Piccolo, calmo,
dietro la tua bianca barba
si nasconde un bambino,
curioso,
sedentario e giramondo
che gioca con le stelle
e i colori,
vola per le città
e tra betulle riposa.
Sognati fiumi
intridono dei tuoi mattini il sonno
e giochi
a inseguir sogni
rubandone colorati petali
loro inventando parole
e drammi e poesie.
Alchimista,
del futuro inventore,
vai per il mondo
regalando libri
di poesie-fiori;
poetando coppie
che nella nebbia
l'anima si bevono,
un arcobaleno nella notte,
o treni
che in perdute steppe
sognano lontani.
Poesia di Juan Baladán Gadea
tradotta da Terenzio Formenti
sulla spiaggia disteso
ad occhi chiusi assorto
respiro
la musica del mare
rompe il silenzio
del primo sole
un borbottio sommesso
di piccole onde
le gocce parlano
parlano fra loro
colgo frammenti
di lingue conosciute
odo parole
che vengon da lontano
bisbiglia ognuna
alle vicine
una sua storia
carpita a un popolo
sulle spiagge del mondo
e sotto quel sole
la babele della terra
diventa per l'uomo
armonia dell'universo
solo
buttato
qua e là
da note
che rimbalzano
potenti
dalle pareti
mi aggiro
vagando
stranito
tra farfalle
di luce
che turbinano
nel buio
dello spazio
nel vuoto
della mente
vagano
i fantasmi
dell'anno
finito
e spento
1 Gennaio 1990
dalle crepe
d'una antica pietra
spaccata dal tempo
esplode nel sole
un anemone bianco
stupito e felice
per la vita
ricevuta in dono
guarda perplesso
le pietre
rugose e stanche
che gli fanno corona
sul crinale
dell'isola
s'incontrano i venti
nubi di sole
fulmini di tempesta
piegano
gli ulivi
ad accarezzare la terra
inventando
profili di sogno
e anfratti di magia
rabbrividisce
la roccia
un piccolo
granello di sabbia
trasparente
sulla battigia
accoglie
e respinge
talvolta
con rabbia
il mare
il vento
il sole
e gli altri granelli
che ama
ora...
nella notte
dorme
il mare
il vento
la luna
e gli altri granelli
lo cullano
con amore
ma il sole...
non c'è
trattenuto
dalla mano di un bimbo
freme nel vento un coniglietto
nell'aria
nel sole
con uno strattone
si libra
nel cielo
felice
piange un bimbo
e buia
cala
la fredda notte
sulla terra
ora...
nuovamente
nel sole
dalle spine di un roseto
inchiodato
assisto sgomento
all'agonia d'una libertà
una lacrima
cade nell'oceano
e si dilata
sulle spiagge dell'universo
un respiro
rapito dal vento
gioca
negli spazi infiniti
un raggio di sole
infuoca...
due corpi innamorati
ieri
nel buio silenzio del giardino
ci siamo incontrati
tu
chiuso
nella tua pelle di riccio
io
dentro
alla scorza d'uomo
in silenzio
ci siamo parlati
io
di foglie d'autunno
che accendono raggi di sole
di tramonti
che incendiano i cieli
e accarezzano la terra
tu
di foglie
che stormiscono
nel silenzio della notte
di gocce che cadono
senza farsi vedere
di cristalli di brina
che splendono
ai primi raggi di luna
di albe
che trepide
infrangono la notte
ho desiderato accarezzarti
ma ho temuto i tuoi aculei
avrei voluto
parlarti dei miei sogni
ma ho credutoche tu non mi capissi
in silenzio
ci siamo lasciati
apro il grande cancello
acquattato nell'ombra
un piccolo geco
aggrappato
alle sue mura
m'accoglie
la sua immagine
attenta mi segue
mentre
srotolando
deboli fasci di luce
vago per scalinate
chiostri e corridoi
cercando la cella
che questa notte
darà
sapore
ai miei sogni
Gibran K. Gibran
"danzo al ritmo
del respiro dell'erba"
piano
mi muovo
se le libellule
danzano amore
accarezzo dolcemente
una nuvola rosa
la rugiada della notte
umida mi bacia
e la pioggia
battendo...
mi culla
nel suo lento cadere
è sceso un sogno
corre tra i pensieri
tra i pori
della mia pelle
accarezzando le rughe
piano sorride
per non svegliarmi
dentro
nell'anima
scatena tempeste
che domani
forse
non saprò riconoscere
nella notte
un sogno
è sceso
a danzare con me
fruga
la notte
ogni angolo
della stanza
e un raggio di luna
paziente
raccoglie frammenti
ogni granello
trova il suo vicino
ogni scheggia
la sua compagna
intatto
sembra
ricomposto il masso
ma della statua
donata al sole
dentro è rimasta
l'impronta
che la luna
sola
conosce
conchiglia bianca
spoglia
dono dell'universo
ora
sulla mia scrivania
porti
alle mie narici
l'odore del salmastro
ai miei occhi
il biancore dell'arena
alla mia pelle
il brivido dell'onda
che accarezza
e vibra nel profondo
perfetta
immensa
è la tua forma
mi parli
le tue parole non odo
sola mi giunge
la nostalgia
di un mare
che tramonta
catturato
dall'occhio magico
del regista
il volto truccato
e l'anima nuda
le mie poesie
trasformate in punti
e strisce d'arcobaleno
vagando fra le nuvole
col sole
rimbalzano
nella cupola del cielo
ed entrano furtive
nelle case
illuminando volti ed emozioni
amabilmente adagiato
sulle pagine del giornale
- poltrona dell'universo -
i pori della mia anima nuda
sentono odori
luoghi
persone
cerco
ma non trovo
la gioia
che il mio corpo
anela
chissà
forse
domani
a Danilo Guidetti pittore
in punta di piedi
sono entrato nel tuo mondo
raccolte con cura
in magiche cartelle
ho trovato
disegni di bimbi
incerti segni di mani
da poco uscite dal grembo materno
carte ho incontrato
vecchia carta del pane
la fragranza abbarbicata alle fibre
carte sgualcite
candide
setate
carte
carpite al vento
all'acqua al passato
carte scritte
macchiate
sudate
carte colte con cura
dalle mani preziose degli amici
ho visto pietre
sculture della natura
lavorate per millenni
ho toccato con gli occhi conchiglie
fresche
trasudanti ancora il salmastro della vita
fossili
candide forme perfette
uscite dal buio della terra
della pietra
della sabbia
degli abissi
ho letto versi
frammenti irrequieti d'anima di poeta
e le tue opere
mi hai presentato
plasmate nella materia
nella carne
nell'anima
di coloro
che ti ha preceduto
e di chi
ora
ti vive accanto
si copre
di germogli
a primavera
la bianca betulla
esplodono
tenere foglie
alla tepida brezza
e man mano
l'estate s'avvicina
di verde intenso
ti ammanti
al nostro sole
ti neghi
per goderti
la tua anima bianca
nata per l'inverno
il ghiaccio
la neve
e il vento del nord
che t'accarezza
cullandoti
tra le sue braccia
oggi
per te
amore mio
cercavo
un fiore tra i cespugli
morbida
mi ha baciato
una piuma di gabbiano
bianca come le nubi
volte al sole
grigia come il vento
foriero di uragani
di rosa
ho aggiunto un tocco
rosa di tramonti
che donano aurore
sulla coltre
del mare
disteso
cullato
da un'onda
senza tempo
respiro
un cielo
immoto
trasparente nel sole
solca
un gabbiano
lo spazio
del mio sguardo
porta
a paesi lontani
il messaggio
della mia solitudine
baci di luce
che accarezzano
la pelle del mare
brividi di colore
che increspano
la scorza dell'anima
danza magica
preghiera
del crepuscolo
della notte
offerta
del crepuscolo
del giorno...
alla sete
di un uomo
silenziosa e attonita
immersa
nel liquido fetale
sgorgato
dalla terra madre
avvolta
da vapori
fluttuanti nell'aria
una folla dantesca
ruba al tempo
attimi di eternità
una coppia di amanti
statua vivente
immota
si bacia
innumeri
gocce
di gente
scendono
e salgono
il rio
una venditrice di palloni
appesa
al suo grappolo vivo
vola
portata dal vento
un catalano
monumento vivo
sopra una panca
eretto
guarda lontano
un allegro pierrot
accompagna
la sua lacrima
triste
innumeri
gocce di gente
inventano
il loro domani
scatenata
da un vento
ormai sopito lontano
una mareggiata
s'avventa
selvaggia
sulla deserta spiaggia
solleva
da terra
impetuoso
il vento
ondate di sabbia
negli occhi del mare
ma non diventa cieco
il mare
e la furia del vento
non si placa
scioglierò
fili d'arcobaleno
a insipidi tramonti li mescerò
ne intriderò il manto della notte
grigie...
macchie di dolore cancellerò
a tristi giornate darò colore
a disperati pianti
donerò speranza
e tesserò un'amaca
per riposarmi un giorno
cullato
dal vento dell'eternità
due finestrelle
di casa...
sulla parete
di un palazzo
che lucente
splende nel sole
conosciute
vedendosi a specchio
in una goccia
curiosa del loro
volto innamorato
ora...
nella notte buia
perdutamente si amano
il mio sguardo
complice
le accarezza
tenero
questa notte
ho accarezzato
il vento
e la brezza
m'ha baciato
preso per mano
da un refolo selvaggio
ho vagato
sulla terra
con una folata
di vento
impetuoso
ho amoreggiato
nell'occhio
del ciclone
foglie
foglie rosse
gialle
vermiglie
foglie...
bionde e castane
trasparenti nel sole
turbinanti nel vento
negli occhi...
dolce ricordo
per un lungo
gelido inverno
sei erano le vestali del tempio
erano sei le lampade
che ardenti
l'altare del chirurgo
illuminavano
nudo bruco entrai
com'ero quando nacqui
sei paia d'occhi
penetranti
s'affacciavano
attenti
da un chador
verde mare
incorniciati
a me
moderno
piccolo gulliver
- al tavolo operatorio
bloccato -
buono
un gigante...
la pozione
dei sogni
infuse
i chirurghi non vidi
inconscio
partecipai
al rito
- sul mio corpo
indifeso -
consumato
stamane
un colombo
posato sulla mia
finestra d'ospedale
tubando
ha portato
notizie
del mondo
da lanciare
nel cielo
un messaggio
gli ho dato
esisto
a giorni...
anch'io
volerò
ancora
nel vento