La sparatoria (The shooting) - 1966 / Le colline blu (Ride in the whirlwind) - 1966
Roger Corman suggerì a Hellman di realizzare un western; anzi, ne poteva addirittura girare due: Adrien Joyce scrisse la sceneggiatura per La sparatoria (The Shooting, 1966) e Jack Nicholson quella per Le colline blu (Ride in the Whirlwind, 1966). Lo stesso Nicholson li interpretò entrambi a fianco di Millie Perkins. I due film restano un raro esempio di western atipici e anticonvenzionali, autentiche odissee attraverso il deserto dello Utah, dominate da un senso di catastrofe incombente e inevitabile. Splendidamente fotografati da Gregory Sandor, possiedono tutta la spettacolarità western: per il resto sono due film decisamente insoliti. Ne La sparatoria, tratto da una novella di Jack London, si assiste a un lungo, ossessivo, estenuante percorso nel cuore del deserto. Una donna ha assoldato una guida e un amico di questi per condurla attraverso il deserto, alla ricerca di un misterioso uomo da uccidere per vendicare la morte del padre e del fratello. La donna si fa anche accompagnare da un killer (Jack Nicholson) che tiene sotto scacco i due uomini costringendoli a continuare il viaggio nonostante le condizioni impervie e i rapporti sempre più conflittuali tra i personaggi. Nel surreale finale, il gruppo riesce finalmente a raggiungere l’uomo da uccidere: si scopre, in una serie di raggelanti inquadrature al rallentatore, che questi non è altro che il fratello gemello del cacciatore di taglie. La sparatoria finale, anche se convenzionale, significa perciò l’annullamento dei protagonisti e dei loro sentimenti. Il dialogo, che a volte è pressoché incomprensibile, accentua gli aspetti ‘non-commerciali’ del film. Joyce e Hellman avevano infatti compiuto un lavoro ‘filologico’ spulciando libri e giornali della metà del XIX secolo e avevano costruito un autentico linguaggio western sulla base dei molti apporti linguistici degli immigrati degli Stati Uniti. Lo stesso genere di dialetti fu usato nelle Colline blu. Nel film si racconta la storia di tre pacifici mandriani che, scambiati per sbaglio per dei fuorilegge, vengono braccati e assediati dallo sceriffo e i suoi uomini. Costretti per sopravvivere a prendere come ostaggio una famiglia di onesti contadini e a rifugiarsi nella loro abitazione, sono destinati a rimanere vittime di un pregiudizio inquisitorio che li fa sanguinari capri espiatori di una collettività ottusa e bisognosa di una qualsivoglia giustizia. Nei due western di Hellman i personaggi sono schiavi di un ferreo e rigoroso determinismo: il destino ha già scelto per loro, e li rende consapevoli pedine di un disegno più ampio e imperscrutabile. Se ne La sparatoria i personaggi sono costretti a percorrere il loro suicida cammino spinti da una indecifrabile esigenza interiore che si concretizza in una preveggenza di quello che sta per accadere, ne Le colline blu è lo stritolante meccanismo sociale di un paesino puritano e bigotto a determinare sin da subito l’irreversibile dinamica di morte che travolge i tre uomini, protagonisti di un universo primitivo. Surrealista il primo, brutalmente realista il secondo, entrambi i film mettono in scena dei personaggi consapevoli del proprio destino e fatalisticamente intenzionati a percorrerlo.