Gruppo operaio ‘e zezi di Pomigliano d’Arco


Il Gruppo Operaio e Zezi di Pomigliano d’Arco nasce e si organizza nel novembre ‘74 per la necessità di creare un fronte organizzato di lotta, capace di opporsi al contrattacco e alle mistificazioni sulla cultura popolare della classe dominante, la borghesia; la quale, attraverso i suoi mezzi di diffusione di massa, la radio, la televisione, la stampa, i dischi, dà della cultura popolare, del folklore e delle sue forme espressive, la versione culturalmente e socialmente meno significativa e fuori dal contesto economico, sociale e culturale che ne chiarisce la funzione e il senso. Sono alcuni operai dell’Alfasud, dell’Alfaromeo, dell’Aeritalia, artigiani e studenti, tutti più o meno frequentatori di feste popolari, che, riconoscendosi con le stesse esigenze espressive, di modi di vivere, la medesima ansia di riscatto sociale e civile, danno vita a questo bisogno di organizzarsi per opporsi, praticamente e giorno per giorno, all’aggressione quotidiana della cultura borghese, del consumismo, delle canzonette. L’esperienza di vita e di lavoro dei componenti del gruppo è varia e altrettanto differenziati sono i livelli culturali ma, tutti insieme, operai, ex-contadini, parrucchieri, baristi, studenti esprimono - spontaneamente ed istintivamente - forza e determinazione nell’affrontare un nuovo discorso, per il recupero e la creazione di un proprio spazio culturale, per una nuova cultura che tende a sostituire definitivamente i valori della cultura borghese con quelli più giusti e più leali delle masse popolari lavoratrici. Si chiariscono fin dall’inizio le finalità di questo esperimento che tende ad aggregare, prima di tutto all’interno del gruppo, proletari con diverse esperienze sociali, di lavoro, culturali e umane, elaborando insieme un piano di intervento in questo settore della lotta di classe, quello cioè della cultura popolare e del folklore”. Piano di intervento da realizzare particolarmente a Pomigliano d’Arco e nell’entroterra napoletano dove, nel giro di 10-15 anni, risultano distrutte o avvilite dalla trasformazione socio-industriale della zona, molte abitudini e forme culturali espressive tradizionali e popolari. L’Alfasud risulta il culmine di questa trasformazione socio-ambientale dell’intera zona e, anche se dà da mangiare a tanti proletari, non riesce a essere un fatto di effettivo miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori. Nella zona mancano ancora molti posti di lavoro, ospedali, scuole, strutture sociali e culturali adeguate alle esigenze e alle pressanti richieste di una vita migliore, che vengono dalle masse, dalle lotte del movimento operaio in generale. La crisi nelle campagne si fà sempre più acuta, per cui i contadini della nostra zona - quasi tutto il mondo è paese - abbandonano forzatamente le campagne per andare a lavorare in fabbrica. In tanti casi, questo “diritto al lavoro’, nella nostra zona, viene pagato alla camorra e al sottogoverno democristiano fior di quattrini. Nonostante le lotte e l’opposizione del movimento operaio in questi anni, lo strapotere dei Gava, della DC e dei suoi speculatori, ha determinato enormi guasti che appaiono irrimediabili. Disoccupazione, emarginazione e degradazione ambientale, economica e culturale, dei vasti strati popolari vittime dell’aggressione quotidiana del padronato, che insiste con la sua radio, la sua televisione e la sua stampa sulla validità dei suoi modelli di vita. Valori e modelli di vita che, in definitiva, tendono a separare, dividere i proletari, per portarli all’individualismo, all’egoismo, alla differenziazione degli altri lavoratori. Solo così essi risultano utili ai padroni capitalisti e alla loro sete di profitto. Il problema allora è dell’aggregazione democratica, dell’associazionismo tra i lavoratori, i disoccupati, gli studenti, per un uso migliore del tempo libero, per essere protagonisti di un profondo cambiamento della società e dei rapporti tra gli uomini. Da qui la necessità per tanti giovani e per i compagni del Gruppo Operaio di incontrarsi, discutere, riconoscersi con le stesse esigenze e mettersi al lavoro insieme per battere gli sfruttatori, le mistificazioni e le falsificazioni della borghesia in campo culturale. In questi anni, all’avanzata del movimento operaio, la borghesia ha opposto un duro contrattacco in tutti i campi, non escluso quello della cultura e della musica delle classi popolari e, ancora, in conseguenza della ripresa e dell’interesse verso questa cultura, in senso più propriamente politico e di massa. Particolarmente in questo settore le tecniche di falsificazione più usate dalla borghesia, e dai suoi servi “esperti e scienziati del folk”, risultano raffinate e duttili, fino ad arrivare al massimo della mistificazione quando si affannano a proclamare che i canti popolari, le tradizioni e le altre forme del folklore, sono - per la loro diversità, originalità - di enorme valore. Anche perché “caratteristiche” di una società contadina operosa, buona, umile e remissiva, che auspica rapporti di solidarietà “sentimentale” in senso interclassista. E infine - questo è il colmo - che questi “valori” sono quasi eguali nei principi a quelli della stessa società borghese. Ma in realtà si tratta di chiacchiere e come dice un proverbio dei nostri nonni: “chiacchiere e piripacchie: vene ‘o viento e ‘e ‘ccocchie” - chiacchiere e giri di parole che il vento ammucchia - e giustamente il vento soffia e farà piazza pulita di questi falsificatori, padroni e servi “esperti” sì, ma a sfruttare e affossare la classe lavoratrice. Queste falsificazioni della borghesia, nella realtà quotidiana si traducono nello “status quo”, cioè non mutano e non intendono mutare i reali rapporti materiali, culturali e esistenziali tra gli uomini in questa società divisa in classi, con padrone e sotto ricchi e poveri, oppressi e oppressori, sfruttati e sfruttatori. Ed invece proprio questo stato di cose bisogna cambiare. Cambiare i rapporti di produzione esistenti, eliminare la divisione in classi e Io sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Per arrivare a ciò c’è una sola via: la lotta unitaria, l’organizzazione, la partecipazione principalmente dei lavoratori e di tutti coloro che con l’impegno costante si adoperano per cambiare la società e, giorno per giorno, lottano per sottrarre alla borghesia gli strumenti di produzione, non ultimi quelli della cultura, dell’informazione, del teatro, della musica, del cinema. A questo punto anche la cultura popolare, i suoi canti, i suoi balli tradizionali, il suo corretto sviluppo e la creazione di altre forme di espressività popolare, diventano strumento di comunicazione e di lotta, nella comune aspirazione all’emancipazione delle donne, degli studenti, dei contadini, degli operai. E, punto primo, bisogna salvaguardare il nostro patrimonio tradizionale popolare dall’industria consumistica e dal saccheggio degli “esperti”; tentando quindi il recupero di quelle forme tradizionali come i canti, la musica, i balli popolari che sono l’espressione culturale della vita e delle lotte delle masse popolari e, che - in conseguenza della trasformazione socio-industriale della zona - vanno scomparendo. È questo il movente e lo stimolo iniziale per cui il Gruppo Operaio inizia un attività organizzata, culturale e sociale, protesa sia al recupero delle forme di folklore e tradizione in via di estinzione, sia alla continuazione e allo sviluppo di altre forme espressive nella prospettiva di una nuova cultura. Nuova cultura che può nascere attraverso un costante e organico rapporto tra la cultura contadina e quella operaia; stimolando sia il ricordo di forme tradizionali del folklore sia lo stretto rapporto tra cultura e lotta politica, per una nuova creatività popolare fondata sulla riflessione della società da cui trae origine e che, “partendo dalla vita stessa delle masse lavoratrici, parla delle loro lotte e contribuisce allo sforzo complessivo per cambiare la società”.
(Gruppo Operaio ‘E ZEZI)


TAMMURIATA DELL’ALFASUD
Gruppo operaio ‘e zezi di Pomigliano d’Arco
1)Tammuriata
a)Bella figliola
b)Tarantella napulitana
c)Tarantella paisana
d)‘A vecchia ‘e San Martino
e)Palle e pallucce
f)lmprovvisazione (canti tradizionali del Gruppo     Operaio)
2)Tammuriata deII’Alfasud (Gruppo Operaio)
3)Tammuriata de pummarole
   e ‘a cantata de maccarune
(Contadini di Scafati, Luca e Gruppo Operaio)
4)AIIi uno ‘e puverielle (Tradizionale)
5)‘A Flobert (Gruppo Operaio)
6)Bandiera Rossa (Tradizionale)

Testi e Musiche: Gropez eccetto “Bandiera Rossa” di Santi-Della Mea
Registrazioni dal vivo effettuate a Frattaminore (NA) e Parete (CE) il 30/9 e l’1/10/1976 dallo studio mobile della Marnot & Niki, Roma.
Tecnici: Marcello Notari e Giuseppe Natale
Ha suonato e cantato il Gruppo Operaio ‘e zezi di Pomigliano d’Arco:
Pasquale Bernile, Luigi Cantone, Marcello Colasurdo, Ciro De Cicco, Pasquale De Cicco, Angelo De Falco, Antonio De Falco, Nino di Marzo, Matteo D’Onofrio, Vincenzo Panico, Daniele Sepe, Antonio Sodano, Pasquale Terracciano.
Strumenti usati: tromba de zingari (scacciapensieri), castagnette, tammorra, scetavajasse, triccabballacche, putipù (tamburo a frizione), cembalo, flauti, trombette, chitarre, mandola, mandolino, triangolo, rullo, grancassa, caccavelle (pentole), cucchiarelle, (mestoli), ruoti (teglie) zagarelle, votapescia (mestola forata), secchi, stagnere (lamiere), ferri, piastre, sirena, megafono.
Missaggio a cura di Franco Coggiola, Giuseppe Natale, Marcello Notari
Montaggio effattuato da Franco Coggiola presso l’istituto Ernesto De Martino in Milano