Fiaba cinese

La luna e il pavone

Tutte le abitatrici del Firmamento, le stelle, sfoggiavano vesti ricamate d’oro con guarnizioni di gemme. E danzavano negli ampi spazi dell’infinito finché, terminato il dolce incantesimo notturno, l’alba, pallida, rigida, inflessibile, le obbligava a coricarsi. Le piccole stelle dormivano, sognando marce trionfali, danze liete,  favolosi concerti di luce.

Solo la Luna, che non possedeva, come le ridenti sorelle, un ricco abito lucente, si distendeva sul lettuccio con l’animo avvelenato dall’amarezza.

E sogni cattivi tormentavano il suo dormire . Quando l’ombra la richiamava con le stelle alla vita dei cieli, lei si copriva con la mantellina scura e andava imbronciata a cercarsi un cantuccio nascosto. Qualche volta versava lacrime di rabbia e di umiliazione.

Chan-Lin , dama dell’armonia, la sorprese una notte nel suo nascondiglio.

- O figlia del grande Cielo, perché piangi?

- Non vedi? L'ingiustizia pesa su di me. Tra le mie sorelle splendide, mi sento brutta e ridicola.

- Il tuo risentimento è giusto. Provvederò io a consolarti. Non mi piace che nella grande famiglia dei cieli vi siano note stonate.

Chan-Lin andò nel suo aereo magazzino, prese un bel mazzo di piume dai magici colori.

- O Luna, mia povera Luna, io ti farò un abito splendido, un abito che avrà i colori più raggianti. Vedi? Oro, porpora, verde e turchino.

ll Genio cattivo degli spazi strappò però il mazzo variopinto dalle bianche mani di Chan-Lin e lo regalò al dispettoso Venticello.

Il Venticello, sghignazzando, portò le splendide piume sopra la Terra, e un vecchio gallo spennato se ne impadronì . Con l’aiuto di una benevola gallina, si fece un abito sontuoso, un abito mai visto, e divenne il superbo pavone.

Chan-Lin , intenerita dal dolore profondo della Luna causato dalla nuova delusione, si mise a tessere in tutta fretta una veste d’argento e d’oro, poi la fece indossare alla Luna.

- Così, ecco, ti distinguerai tra tutte le tue sorelle. Gli uomini ti contempleranno, ti ameranno, ti sceglieranno come  amica. Tu ascolterai le loro confidenze e, qualche volta, riuscirai a consolarli, a rallegrarli.

Solo il pavone, vestito dell’abito sontuoso che spettava a te, non leverà mai gli occhi in alto, non ti guarderà. mai.

Ma il pavone è stupido. E gli stupidi non hanno bisogno di cieli, non hanno bisogno di conforto. Perché nelle loro anime anguste non c’è posto per il fuoco della sofferenza, per il lume della poesia.

( Questa favola ha una sua morale : è' racchiusa nelle ultime righe ed è facile da comprendere se si sanno leggere senza la superbia che alberga oggi nel cuore degli uomini .)

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