Aspettando
Godot (1972)
Angoscia metropolitana
Dentro a un cielo nato grigio,
si infilzano le gru
ricoperte dalle case,
le colline non si vedon più.
Sulle antenne conficcate
nella crosta della terra
corron nuvole frustate,
come va un esercito alla guerra.
E la voce che mi esce,
si disperde tra le case,
sempre più lontana,
se non la conosci,
è l'angoscia metropolitana.
Le baracche hanno lanciato,
il loro urlo di dolore,
circondando la città,
con grosse tenaglie di vergogna.
Ma il rumore delle auto,
ha già asfissiato ogni rimorso,
giace morto sul selciato,
un bimbo che faceva il muratore.
E la voce che mi esce,
si disperde tra le case,
sempre più lontana,
se non la conosci,
è l'angoscia metropolitana.
Nelle case dei signori,
la tristezza ha messo piede,
dietro gli squallidi amori,
l'usura delle corde
ormai si vede.
Come pere ormai marcite,
dal sedere troppo tondo,
le fortune ricucite,
mostrano i loro vermi al mondo.
E la voce che mi esce,
si disperde tra le case,
sempre più lontana,
se non la conosci,
è l'angoscia metropolitana.
Fai un salto alla stazione,
per cercare il tuo treno,
troverai disperazione,
che per venire qui lascia il sereno.
Fai un salto alla partita,
troverai mille persone,
che si calciano la vita,
fissi dietro un unico pallone.
E la voce che mi esce,
si disperde tra le case,
sempre più lontana,
se non la conosci,
è l'angoscia metropolitana.
La campagna circostante,
triste aspetta di morire,
per le strade quanta gente,
è in fila per entrare o per uscire.
Chiude l'ultima serranda,
poi la luce dice addio,
la città si raccomanda,
la sua sporca anima a dio.
E la voce che mi esce,
si disperde tra le case,
sempre più lontana,
se non la conosci,
è l'angoscia metropolitana.
Aspettando Godot
Vivo tutti i miei giorni
aspettando Godot
dormo tutte le notti aspettando Godot.
Ho passato la vita ad aspettare Godot.
Nacqui un giorno di marzo o d'aprile non so
mia madre che mi allatta è un ricordo che ho
ma credo che già in quel giorno però
invece di poppare io aspettassi Godot.
Nei prati verdi della mia infanzia
nei luoghi azzurri di cieli e aquiloni
nei giorni sereni che non rivedrò
io stavo già aspettando Godot.
L'adolescenza mi strappò di là
e mi portò ad un tavolo grigio
dove fra tanti libri però
invece di leggere aspettavo Godot.
Giorni e giorni a quei tavolini
gli amici e le donne vedevo vicini
io mi mangiavo le mani però
non mi muovevo e aspettavo Godot.
Ma se i sensi comandano l'uomo obbedisce
così sposai la prima che incontrai
ma anche la notte di nozze però
non feci nulla aspettando Godot.
Poi lei mi costrinse ed un figlio arrivò
piccolo e tondo urlava ogni sera
ma invece di farlo giocare un po'
io uscivo fuori ad aspettare Godot.
E dopo questo un altro arrivò
e dopo il secondo un altro però
per esser del tutto sincero dirò
che avrei preferito arrivasse Godot.
Sono invecchiato aspettando Godot
ho sepolto mio padre aspettando Godot
ho cresciuto i miei figli aspettando Godot.
Sono andato in pensione dieci anni fa
ed ho perso la moglie acquistando in età
i miei figli son grandi e lontani però
io sto ancora aspettando Godot.
Questa sera sono un vecchio di settantanni
solo e malato in mezzo a una strada
dopo tanta vita più pazienza non ho
non posso più aspettare Godot.
Ma questa strada mi porta fortuna
c'è un pozzo laggiù che specchia la luna
è buio profondo e mi ci butterò,
senza aspettare che arrivi Godot.
In pochi passi ci sono davanti
ho il viso sudato e le mani tremanti
è la prima volta che sto per agire
senza aspettare che arrivi Godot.
Ma l'abitudine di tutta una vita
ha fatto sì che ancora una volta
per un momento io mi sia girato
a veder se per caso Godot era arrivato.
La morte mi ha preso le mani e la vita
l'oblio mi ha coperto di luce infinita
e ho capito che non si può
coprirsi le spalle aspettando Godot.
Non ho mai agito aspettando Godot
per tutti i miei giorni aspettando Godot
e ho incominciato a vivere forte
proprio andando incontro alla morte
ho incominciato a vivere forte
proprio andando incontro alla morte.
Michel
Ti ricordi, Michel dei nostri
pantaloni corti
delle tue gambe lunghe magre e forti
e della rabbia che mi davano
correndo tutti i giorni un po' più svelte delle mie.
Ti ricordi, Michel dei nostri soldatini morti
nella difesa eroica dei bastioni
e seppelliti in una siepe
con onori militari inventati lì per lì.
Ti ricordi, Michel del banco nero in terza fila
che ascoltò tutte le risate
di due bambini che vivevano
in un sogno che non si ripeterà.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi,
Michel.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
Ti ricordi, Michel che a me
piaceva Garibaldi
ma tu dicevi che era un buffone
e che senz'altro non poteva
sostenere il confronto con il tuo Napoleone.
Ti ricordi, Michel di come ti prendevo in giro
per l'erre moscia che ti era rimasta
solo ricordo della Francia
e della tua prima casa, dei tuoi amici di lassù.
Ti ricordi, Michel di come era esclusiva
la tenerezza che ci univa
e accompagnò la nostra infanzia
fino ai giorni della nuova realtà.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi,
Michel.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
Ti ricordi, Michel di come a me
dispiaceva
quando parlavi sempre di ragazze
e delle voglie che tu avevi
con due occhi un po' sottili che non conoscevo più.
Ti ricordi, Michel di quando i mei capelli corti
ti davano fastidio e dicevi
che se non la piantavo di fare il bambino
tu con me non ci saresti uscito più.
Ti ricordi, Michel quel giorno che facemmo a pugni
tornando a casa dalla scuola
con la cartella appoggiata a una colonna
a due passi dal paltò.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi,
Michel.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
Ti ricordi, Michel il giorno che
morì tua madre
che tu piangevi tanto che anche il cane
che ti voleva così bene
non aveva il coraggio di avvicinarsi un po'.
Ti ricordi, Michel che tristi erano quei giorni
io non sapevo proprio cosa dirti
e che confusione avevo in testa
e che stupore sul tuo viso e che voglia di partir.
Ti ricordi, Michel quei due saluti alla stazione
e i lacrimoni venir giù
quando la macchina cominciò a far pressione
e tu dovesti salir su.
Ti ricordi, Michel che fretta che avevano tutti
di far partire la vettura
mentre lento il tuo vagone se ne andava
e ritornava la paura.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi,
Michel.
Ti ricordi, Michel. Ti ricordi, Michel.
L'isola verde
Vivere costa fatica,
quando la vita è tutti i giorni uguale.
Vivere costa fatica,
quando dai giorni non nasce nient'altro che male.
Ditemi come si fa,
a vivere tutta la vita in questa città.
Di giorno sudore d'attrezzi,
di notte cercar nelle strade le donne coi prezzi.
Arriva un mattino improvviso,
una luce strana che entra da una finestra.
E sotto è sparito il cortile,
c'è un'isola verde che tinge i miei occhi di festa.
Nessuno avrebbe esitato,
a volare felice incontro ad un sogno così.
E l'aria riempie il palato,
la terra raccoglie le ossa di un uomo impazzito.
Mi chiamano pazzo perché,
ho sempre in mente di andarmene dalla città.
Di andarmene a vivere là,
nell'isola verde della mia felicità.
Laggiù mi aspetta Maria,
la donna che ho sempre sognato e non è stata mia.
Mi aspetta dentro una casa,
piena di luci, di fiori, dipinta di rosa.
Laggiù mi aspettano giorni,
pieni di sole, colore e di allegria.
Laggiù saprei dimenticare,
i muri guardiani che oggi mi fan compagnia.
Ma, non vogliono ch'io viva là,
nell'isola verde della mia felicità.
Vogliono che viva qui,
vestito di bianco e costretto a rispondere si.
Borghesia
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Sei contenta se un ladro muore
se si arresta una puttana
se la parrocchia del Sacro Cuore
acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui
tieni stretti i denari tuoi
assillata dal gran tormento
che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa
con i capi famiglia in testa
ti raduni nelle tue Chiese
in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia
rinunciando all'osteria
cosi grigia così per bene,
ti porti a spasso le tue catene.
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Godi quando gli anormali
son trattati da criminali
chiuderesti in un manicomio
tutti gli zingari e gli intellettuali.
Ami ordine e disciplina,
adori la tua polizia
tranne quando deve indagare
su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione
meschinità e moderazione
alterando bilanci e conti
fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia
con cinismo e vigliaccheria
hai fatto dell'ipocrisia
la tua formula di poesia.
Vecchia piccola borghesia
per piccina che tu sia
non so dire se fai più rabbia,
pena, schifo o malinconia.
Non sopporti chi fa l'amore
più di una volta alla settimana
chi lo fa per più di due ore,
chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante,
per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante,
o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare
in nome del civile rispetto
sempre lì fissa a scrutare
un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani
a chi arranca dentro a una fossa
sempre pronta a leccar le ossa
al più ricco ed ai suoi cani.
Vecchia piccola borghesia,
vecchia gente di casa mia
per piccina che tu sia
il vento un giorno ti spazzerà via.
Quello che mi resta
Quello che mi resta dei tuoi
giorni
sono queste note tristi
che si inseguono nell'aria
e disegnano il tuo viso.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è quell'ultimo sorriso
regalato un momento
prima di andare via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è solo la malinconia.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è la smania di uscire
anche se so che non c'è
nessuno fuori che m'aspetta.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è la fretta di riuscire
a dormire ogni notte
senza ripensare a te.
Quello che mi resta è il ricordo
dei tuoi baci su di me.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è il rimpianto disperato
di non averti fermato
quando stavi andando via.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
sono le parole dolci
che mi riempiono la gola
e che oramai non posso dirti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è il desiderio di riaverti.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è il nulla dei tuo scarno addio
senza parole senza baci
come se fosse normale.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è la triste sicurezza
che non mi è mai importato nulla
di chi di noi avesse torto.
Quello che mi resta dei tuoi giorni
è solo il senso d'esser morto.
Il tempo dell'illusione
Quando un padre riderà
soddisfatto del tuo cranio di bambino
e una madre piangerà
sul mistero della sua maternità
e la calda intimità
col nulla ormai sarà finita
sarà giunto anche per te
il tempo della vita
sarà giunto anche per te
il tempo della vita.
Quando l'ombra di una donna
leggerà nel tuo viso la paura
e il suo corpo ti dirà
che è notte, il suo sorriso che è mattina
quando la vedrai sfiorire
come un albero che muore
sarà giunto anche per te
il tempo dell'amore
sarà giunto anche per te
il tempo dell'amore.
Quando il sonno resterà
il solo amico che ti salva una giornata
e vedrai fuggire via
dalla tua casa i resti della gioventù
e arriverai fino a sperare
che un tuo parente muoia
sarà giunto anche per te
il tempo della noia
sarà giunto anche per te
il tempo della noia.
Quando i vetri di una stanza
resteranno le tue sole passeggiate
e i figli e i nipoti
rideranno delle tue guance scavate
e per scherzo giurerai
di sentirti proprio forte
sarà giunto anche per te
il tempo della morte
sarà giunto anche per
te il tempo della morte.
Quando dopo tutto questo
cercherai una ragione od un pretesto
per convincere qualcuno
che il dolore tu non l'hai vissuto invano
e ti appagherai del senso
che ti darà una religione
sarà giunto anche per te
il tempo dell'illusione
sarà giunto anche per te
il tempo dell'illusione.
Quelli come noi
Io e un mio amico
delle volte ci troviamo
e ci diciamo che:
quelli come noi
che son venuti su un po' strani
e hanno avuto sempre
poche donne per le mani
e covano le loro solitudini
in segreto quasi con gelosia
lasciandosi un po' andare
solo davanti al vino forte di un bicchiere.
Quelli come noi
così timidi e ambiziosi
piuttosto silenziosi
e sempre con la testa piena
di musica di arte e grandi amori
e solo poche volte fan festa
e spesso invece cantano
perchè non hanno è quello che gli resta
Quelli come noi
che non valgono niente
quelli come noi
che non gli si darebbe un soldo
Invece,
quelli come noi
diciamo che valgono molto
e basterà che un giorno
trovino un po' di forza
e aiuteranno gli altri a dare un calcio al mondo
e prenderanno a pugni il re e lo stato
calpesteranno il dio per cui ogni libertà si fa peccato.
Perchè, quelli come noi
non han rispetto per nessuno
non credono più a niente
e solo hanno il difetto
di essere nati un giorno tra i vigliacchi
tra i vinti dalla forza della vita
e di scordarselo soltanto
davanti a una bottiglia ormai finita.
Quanto amore
Quanto amore,
quanto amore che ho cercato.
Quante ore,
quante ore che ho passato,
accanto a un termosifone
per avere un poco di calore.
Quanto amore,
quanto amore che ho cercato.
Quanti oggetti,
quanti oggetti che ho rubato,
mentre nessuno vedeva,
mentre, nessuno mi guardava.
Quanto amore,
quanto amore che ho cercato.
Dietro i vetri gialli
e sporchi di una stanza,
che aprono una città di ferro,
senza voce, e senza una parola.
Quanto amore,
quanto amore ho riversato.
Nelle cose
più impensate e più banali,
facendo collezione
di farfalle o di vecchi giornali.
Le persone che ho fermato
per la strada,
sinceramente possono testimoniare,
quanto amore ho cercato,
ieri, prima, di essermi impiccato,
ieri, prima di essermi impiccato.
Quanto amore,
quanto amore, quanto amore, che ho cercato ...
Quando la morte avrà
Quando la morte avrà,
addolcito un po' il tuo viso
che tante volte già
mi aveva intimorito,
e tu mi chiederai un ultimo sorriso,
un gesto di pietà
che avrai non meritato.
Quando la morte avrà
allentato un po' le braccia
che tante volte già
mi avevano piegato
e tu ricercherai
i miei capelli la mia faccia
per farmi la tua prima
ed ultima carezza.
Allora ti amerò
allora quando avrai
la tenerezza che
non hai avuto mai.
Allora ti amerò
ma tu non lo saprai
e per tutti e due sarà
troppo tardi ormai.
Quando la morte avrà
fatto abbassare gli occhi
che tante volte già
mi avevano ferito
col disprezzo di chi
non ha mai chiesto aiuto
e tutto ciò che ha
se lo è costruito.
Quando la morte avrà
disperso i tuoi discorsi
che tante volte già
mi avevano mentito
e la sincerità
del tuo nuovo silenzio
potrà farmi scordare
di averti mai sentito.
Allora ti amerò
allora quando avrai
l'umiltà che
non hai avuto mai.
Allora ti amerò
ma tu non lo saprai
e per tutti e due sarà
troppo tardi ormai.
Quando la morte avrà
scacciato la paura
che per tutta la vita
ti è stata concubina
e avrà fatto di te
il più grande di noi
l'eroe che si rallegra
della guerra vicina.
Quando la morte avrà
sconfitto il compromesso
cui la meschinità
ti aveva condannato
e il lampo dei tuoi occhi
si mostrerà contento
di vivere da uomo
almeno un momento.
Allora ti amerò
allora quando avrai
il coraggio che
non hai avuto mai.
Allora ti amerò
ma tu non lo saprai
e per tutti e due sarà
troppo tardi ormai.
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