LA BALLATA DELLA FIAT

Signor padrone, questa volta
per te andrà di certo male,
siamo stanchi di aspettare
che tu ci faccia ammazzare.
Noi si continua a lavorare
e i sindacati vengono a dire
che bisogna ragionare
e di lottare non si parla più.

Signor padrone, ci siam svegliati
e questa volta si dà battaglia
e questa volta come lottare
lo decidiamo soltanto noi.
Vedi il crumiro che se la squaglia,
senti il silenzio nelle officine
forse domani solo il rumore
della mitraglia tu sentirai.

Signor padrone, questa volta
per te andrà di certo male,
d’ora in poi se vuoi trattare
dovrai accorgerti che non si può.
E questa volta non ci compri
con le cinque lire dell’aumento,
se offri dieci vogliamo cento,
se offri cento mille noi vogliam.

Signor padrone, non ci hai fregati
con le invenzioni, coi delegati,
i tuoi progetti sono sfumati
e noi si lotta contro di te.
E le qualifiche, le categorie
noi le vogliamo tutte abolite,
le divisioni sono finite:
alla catena siamo tutti uguali.

Signor padrone, questa volta
noi a lottare si è imparato,
a Mirafiori s’è dimostrato
e in tutta Italia si dimostrerà.
E quando siamo scesi in piazza
tu ti aspettavi un funerale,
ma è andata proprio male
per chi voleva farci addormentare.

Ne abbiamo visti davvero tanti
di manganelli e scudi romani
però s’è visto anche tanti mani
che a cercar pietre cominciano ad andar.
Tutta Torino proletaria
alla violenza della questura
risponde ora, senza paura:
la lotta dura bisogna far.

E no ai burocrati e ai padroni!
Cosa vogliamo? Vogliamo tutto!
Lotta continua a Mirafiori
e il comunismo trionferà.
E no ai burocrati e ai padroni!
Cosa vogliamo? Vogliamo tutto!
Lotta continua in fabbrica e fuori
e il comunismo trionferà.

La canzone prende spunto da un documento dell'assemblea studenti-operai di Torino che si riferiva ai fatti di Corso Traiano del 3 luglio 1969 traducendo in canto le rivendicazioni egualitarie di quel periodo.

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