TERENZIO FORMENTI:
BAGOLINO IN POESIA (1994)
IL CANTO DELLA PIETRA ho udito il tuo canto camminando tra le sette cittá di Troia ho sentito la tua voce abbacinato dal sole fra le colonne del Partenone ho colto il tuo riso soffocato tra i sassi del torrente odo il vento intessere canzoni d'amore e rabbia tra le rocce della mia valle ... e l'universo che vive
PRESENTAZIONE DELL'AUTORE sono vento mi nutro di nubi di pioggia di rugiada sono gabbiano sfioro con le bianche ali le spiagge dell'universo sono fantasia vado correndo folletto buono tra i sogni del giorno e della notte sono realtà vivo abbarbicato come un mugo sul crinale del monte sono sole do tepore alle membra intirizzite dalla paura sono uomo... vivo d'amore
LA CISTERNA DELLA CHIESA DI SAN GERVASIO a mia madre nella grande cisterna un piccolo essere nuotava tranquillo in un giorno di sole a botola aperta sulla valle spaziarono i suoi occhi grandi prati boschi a perdita d'occhio cime innevate di fresco un paese una casa un piccolo poggiolo un desiderio d'amore realizzò il suo sogno e io mi trovai nel grembo di mia madre in una casa dal piccolo poggiolo Molti anni fa un eremita viveva lassù e aveva l'incarico di dare l'allarme con il rintocco della campana nel caso vedesse incendi nel paese o nei boschi. Era consuetudine dire ai bambini, che chiedevano da dove fossero nati, che prima di venire al mondo essi si trovavano nella cisterna della chiesa di San Gervasio.
IL FONTANILE DI VAL DORIZZO un branco di girini nuota allegro nel fontanile una faccia di bimbo boccia di vetro nella mano si specchia nell'acqua occhi sgranati code che si accorciano zampe che s'allungano piccole rane perfette tornano ogni anno al fontanile anch'io sono tornato ma l'asfalto l' ha inghiottito... da tempo " QUI GIACE LA MIA CIUINA " nella gabbietta stava la mia cincia lei cinguettava io rispondevo un giorno morì in una fossa piccola...la sotterrai e su una pietra scrissi " qui giace la mia ciüina " con la gabbietta andai nel bosco una cincia entrò le mie noci erano buone nella gabbietta stava la mia cincia io cinguettavo lei rispondeva
UNA CONCHIGLIA FOSSILE NEL "CAFFARO" ad " habitar in sta terra " sul greto del torrente ho incontrato una conchiglia nera come la lava dei vulcani e la notte dei tempi viva come il segno d'un oceano sommerso duecento milioni d'anni fa per un attimo eterno la mia mente nuota in apnea nei mari... d'un remoto passato
A BAGOLINO VIVENDO TRA LE RONDINI della valle io sono al balcone rondini e balestrucci volano e rivolano stridendo mi danno il loro primo saluto sotto all'ombra d'una trave una madre ciarliera nutre di larve e fiabe la pigolante nidiata ora storie bisbiglia sommessa di terre lontane che il sole accende di tepido inverno
RONDINE INNAMORATA alla ringhiera appoggiato guardo la mia valle una rondine lasciate le compagne plana su me e gridando il volto m'accarezza con ali di gioia a lungo passa e ripassa come innamorata poi stanca... sul davanzale accanto riposa ora parliamo lei ciangottando io rispondendo solo lei sa quanto ci siamo detti
IL CORNONE DI BLUMONE glabra montagna assorta... fra le nubi rughe di neve rughe di ghiaia silenzio immane che incombe... sulla valle vecchio saggio infanzia di ricordi
LUNA FRA LE PIAISTRE notte di plenilunio... e cercavo la luna fra le " piàistre " solo fantasmi ho incontrato fantasmi di ieri fantasmi del domani sospettosa mi spiava la mia ombra "piàistre" - viuzze
ARCOBALENO TRA LE PIAISTRE vento e sole tra le "piàistre" del natio borgo pensoso da una finestra alta nel cielo... lancia un bimbo bolle d'arcobaleno anch'io... bolla fra mille ebbro di colori... danzo nel vento
FIENAGIONE stanca del suo abito la montagna annoiata attende che qualcuno l'aiuti a cambiarlo paziente amorevole falce il montanaro taglia cuce ricuce un prato dopo l'altro piacevole un brivido la percorre
IL CANTO DEL TORRENTE "CAFFARO" nel fondo della valle mormora il torrente dolce lambisce la pelle delle pietre rude accarezza la scorza dei tronchi parla... per chi lo sa ascoltare con te conversa... se il suo canto ami di giorno è voce che rimesta la vita di notte ride alle stelle... alla luna celato tra le pieghe delle sue piccole onde porta al mare il silenzio... delle nevi eterne
BAGOLINO E IL CANTO DELLE SUE FONTANE negli angoli delle strade acquattate... o sovrane delle piazze e delle "piáistre" vivono... nell'ombra nel sole nella pioggia le fontane e fontanelle di Bagolino suadenti e argentine sussurrate o roboanti portano nel paese le voci delle sue sorgenti in una notte di luna sarò mago per condurre - dal chiacchiericcio delle donne accompagnato - il concerto delle acque della mia valle
POESIA NEL BRONZO a una targa di bronzo abbracciata effimera... una poesia guarda la fontana che parla di lei ebbre di luce splendono nel sole gemono tristi nella pioggia e nel vento piano... la notte sussurra per non destarle dal sogno
LAGO D'IDRO A PRIMAVERA folate di vento accarezzano la pelle del lago con brividi di piacere che increspano l'onda dal torpore svegliato l'Eridio risponde ridendo
IL BOSCO DEI FAGGI nell'umido mattino penetrano tra le fitte foglie lame di luce incandescenti ombre nascono qua e là nel bosco dei faggi... mandate dal sole a destare... formiche addormentate dal buio fogliame nascosto ritma sommesso un ruscello l'armonia del giorno che nasce
I POETI DEL BOSCO parla il bosco poeti del bosco per lui parlano gli uccelli un verso per ogni ora del giorno e un poema... per ogni stagione esplodono a primavera come gemme sui rami rigonfie all'ombra dei cespugli ciangottano d'estate zigzagando tra fiocchi di neve squittiscono nell'inverno... della vita
LA MADONNA DI SAN LUCA piccolo ricordo il mistero del tuo volto apparivi quando - servendosi di molte chiavi - ti aprivano la piccola porta poi nella teca vivevi... e la mia fantasia spaziava fra i santi e le terre da dove eri venuta il tuo apparire - che non ti rendeva a me concreta - alimentava il mondo delle immagini ora mi resta... il volto del tuo mistero
L'EREMITA DI SAN GERVASIO vestito di nero come l'ombra d'un mito al sabato sera nel paese giravi facendo la questua per un pane di vita giorno e notte due grandi occhi da lassù scrutavano... le case la valle e i miei sogni di bimbo
L'UFFICIO POSTALE DI VIA PORTICI 2 alla Signora Marietta ad uno sportello sulla gente affacciata o protesa da una finestra sulla valle stava mia nonna e io su un'instabile panca seduto - al muro scrostato appoggiata - sommesso il ticchettio ascoltavo di telegrammi... claudicanti da mondi qua e là sulla terra dispersi
ANTICO ALBERGO CIAPANA grandi stanze che guardano la valle un'immensa cucina un grande fuoco contornato da panche... e mia nonna in un canto seduta - il volgere delle ore ritmando - il caffè sorseggiava da una cuccuma fra le brace del focolare accucciata
"EL CAZÈR" nella malga il tempo s'é fermato dal fumo... del fuoco sonnolente esce "el cazèr" gnomo a pan di zucchero nera la barba ed occhi luminosi ora la "caldèra" al fuoco assetata latte in "mastèle" inghiotte ad una... ad una assetato anch'io in una "bàzia de fiorìcc" il gusto ritrovo del tempo... fuori dal tempo ____________________________ "el cazèr" - il casaro "caldèra" - caldaia "mastèle" - recipienti per il latte "bàzia de fiorìcc" - ciotola di fior di ricotta
BIOCCOLO DI LANA un filo spinato posto dall'uomo a confine sul crinale del monte una pecora in fuga ti ha immolato un fiocco del suo vello batuffolo bianco invano il vento tenta liberarti la brina ti adorna con amore e la neve dolce t'accarezza
UN GREGGE DI PECORE SOTTO IL MIO BALCONE I nel fondo della valle versa il pastore sul prato un bianco gregge di pecore paziente ognuna il dorso dell'altra seguendo e il proprio muso che bruca dilaga nel verde... il campo vestendo di candida lana di belati risuona la valle e tintinnio di sonagli II come ameba - corpo unico che dilata - brucano le pecore... il prato e la sera cala la notte... e ammassate le une alle altre nel sonno ridanno alla terra il calore rubato coperto dal bianco mantello dorme il campo sotto la luna III bianca macchia nella notte dorme il gregge il sonno dei giusti ad una lampada accesa assiste il pastore una gravida pecora alta nel cielo veglia la luna lancia... il piccolo ai monti il suo primo belato di vita ripiomba la notte nera sul gregge del mondo
CASA NATIA stranito mi aggiro tra le stanze vuote della casa natia abbandonata come una vecchia ciabatta qualcuno aspetta che l'ami e faccia sua nell'angolo d'una stanza piccolo un lettino dimenticato attende chiudo gli occhi... e sorgono i sogni dell'infanzia malinconico lascio la mia casa e il lettino... colmo di ricordi contento mi segue
UNA BIANCA MANO nella nera notte profonda un raggio di luna fruga la stanza il corpo i pensieri i sogni una bianca mano dona e chiede carezze dammi oh notte della luna i colori che tu sola vedi e io... non ancora conosco
CAREZZE DI MONTAGNA vento e sole inseguono implacabili le nubi giocano le ombre lente e flessuose placano la montagna riarsa
LA GABBIA DELLA MIA CINCIA nel buio della soffitta curiosando ho ritrovato la gabbia della mia "ciüina" la cincia bigia dei miei anni teneri quando mi bastava addentrarmi nel bosco a far versi agli uccelli perchè cantando entrassero sommessamente a conversare con me sino alla fine dei loro brevi giorni ora con altri versi rispondo a versi di poeti e nella gabbia - ancor dorata - della vita attendo di affidare al vento l'inesorabile... ultimo canto
SOLE TRA LE NUBI lame di luce fendono le nubi inventano qua e la sulla montagna quadri di magia pittore cosmico con rocce prati boschi gioca il sole
BOSCO D'AUTUNNO carezze di colori baci di trepide foglie sussurri di vento mormorio d'acque nascoste corpi di bianche betulle assetate... di inverno
VENTO D'AUTUNNO giocolieri d'autunno volano nel vento le foglie trasparenti di freddo salgono scendono impazzite rotolano ruzzolano ridendo risate di sole sulla terra dura di gelo
CARNEVALE DI BAGOLINO IL GIORNO DOPO nell'alba livida... vago tra le "piàistre" coriandoli e stelle filanti nel vento mescendo colori pigri... si rincorrono dalle vuote occhiaie d'una maschera strappata... scende una lacrima spenti... danze e lazzi un rumor di "sgàlbär" si perde nella notte dei fantasmi "sgàlbär" - zoccoli
L'ERIDIO SI SVEGLIA svogliato stamane si sveglia l'Eridio un raggio di sole ha forzato i suoi occhi lo sbadiglio di un'onda nel giorno che nasce parla di sogni covati nel grembo d'un lago profondo corruga una ruga la fronte pensosa che lenta una vela... preziosa accarezza
BIVACCO AL CAPITELLO DELL'ARCIPRETE sulla cresta del monte ho costruito una casetta guscio di noce involucro dell'anima accanto a una cappella - parafulmine del creato - tra sole vento... e campanacci di mandrie contornato da nubi ho trovato un paradiso il bivacco per la mia anima
Affacciato al poggiolo della mia casa, lo sguardo viene spesso attratto
da un grande prato che c'è in località Calcaöle e che,
per la sua bellezza e per il suo fascino, io chiamo "il paradiso terrestre"
di Bagolino. Nel mezzo ci stanno due piante.
Una, è composta da due grandi cespugli intrecciati l'uno all'altro
e proprio per questa sua caratteristica di dualità, di complessità
e di mistero è da me chiamata Eva. Poco lontano, ma decisamente
staccata, c'è una pianta di mele selvatiche, che io chiamo Adamo.
Più in basso, quasi all'orlo del prato c'è una grande
pianta e questo potrebbe essere il Padre Eterno. Così io immagino
la scena della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre.
Durante il giorno il sole accarezza il prato che, nelle varie stagioni
dell'anno, passa, da ispido e selvaggio, a morbido e vellutato. Essendo
un prato ripido, esposto a nordovest, alle falde di un'erta montagna, il
monte Pizza, quando fa sera e quando s'avvicina l'inverno, il sovrastante
bosco di pini e faggi allunga i fantasmi delle sue ombre a ghermire le
due figure, prima che la notte le inghiotta totalmente. Ma nella notte
profonda esse riescono ad avvicinarsi l'una all'altra, e a stare abbracciate,
sia per ripararsi dalla paura dei fantasmi che per esprimersi il loro amore.
E' così che la luna li coglie quando s'affaccia all'improvviso
dall'orlo delle montagne. Ma questo non ve lo posso assicurare perchè
in quel momento io dormo beato.