GRUPPO  FOTOCINE   "CONTROLUCE"  Vercelli

L'AUDIOVISIVO   FOTOGRAFICO    -  A cura di Marco Bosco

2°  Parte


Le Pellicole

Dare delle indicazioni precise sul tipo di emulsione da adottare per riprese ad uso AV è inutile e superfluo, ma alcune considerazioni vanno comunque fatte.

Stabilito che ognuno usi la pellicola che meglio risponde alle proprie esigenze e a quelle di ripresa da effettuare, è opportuno che non si continui a cambiare marca, tipo o sensibilità.

Sappiamo che ogni tipo di pellicola risponde in maniera differente alla luce riflessa dagli oggetti, pertanto, a parità di fonte luminosa e di mezzi impiegati si otterrebbero risultati cromatici differenti. Probabilmente ogni esposizione sarà corretta se vista singolarmente, ma se posizioniamo i vari scatti vicini ci accorgeremo subito della differenza ed inevitabilmente scatterà un meccanismo di confronto.

Questo meccanismo è più accentuato se differenti dia si susseguono in una dissolvenza; è questo il motivo per cui si consiglia di utilizzare un unico tipo di materiale sensibile quando possibile, anche nel tempo, in quanto sovente per i nostri lavori ci capiterà di ripescare dall'archivio con l'intento di trovare la diapositiva giusta.

Scegliere un solo tipo di pellicola per tutte le nostre riprese potrebbe sembrare troppo restrittivo per qualcuno, ma in fondo quale è la pellicola migliore?

Io credo che sia quella che si conosce meglio.
E per conoscerla bisogna usarla, fino ad arrivare a capirne i suoi pregi ed i suoi difetti; per esempio sapere fino a quanto la si può sottoesporre, quanto sopporta le sovraesposizioni, quali sono le sue dominanti cromatiche e quanto è influenzata da fonti diverse di luce, ecc...
Quanto esposto non è legge, ma una buona norma per rendere il lavoro AV il più omogeneo possibile e quindi più gradevole da visionare

Il nostro occhio recepisce differenze anche minime di tonalità cromatiche, sopratutto se ravvicinate come nel caso di una dissolvenza; se un'auto rossa viene seguita in dissolvenza da un'altra auto gialla, nulla ci disturberà anzi i due colori intensi possono ravvivare la nostra attenzione, ma se un cielo di una pellicola a tonalità calda è sovrapposto ad un altro cielo blu intenso freddo, allora potremmo avvertire un senso di disagio che inconsciamente ci potrà portare ad un ragionamento di confronto ( questo e bello, l'altro è brutto).

Oltre alle normali pellicole da ripresa, l'autore di AV, dovrà conoscere e familiarizzare con alcune categorie di emulsioni particolari.
Non si vuole in questo luogo approfondire la conoscenza su questo argomento ma, ad esempio, prima o poi si sentirà l'esigenza di duplicare le proprie dia ed in questo caso l'utilizzo di una pellicola apposita come la KODAK Duplicating è di grande aiuto se non indispensabile. L'uso di questa pellicola è molto specifico ed anche complesso pertanto per informazioni dettagliate è meglio consultare gli appositi libretti illustrativi della casa.
E' di prassi anche l'uso di emulsioni LITH per la titolazione dei nostri lavori o per la creazione di maschere utili per ottenere effetti particolari. Esse sono in bianco e nero ed ottengono un altissimo contrasto eliminando tutte le tonalità di grigio commercializzate sia in rullo 135 che in formati piani.
Può presentarsi inoltre, l'esigenza di riprodurre disegni o immagini, ed allora ci vengono incontro le emulsioni tarate per luci artificiali.
Riprenderemo in parte questo discorso nel capitolo che tratterà dei titoli, in cui vedremo più in dettaglio alcuni tipi di pellicole

 

 

I telaietti

I telaietti per diapositive sono troppo spesso un elemento trascurato, eppure hanno molta importanza ai fini di una proiezione tecnicamente riuscita.
Molte volte vediamo fotografi ingegnarsi nel realizzate cornici e passe-partout per le proprie immagini nell'intento di aumentarne il loro effetto, è nello stesso modo che i diaporamisti dovrebbero dar importanza ai telaietti per le loro dia.
Vedremo di seguito che l'intelaiatura fornita dai laboratori commerciali è assolutamente inadeguata ai nostri scopi finali, utile solamente per una prima visionatura del materiale.

Uno dei maggiori problemi imputabile ai telaietti è la messa a fuoco che può variare in fase di proiezione.
Questo problema è dovuto essenzialmente all'influenza del calore della lampada che fa deformare la diapositiva nei primi istanti di proiezione. Per comprendere meglio il problema è necessario ricordare che una diapositiva a colori è composta essenzialmente da un supporto, generalmente in triacetato di cellulosa o in plastica e di uno strato di gelatina che incorpora i coloranti. Questi elementi hanno, ben inteso, delle caratteristiche fisico-chimiche diverse e per questo, quando vengono sottoposte ad un brutale cambiamento di temperatura, subiscono delle deformazioni diverse.
Questo è il fenomeno che determina il cambiamento di messa a fuoco che nei proiettori autofocus determina un fastidioso movimento dell'immagine ed in quelli senza automatismo in una visione sfocata dell'immagine. Questa spiegazione sarebbe comunque insufficiente se non si facesse intervenire un altro fattore: l'umidità. In effetti, lo strato di gelatina assorbe rapidamente una certa quantità di umidità, che varia a seconda del clima e della stagione.
Per contro, il supporto non ne assorbe quasi niente, e questo provoca, sotto l'influenza del calore, una certa evaporazione che si traduce in una contrazione che è diversa tra il supporto e lo strato di gelatina.
L'unico vero rimedio a questo inconveniente è quello di riporre le dia in telaietti con vetrini, i quali hanno anche il vantaggio di riparare il materiale da eventuali danneggiamenti.
Si dovrà porre attenzione anche nella scelta del tipo di vetrini onde evitare l'insorgere di anelli colorati i fase di proiezione, chiamati anelli di Newton, dovuti alle interferenze che nascono dal contatto tra due superfici lisce: vetro e supporto della diapositiva. Questi anelli rappresentano tutti i colori dell'arcobaleno.
La pressione che si esercita sulle superfici favorisce la loro apparizione e accentua il loro disegno.
Quindi scegliamo telaietti con gli appositi vetri anti Newton che presentano una leggera satinatura atta a contrastare il suddetto fenomeno.
Spesso i telaietti hanno le due facciate di colore diverso; il lato di colore chiaro è quello che deve essere rivolto verso la lampada in modo da riflettere il più possibile il calore

All'inizio ho affermato che i telaietti forniti dai laboratori non sono idonei, vediamo quali sono i loro maggiori difetti:
a) Il materiale plastico è spesso scadente soggetto, quindi, a deformazioni.
b) I vari sistemi di chiusura non sono del tutto affidabili e possono creare aperture accidentali o (sopratutto in quelli termosaldati) malformazioni.
c) Ogni laboratorio usa tipi diversi di telai, così da avere differenze rilevanti di spessori e di misure finestre che compromettono la centratura delle immagini (bastano pochi decimi di mm. )
d) Non permettono ancoraggi definitivi delle diapositive, creando il rischio che le stesse si spostino all'interno.
e) Non permettono posizionamenti delle diapositive a registro.

I rischi di questi difetti si traducono in difficoltà di messa a fuoco, totale o parziale, in inceppamenti dei proiettori, difficoltà di manipolazione, scentrature delle immagini, ecc.
Stabilito e dimostrato che telaietti con vetrini anti Newton sono da preferirsi, spesso sono l'unica alternativa, vediamo ora quali sono le caratteristiche ideali per un telaietto efficace:
IL MATERIALE: di plastica chiara, resistente, rigido, non deformabile al calore e nel tempo.
I VETRINI: con smerigliatura il più fine possibile.
LO SPESSORE: sicuramente deve essere costante e non scendere sotto i due millimetri, di standard è il 3 mm.
LA CHIUSURA: facile e pratica, ma nello stesso tempo efficace in modo da evitare eventuali allargamenti delle due superfici o peggio delle aperture accidentali.
L'INSERIMENTO pratico e veloce della dia, ma sopratutto un sistema di ancoraggio della pellicola che non permetta spostamenti
LA PRECISIONE nelle misure sia esterne che interne ed in particolar modo che siano mantenute dal costruttore nel tempo.

Cosa offre il mercato:
Seguendo le indicazioni precedenti ci accorgiamo che telaietti di buona qualità sono da ricercare quasi esclusivamente tra le seguenti case costruttrici:
GEPE - produce una vasta gamma di telaietti in vari formati e sono i più facili da reperire, ma l'unico modello di tipo professionale è il cod.: 6050 con spessore controllato di 3 mm. e un'apertura 34,8x23,4. I GEPE sono anche tra i più economici.
JEDAM: offre telaietti professionali di ottima qualità ma difficilmente reperibili. L'apertura della finestra è lo standard dei sistemi audiovisivi, 34,8x23,4.
Oltre ad una serie ricca di modelli per quanto riguarda i formati delle sagome interne vengono commercializzati con sistemi di messa a registro delle diapositive oppure con il sistema a perforazione della pellicola.
I prezzi sono quelli del materiale professionale.
WESS PLASTIC Questa ditta americana sta diventando lo standard mondiale nel campo dei telaietti professionali.
Oltre a telaietti ad uso generico e di tipo standard. la Wess propone soluzioni diverse per ciascuno ed offre una risposta per le diverse necessità.
Il codice 001 ha un'apertura di 34,3x22,8 mm. con rapporto 3:2 corrispondente a una superficie pari al 90% dell'area dei mirini delle più diffuse reflex: sono i più simili ai più diffusi telaietti di basso costo forniti dai laboratori.
Il codice 002 è la dimensione generalmente accettata come standard nella produzione degli audiovisivi di 34,8x23,4 mm. mantenendo il rapporto 3:2 pari al 94% dell'area del fotogramma.
Il codice 004 ha le stesse proporzioni degli schermi TV, cioè 4:3 con apertura 31,1x23,4 mm.riducendo la superficie al'84%.

Diventerebbe noioso approfondire le varie caratteristiche tecniche di ogni singolo telaietto, pertanto, per questo tipo di nozioni è opportuno consultare i vari cataloghi delle Ditte produttrici

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