L'amministrazione comunale di Baronissi, su proposta della Gifra, e  grazie al contributo economico del locale Forum dei Giovani, ha organizzato un pullman per l'edizione del 2003 della Marcia per la Pace Perugia-Assisi.

 

Guarda le foto del nostro gruppo!

Raccolta di foto sfiziose scattate durante il tragitto!

 

Il percorso comunitario a Baronissi è cominciato con la manifestazione nelle strade cittadine del 15 febbraio 2003.

 

 

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Marcia per la pace
da www.nigrizia.it



Perugia-Assisi, 12 ottobre 2003
Alla vigilia della Conferenza Intergovernativa Europea la Tavola della Pace annuncia una vasta mobilitazione della società civile e degli Enti Locali per l’Europa e per la pace

Per un´Europa di Pace
Marcia Perugia – Assisi

domenica 12 ottobre 2003

Dopo mesi di straordinaria mobilitazione contro la guerra in Iraq, la Tavola della Pace annuncia che il prossimo 12 ottobre si svolgerà una nuova edizione della storica Marcia per la pace Perugia-Assisi, il simbolo più forte del movimento per la pace.

«È tempo che la coscienza di pace del nostro paese torni a manifestarsi in modo chiaro e inequivocabile» - ha dichiarato Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace. «C’è bisogno di un segno forte - com’è la Marcia Perugia-Assisi - capace di ricordare a tutti i responsabili della politica italiana, di maggioranza e di opposizione, che la pace richiede scelte urgenti e lungimiranti: il ripudio della guerra da inserire nella Costituzione europea, la lotta senza quartiere alla miseria e all’ingiustizia economica a partire dall’Africa, un impegno inedito per mettere fine all’occupazione della Palestina e alla violenza in Israele, la ricostruzione dell’Onu e del diritto internazionale, la messa al bando della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, la fine dell’occupazione dell’Iraq e dell’Afganistan, “tolleranza zero” con i mercanti di morte, la riconversione delle spese militari in progetti di giustizia e sviluppo per tutti…»

La Marcia avrà un obiettivo chiaro: costruire un’Europa di pace.

«L’Europa e gli europei devono scegliere se vogliono essere parte dei problemi del mondo o se vogliono farsi strumento per la loro soluzione» afferma Flavio Lotti. «Il mondo sta attraversando una crisi profonda e noi europei non abbiamo alcuna possibilità di salvarci da soli. Per questo dobbiamo liberare il processo di costruzione dell’Europa dall’egoismo, dal cinismo e da ogni forma di eurocentrismo. L’Europa che stiamo costruendo deve riconoscere le proprie responsabilità nei confronti del mondo che la circonda. Per questo vogliamo cambiare la bozza della Costituzione europea. Vogliamo che in quel documento ci sia più Europa, più impegno per la pace e la giustizia, più democrazia, più diritti umani, più valori, più società civile».

La Marcia del 12 ottobre sarà il momento culminante di centinaia di manifestazioni, dibattiti e incontri che si svolgeranno in tutta Italia a partire dal 4 ottobre, giorno di apertura della Conferenza InterGovernativa europea e festa di San Francesco d’Assisi, patrono d’Italia.

Dal 9 all’11 ottobre, a Perugia, oltre duecento esponenti della società civile mondiale, delle istituzioni locali, di Parlamenti e istituzioni di oltre cento paesi e network internazionali di tutto il mondo parteciperanno alla “5a Assemblea dell’Onu dei Popoli” e alla prima grande “Audizione mondiale sull’Europa e il suo ruolo nel mondo”.

Con questa iniziativa la Tavola della Pace vuole aprire il cantiere dell’Europa all’ascolto di coloro che abitano il resto del pianeta, delle loro domande di giustizia e di cooperazione, di pace e di libertà. L’Europa non si può costruire ignorando la voce del mondo.

In quei giorni, Perugia sarà il crocevia di numerosi importanti incontri di quella società civile mondiale che viene sempre più frequentemente presentata come “la nuova superpotenza mondiale”. Ci saranno gli organizzatori del Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre, quelli della campagna sul commercio “Il nostro mondo non è in vendita”, il Social Watch, il Transnational Institute di Susan George, la campagna mondiale per il diritto all’acqua e Ubuntu, il network per la riforma delle istituzioni internazionali.

Per informazioni:
Tavola della Pace
via della Viola 1, 06100 Perugia
Tel. 075. 57 36 890 oppure 075. 57 34 830
Fax 075. 57 39 337
Email:info@perlapace.it
www.tavoladellapace.it

 

La storia della marcia

Quando, nella primavera del '60, feci a Perugia insieme con amici un bilancio delle iniziative prese e di quelle possibili, vidi che l'idea della marcia, soprattutto popolare e regionale, piacque. Ma solo nell'estate essa prese un corpo preciso in riunioni apposite, che portarono alla fondazione di un comitato d'iniziativa. io tenevo sommamente ad un secondo carattere, che anzi era stato il movente originario del progetto: la marcia doveva essere popolare e, in prevalenza, regionale. Avevo visto, nei dopoguerra della mia vita, le domeniche nella campagna frotte di donne vestite a lutto per causa delle guerre, sapevo di tanti giovani ignoranti ed ignari mandati ad uccidere e a morire da un immediato comando dall'alto, e volevo fare in modo che questo più non avvenisse, almeno per la gente della terra a me più vicina. Come avrei potuto diffondere la notizia che la pace è in pericolo, come avrei
potuto destare la consapevolezza della gente più periferica, se non ricorrendo all'aiuto di altri e impostando una manifestazione elementare come è una marcia? Sapevo bene che gli aiutanti (anche se d'accordo su certe condizioni) e i partecipanti non sarebbero stati in gran parte persuasi di idee nonviolente; lo sapevo benissimo, ma, e questo è il terzo carattere dell'iniziativa che voglio mette in rilievo, si presentava un'occasione di parlare di "nonviolenza" a "violenti", di mostrare che la nonviolenza è attiva e in avanti, è critica dei mali esistenti, tende a suscitare larghe solidarietà e decise non collaborazioni, è chiara e razionale nel disegnare le linee di ciò che si deve fare nell'attuale difficile momento.  Questi quattro caratteri della Marcia mi sono stati chiarissimi fin dal 1960: che l'iniziativa partisse da un nucleo indipendente e pacifista integrale (Centro di Perugia per la nonviolenza) che la Marcia dovesse destare la consapevolezza della pace in pericolo nelle persone più periferiche e lontane dall'informazione e dalla politica; che la Marcia fosse l'occasione per la presentazione e il "lancio" dell'idea del metodo nonviolento al cospetto di persone ignare o riluttanti o avverse; che si richiamasse il santo italiano della nonviolenza (e riformatore senza successo).

(da: A. Capitini, Opposizione e liberazione, a cura di Piergiorgio Giacchè, Linea d'Ombra 1991)

 


 

Da Vita  (www.vita.it)

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La storia della bandiera. Così ho cucito l'iride di Capitini

di Carlotta Jesi (c.jesi@vita.it)

26/02/2003

 

Il primo simbolo di pace italiano fu fatto in casa. Da una bimba, che dice: "Ad Aldo non piacque sfilare coi vessilli comunisti". L'avevano ispirato un designer e un filosofo.

La prima bandiera della pace coi colori dell'arcobaleno l'ho cucita io. Con pezze che c'erano in casa e altre che corremmo a comprare, alla vigilia della Perugia Assisi". La prima Perugia-Assisi, quella del 24 settembre 1961. Francesca Siciliani allora aveva 12 anni, ma come è nato l'iride che oggi più di un milione di italiani tiene appeso alla finestra se lo ricorda benissimo. Quel giorno era a Perugia per la Sagra musicale umbra fondata da suo padre, il maestro Siciliani. Mentre lui lavorava, lei passeggiava e chiacchierava col suo padrino, Aldo Capitini.

Le bandiere rosse
"Eravamo nella sua casa in fondo a via dei Filosofi quando si cominciò a discutere di una bandiera per la marcia. Ero la più piccola del gruppo e toccò a me cucirla insieme a due ragazze più grandi". L'idea di farla con le strisce dell'arcobaleno? "Volevamo un simbolo per la pace, ma per Aldo tutte le altre bandiere significavano già qualcosa. Quella contro la guerra secondo lui doveva avere tutti i colori dell'internazionale dei popoli, tutti i colori del mondo. Non c'era la scritta pace, ma per il resto era proprio come le bandiere di oggi".
Quel che accade il giorno dopo è storia. O, meglio, letteratura. "Le bandiere hanno il colore dell'arcobaleno, ma il richiamo alla natura ha un significato: l'arcobaleno questa volta lo vogliamo prima della tempesta, non dopo", scrisse quel giorno Gianni Rodari, uno dei 30mila pacifisti in marcia, con un esplicito riferimento al versetto della Genesi in cui Dio suggella la sua alleanza con gli uomini dopo il diluvio universale.
"Arrivati ad Assisi, Aldo mi regalò la bandiera cui lungo la marcia si erano uniti migliaia di vessilli rossi perché il comunismo era molto forte. Non era contento", ricorda Francesca, "la pace nel mondo per lui non era schierabile".

L'input di Russel e Munari
Per questo scelse l'arcobaleno. Simbolo di pluralità e di unità che, secondo molti, Aldo Capitini aveva già visto sventolare dai pacifisti stranieri. Mao Valpiana, del Movimento nonviolento, ne è convinto: "Probabilmente lo vide usare da Bertrand Russel in Inghilterra su una delle bandiere che fece per la campagna sul disarmo nucleare all'inizio degli anni 60. L'arcobaleno indicava la pace dopo la tempesta della Seconda guerra mondiale e la speranza di un mondo senza armi nucleari".
Probabile. Ma Bertrand Russel potrebbe non essere l'unico ad aver influenzato Aldo Capitini. Alla vigilia della prima Perugia - Assisi, la storia della bandiera arcobaleno si incrocia anche con quella di un grande artista italiano, Bruno Munari. In che modo?
Giangi Milesi, dell'ong Cesvi, lo racconta così: "Qualche anno fa chiesi a Munari di farci uno schizzo per Una, un nuovo consorzio di organizzazioni non governative. Schizzò una corona di punti con tutti i colori dell'arcobaleno e disse che, nel 1961, aveva suggerito di usare l'iride anche agli organizzatori della marcia Perugia-Assisi. Disse che per lui l'archetipo della pace era l'arcobaleno e che non c'era alcun bisogno di scriverci sopra pace". Qual è la verità?

L'arcobaleno di New York
All'International peace bureau di Ginevra, federazione di oltre 200 enti internazionali impegnati nella promozione della pace, sono convinti che sulla rainbow peace flag, o bandiera arcobaleno della pace, non esista un'unica verità. "L'iride contiene in sé tante differenze", spiega Colin Archer, "è un'immagine cui, nel secondo dopoguerra, ricorrono automaticamente tutti i movimenti in difesa delle diversità. Politiche, religiose, sessuali".
Compresi gli attivisti del movimento omosessuali, spiega il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice: "La nostra rainbow flag, o bandiera dell'orgoglio gay comparsa alla fine degli anni 60 a New York, non è un'emanazione diretta della bandiera pacifista da cui si differenzia per il numero di colori e per la loro successione. Le due bandiere, però, hanno una radice comune : la pluralità che contiene le differenze". La pace, insomma.
Pace che Gianni Rodari descrisse così raccontando la prima marcia della pace da Perugia ad Assisi: "Vogliamo vivere, vogliamo che il mondo viva, vogliamo che le mani si stringano". Chissà cosa direbbe di fronte a tante bandiere oggi Capitini.

 

 

 

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