Il titolo vuol essere un gioco di parole. Il tema che voglio
trattare infatti è il rapporto tra passato, presente e futuro;
pertanto il tempo, in quelle che noi definiamo le sue fasi.
Ricordo che quando si imparavano a scuola i tempi dei verbi ce
n'era uno curioso che si chiamava "trapassato futuro". Ho pensato
così di usarlo per mettere in essere una piccola e innocente
provocazione. Praticamente intendo in questo articolo andare alla
scoperta del senso del tempo come si esprime nelle mie poesie.
Comincerò a presentare le tre poesie che danno a loro modo una
definizione di queste tre dimensioni.
Inizio con il:
PASSATO
foglie cadute
che il vento
turbinando
ha raccolto e disperso
una sola
caduta nello stagno
si è dissolta nell'acqua
evapora nel sole
ora
la pioggia
ne intride
pianti
risa
sogni
Passo al futuro che occhieggia in una poesia nata dal nome di una
strada di Palma di Maiorca
CALLE DEL PORVENIR VIA DEL FUTURO
piloni radicati nel profondo
praterie di gioia
laghi di tristezza
nuvole di speranza
cascate di illusioni
massi che rotolano delusioni
cammino verso l'infinito.
E ora mi rivolgo al:
PRESENTE
mi piaci pieno
e infinito
nel caos primevo
affondi le tue radici
e nell'eternità
ti espandi
non ho fretta
di consumarti
né di morire
mi piace viverti
oggi
così
Penso di lasciare sospesi nel vento questi tre punti di
riferimento e di passare a curiosare qua e là tra le poesie,
cominciando dal primo libro e arrivando fino all'ultimo, seguendo
il cammino del tempo e giocando con lui.
Nella prima poesia, quella che è nata come una declamazione
spontanea in una serata di "teatro dell'essere", dopo essermi
presentato con una serie di immagini, affermo: "io sono un piccolo
uomo, ma sono anche l'arcobaleno di "questa" notte di magia, "un
frammento di infinito". Come partenza può essere interessante, mi
colloco in questa specifica notte e , in senso spazio-temporale,
sono un frammento di infinito.
In una delle prime successive poesie mi rivolgo al fuoco e in
essa mi sembra che si colga il senso del presente pieno, ma anche
furtivo e fugace: "ardi nelle vene... distruggi in un attimo...ti
accendi fatuo e furtivo... danzi nell'aria... serpeggi nelle
praterie... fuoco, vedo i tuoi riflessi negli occhi delle persone
che incontro."
Nella trilogia degli elementi che compongono l'universo: acqua,
fuoco, terra, scelgo la sabbia a rappresentare quest'ultima, e la
vedo "in moto perenne a comporre le immensità dei deserti" e come
desiderio " vorrei essere un invisibile granello, rotolato e
cullato dall'onda del mare sull'orlo della battigia, perchè il
sole mi veda e la luna mi accarezzi."
In quei primi giorni di ebbrezza poetica finisco in ospedale per
peritonite e di fronte alla "Grazia" dell'anestesista, esco per la
prima volta dal tempo. "qui / la mia mente / ravvolta in volute
d'oro / fluttuanti in un vortice rosa / si arresta / tace /
attende".
Ma ogni buona anestesia ha termine. L'immagine che uso è quella
che una pinza di Cocker che chiamo affettuosamente "cockerino" sia
stata dimenticata nel mio intestino e che " l'anestesia è
terminata / il cockerino si scioglie nel sole / e abbaiando di
gioia / ruzzola per le strade della vita".
C'é un momento particolare della giornata che sfuma nel senso
dell'infinito ed é quello che G. Verne nei suoi racconti e E.
Rohmer nel suo film chiamano "raggio verde". E' un raggio di sole
che in particolari situazioni e in particolari latitudini il sole
dona all'uomo che lo sa attendere e che lo sa cogliere. E' un
ritorno di luce che si mostra qualche attimo dopo che il sole é
già tramontato. E' come ci fosse una sovrapposizione di presente,
passato e futuro. In una mia poesia così lo saluto:
ti vedo
al crepuscolo del giorno
quando la coscienza allenta la presa
per donarmi all'inconscio
ti vedo
al crepuscolo della notte
nelle frange dei sogni
ti sento
nelle parole dell'uomo
quando le emozioni
mi partecipano il suo mistero
Forse il tempo fa rumore. Nella mia poesia: "quello che i ciechi
vedono" , mi sono scoperto a scrivere, fra le altre cose: "il
rumore... del tempo che scorre".
Nella poesia "GIARDINI SOTTO LA NEVE" c'è una terzina che cerca
di fondere l'attimo che fugge e l'eterno. Essa dice:
innamorati
che stampano nella neve
il loro amore eterno
chissà se dura di più questo di quello scritto sulla scorza degli
alberi.
C'é un "INFINITO" che mi affascina per la sua dimensione e
spessore spazio-temporale e per la sua atmosfera magica.
dune immense a perdita d'occhio
di sabbia sabbia corallo
il sole al tramonto
le infuoca di colori di sogno
un piccolo grande scarabeo nero
arranca lungo il pendio
un'intricata orma di zampette
lo segue a perdita d'occhio
un'ombra lunga magica enorme
lo precede... e si perde nel tramonto
anche questo forse é l'infinito
Mi sembra ancora di vedere quello scarabeo arrancare lentissimo
lungo il pendio della duna.
Il tempo delle "illusioni" (nel senso di in-ludere: entrare nel
gioco prima di esserci) è un futuro nel presente, un futuro nel
passato e un futuro nel futuro. I sogni come le illusioni sono nel
tempo e fuori dal tempo.
Leggiamo ora attentamente e possibilmente ad alta voce questa
poesia nata da un verso di Paul Eluard e dedicata a Marisa, mia
moglie:
"avrò notizie di te
se penetro nel sole"
nel magma dei vulcani
coglierò il tuo colore
ti cercherò
nel fondo degli abissi
nel mormorio del vento
ti ascolterò
adagiati sulla luna
ci parleremo
ci culleremo
nell'occhio del ciclone
perchè
nel mondo dei miei sogni
ti ho incontrato
Penso di poter rinunciare ai commenti.
Per un ottimista il presente é magico "perché tutta la gioia é
magica" e "anche oggi il fango può cantare". Questi versi sono
tratti da una poesia di George Barker.
C'é un altro tempo che é nel tempo e fuori dal tempo ed é il
tempo dell'
ATTESA
fiocchi di neve
sospesi bianchi nell'aria
due gocce si baciano
trepide... senza posarsi
una parola... timorosa attende
che un'altra... la chiami alla vita
C'é un presente pieno, dilatato, infinito, ed é l'oggi nel quale
un altro nasce per me e io nasco per un "altro da me". Questo
altro da me può essere anche una parte di me che non conoscevo.
INCONTRO
due occhi un passo
un gesto sospeso nell'aria
un corpo un'anima un vestito
il timbro sconosciuto di una voce
oggi...un altro nasce per me
Talvolta c'é un futuro che preme per diventare un presente e noi
cerchiamo di frenarlo:
UNA FOGLIA CADE FURTIVA
é notte
da un ramo cade furtiva un foglia
voglio fermarla...
sospesa trasparente alla luce di un lampione
invano
la terra non può attendere
Fortunatamente in poesia possiamo anticipare il futuro nel
presente, per renderlo ancora più pieno.
GIARDINO
DI CONTRADA SANTA CROCE
giardino incontaminato
racchiuso...dietro le sbarre d'un antico cancello
i miei occhi
accarezzano il manto di foglie dorate
che copre armonioso il segreto dei tuoi viali
questa notte... in sogno
passeggerò furtivo
sul frusciante tappeto
domani...
coglierò sorpreso
l'orma dei miei passi
C'é anche un presente "nella nebbia" che sembra rendere tutto
atemporale e irreale:
CORSO MAGENTA
GIARDINI IN UNA SERA DI NEBBIA
evanescenti ombre
nascono dal buio
lampioni
camminano...immobili
portando folate di pallida luce
innamorati
avvolti nel soffice manto
si respirano... l'anima
C'é anche un passato che irrompe nel presente, forse é la goccia
caduta nello stagno che evapora nel sole e si fa pioggia che
intride pianti, risa, sogni.
Sono a Sydney per un congresso di psicoterapia. "una pallina / di
gomma nera / accoccolata / sopra un letto /, rende presente la mia
infanzia, e "un libro di chimica / addormentato sopra una
scrivania /, mi riporta ai congressi di farmacia.
C'é un verso di Paul Eluard che dice che ogni giorno é:
"UN ALTRO GIORNO DA METTERE AL MONDO"
nel cielo
si spegne l'ultima stella
attonita...
la notte si arresta
ai confini della luce
i sogni...
si attardano
a inventarmi il giorno
Credo che il lasciare tempo ai sogni di inventarmi il giorno sia,
oltre che un investimento poetico, una delle mie caratteristiche
costituzionali.
C'é una poesia che illumina un momento particolare del mio
rapporto con il tempo. E' un momento crepuscolare, che ha qualcosa
a che fare con "il raggio verde", di cui abbiamo già parlato, ed
è "l'ora blu". E' questo il titolo di un film di Rohmer nel quale
si parla di quello spazio di tempo nel quale tacciono i rumori
degli animali della notte e non sono ancora iniziati quelli degli
animali del giorno.
Il titolo di questa poesia é "RISVEGLIO POST ANESTESIA" e parla
del momento nel quale, dopo un'operazione chirurgica, fatta per
correggere i postumi del precedente intervento per peritonite, io,
attuando la ripresa della comunicazione, rientro gradualmente
nella percezione dello spazio e del tempo nei confronti di Marisa.
mi stai vegliando
e io...attendo il mio risveglio
ti vedo già...
ma i miei occhi sono chiusi
e immobili sono le mie mani
mi parli...e non ti sento
ti parlo...e non odo
il suono della mia voce
ti porgo una mano...
ma essa non giunge fino a te
mi offri qualcosa...
ma invano tento di afferrarlo
vedo i tuoi occhi
che mi guardano
ma sono ancora
solo
gli occhi
dell'anima
E' stato un tempo abbastanza breve, ma l'ho vissuto come infinito.
Un mese e mezzo dopo una delle non molte operazioni subite ero a
San Paolo del Brasile per un congresso di psicoterapia. San Paolo
é una città posta su un altipiano e ogni pomeriggio arrivavano
dei paurosi uragani. In quei giorni ha avuto inizio un dolore
intestinale, tipo aderenza postoperatoria, che mi ha tormentato
per tutto il periodo del congresso ed anche al mio rientro in
Italia. Nessuna cura dava risultato e quando, un anno dopo, ho
ricevuto l'invito per un seminario a Strasburgo di quattro giorni
di "purificazione" attraverso i quattro elementi fondamentali
dell'universo: terra, aria, fuoco e acqua, mi sono subito
inscritto sperando che ciò che era arrivato con l'acqua potesse
almeno andarsene col fuoco.
Di questa esperienza, oltre alla guarigione, sono rimaste alcune
poesie molto significative per quanto riguarda il tema che sto
trattando. Una riguarda un'esperienza di "purificazione"
attraverso la respirazione. Ne parlo perchè in quel momento mi
sono sentito fuori dal tempo e nell'infinito dell'anima.
ARIA
respiravo...e un uomo e una donna erano con me
respiravo
il respiro delle rocce delle foreste degli animali degli
uomini
il respiro del mare della terra del cielo
l'aria...
che unisce e separa il ghiaccio dei seracchi
e il magma dei vulcani
e piansi
piansi con lacrime di bimbo che nasce
di uomo che muore
di un amore che esplode
il cosmico pianto
di un cielo che fonde in gocce di stelle
Un'altra meravigliosa esperienza l'abbiamo vissuta con il fuoco.
Eravamo quaranta persone e avevamo a disposizione otto ore da
passare davanti al fuoco in silenzio e a digiuno. In una radura a
mezza montagna in una giornata di vento, acqua e sole , in riva ad
un torrentello abbiamo preparato tre fuochi di gruppo e due
individuali per chi volesse incontrarsi da solo con il fuoco. La
consegna era di non parlare, di non mangiare e di prestare
attenzione alle sensazioni e alle immagini. Il progetto era di
rendersi disponibili: "en quête de la vision". Passare del tempo
in questo modo é realmente essere contemporaneamente nell'attimo
fuggente e nell'eternità di qualcosa che non avviene ma potrà
avvenire. " ero brezza... ho accarezzato i tizzoni, traendo dalle
ceneri note". La brezza giocava con i tizzoni, prima fiamme, poi
carboni che cambiavano colore sotto le carezze della brezza e poi
bianchi tasti di argentea cenere, sui quali una magica mano
suonava le armonie del silenzio. "Ero vento... ho scavato nei
ciocchi / creando colori / solo nel ghiaccio incontrati". Quando
il vento si faceva più forte le brace si facevano rosse, poi oro e
infine verde-bianco come gli anfratti dei seracchi dei ghiacciai.
Le fiamme salgono nel cielo, ma sono contemporaneamente fuoco,
dove le "monachine" svaniscono nella brezza, e dove la fiamma
nasce dal ciocco, in una circolarità senza spazio e senza tempo.
ho bruciato un fiore...
perchè ad ogni corpo di donna
ne giungesse l'essenza
un pane ho bruciato...
perchè ogni uomo
nutrimento avesse
ho versato sul fuoco
l'acqua della mia borraccia
perchè ricadesse sulla terra
in pioggia
brina
neve
e gocce di rugiada
Non amo molto il passato e le cose che gli appartengono, salvo
eccezioni che non sto ad elencare; non amo i film d'epoca, l'opera
lirica, ma amo le composizioni musicali che sento non avere età,
le conchiglie fossili, che sento ancora vive e i cristalli di
roccia che posseggono un'armonia eterna, sempre viva e sempre
bambina.
In una sera d'estate passeggiavo per un sentiero di Bagolino,
paese di montagna dove sono nato a 750 metri sull'attuale livello
del mare e ho raccolto per terra:
UNA CONCHIGLIA FOSSILE
sul greto del torrente
ho incontrato una conchiglia
nera
come la lava dei vulcani
e la notte dei tempi
viva...come il segno di un oceano sommerso
duecento milioni di anni fa
per un attimo... eterno
la mente ha nuotato in apnea
nei mari... di un remoto passato
Sempre a Bagolino avevo la casa dove sono nato; sotto questa casa
c'era l'ufficio postale di mia nonna e sotto questa stanza mio
nonno aveva il magazzino dei formaggi.
Ho venduto la "CASA NATIA":
stranito mi aggiro
tra le stanze vuote della casa natia
abbandonata... come una vecchia ciabatta
aspetta qualcuno
che l'ami e faccia sua
nell'angolo d'una stanza
piccolo un lettino... dimenticato attende
chiudo gli occhi...
e sorgono i sogni della mia infanzia
malinconico... lascio la mia casa
e... colmo di ricordi
contento mi segue il lettino
C'è una poesia anche per "LA CASA DI BAGOLINO" fatta nell'ufficio
della nonna e nel magazzino del nonno:
sotto la gronda
dell'ultima casa protesa sulla valle
sta il mio rifugio
piccola stanza
nido di rondini
tornate alla culla del primo pigolare
Con un po' di fantasia, creatività, e poesia si può anche
regalare una rosa "A UNA DONNA ANCORA NON NATA"
ad una donna
ancora non nata
ho regalato una rosa
rossa... come il suo piccolo cuore
grande...come l'amore che già l'accarezza
mai sarà punta dalle sue spine
e quando nascerà
ne coglierà il profumo
dissolto ancora nel vento
Si cambia emisfero, ma la notte per me è sempre notte, magica,
fuori dal tempo, e perduta nell'immensità dello spazio e
dell'amore.
NOTTE D'URUGUAY
morbida notte
luminosa avvolgente
di silenzio e di pace
sentiero
di palme transumanti
sul " cammino dell'indio "
immobili stelle
sospese nel cielo
ammiccano
come occhi di bimba
ad un uomo
ammaliato dalla Croce del Sud
Proviamo ora a sentire che cosa dice un mio sogno sul "LA MIA
VITA"
alta...
una candela accesa
illumina la buia notte
al centro della stanza
sospesa alla sua fiamma
arde la mia attesa
lenta si consuma
e implacabile scende
con l'ultimo guizzo
anch'io con lei
svanisco nel buio
Anche il rapporto con la mia ombra talvolta mi crea
complicazioni:
I LAMPIONI DELLA MIA STRADA
camminando trasognato
percorro la mia strada
dietro a me... si perde come ombra
evanescente il mio passato
davanti a me... nata dalla luce
la mia ombra mi precede
e raggiunge la sua casa.
Qual'é la mia vera ombra; sono io o é lei? Qual'é la mia vera
casa; la mia, la sua o quella di ambedue?
Sono così giunto alla mia ultima poesia, che mi sembra possa
riassumere, anche se forse non saprà chiarire, quanto detto fino
ad ora.
Sono a Taipei nella Cina di Taiwan. Quando io mi trovo o in Cina o
in Giappone, in un paese il cui alfabeto è fatto di piccoli gnomi
che giocano fra loro e che si rincorrono luminosi e colorati di
giorno e nella notte su e giù per case e grattacieli, io mi sento
a casa mia ed é come se io reincontrassi la mia prima
incarnazione, ammesso che ce ne sia stata una.
E' l'anniversario della nascita di Confucio, sono le quattro del
mattino e io sono al "TEMPIO DI CONFUCIO" ad attendere che lui
ritorni dall'aldilà per accettare il sacrificio di una vacca fatto
in suo onore.
è notte... è l'ora blu
-il silenzio sospeso
fra i rumori del giorno
e i dialoghi della notte-
è l'alba
spazzano i pipistrelli
nelle loro tane
le tenebre dal cielo
sul tetto
uno scoiattolo
scuote
fra i draghi
nervosamente
la sua coda
librata nell'aria
-messaggera degli dei-
una libellula
stupita attende
al rullo dei tamburi
un banditore invoca
lo spirito del " saggio "
bussa al portone
l'anima di Confucio
cigolano i cardini
della vita
accolto dalla folla
che compie il sacrificio
ora
nell'eternità di un passato
tutto si ricompone
e ritorna il silenzio
l'ora blu del tempo
"E qui mi taccio", sperando di non aver annoiato chi mi ha
seguito finora, e ringraziandolo per la sua tenacia.