (Si può
perdonare un passaggio per quinte parallele nel
complicatissimo canone a ogni tono, di cui propongo qui in partitura un
modo in cui può essere stato composto.) |
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