Nave Audace D 551

Foto Moreno Quartieri

Nave Audace D 551

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Moreno Quartieri

 Note:
 
   Corso EM 68
   Imbarcato a Genova su Nave Audace nel primo equipaggio
 

 Altri imbarchi:
 
    Precedente imbarco su Nave Intrepido
 

 Collegamenti:      FaceBook     
 
 

Io e la Nave Audace       Raccolta foto ( 6 foto )


  Nome Moreno
  Cognome Quartieri
  Nato il 07-05-1949
  Nato a Vinca ( Fivizzano )
  Provincia MS
  Residente Marina di Pietrasanta
  Provincia LU
  Grado Sgt.
  Categoria EM  (Servizio Missili)
  Servizio Armi
  Contingente  
  Città C.A.R.  
  Data C.A.R.  
  Tipo ferma  
  Matricola  
  Città corso  
  Data corso  
  Imbarco 01-06-1973
  Sbarco 01-11-1974

Moreno Quartieri

Mi chiamo Moreno Quartieri e sono un membro del primo equipaggio di Nave Audace.

Proveniente da Nave Intrepido sono imbarcato sull’Audace a Genova durante l’allestimento a metà dell’anno 1973.

Sono stato sulla nave fino al congedo ( 31-12-1974 ) partecipando alla fase finale dell’allestimento, le prove in mare, la crociera in America e la consegna della bandiera di combattimento a Trieste.

Io, come Sgt. EM corso volontari 1968, facevo parte del servizio armi, lavoravo nella Stazione Controllo Armi (sotto la C.O.C.), in 3° di approntamento servizio in S.C.A., in 1° di approntamento servizio in C.O.C. alla apparecchiatura di acquisizione, controllo e impegno bersagli,  in stretta collaborazione con il Capo Servizio Armi e gli altri ufficiali destinati a dirigere il combattimento.

Durante la mia permanenza sulla nave ho sparato 36 missili, eseguiti 26 ombrelli di copertura antimissile (lanciarazzi Elsag), innumerevoli tiri contro costa e contro bersaglio trainato, con i cannoni 127/38 e 76/62.

Sono uscito dalla Marina Militare a fine ferma sessennale (31-12-1974) e ora sono in pensione dal 1-1-2003.

Appena andato in pensione (chissà perché) ho fatto una ricerca lunga 18 mesi su internet alla ricerca dei miei vecchi compagni di corso.

Li ho ritrovati tutti e abbiamo fatto una grande festa a Ostia Antica il 2-6-2004. da allora è nato il Gruppo EM68 che nel tempo ha svolto molte iniziative.

Se vuoi vedere il nostro sito lo trovi al seguente indirizzo: www.corso68.net

   Moreno Quartieri   

  IO E LA NAVE AUDACE 

Quando Nave Intrepido a metà del 1973 rientrò a La Spezia per fare i grandi lavori, io andai in gita personale a Genova per vedere la nuova unità navale, l’Audace appunto.
Era attraccata di fianco ad una banchina di Piazzale Caricamento e stava completando l’allestimento.
Dato che ero in divisa, mi fu facile entrare e vedere dall’esterno la nave.
Mentre gironzolavo, trovai un C.V. anche lui imbarcato sull’Intrepido, ci conoscevamo perché entrambi del servizio armi.
Dopo alcune frasi di circostanza, all’improvviso feci una delle "quartierate" destinate a cambiare il mio futuro.
Di punto in bianco dissi  “Comandante, l’Intrepido va ai grandi lavori ed io non ho voglia di rimanere fermo a La Spezia, come faccio ad imbarcare sull’Audace?”
Egli mi prese subito sul serio (anche se io non ero proprio sicurissimo di quello che avevo detto) e mi rispose “ Ti conosco bene e se vuoi veramente imbarcarti sull’Audace... ci penso io, perché ci sarò anch’io come Capo Servizio Armi.”
Detto fatto dopo sei giorni mi chiama il Comandante in 2° dell’Intrepido e mi dice: “Quartieri è arrivato il tuo movimento, fra tre giorni prenderai servizio su Nave Audace”.
E mi consegnò tutta la documentazione necessaria. Io ancora incredulo, andai a prepararmi per fare i bagagli.
Dopo tre giorni mi presentai a Piazzale Caricamento e mi fu indicata la casermetta, dove era alloggiata la parte di equipaggio già presente.
Seguì un periodo abbastanza turbolento tra il lavoro (con i tecnici americani), la conoscenza di Genova (i carugi, via Prè, ecc ecc.) e le continue corse a casa (ero comunque vicino +/- 100 Km. e avevo la mitica 500 L colore giallo thaiti).
Poi cominciarono le prove in mare con continue uscite e rientri (anche immediati perché qualcosa non andava). Quando tutto fu pronto, collaudato, ricollaudato provato e riprovato, giunse il giorno dell’imbarco dell’equipaggio ufficiale.
Si abbandonò la casermetta, ed io, che in quel momento ero Sergente anziano, fui comandato in servizio nella mensa equipaggio a sovrintendere la consegna del materiale necessario a ogni membro dell’equipaggio (materasso, lenzuola, coperta, cuscino, salvagente ecc.).
Quando tutto andò a regime (nei primi mesi del 1974, non ricordo le date) partimmo per la crociera in America.
Da Genova prima tappa a Taranto per caricare i missili, e poi via per Gibilterra.
Durante la traversata del Mediterraneo il mare era una tavola, ma quando entrammo in Atlantico, la musica cambiò e di molto.
Eravamo abituati a incontrare il mare grosso solo da una parte invece lì il mare veniva contemporaneamente da tutte le parti e aveva forza
8 in aumento.
Pioveva, tirava vento forte, grandinava. Insomma tutto insieme, finche un’ondata di prora sinistra diede un colpo tale alla nave che svettando l’albero si spezzò appena sotto il radar di navigazione (sopra c’erano tutti gli altri) di fatto, accecando la nave.
Il comandante decise di proseguire seguendo la rotta attraverso i radar del tiro e riuscimmo, non senza difficoltà, ad approdare alle Isole Azzorre, precisamente l’isola di S. Miguel nel porto di Ponta Delgada.
Qui ci fermammo per le riparazioni e poi si riprese il mare per arrivare alle Isole Bermuda. Sosta tecnica (viveri, acqua ecc.) breve visita all’isola con il famoso Bermudiana-Hotel e poi via verso la baia di Norfolk e attracco in quello sterminato porto militare.
Non avevo mai visto in un posto solo la concentrazione di navi militari che vidi a Norfolk. Portaerei, incrociatori, caccia, naviglio non identificabile, sommergibili nucleari e non, che sembravano buttati lì da una mano distratta. Sembravano seminati.
La base era immensa e al suo interno c’era di tutto. Dalle cliniche specializzate, ai ristoranti, alle sale da ballo, ai sexishop, ai negozi di tutti i generi, insomma qualunque cosa si volesse trovare... c’era.
Passammo in questo porto un po’ di tempo e poi ci trasferimmo a Mayport in Florida e qui successe il fatto curioso.
Eravamo molto prima di giugno e secondo le regole della Marina Militare Italiana l’equipaggio doveva indossare ancora l divisa invernale, ma nello stesso tempo eravamo anche ai Caraibi e faceva un caldo boia.
Fu chiesto al Comandante di indossare la divisa estiva ma egli ligio ai regolamenti rifiutò. Quando fu ora di andare in franchigia, con la comunità italiana del luogo schierata sottobordo... nessuno uscì !!!!!
C’era stato un passaparola iniziato chissà dove, sta di fatto che invece di schierare i franchi sul ponte di volo... arrivarono gli strumenti del complessino musicale di bordo, s’incominciò a suonare, cantare ma... non ad uscire.
Si disse che ci furono contatti telefonici tra il comando e la locale ambasciata italiana, la quale era pressata dalla comunità italiana che voleva salire a bordo.
Con la resistenza del Comandante che voleva l’equipaggio in divisa invernale, la cosa si protrasse per alcune ore.
Finché fu impartito l’ordine di uscire con la divisa estiva.
Da Mayport poi ci trasferimmo a Jaksonville (Florida) dove ci fu la festa a bordo per noi e uno dei responsabili ero io.
Anche perché il Com. in 2° (che mi chiamava il sindacalista) mi consegnò una somma in dollari e mi disse “ organizzate la vostra festa e non fate troppo casino. Non voglio sapere nulla o sentire scuse”.
Con l’aiuto di diversi altri e soprattutto di un ragazzo di leva che faceva lo chef a S.Moritz, con quei soldi facemmo miracoli e la festa andò benissimo.
Per un pelo, però. Perché per allestire l’ambiente ritenemmo opportuno radere al suolo nottetempo un bel boschetto di canne d’india coltivate in un’aiola.
Il giorno dopo alla festa non si può dire che ci dissero bravi, anzi, ma le prove erano sparite per cui...
Da Jaksoville trasferimento a Portorico sul teatro del collaudo del sistema missilistico.
Un’uscita dopo l’altra con attacchi aerei, navali e caccia antisom, intervallate da giornate in porto che ci diedero l’opportunità di conoscere il luogo, ma soprattutto... le ragazze portoricane.
Devo dire che in entrambi i campi ci comportammo bene.
Inutile ricordare che il marinaio italiano quando esce fa di tutto per trovare compiacenza nelle donne locali. Ci riuscimmo anche li. Eravamo allenati.
Per quello che riguarda le esercitazioni di tiro, sia missilistico sia con i cannoni andò benissimo.
E’ difficile crederlo, ma con i missili... furono tutti centri. Probabilmente il merito andava anche o soprattutto ai tecnici americani che verificavano il nostro lavoro, ma anche noi avevamo messo del nostro.
A quel punto la missione era conclusa e rapidamente si  avvicinava il giorno della partenza per casa.
Appena rientrati in porto come primo dovere il saluto alle donzelle portoricane e poi, via, rotta per le Azzorre.
C’eravamo già stati ma dopo mesi fuori di casa... andava benissimo.
Questa volta solo sosta tecnica e poi alla via per Trieste. Mi dimenticavo. A bordo avevamo già il telefono satellitare per cui a casa sapevano tutto.
Arrivati a Trieste, la nave ormeggiò di poppa indovinate dove? Ma al molo Audace posto proprio al centro della passeggiata a mare triestina.
Fu messo a riva il gran pavese, lucidata tutta la nave e due giorni dopo la consegna della bandiera di combattimento.
Cerimonia bellissima ma oltremodo stancante.
Autorità da tutte le parti, una selva d’ufficiali lasagnati in alta uniforme sia a bordo sia a terra, picchetti d’onore ecc. ecc. Non vedevo l’ora che il tutto finisse.
E siccome tutto finisce prima o poi, finì anche quella lunga giornata.
Il giorno dopo partii per una lunga e meritata licenza che finì con il mio trasferimento a Maridepocar La Spezia in attesa di congedo.
Ma questa è un’altra storia.

   Moreno Quartieri   


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