GRUPPO  FOTOCINE   "CONTROLUCE"  Vercelli


 

SVILUPPO   E  STAMPA  DEL
BIANCO - NERO

A cura di Carlo Truffa

 

1° parte

Premessa:

Alla base di una stampa d’alto livello vi è sempre un negativo perfetto.

Per ottenere tale negativo, (ammesso che esista) è indispensabile che il fotografo, a partire dalla scelta della pellicola e del tipo di sviluppo, presti la massima attenzione ad alcune regole elementari:

I) La sensibilità della pellicola deve essere commisurata al tipo di soggetto che si ha intenzione di riprendere, se si prevede di riprendere nello stesso negativo soggetti molto diversi tra loro per condizioni di luce è buona nonna preferire negativi ad alta sensibilità

2) L’esposizione deve essere la più accurata possibile e non bisogna delegarla completamente all’esposimetro interno alla fotocamera che, per quanto perfezionato, non può sostituire del tutto il cervello e l’occhio umano.

3) La scelta del rivelatore per lo sviluppo del negativo deve essere fatta tenendo conto delle sue proprietà fisico-chimiche e della sua curva caratteristica.

4) Una volta scelto il tipo di sviluppo, vanno rispettati, durante il trattamento, i suoi parametri di diluizione, temperatura, agitazione e durata.

E’ evidente che il rispetto delle regole, pur aiutando molto, non è sufficiente a dare il negativo perfetto, ad esse vanno associate tutte quelle variazioni che s’acquisiscono con la pratica e le esperienze personali.

 

RIVELATORI    E  SVILUPPO

La varietà di rilevatori disponibile può talvolta disorientare, e ogni fotografo ha di solito le sue preferenze, non sempre determinate da valutazioni oggettive, Io suggerisco senz’altro di iniziare con una delle formule di sviluppo già pronte, reperibili in forma concentrata, sia in polvere sia liquida, da miscelare con acqua per preparare la soluzione di lavoro.

Il rilevatore per pellicole va considerato come un elemento chiave del processo fotografico, e la miscela va quindi preparata con cura seguendo le istruzioni, usando solo recipienti e vaschette pulite, e se non si è certi della qualità dell’acqua che esce dal rubinetto, usare per la preparazione solo acqua distillata.

Occorre far bene attenzione a scegliere un rivelatore adatto alla pellicola e all’uso che se ne vuole fare, in quanto lo sviluppo influenzerà in una certa misura elementi come le dimensioni e l’aspetto della grana, la separazione tonale dei valori o la perdita di dettaglio, la morbidezza nella progressione dei grigi e l’acutanza.

 

CARATTERISTICHE    DEI   RIVELATORI

Rivelatori standard.

Per un normale uso nella tank o nella bacinella di sviluppo per pellicola in rullo e piane, questi sviluppi offrono eccellenti caratteristiche tonali con grana moderata e un’elevata acutanza.

Rivelatori a grana fine.

Con il piccolo formato le dimensioni della grana assumono una notevole importanza, e molti rivelatori offrono un’effettiva riduzione della grandezza della grana.

I veri rivelatori finogranulari non modificano la struttura fondamentale della grana, mantenendo in questo modo un’elevata acutanza, ma agiscono sulle sue dimensioni.

Una più pronunciata riduzione di granulosità la si può ottenere con rivelatori che contengano un solvente dell’argento (di solito il sodio solfito) tuttavia, la riduzione nelle dimensioni della grana porta con sé una riduzione dell’acutanza e i negativi sono "morbidi" e privi del contrasto di effetto "bordo".

Elemento importante da non dimenticare, per chi intendesse orientarsi verso questi tipi di sviluppo , è che molti di essi riducono la sensibilità nominale della pellicola per cui diventa indispensabile una loro sovra esposizione in fase di ripresa.

RILEVATORI MOLTO ENERGICI

Sono soluzioni di sviluppo molto forti, offrono la possibilità di essere usati a varie diluizioni, si prestano particolarmente per un uso generale e diventano indispensabili nel reportage e nella fotografia in luce ambiente molto scarsa dove consentono di "tirare" le pellicole sfruttandone al massimo la sensibilità.

N.B.: Nella scelta di un rivelatore, il fotografo deve avere ben presente la natura del suo soggetto, l’entità dell’ingrandimento previsto e il tipo di illuminazione dell’ingranditore, e l’utilizzo finale della stampa.

Componenti dei rivelatori.

Un rivelatore è composto da diversi ingredienti che affiancano 1’agente di sviluppo.

Conoscerli significa mettersi in grado (per chi volesse) di prepararsi personalmente i bagni ed eventualmente, intervenire sulla formula di base per adeguarla ai gusti personali.

Agente di sviluppo.

Questi composti organici hanno la capacità di ridurre gli alogenuri d’argento esposti in argento metallico.

Metolo, fenidone, idrochinone, amidolo, pirogallolo e glicina sono fra i più comuni. Ogni agente di sviluppo e ogni formula ha caratteristiche proprie che influenzano il risultato finale.

La maggior parte dei rivelatori standard, utilizzati secondo le istruzioni, forniscono valori alti di densità che ben si prestano ad un utilizzo normale, se si presume di dover intervenire con consistenti modifiche in sede di stampa, sono da preferire i rivelatori compensatori e semi-compensatori, intendendo con ciò quelli che danno uno sviluppo relativamente completo alle ombre e ai valori medi, limitando il grado di sviluppo nei valori alti, questi tipi di agenti di sviluppo, grazie ad una alcalinità relativamente bassa, danno risultati notevoli, con il vantaggio che, prolungando il tempo di sviluppo, sono in grado di fornire negativi di forte densità nei valori alti, il che rende questi prodotti piuttosto versatili.

Agente conservatore.

Dato che un agente di sviluppo tende a ossidarsi rapidamente a contatto con 1’acqua, per prolungare la sua vita, ma anche per prevenire le macchie sui negativi e sulle stampe, viene aggiunto un agente conservatore. Questo scopo viene solitamente svolto dal sodio solfito.

Acceleratore.

L’acceleratore ha il compito di fornire l’ambiente alcalino richiesto da molti agenti di sviluppo.

Sono comunemente usati il sodio carbonato e il sodio idrossido e il borace.

Questi elementi sono particolarmente presenti nei così detti "sviluppi tampone".

Riducente

Se no lo si arrestasse, l’agente di sviluppo ridurrebbe in una certa misura gli alogenuri di argento inesposti, con il risultato di provocare un velo generale su tutto il negativo.

Questa funzione è svolta dal bromuro di potassio.

Dopo che il negativo è stato regolarmente sviluppato, prima di poter procedere alla stampa su carta, sono necessari due trattamenti intermedi (che non devono assolutamente essere trascurati per un buon risultato finale).

Bagno di arresto.

Dopo lo sviluppo il negativo viene trasferito in un bagno di arresto, che ha diverse finzioni:

1) essendo acido , neutralizza 1’azione del rivelatore alcalino rimasto sull’emulsione, arrestando in tal modo immediatamente lo sviluppo.

2) contribuisce a prevenire la neutralizzazione del bagno di fissaggio acido da parte del rivelatore alcalino.

3) contribuisce a prevenire la formazione di macchie e il deposito di scorie sul negativo.

Fissaggio.

La funzione del fissaggio è quella di eliminare gli alogenuri di argento non ridotti rimasti nell’emulsione dopo lo sviluppo.

L’agente di fissaggio più usato è il sodio tiosolfito (iposolfito).

Si deve evitare un fissaggio eccessivo, in quanto può portare alla solfurazione dell’argento e il fissaggio può iniziare a sbiancare l’immagine togliendo l’argento così come gli alogenuri d’argento non ridotti.

Questo effetto sbiancante è anzitutto visibile nelle zone di bassa densità (le zone scure del negativo), questo fenomeno è particolarmente visibile nella formula di fissaggio rapido, quindi è meglio non abusarne.

Lavaggio finale.

Terminato il fissaggio è necessario procedere ad un lavaggio in acqua corrente alla temperatura di 2° per almeno 15 minuti, se in camera oscura non si possiede l’acqua corrente alla temperatura consigliata è necessario raddoppiare il tempo, è comunque necessario, se si vuole la certezza di eliminare completamente le tracce di fissaggio, evitando cosi che dopo poco tempo il negativo risulti macchiato, che l’acqua di lavaggio non scenda sotto i 15°.

 

INDIETRO

AVANTI   Seconda Parte