La comunicazione
Non possiamo farne a meno... ...dal
momento in cui ci siamo, coscientemente o non, comunichiamo
con gli altri interagendo. Noi viviamo attraverso il nostro
comportamento e ci esprimiamo attraverso il rapporto con gli
altri: tutti noi siamo talmente in interazione che una qualsiasi
modificazione di ciascuno di noi comporta una modificazione
di tutti gli altri.
Le nostre azioni, le nostre reazioni,
le attitudini e quindi i nostri comportamenti sviluppano delle
relazioni e così …. comunichiamo in mille modi
e maniere: parlando, stando in silenzio, indicando, sgranando
gli occhi, portandoci le mani sul viso o chinando la testa.
Uno stesso messaggio o una stessa "reazione"
inoltre assumono significati diversi se espressi in un certo
ambiente o in un altro; non saranno gli stessi in un contesto
socio-culturale piuttosto che in un altro.
Proviamo poi a pensare come visibilmente
cambiano i comportamenti "individuali" quando si
è in un gruppo: a volte la folla si scatena con una
violenza tale che esula dalla somma delle "aggressività"
individuali.
Quanto siamo consapevoli di questi
processi?
Un'attenta riflessione potrebbe aiutarci
ad avere una migliore comunicazione, a migliorare i nostri
rapporti interpersonali, a dare un impulso positivo alle relazioni?
Applicare tecniche di comunicazione
potrebbe voler dire valorizzazione della condizione umana
o abbiamo solo il dubbio di dover rinunciare alla così
"accattivante spontaneità"?
Quanto tutto ciò ha a che fare
con i concetti di onestà, verità, manipolazione,
persuasione?
Prendendo spunti dalle ricerche in
questo campo, partendo da quelle della "Scuola di Palo
Alto" in California nei primi anni '50, cercheremo di
seguire un percorso di riflessione e apprendimento che ci
aiuti ad esercitare alcune abilità, a conquistare una
migliore comprensione dei comportamenti altrui, e, ci auguriamo,
ad aumentare la conoscenza di noi stessi.
Comunicazione quindi come studio dei
processi che permettono ai "flussi di messaggi"
di passare da un individuo all'altro in modo che da una parte
ne sia rispettato il contenuto e dall'altra ci sia un contributo
al miglioramento della relazione.
Inizieremo con "la capacita' di
ascolto" per sottolinearne l'importanza, troppo spesso
trascurata a vantaggio "della capacità di parlare"
più facilmente riconducibile, nel senso comune, ad
una competenza.
SAPER ASCOLTARE
Hai mai valutato la tua capacità
di ascolto in relazione al tempo dedicato, alla modalità
ed ai benefici ricevuti?
Saper "ben ascoltare" può
portare ad aprire la mente a nuove idee, a nuove soluzioni,
ad arricchimento della persona. E' un'abilità che può
essere molto utile anche per la crescita professionale. Questa
capacità contribuisce notevolmente ad essere dei bravi
genitori, dei buoni figli, degli insostituibili compagni;
è indispensabile ai medici, ai manager, indiscutibilmente
agli addetti alle vendite.
Da studi statistici è stato
rilevato che, nei processi di comunicazione, la maggior parte
del tempo viene dedicata all'ascolto.
Poiché il tempo è un
bene prezioso e va utilizzato al meglio, analizza schematicamente
le tue modalità di ascolto e tenta di quantificarle:
ascolto finto Ascoltiamo "a tratti",
lasciandoci catturare da distrazioni, dalla nostra immaginazione
e comunque fidandoci del nostro intuito che precocemente ci
cattura le cose importanti da quelle meno importanti. Ascolto
quindi passivo, senza reazioni, vissuto solo come opportunità
per poter parlare. ascolto logico Ci sentiamo già soddisfatti
quando ci scopriamo ad ascoltare applicando un efficace controllo
del significato logico di quello che ci viene detto. L'attenzione
sarà concentrata sul contenuto di ciò che viene
espresso ed anche l'interlocutore potrebbe avere l'errata
convinzione di essere stato capito ascolto attivo empatico
Ci mettiamo in condizione di "ascolto efficace"
provando a metterci "nei panni dell' altro", cercando
di entrare nel punto di vista del nostro interlocutore e comunque
condividendo, per quello che ci è umanamente possibile,
le sensazioni che ci manifesta. Attenzione: da questa modalità
è escluso il giudizio, ma anche il consiglio e la tensione
del "dover darsi da fare" per risolvere il problema.
Quanto si è disposti a credere
che quest'ultima modalità possa allargare le conoscenze,
facilitare i rapporti, evitare errori, risparmiare tempo,
aumentare la fiducia nella relazione? Può valer la
pena di fare dei tentativi?
Lo sforzo necessario sarà di
spostare il l'interesse dal "perché" l'altro
dice, interpreta o vive una situazione al "come"
la dice: avendo, e quindi mostrando, interesse e comprensione
("sei importante, ho stima di te e riconosco, rispetto
e condivido il tuo sentimento"). Potrebbe succedere che
chi parla, sentendosi ascoltato, tenterà di migliorare
la comunicazione sia nella quantità che nella qualità
a tutto vantaggio della ricchezza delle informazioni, del
senso di sicurezza, della fiducia e dell'onestà.
Applicare una più efficiente
modalità di ascolto avrà diversi vantaggi nei
vari ambiti:
riduce le incomprensioni, induce l'interlocutore
ad esprimersi a pieno senza timore, spesso stimola in lui
la ricerca delle migliori possibilità espressive, anche
nei contenuti!
Rapportarsi al meglio con gli altri
aumenta l'autostima e la fiducia in se stessi: si immagazzinano
più informazioni, si eseguono meglio le istruzioni
ed anche si ha maggior controllo su quelle date. Meno errori
vuol dire impiegare il tempo al meglio in un clima di fiducia
e di rispetto. Saper ascoltare se stessi, inoltre, ci metterà
al riparo da scelte di cui potremmo pentirci e ci aiuterà
a soddisfare i nostri bisogni ben individuati.
Gli obiettivi raggiungibili ascoltando
a livello attivo empatico potrebbero consistere, quindi, in
un arricchimento personale, in un sostegno al nostro interlocutore
perché trovi da solo le risposte ai suoi problemi o
entrambi contemporaneamente; in tutti i casi:
conviene aspettare il proprio turno
ascoltando e poi parlare
Attenzione: le nostre abitudini
di ascolto in qualche modo sono state influenzate anche dai
modelli appresi da bambini e da come si è sviluppata
la nostra integrazione nelle prime occasioni di socializzazione.
Questo materiale è stato
preso dal sito http://www.benessere.com
|