AGGIUS
o Coro del galletto di Gallura


Gruppo di autentici cantanti popolari, le cui esecuzioni, ancora fedeli ai modi stilistici tradizionali, consentono di valutare assai bene l’interessante fenomeno dell’evoluta polifonia sarda. Il gruppo, all’epoca dell’incisione del suo primo disco, era composto da: Salvatore Stangoni, Salvatore Cassoni, Pietro Carta e Francesco Cossu. Lo Stangoni, che era un po’ la guida e la voce solista del gruppo, fu soprannominato da D’Annunzio «Il galletto di Gallura», da cui derivò poi il nome del gruppo. Conosciuti dal 1966, anno in cui presero parte a «Ci ragiono e canto», hanno poi partecipato alla ripresa dello spettacolo curata da Dario Fo nel 1969 e infine alla trasmissione televisiva del medesimo spettacolo nell’inverno 1977.


DISCOGRAFIA

Gli Aggius. Coro del galletto di Gallura - I dischi del sole DS 131/33
La me brunedda è bruna - Cetra LPP 211


Il canto aggese è affidato all'accordo di cinque voci: bozi, tippi, bassu o grossu, contra e, quando è possibile averla disposizione , lu falzittu, la quinta. La forma espressiva tipica assume qui il nome di tàsgia. Temi prevalenti del canto sono così la bellezza e le virtù della donna amata, trattati sempre in termini ideali e poetici. Sono presenti, anche se rari, canti di spregio e di lavoro. Mancano invece nella tradizione aggese canti di protesta o politici. E questo nonostante la storica insofferenza di questo popolo alle imposizioni di uno Stato distante e sentito spesso come avverso in quanto rappresentato da messi esattoriali e da amministratori di una giustizia diversa.


La rinomanza fuori dai confini regionali e nazionali del canto e dei cori di Aggius ha preso avvio dalla tournée col musicologo Gavino Gabriel nella penisola culminata con l'esibizione al Vittoriale da Gabriele d'Annunzio, nel lontano 1928. Fra quelle voci due sono restate quasi nel mito per armonia e limpidezza: quelle di Giovanni Andrea Peru e di Salvatore Stangoni, «Balori Tundu» denominato dallo stesso D'Annunzio «Il galletto di Gallura». Ha avuto in seguito un'esplosione allorché Salvatore Stangoni con il suo coro cui fu dato il nome di Gli Aggius , fra gl i anni '60 e i '70 calcò i palcoscenici dei migliori teatri nazionali con lo spettacolo di Dario Fo «Ci ragiono e canto» di cui è stato lodato e indimenticato protagonista. Non minore credito derivò alla tradizione e alla fama dei cori e dei canti aggesi dalla partecipazione, negli Anni '80, del coro di Matteo Peru alle rassegne del canto religioso presso la celebre Opera Garnier di Parigi e il Teatro La Fenice di Venezia.