aggiornamento al 08/05/05
Filotea
Introduzione alla
vita devota
PRIMA PARTE
Contiene consigli ed esercizi necessari per condurre l'anima dal
primo desiderio della vita devota fina alla ferma risoluzione di
abbracciarla
Cap. I "DESCRIZIONE DELLA VERA DEVOZIONE"
Mia cara Filotea, tu vorresti giungere alla devozione perché sai
bene, come cristiana, quanto questa virtù sia accetta a Dio:
ma, siccome i piccoli errori commessi all'inizio di qualsiasi
impresa, ingigantiscono con il tempo e risultano, alla fine,
irreparabili o quasi, è necessario, prima di tutto, che tu
sappia che cos'è la virtù della devozione.
Di vera ce n'è una sola, ma di false e vane ce ne sono tante; e
se non sai distinguere la vera, puoi cadere in errore e perdere
tempo correndo dietro a qualche devozione assurda e
superstiziosa.
Arelio dava a tutti i volti che dipingeva le sembianze e
l'espressione delle donne che amava; ognuno si crea la devozione
secondo le proprie tendenze e la propria immaginazione.
Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perché non
mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la
sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell'acqua, per
amore della sobrietà, non avrà alcuno scrupolo nel tuffarla nel
sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia.
Un altro penserà di essere devoto perché biascica tutto il
giorno una filza interminabile di preghiere; e non darà peso
alle parole cattive, arroganti e ingiuriose che la sua lingua
rifilerà, per il resto della giornata, a domestici e vicini.
Qualche altro metterà mano volentieri al portafoglio per fare
l'elemosina ai poveri, ma non riuscirà a cavare un briciolo di
dolcezza dal cuore per perdonare i nemici; ci sarà poi l'altro
che perdonerà i nemici, ma di pagare i debiti non gli passerà
neanche per la testa; ci vorrà il tribunale.
Tutta questa brava gente, dall'opinione comune è considerata
devota, ma non lo è per niente.
Ricordi l'episodio degli sgherri di Saul che cercano Davide?
Micol li trae in inganno mettendo nel letto un fantoccio con gli
abiti di Davide, e fa loro credere che Davide è ammalato. Così
molti si coprono di alcune azioni esteriori, proprie della santa
devozione e la gente crede che si tratti di persone veramente
devote e spirituali; ma se vai a guardar bene, scopri che sono
soltanto fantocci e fantasmi di devozione.
La vera e viva devozione, Filotea, esige l'amore di Dio, anzi non
è altro che un vero amore di Dio; non un amore genericamente
inteso. Infatti l'amore di Dio si chiama grazia in quanto
abbellisce l'anima, perché ci rende accetti alla divina Maestà;
si chiama carità, in quanto ci dà la forza di agire bene;
quando poi è giunto ad un tale livello di perfezione, per cui,
non soltanto ci dà la forza di agire bene, ma ci spinge ad
operare con cura, spesso e con prontezza, allora si chiama
devozione.
Gli struzzi non possono volare, le galline svolazzano di rado,
goffamente e rasoterra; le aquile, le rondini e i colombi volano
spesso, con eleganza e in alto.
Similmente i peccatori non riescono a volare verso Dio, ma si
spostano esclusivamente sulla terra e per la terra; le persone
dabbene, che non possiedono ancora la devozione, volano verso Dio
per mezzo delle buone azioni, ma di rado, con lentezza e
pesantemente; le persone devote volano in Dio con frequenza,
prontezza e salgono in alto.
A dirlo in breve, la devozione è una sorta di agilità e
vivacità spirituale per mezzo della quale la carità agisce in
noi o, se vogliamo, noi agiamo per mezzo suo, con prontezza e
affetto.
Ora, com'è compito della carità farci praticare tutti i
Comandamenti di Dio senza eccezioni e nella loro totalità,
spetta alla devozione aggiungervi la prontezza e la diligenza.
Ecco perché chi non osserva tutti i Comandamenti di Dio non può
essere giudicato né buono né devoto.
Per essere buoni ci vuole la carità e per essere devoti, oltre
alla carità, bisogna avere grande vivacità e prontezza nel
compiere gli atti.
Siccome la devozione si trova in grado di carità eccellente, non
soltanto ci rende pronti, attivi e diligenti nell'osservare tutti
i Comandamenti di Dio; ma ci spinge inoltre a fare con prontezza
e affetto tutte le buone opere che ci sono possibili, anche se
non cadono sotto il precetto, ma sono soltanto consigliate o
indicate.
Come un uomo guarito di recente da una malattia, cammina quel
tanto che gli è necessario, piano piano e trascinandosi un po',
così il peccatore, guarito dal suo peccato, cammina quel tanto
che Dio gli comanda, trascinandosi adagio adagio fino a che non
giunga alla devozione. Allora, da uomo completamente sano, non
soltanto cammina, ma corre e salta nella via dei Comandamenti di
Dio e, inoltre, prende di corsa i sentieri dei consigli e delle
ispirazioni celesti.
In conclusione, si può dire che la carità e la devozione
differiscono tra loro come il fuoco dalla fiamma; la carità è
un fuoco spirituale, che quando brucia con una forte fiamma si
chiama devozione: la devozione aggiunge al fuoco della carità
solo la fiamma che rende la carità pronta, attiva e diligente,
non soltanto nell'osservanza dei Comandamenti di Dio, ma anche
nell'esercizio dei consigli e delle ispirazioni del cielo.
Cap. II "CARATTERISTICHE ED ECCELLENZA DELLA DEVOZIONE"
Coloro i quali volevano scoraggiare gli Israeliti dall'entrare
nella terra promessa, dicevano che era un paese che divorava gli
abitanti, ossia, che l'aria era talmente pestilenziale che
nessuno vi poteva vivere a lungo; per di più era abitata da
mostri che divoravano gli uomini come locuste: allo stesso modo,
mia cara Filotea, la gente della strada dice tutto il male che
può della devozione e dipinge le persone devote immusonite,
tristi e imbronciate, e va blaterando che la devozione rende
malinconici e insopportabili.
Ma sull'esempio di Giosuè e di Caleb, che, non solo sostenevano
che la terra promessa era fertile e bella, ma che il suo possesso
sarebbe stato utile e piacevole, lo Spirito Santo, per bocca di
tutti i santi, e Nostro Signore, con la sua Parola, ci danno
assicurazione che la vita devota è dolce, facile e piacevole.
La gente vede che i devoti digiunano, pregano, sopportano le
ingiurie, servono gli infermi, assistono i poveri, fanno veglie,
controllano la collera, dominano le passioni, fanno a meno dei
piaceri dei sensi e compiono altre azioni simili a queste, di per
sé e per loro natura aspre e rigorose; ma non sa vedere la
devozione interiore e cordiale che trasforma tutte queste azioni
in piacevoli, dolci e facili.
Guarda l'ape sul timo: ne può ricavare soltanto un succo amaro,
ma succhiandolo lo trasforma in miele, perché questa è la sua
caratteristica.
Mi rivolgo a te, persona del mondo, e ti dico: le anime devote
incontrano molta amarezza nei loro esercizi di mortificazione ,
questo è certo, ma praticandoli li trasformano in dolcezza e
soavità.
Il fuoco, la fiamma, la ruota, la spada per i martiri sembravano
fiori odorosi, perché erano devoti; e se la devozione riesce a
rendere piacevoli le torture più crudeli e la stessa morte, cosa
non riuscirà a fare per le azioni proprie della virtù?
Lo zucchero rende dolci i frutti un po' acerbi e toglie il
pericolo che facciano male quelli troppo maturi; la devozione è
il vero zucchero spirituale, che toglie l'amarezza alle
mortificazioni e la capacità di nuocere alle consolazioni:
toglie la rabbia ai poveri e la preoccupazione ai ricchi; la
desolazione a chi è oppresso e l'insolenza al favorito dalla
sorte; la tristezza a chi è solo e la dissipazione a chi è in
compagnia; ha la funzione di fuoco in inverno e di rugiade in
estate, sa affrontare e soffrire la povertà, trova ugualmente
utile l'onore e il disprezzo, riceve il piacere e il dolore con
un cuore quasi sempre uguale, e ci colma di una meravigliosa
soavità.
Guarda la scala di Giacobbe, che è la vera immagine della vita
devota: i due montanti, tra i quali si sale ed ai quali sono
fissati gli scalini, rappresentano l'orazione, che chiede l'amore
di Dio e i Sacramenti, che lo conferiscono; gli scalini sono i
diversi livelli della carità, per i quali si sale, di virtù in
virtù; o discendendo in aiuto e sostegno del prossimo, o salendo
per la contemplazione all'unione d'amore con Dio.
Ed ora dà uno sguardo a coloro che si trovano sulla scala: sono
uomini con il cuore di Angeli, o Angeli con il corpo di uomini;
non sono giovani, ma lo sembrano, perché sono pieni di forza e
di agilità spirituale; hanno ali per volare e si lanciano in Dio
con la santa orazione; ma hanno anche i piedi per camminare con
gli uomini in una santa e piacevole conversazione; i loro volti
sono belli e radiosi, per cui ricevono tutto con dolcezza e
soavità; le gambe, le braccia e la testa sono scoperte, perché
i loro pensieri, i loro affetti e le loro azioni hanno il solo
scopo di piacere a Dio. Il resto del corpo è coperto da una
tunica fine e leggera, perché sono realmente inseriti nel mondo
e usano le cose di questo mondo, ma in modo pulito e limpido,
prendendo esclusivamente il necessario: così agiscono le persone
devote.
Cara Filotea, devi credermi: la devozione è la dolcezza delle
dolcezze e la regina delle virtù, perché è la perfezione della
carità. Se vogliamo paragonare la carità al latte, la devozione
ne è la crema; se la paragoniamo ad una pianta, la devozione ne
è il fiore; se ad una pietra preziosa, la devozione ne è lo
splendore; se ad un unguento prezioso, né è il profumo soave
che dà la forza agli uomini e gioia agli Angeli.
Cap. III " LA DEVOZIONE SI ADATTA A TUTTE LE VOCAZIONI E
PROFESSIONI"
Nella creazione Dio comandò alle piante di portare frutto,
ciascuna secondo il proprio genere: allo stesso modo, ai
Cristiani, piante vive della Chiesa, ordina di portare frutti di
devozione, ciascuno secondo la propria natura e la propria
vocazione.
La devozione deve essere vissuta in modo diverso dal gentiluomo,
dall'artigiano, dal domestico, dal principe, dalla vedova, dalla
nubile, dalla sposa; ma non basta, l'esercizio della devozione
deve essere proporzionato alle forze, alle occupazioni e ai
doveri dei singoli.
Ti sembrerebbe cosa fatta bene che un Vescovo pretendesse di
vivere in solitudine come un Certosino?
E che diresti di gente sposata che non volesse mettere da parte
qualche soldo più dei Cappuccini?
Di un artigiano che passasse le sue giornate in chiesa come un
Religioso?
E di un Religioso sempre alla rincorsa di servizi da rendere al
prossimo, in gara con il Vescovo?
Non ti pare che una tal sorta di devozione sarebbe ridicola,
squilibrata e insopportabile?
Eppure queste stranezze capitano spesso, e la gente di mondo, che
non distingue, o non vuol distinguere, tra la devozione e le
originalità di chi pretende essere devoto, mormora e biasima la
devozione, che non deve essere confusa con queste stranezze.
Se la devozione è autentica non rovina proprio niente, anzi
perfeziona tutto; e quando va contro la vocazione legittima,
senza esitazione, è indubbiamente falsa.
Aristotele dice che l'ape ricava il miele dai fiori senza
danneggiarli, e li lascia intatti e freschi come li ha trovati.
La vera devozione fa ancora meglio, perché non solo non porta
danno alle vocazioni e alle occupazioni, ma al contrario, le
arricchisce e le rende più belle.
Qualunque genere di pietra preziosa, immersa nel miele diventa
più splendente, ognuna secondo il proprio colore; lo stesso
avviene per i cristiani: tutti diventano più cordiali e
simpatici nella propria vocazione se le affiancano la devozione:
la cura per la famiglia diventa serena, più sincero l'amore tra
marito e moglie, più fedele il servizio del principe e tutte le
occupazioni più dolci e piacevoli.
Pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma del soldato,
dalla bottega dell'artigiano, dalla corte del principe,
dall'intimità degli sposi è un errore, anzi un'eresia.
E' vero che la devozione contemplativa, monastica e religiosa non
può essere vissuta in quelle vocazioni; ma è anche vero che,
oltre a queste tre devozioni ce ne sono tante altre, adatte a
portare alla perfezione quelli che vivono fuori dai monasteri.
Abramo, Isacco, Giacobbe, Davide, Giobbe, Tobia, Sara, Rebecca e
Giuditta ne sono la prova per l'Antico Testamento; nel Nuovo
abbiamo S. Giuseppe, Lidia, S. Crispino che vissero la perfetta
devozione nelle loro botteghe; S. Anna, S. Marta, S. Monica,
Aquila, Priscilla, nel matrimonio; Cornelio,
S. Sebastiano, S. Maurizio nella vita militare; Costantino,
Elena, S. Luigi, il Beato Amedeo, S. Edoardo sul trono.
E' capitato anche che molti abbiano perso la perfezione nella
solitudine, per sé molto utile alla vita perfetta, mentre
l'avevano conservata in mezzo alla moltitudine, che sembra
invece, di natura sua, poco adatta a favorire la perfezione. Lot,
dice S. Gregorio, fu casto in città e peccatore nella
solitudine.
Poco importa dove ci troviamo: ovunque possiamo e dobbiamo
aspirare alla devozione.
Cap.IV "NECESSITA' DI UN DIRETTORE SPIRITUALE PER ENTRARE E
PROGREDIRE NELLA DEVOZIONE"
Quando il giovane Tobia ricevette l'ordine di recarsi a Rage,
rispose: Non conosco la strada.
Il padre gli disse allora: Va tranquillo e cerca qualcuno che ti
faccia da guida.
Ti dico la stessa cosa, Filotea. Vuoi metterti in cammino verso
la devozione con sicurezza?
Trova qualche uomo capace che ti sia di guida e ti accompagni; è
la raccomandazione delle raccomandazioni. Qualunque cosa tu
cerchi, dice il devoto Avila, troverai con certezza la volontà
di Dio soltanto sul cammino di una umile obbedienza, tanto
raccomandata e messa in pratica dai devoti del tempo antico.
La Beata Madre Teresa, vedendo Caterina di Cordova fare grandi
penitenze, ebbe un grande desiderio di imitarla contro il parere
del confessore che glielo proibiva e al quale era tentata di non
obbedire, almeno in questo, Dio allora le disse: Figlia mia, tu
stai camminando su una strada buona e sicura. Vedi le sue
penitenze?
Eppure io preferisco la tua obbedienza! Teresa concepì tanto
amore per questa virtù che, oltre all'obbedienza dovuta ai
Superiori, votò una particolare obbedienza ad un uomo
straordinario, impegnandosi a seguirne la direzione e la guida;
ne ebbe grandi consolazioni. Prima e dopo di lei, è capitata la
stessa cosa a molte anime elette che, per garantirsi una più
perfetta sottomissione a Dio, hanno posto la loro volontà sotto
la direzione dei suoi servi; cosa che S. Caterina da Siena elogia
con sante espressioni nei suoi Dialoghi.
La devota principessa S. Elisabetta obbediva, con estrema
esattezza, al dotto Maestro Corrado; ecco un consiglio dato da S.
Luigi sul letto di morte a suo figlio: "Confessati spesso,
scegli un confessore adatto, che sia molto prudente e che possa
insegnarti con sicurezza, a fare il tuo dovere".
"L'amico fedele, dice la S. Scrittura, è una forte
protezione; chi lo trova, trova un tesoro".
L'amico fedele è un balsamo di vita e d'immortalità; coloro che
temono Dio, lo trovano. Queste parole divine si riferiscono, in
primo luogo, come puoi notare, all'immortalità, per camminare
verso la quale è necessario, prima di tutto, avere un amico
fedele che diriga le nostre azioni con le sue esortazioni e i
suoi consigli; ci eviterà così i tranelli e gli inganni del
nemico; sarà per noi un tesoro di sapienza nelle afflizioni,
nelle tristezze e nelle cadute; sarà il balsamo per alleviare e
consolare i nostri cuori nelle malattie spirituali; ci
proteggerà dal male e ci renderà stabili nel bene; e se dovesse
colpirci qualche infermità, impedirà che diventi mortale e ci
farà guarire.
Ma chi può trovare un amico di tal sorta? Risponde il Saggio:
coloro che temono Dio; ossia gli umili, che desiderano
ardentemente avanzare nella vita spirituale.
Giacché ti sta tanto a cuore camminare con una buona guida, in
questo santo viaggio della devozione, cara Filotea, prega Iddio,
con grande insistenza, che ne provveda una secondo il suo cuore;
e poi non dubitare:
sii certa che, a costo di mandare un Angelo dal cielo, come fece
per il giovane Tobia, ti manderà una guida capace e fedele.
Per te deve rimanere sempre un Angelo: ossia, quando l'avrai
trovato, non fermarti a dargli stima come uomo, e non riporre la
fiducia nelle sue capacità umane, ma in Dio soltanto, che ti
incoraggerà e ti parlerà tramite quell'uomo, ponendogli nel
cuore e sulla bocca ciò che sarà utile al tuo bene; tu devi
ascoltarlo come un Angelo venuto dal cielo per condurti là.
Parla con lui a cuore aperto, in piena sincerità e schiettezza;
manifestagli con chiarezza il bene e il male senza infingimenti e
dissimulazione: in tal modo il bene sarà apprezzato e reso più
solido e il male corretto e riparato; nelle afflizioni ti sarà
di sollievo e di forza, nelle consolazioni di moderazione e
misura.
Devi riporre in lui una fiducia senza limiti, unita a un grande
rispetto, ma in modo che il rispetto non diminuisca la fiducia e
la fiducia non tolga il rispetto. Apriti a lui con il rispetto di
una figlia verso il padre e portagli rispetto con la fiducia di
un figlio verso la madre; per dirla in breve: deve essere una
amicizia forte e dolce, santa, sacra, degna di Dio, divina,
spirituale.
A tal fine, scegline uno tra mille, dice Avila; io ti dico, uno
tra diecimila, perché se ne trovano meno di quanto si dica
capaci di tale compito. Deve essere ricco di carità, di scienza
e di prudenza: se manca una di queste tre qualità, c'è
pericolo.
Ti ripeto, chiedilo a Dio e, una volta che l'hai trovato,
benedici la sua divina Maestà, fermati a quello e non cercarne
altri; ma avviati, con semplicità, umiltà e confidenza; il tuo
sarà un viaggio felice.
Cap.V " SI DEVE COMINCIARE DALLA PURIFICAZIONE
DELL'ANIMA"
"I fiori sono apparsi nei campi", dice lo Sposo nel
Cantico dei Cantici, "è giunto il tempo di potare e
sfrondare". I fiori del nostro cuore, o Filotea, sono i
buoni desideri.
Ora, appena compaiono, bisogna mettere mano alla roncola per
sfrondare dalla nostra coscienza tutte le opere morte e inutili.
La ragazza straniera, per sposare un Israelita, doveva togliersi
la veste della prigionia, tagliarsi le unghie e radersi i
capelli: similmente l'anima che vuole andare sposa al Figlio di
Dio, deve spogliarsi del vecchio uomo e rivestirsi del nuovo,
lasciando il peccato; poi tagliare e radere tutti gli impedimenti
che distolgono dall'amore di Dio.
Essersi purificati dalla malizia del peccato è l'inizio della
salvezza. S. Paolo venne purificato totalmente in un attimo; lo
stesso avvenne a Caterina da Genova, S. Maddalena, S. Pelagia e
qualche altro. Ma questa sorta di purificazione è miracolosa ed
eccezionale in grazia, come la resurrezione dei morti lo è in
natura: non possiamo pretenderla.
Ordinariamente la purificazione, come la guarigione, sia del
corpo che dello spirito, avviene adagio adagio, per gradi, un
passo dopo l'altro, a fatica e con il tempo.
Sulla scala di Giacobbe gli Angeli hanno le ali, ma non volano,
anzi salgono e scendono ordinatamente, uno scalino dopo l'altro.
L'anima che sale dal peccato alla devozione viene paragonata
all'alba, che, quando spunta, non mette immediatamente in fuga le
tenebre, ma gradatamente.
Dice il Saggio che la guarigione la quale avviene senza fretta è
sempre la più sicura; le infermità del cuore, come quelle del
corpo, vengono a cavallo o in carrozza, ma se ne vanno a piedi e
al piccolo trotto.
Devi essere dunque coraggiosa e paziente in questa impresa,
Filotea.
Che pena vedere anime che, scoprendo di essere afflitte da molte
imperfezioni, dopo essersi impegnate per un po' nel cammino della
devozione, si inquietano, si turbano e si scoraggiano e rischiano
di cedere alla tentazione di lasciare tutto e di tornare
indietro.
D'altra parte, uguale pericolo corrono quelle anime che, per la
tentazione contraria, si illudono di essere liberate dalle loro
imperfezioni il primo giorno della purificazione, e si
considerano perfette ancor prima di essere fatte: pretendono di
volare senza le ali! Filotea, quelle sono veramente in grande
pericolo di cadere, perché troppo presto hanno voluto sottrarsi
alle mani del medico.
Non alzarti prima che ci si veda, dice il Profeta Davide; e
alzati dopo esserti seduto!
Egli stesso mette in pratica quello che dice e, una volta lavato
e profumato, chiede di rimettersi all'opera.
L'esercizio della purificazione dell'anima può e deve finire
soltanto con la vita: perciò non agitiamoci per le nostre
imperfezioni; quello che si chiede a noi è di combatterle; se
non le vedessimo, non potremmo combatterle e non potremmo
vincerle se non ci imbattessimo in esse. La nostra vittoria non
consiste nel non sentirle, ma nel non acconsentirvi; e non è
acconsentire esserne turbati. Anzi, ogni tanto, ci fa bene una
ferita in questa battaglia spirituale, per fortificare la nostra
umiltà; non saremo mai vinti finché non avremo perso la vita o
il coraggio.
Le imperfezioni e i peccati veniali non possono strapparci la
vita spirituale, che si perde soltanto con il peccato mortale; è
il coraggio di combattere che non dobbiamo perdere! Diceva
Davide: Liberami, Signore, dalla vigliaccheria e dallo
scoraggiamento. In questa guerra ci troviamo in una condizione di
favore, perché, per vincere, ci basta la volontà di combattere.
Cap.VI "PRIMA PURIFICAZIONE: DAL PECCATO MORTALE"
La prima purificazione è quella dal peccato; il mezzo: il
sacramento della penitenza.
Cercati il miglior confessore che puoi; serviti anche di qualche
libretto scritto a questo scopo; leggi con attenzione e nota,
punto per punto, dove hai mancato, cominciando da quando hai
avuto l'uso di ragione fino a oggi.
Se ti fidi poco della memoria, metti per iscritto quello che hai
trovato.
Una volta trovate e messe insieme le brutture peccaminose della
tua coscienza, detestale e respingile con una contrizione e un
dispiacere grande quanto il tuo cuore riesce a concepire,
prendendo in considerazione questi quattro punti: per il peccato
tu hai perso la grazia di Dio, hai perso il diritto al paradiso,
hai accettato i tormenti eterni dell'inferno, hai rinunciato
all'eterno amore di Dio.
Hai capito, Filotea, che ti parlo della confessione generale di
tutta la vita che, lo so bene anch'io, fortunatamente, non sempre
è necessaria; ma io la considero molto utile in questo inizio,
per cui te la consiglio vivamente.
Capita spesso che le confessioni abituali di coloro che conducono
una vita ordinaria di cristiani comuni, siano piene di difetti:
per lo più si prepara poco o per niente, non si ha la
contrizione richiesta, anzi capita addirittura che molte volte ci
si vada a confessare con il segreto proposito di tornare a
peccare, visto che non si ha alcuna intenzione di evitare
l'occasione, né di prendere gli opportuni accorgimenti per
correggersi; in tutti questi casi la confessione generale è
necessaria per dare una scossa all'anima.
Inoltre la confessione generale ci porta a conoscere noi stessi,
ci provoca a una salutare vergogna del nostro passato, ci fa
ammirare la misericordia di Dio, che ci ha atteso con tanta
pazienza; porta la pace nel cuore, la serenità nello spirito,
suscita buoni propositi, offre l'occasione al nostro padre
spirituale di darci consigli più adatti alla nostra reale
situazione e ci apre il cuore alla semplicità fiduciosa che ci
farà essere molto sinceri nelle confessioni che seguiranno.
E poiché parliamo di un rinnovamento generale del cuore e della
conversione totale dell'anima a Dio, per mezzo della vita devota,
mi sembra, o Filotea, di avere ragione nel consigliarti questa
confessione generale.
Cap.VII "SECONDA PURIFICAZIONE: DAGLI AFFETTI AL
PECCATO"
Tutti gli Israeliti uscirono materialmente dall'Egitto, ma non
tutti ne uscirono con il cuore; ecco perché, nel deserto, molti
di essi rimpiangevano le cipolle e la carne d'Egitto.
Allo stesso modo ci sono dei peccatori che escono materialmente
dal peccato, ma non ne abbandonano l'affetto: ossia, fanno il
proposito di non peccare più, ma si privano e si astengono dai
piaceri del peccato con una certa malavoglia e con rimpianto; il
loro cuore rinuncia al peccato e se ne allontana, ma non per
questo smette di volgersi in continuazione da quella parte, come
la moglie di Lot verso Sodoma.
Si tengono lontani dal peccato come fanno i malati con i cocomeri
quando il medico li ha minacciati di pericolo di morte se ne
dovessero mangiare; ci stanno male a non poterne mangiare, ne
parlano e mercanteggiano la possibilità di superare il divieto,
almeno per assaggiarne, e giudicano fortunati quelli che possono
mangiarne.
Fanno la stessa cosa quei penitenti deboli e fiacchi che si
astengono un po' dal peccato, a malincuore; vorrebbero poter
peccare senza andare all'inferno, parlano con rimpianto e
compiacimento del peccato e giudicano fortunati quelli che lo
fanno.
Un uomo deciso a vendicarsi, cambierà proposito nella
confessione, ma subito dopo lo travi tra gli amici, felice di
poter parlare della sua lite: e dice che, se non fosse per il
timor di Dio, farebbe questo e quest'altro, e aggiunge che, su
questo punto, la legge di Dio, che impone il perdono, è molto
dura; volesse Dio che fosse permesso vendicarsi!
Chi non vede che questo Tizio, anche se legalmente fuori dal
peccato, è ancora tutto preso dall'affetto al peccato e, mentre
fisicamente è uscito dall'Egitto, vi abita ancora con il
desiderio, bramandone le carni e le cipolle.
Lo stesso si dica di quella donna che, dopo aver detestato i suoi
amori perversi, si compiace di essere civetta e ricercata. Tale
gente è in grande pericolo!
Filotea, poiché vuoi dare inizio alla vita devota, non deve
bastarti di abbandonare il peccato, ma devi sbarazzare il tuo
cuore da tutti gli affetti legati al peccato; perché, oltre al
pericolo di ricadere, questi miserabili affetti renderebbero
perpetuamente malato e intorpidito il tuo spirito, a tal punto
che non riuscirebbe a compiere il bene con prontezza, diligenza e
di frequente.
Mentre proprio in questo consiste l'essenza della devozione.
Le anime uscite dallo stato di peccato, ma che hanno ancora
questi affetti e debolezze, io le assomiglio alle ragazze che
hanno un colore pallido: non sono malate, ma tutto il loro
comportamento è da malati: mangiano senza gusto, dormono senza
riposare, ridono senza gioia, si trascinano invece di camminare;
allo stesso modo tali anime fanno il bene con una tale stanchezza
spirituale, che tolgono ogni grazia ai loro esercizi di pietà,
che poi, oltre tutto, sono pochi di numero e poveri di risultati.
Cap.VIII "COME FARE LA SECONDA PURIFICAZIONE"
La prima ragione che deve spingerci ad operare questa seconda
purificazione, è la coscienza viva e nitida del male enorme che
ci causa il peccato; riusciremo, in tal modo, ad entrare in una
contrizione profonda e travolgente: infatti la contrizione, per
piccola che sia, se è sincera, e soprattutto se congiunta alla
forza dei Sacramenti, ci purifica sufficientemente dal peccato;
se poi la contrizione è profonda e travolgente, ci purifica
anche da tutti gli affetti che derivano dal peccato.
Un odio e un astio debole e fiacco ci permette di sopportare,
anche se di malanimo, colui che odiamo; se poi ci è possibile,
ne stiamo lontani; ma se il nostro odio è mortale e violento,
non solo fuggiamo e troviamo insopportabile colui che odiamo, ma
ci ripugna e non possiamo soffrire nemmeno la compagnia di coloro
che la pensano come lui, dei suoi amici, dei suoi parenti. Non
sopportiamo nemmeno la vista del suo ritratto e delle cose che
gli appartengono.
Similmente, se il penitente odia il peccato solo leggermente,
benché sinceramente, è vero che fa il proposito di non peccare
più, ma non è come quando lo odia con una contrizione forte e
vigorosa; in tal caso, non solo detesterà il peccato, ma anche
tutti gli affetti, le conseguenze e i sentieri del peccato.
E' per questo, Filotea, che dobbiamo rendere la nostra
contrizione e il pentimento più profondi possibile, perché
tutto ciò che appartiene al peccato sia travolto. Così fece la
Maddalena che, convertendosi, perse talmente il gusto del peccato
e dei piaceri che non ci pensò più; e Davide, che protestava di
odiare non soltanto il peccato, ma anche le sue vie e i suoi
sentieri: questo è il ringiovanimento dell'anima, che lo stesso
Profeta paragona a quello dell'aquila che muta le penne.
Ora per giungere a questa presa di coscienza ed alla contrizione,
devi immergerti con cura nelle meditazioni che qui di seguito ti
propongo; se ti ci impegnerai con serietà, con l'aiuto della
grazia di Dio, strapperai dal tuo cuore il peccato e i principali
affetti al peccato; le ho impostate proprio a questo scopo.
Le farai una dopo l'altra, nell'ordine che te le propongo, una al
giorno, di mattino, se ti è possibile; perché è il tempo più
adatto alle operazioni dello spirito; e ci rifletterai sopra per
tutta la giornata.
Se poi non hai dimestichezza con le meditazioni, leggi quello che
ne dico nella seconda parte di questo libretto.
Cap.IX " Prima Meditazione: LA CREAZIONE"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Chiedigli di ispirarti.
Considerazioni
1. Rifletti che qualche anno fa tu non esistevi, anzi il tuo
essere era proprio il nulla.
O anima mia, dov'eri allora? Il mondo esisteva da tanto, e dite,
proprio nulla.
1. Dio ti ha fatto fiorire da quel nulla per renderti ciò che
sei, non perché avesse bisogno di te, ma per sua esclusiva
bontà.
2. Rifletti sull'essere che Dio ti ha dato; è il primo nella
scala degli esseri viventi; fatto per vivere nell'eternità e per
unirsi perfettamente a Dio.
Affetti e propositi
1. Umiliati profondamente davanti a Dio, dicendo di cuore con il
Salmista: Signore, davanti a te sono come nulla. Come hai fatto a
ricordarti di me per crearmi? Anima mia, tu eri sprofondata in
quell'abisso senza fondo, e ci saresti ancora se Dio non ti
avesse tirata fuori; e che faresti in quel nulla?
1. Ringrazia Dio. = Creatore, buono e potente, ti sono tanto
riconoscente per avermi tirato fuori dal mio nulla, per avermi
resa, per tua bontà, quella che sono. Che cosa posso fare per
benedirti degnamente e rendere grazie alla tua immensa bontà?
2. E ora vergognati. Mio Creatore, anziché unirmi a te in amore
e spirito di servizio, mi sono ribellata indegnamente con i miei
affetti sregolati; mi sono separata e allontanata da te per
confondermi con il peccato; non mi sono ricordata dell'onore di
cui ti ero debitrice: ho dimenticato che sei il mio Creatore.
3. Umiliati davanti a Dio. Anima mia, devi sapere che il Signore
è il tuo Dio; è lui che ti ha creato; non ti sei fatta da sola!
Signore, sono opera delle tue mani.
4. Per quanto, d'ora in poi, non voglio più compiacermi in me
stessa, perché sono proprio nulla. Di che cosa vorresti
gloriarti? Tu, polvere e cenere, o meglio, nulla? Di che ti
esalti? Per umiliarmi voglio fare e questo e quello; sopportare
quel disprezzo, quell'altro. Voglio cambiare vita e seguire il
mio Creatore e sentirmi onorata per l'essere che egli mi ha dato;
voglio impegnarlo totalmente nell'obbedire alla sua volontà, nei
modi che mi verranno indicati, e sui quali mi illuminerà il mio
padre spirituale.
Conclusione
1. Ringraziamento. Anima mia, benedici il tuo Dio e lodino il suo
nome tutte le viscere; perché la sua bontà mi ha tratto dal
nulla e la sua misericordia mi ha creato.
1. Offerta. Signore, con tutto il cuore, ti offro l'essere che mi
hai dato; lo dedico e lo consacro a Te.
2. Preghiera. Signore, rendimi forte in questi affetti e in
questi propositi; Vergine Santa, raccomandali alla misericordia
di tuo Figlio, come pure tutte quelle persone per le quali devo
pregare,ecc.
Padre nostro, Ave Maria.
Uscendo dall'orazione raccogli un po' qua e un po' là e,
scegliendo tra le considerazioni fatte, confeziona un mazzetto di
devozione; così, durante tutto l'arco della giornata, potrai
odorarne il profunmo.
Cap.X " Seconda meditazione: IL FINE PER IL QUALE SIAMO
CREATI"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Pregalo che ti ispiri.
Considerazioni
1. Dio non ti ha messo al mondo perché aveva bisogno di te; tu
non gli sei di alcuna utilità. Lo ha fatto soltanto per
dimostrare in te la sua bontà, arricchendoti della sua grazia e
della sua gloria.
Per questo ti ha dato l'intelligenza per conoscerlo, la memoria
per ricordarlo, la volontà per amarlo, l'immaginazione per
rappresentarti i suoi benefici, gli occhi per contemplare le sue
opere, la lingua per lodarlo, e così tutte le altre facoltà.
1. Poiché sei stata creata e messa al mondo per questo, tutte le
azioni contrarie devono essere bandite ed evitate; e quelle che
non giovano al conseguimento di questo fine, non devono essere
nemmeno prese in considerazione perché vuote e inutili.
2. Considera la sventura del mondo che non pensa a queste cose,
ma vive come se fosse stato creato soltanto per costruire case,
piantare alberi, accumulare ricchezze e fare pazzie.
Affetti e propositi
1. Umiliati e rimprovera alla tua anima la sua miseria, che, per
il passato, è stata così grande che ha pensato poco o punto a
tutto ciò. Dirai: Mio Dio, a che cosa mi occupavo, quando non
pensavo a te?
Che cosa ricordavo, quando dimenticavo te?
Che cosa amavo, quando non amavo te?
Avrei dovuto nutrirmi di verità e mi imbottivo di vuoto; ero
schiava del mondo anziché rendere lui schiavo di me.
1. Detesta la vita passata. Rinuncio a voi, pensieri vuoti e
riflessioni inutili; rinnego voi, ricordi vergognosi e frivoli;
tronco voi, amicizie infedeli e sleali; favori venali e
interessati, soddisfazioni amare, false cortesie.
2. Convertiti a Dio. E tu, Dio mio e Salvatore, d'ora in poi
sarai il solo oggetto dei miei pensieri; non occuperò più il
mio spirito in pensieri che ti siano sgraditi; la memoria sarà
occupata tutti i giorni della mia vita dalla grandezza della tua
bontà, che tanto benevola è stata verso di me; sarai la delizia
del mio cuore e la dolcezza dei miei affetti.
D'ora in poi avrò in orrore quel rincorrersi di vanità, quei
divertimenti a cui davo tanto tempo, quello occupazioni oziose
che svuotavano la mia giornata, quegli affetti che ottenebravano
il mio cuore. A tal fine mi servirò di questo e quel rimedio.
Conclusione
1. Ringrazia Dio che ti ha creata per un fine così nobile. Tu, o
Signore, mi hai creata per te, perché io goda per tutta
l'eternità dell'immensità della tua gloria: riuscirò un giorno
ad esserne degna e a benedirti come meriti?
1. Offerta. Mio caro Creatore, ti offro tutti i miei affetti e i
miei propositi assieme alla mia anima e al mio cuore.
2. Preghiera. Ti supplico, o Dio, di accettare le mie aspirazioni
e i miei desideri, e benedire con la tua benedizione la mia anima
perché riesca ad attuarli, per i meriti del Sangue di tuo Figlio
vesato sulla Croce, ecc.
Cap.XI "Terza Meditazione: I BENEFICI DI DIO"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Pregalo di ispirarti.
Considerazioni
1. Considera i doni corporali che Dio ti ha dato: il corpo, i
mezzi per sostentarlo, la salute, le soddisfazioni legate a lui,
gli amici, i beni materiali.
Considera tutto ciò che ha dato a te e mettilo a confronto con
ciò che hanno le altre persone che valgono più di te e che non
hanno quello che hai tu: gli uni sono di debole costituzione,
altri malfermi di salute, difettosi nelle membra; altri sono
oggetto di insulti, di disprezzo e di disonore; altri ancora
oppressi dalla povertà. E Dio non ha voluto che tu fossi così.
2. Considera i doni dello spirito: quanta gente c'è al mondo
ebete, pazza furiosa, mentecatta; perché non sei anche tu di
quelli? Dio ti ha favorito.
Quanti altri hanno avuto scarsa possibilità di istruirsi, o
addirittura nessuna; per te, invece, la Provvidenza divina ha
voluto un'educazione civile e onorata.
3. Considera le grazie spirituali: tu sei figlia della Chiesa,
Filotea; Dio si è fatto conoscere a te fin dalla tua infanzia.
Quante volte ti ha visitato con i sacramenti?
E le ispirazioni, le illuminazioni interiori, le correzioni per
richiamarti?
E quante volte ti ha perdonato?
E non ricordi quante volte ti ha liberato dalle occasioni in cui
ti saresti perduta?
E gli anni passati non sono stati forse un tempo prezioso che Dio
ti ha offerto per camminare verso il bene
della tua anima?
Fermati a considerare anche i dettagli, e vedrai quanto buono e
generoso sia stato Dio con te!
Affetti e propositi
1. Ammira la bontà di Dio. Dio è veramente buono nei miei
confronti.
O Signore, quanto è ricco di misericordia e grande in bontà il
tuo cuore! Anima mia, canta in eterno le innumerevoli grazie di
cui ti ha colmata.
2. Pensa ora alla tua ingratitudine.
Chi sono io, Signore, perché ti ricordi di me? Com'è grande la
mia indegnità.
Ho calpestato i tuoi benefici, ho disonorato le tue grazie, ho
abusato della tua somma bontà e l'ho disprezzata! Ho
contrapposto la voragine della mia ingratitudine all'abisso della
tua grazia e del tuo favore.
3. Muoviti a riconoscenza. Orsù, cuor mio, basta con le
infedeltà, l'ingratitudine e la slealtà verso questo grande
Benefattore.
Non Avverrà più che la mia anima rifiuti di essere sottomessa a
Dio, che ha operato in me tante meraviglie e mi ha colmato di
tanti doni.
4. Filotea, sii decisa e sottrai il tuo corpo alle voluttà.
Mettilo al servizio di Dio che ha operato cose stupende in suo
favore; impegna seriamente la tua anima a conoscerlo a fondo per
renderlo suo, con quegli esercizi propri ad ottenere questo
risultato. Impiega con cura i mezzi che la Chiesa ti offre per la
salvezza tua e per amare Dio.
Sì, sono decisa a fare regolarmente orazione, a ricevere i
sacramenti, ad ascoltare la sua santa Parola; metterò in pratica
le sue ispirazioni e i suoi consigli.
Conclusioni
1. Ringrazia Dio che ti ha fatto conoscere i tuoi doveri e tutti
i benefici da Lui ricevuti.
1. Offrigli il tuo cuore con tutti i buoni propositi.
2. Pregalo che ti renda forte per tradurre in atto i propositi,
per i meriti della morte di suo Figlio; chiedi l'intercessione
della Vergine e dei Santi.
Padre nostro, ecc.
Intreccia il mazzetto spirituale.
Cap.XII "Quarta Meditazione: IL PECCATO"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Pregalo di darti la sua ispirazione.
Considerazioni
1. Pensa da quanto tempo hai incominciato a peccare, e come, da
allora, i peccati si siano moltiplicati in te; li hai accresciuti
ogni giorno, mettendoti contro Dio, contro te stessa, contro il
prossimo, in opere in parole, in desideri e in pensieri.
1. Pensa alle tue cattive inclinazioni e a come le hai
assecondate.
E, soltanto meditando su questi due punti, dovrai constatare come
le tue colpe siano più numerose dei capelli che hai in testa, o
meglio ancora dei granelli di sabbia della spiaggia.
2. Pensa poi, in modo particolare, al peccato di ingratitudine
verso Dio, peccato comune e presente in tutti gli altri, e che li
rende più gravi: guarda di quanti benefici Dio ti ha colmata, e
di tutti ne hai abusato contro il Donatore; e in modo hai
disprezzato molte ispirazioni, hai lasciato cadere molti impulsi
al bene.
Ma quello che è ancor peggio, dopo che hai ricevuto i sacramenti
tante volte, dove sono i frutti?
Dove sono finiti gli ornamenti di cui ti aveva abbellita lo
Sposo?
Tutto è stato sepolto nella tua cattiveria.
Ti sei preparata seriamente a riceverli?
Pensa a quanto sei ingrata e irresponsabile; Dio ti insegue per
salvarti e tu fuggi per perderti.
Affetti e propositi
1. Arrossisci alla tua miseria. Mio Dio, dove troverò il
coraggio di comparire davanti a te? Io non sono che un bubbone
purulento e una fogna di ingratitudine e di cattiveria. Sembra
impossibile che io abbia potuto essere così sleale; non ho
saputo conservare integro uno solo dei miei sensi; una sola delle
facoltà della mia anima, senza corromperla, violarla,
insozzarla; non ho trascorso un sol giorno della mia esistenza
senza contaminarlo con affetti indecenti. E mi pare questo il
modo di contraccambiare i benefici del Creatore e il Sangue del
Redentore?
1. Chiedi perdono e gettati ai piedi del Signore come un Figliuol
prodigo, come una Maddalena, come una donna che ha contaminato il
letto matrimoniale con ogni sorta di adulterio. Signore, pietà
di questa peccatrice; sorgente viva di misericordia, abbi pietà
di questa misera peccatrice.
2. Decidi di vivere meglio. Signore, con la tua grazia, non
voglio mai più cedere al peccato. L'ho amato già troppo! Ora lo
detesto e abbraccio Te, Padre di misericordia, voglio vivere e
morire con Te!
3. Per cancellare i peccati del passato ne farò una accusa
coraggiosa, e non tollererò che uno solo rimanga in me.
4. Farò tutto il possibile per sradicare dal mio cuore le
erbacce, in modo particolare le più dannose.
5. A tal fine, seguirò con impegno i consigli che mi verranno
dati e non riterrò mai di avere fatto abbastanza per riparare le
colpe del passato.
Conclusione
1. Ringrazia Dio che ti ha atteso pazientemente e ti ha dato
questi buoni affetti.
1. Offrigli il tuo cuore in pegno.
2. Pregalo che ti fortifichi, ecc.
Cap.XIII "Quinta Meditazione: LA MORTE"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Chiedigli l'aiuto della grazia.
2. Immagina di essere gravemente ammalata, sul letto di morte,
senza speranza di cavartela.
Considerazioni
1. Pensa a quanto sia incerto il giorno della tua morte. Anima
mia, un giorno tu uscirai da questo corpo. Quando? In inverno o
in estate? In città o in campagna? Di giorno o di notte?
All'improvviso o con preavviso? Sarà per malattia o per
incidente? Avrai il tempo di confessarti, oppure no? Avrai vicino
il tuo confessore e il tuo padre spirituale? Di tutto ciò non ne
sai proprio nulla. L'unica cosa certa è che moriremo tutti, e
prima di quando pensiamo.
1. Pensa che in quel momento, per quello che riguarda te, il
mondo finirà; per te sarà proprio finita! Ai tuoi occhi tutto
si capovolgerà. Sì, perché i piaceri, le vanità, le gioie del
mondo, gli affetti inutili ti sembreranno fantasmi e nebbia. Ti
accorgerai allora che sei stata sciocca ad offendere Dio per
quelle insulsaggini e quelle chimere! Vedrai che quando abbiamo
lasciato Dio, lo abbiamo fatto per un nulla. Per contro, tanto
dolci e desiderabili ti sembreranno la devozione e le opere
buone: ma perché non ho percorso quella via bella e piacevole?
In quel momento i tuoi peccati, che ti sembravano peccatucci, li
vedrai ingigantiti come montagne e la tua devozione ti sembrerà
piccola piccola.
2. Pensa agli addii senza fine e pieni di languore che la tua
anima darà alle cose di questo basso mondo: addio alle
ricchezze, alle vanità, alle compagnie melense, ai piaceri, ai
passatempi, agli amici e ai vicini, ai genitori, ai figli, al
marito, alla moglie; per farla breve, a tutti; e, per chiudere,
al tuo corpo che dovrai abbandonare esangue, smunto, emaciato,
schifoso, e male odorante.
3. Pensa alla fretta che avranno di prendere il tuo corpo e
nasconderlo sotto terra; ciò fatto, la gente non penserà più,
o quasi, a te; non se ne ricorderanno più, come del resto tu hai
fatto per gli altri: Dio lo abbia in pace, si dirà, e amen! Tu,
morte, fai seriamente pensare, sei impietosa!
4. Pensa che una volta uscita dal corpo, l'anima prende il suo
posto: o a destra, o a sinistra. Tu, dove andrai? Che strada
prenderai? Non dimenticare che sarà la stessa nella quale ti sei
incamminata in questo mondo.
Affetti e risoluzioni
1. Prega Dio e gettati tra le sue braccia. Signore, in quel
giorno terribile, accoglimi sotto la tua protezione, rendimi quel
momento felice e favorevole, a costo di rendere tutti gli altri
della mia vita tristi e segnati dalla sofferenza.
1. Disprezza il mondo. Giacché, o mondo, non mi è dato di
conoscere l'ora in cui dovrò lasciarti, ho deciso di non legarmi
a te. Amici miei, cari colleghi, permettetemi di volervi bene
soltanto con un'amicizia santa che possa durare eternamente;
infatti perché dovrei contrarre con voi un legame che poi dovrà
essere troncato?
2. Voglio prepararmi a quell'ora e prendere le opportune
precauzioni per compiere felicemente quel passo; con tutte le mie
facoltà voglio mettere ordine nella mia coscienza, e porre fine
a certe manchevolezze.
Conclusione
Ringrazia Dio dei propositi che ti ha dato la forza di concepire;
offrili alla sua Maestà; pregalo spesso che ti conceda una morte
beata per i meriti di quella del Figlio. Chiedi l'aiuto della
Vergine e dei Santi.
Pater, Ave Maria.
Componi un mazzetto di mirra.
Cap.XIV "Sesta Meditazione: IL GIUDIZIO"
Preparazione
1. Mettiti davanti a Dio.
1. Pregalo di ispirarti.
Considerazioni
1. Dopo il tempo segnato da Dio per la durata di questo mondo,
preceduta da un gran numero di segni e prodigi spaventosi, tali
da raggelare gli uomini per lo spavento e il terrore, verrà la
fine: scenderà dal cielo un diluvio di fuoco che brucerà e
ridurrà in cenere tutta la faccia della terra, senza risparmiare
nulla di quanto vediamo su di essa.
1. Dopo questo diluvio di fiamme e di terrificanti fenomeni
celesti, tutti gli uomini non ancora risorti, riprenderanno il
loro corpo dalla terra, e, alla voce dell'Arcangelo, si
raduneranno nella valle di Giosafat.
Ma, con quale differenza! Gli uni spenderanno in un corpo
glorioso, gli altri saranno orribili in un corpo ripugnante.
2. Considera la maestà con la quale apparirà il Giudice
supremo, circondato dagli Angeli e dai Santi, preceduto dalla
Croce, segno di grazia per i buoni e di castigo per i cattivi,
più splendente del sole.
3. Quel Giudice supremo, con un ordine senza appello e che verrà
subito eseguito, separerà i buoni dai cattivi; metterà i primi
alla sua destra, gli altri alla sua sinistra; e sarà una
separazione eterna, dopo la quale i due settori mai più si
incontreranno.
4. Operata la separazione e dischiuse le coscienze, apparirà con
chiarezza la perversità dei cattivi e il loro disprezzo per
Iddio; dall'altra parte si vedrà la penitenza dei buoni e gli
effetti prodotti in essi dalla grazia di Dio; nulla rimarrà
nascosto. Mio Dio, quale confusione per gli uni, quale
consolazione per gli altri!
5. Pensa all'ultima condanna dei cattivi: Andate, maledetti, al
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi compagni.
Pesa queste parole così gravi. Andate, dice, è la condanna
all'abbandono eterno di quei disgraziati da parte di Dio. Quei
miserabili saranno per sempre privati della contemplazione del
suo Volto. Li chiama maledetti: anima mia, quale maledizione! Una
maledizione totale, che include tutti i mali: maledizione senza
appello e che abbraccia tutta l'eternità. Eterna eternità dei
supplizi, quanto devi essere terribile!
6. Considera poi la sentenza per i buoni: Venite, dice il
Giudice; è la parola consolante di salvezza, per mezzo della
quale Dio ci attira a sé e ci pone nel mondo della sua bontà.
Benedetti del Padre mio: o cara benedizione, che tutte le
include! Prendete possesso del Regno che è stato preparato per
voi fin dalla creazione del mondo. Quale grande grazia, mio Dio,
poiché quel Regno non avrà mai fine!
Affetti e propositi
1. Trema, anima mia, a questo pensiero. Mio Dio, chi può darmi
sicurezza per quel giorno, in cui le fondamenta del cielo
tremeranno per lo spavento?
1. Detesta i tuoi peccati, i soli che possono darti motivo di
terrore in quel giorno spaventoso.
2. Voglio ora giudicarmi da sola, per non esserlo in quel giorno;
voglio esaminare la mia coscienza e condannarmi, accusarmi e
correggermi, perché in quel giorno non sia il Giudice a
condannarmi: mi confesserò, accetterò i consigli opportuni,
ecc.
Conclusione
1. Ringrazia Dio che ti ha dato modo di metterti al sicuro per
quel giorno e ti ha concesso tempo per la penitenza.
1. Offrigli il tuo cuore e fa una seria penitenza.
2. Pregalo di farti la grazia di portarla a compimento come si
deve.
Pater noster, Ave.
Componi un mazzetto spirituale.
Cap. XV "Settima Meditazione: L'INFERNO"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Umiliati e domanda la sua assistenza.
2. Immagina una città tenebrosa, affogata in un'atmosfera di
zolfo infiammato e pece nauseante; in quello scenario immagina un
brulichio di cittadini che non possono uscirne.
Considerazioni
1. I dannati all'inferno sono come prigionieri senza scampo in
quella città disgraziata.
I loro sensi e tutte le loro membra sono sottoposti a indicibili
tormenti: infatti hanno usato le loro membra con i loro sensi per
peccare; per questo nei loro sensi e nelle loro membra pagano la
pena dovuta al peccato: gli occhi, per gli sguardi perversi e
maliziosi, soffriranno l'orribile vista dei diavoli e
dell'inferno; le orecchie, che si sono compiaciute dei discorsi
licenziosi, udranno, per l'eternità, pianti, lamenti e grida di
disperazione; e così di seguito.
1. Oltre a questi tormenti c'è poi quello che tutti li supera,
ed è la privazione e la perdita della vista di Dio, dalla quale
sono esclusi per sempre.
Se Assalonne trovava che la perdita della vista di suo padre
Davide era più dura da sopportare dell'esilio, quale tormento
sarà mai essere privati per sempre della vista del dolce e soave
volto di Dio.
3. Pensa soprattutto all'eternità di queste pene: da sola rende
l'inferno insopportabile.
Se una pulce in un orecchio o l'alterazione di una
febbriciattola, rendono una breve notte così lunga e tormentosa,
pensa a quanto deve essere spaventosa la notte dell'eternità con
tanti tormenti!
Da quell'eternità nascono la più nera disperazione, le
bestemmie, una rabbia senza fine.
Affetti e propositi
1. Spaventa la tua anima con le parole di Isaia: O anima mia,
come potrai vivere eternamente con quelle
fiamme inestinguibili, dentro a quel fuoco che divora? Perché
vuoi abbandonare per sempre il tuo Dio?
2. Riconosci di averlo meritato e molte volte. Ora voglio
incamminarmi in senso contrario; perché dovrei sprofondare in
quell'abisso?
3. Farò dunque ogni sforzo per evitare il peccato, sola causa
possibile di quella morte eterna.
Ringrazia, offri, prega.
Cap.XVI " Ottava Meditazione: IL PARADISO"
Considerazioni
1. Immagina una bella notte serena: contempla il cielo costellato
di miriadi di stelle, diverse una dall'altra. Aggiungi a quella
meraviglia la bellezza di una magnifica giornata, in cui lo
splendore del sole non tolga la nitida vista delle stelle e della
luna; e poi dì pure tranquillamente che tutte quelle bellezze
sono nulla a confronto del Paradiso. E' un luogo desiderabile e
amabile come nessun altro, una città senza confronti!
2. Pensa alla nobiltà, alla bellezza e alla moltitudine dei
cittadini abitanti in quella città felice: milioni e milioni di
Angeli, di Cherubini, di Serafini, il gruppo degli Apostoli, i
Martiri, i Confessori, le Vergini, le Madri di Famiglia; sono
innumerevoli.
E' una compagnia impareggiabile! Il più piccolo di loro è più
bello alla vista di tutto il mondo messo insieme! Immagina la
gioia nel contemplarli tutti contemporaneamente.
Sono felici; cantano senza sosta l'inno dell'amore eterno; godono
di una gioia ininterrotta; scambievolmente provano, nel vedersi,
un piacere inesprimibile, e vivono nella sicurezza di una
società felice e indivisibile.
3. Infine pensa al bene sommo di cui tutti insieme godono: la
vista di Dio che li gratifica per l'eternità del suo sguardo
pieno d'amore, travolgendo i loro cuori in un abisso di piacere.
E' un bene senza pari l'essere uniti al proprio principio.
Sono simili ad uccelli spensierati, che volano e cantano
eternamente nel cielo della divinità, che li colma di piaceri
inesprimibili; ciascuno, senza invidia, canta al suo meglio, le
lodi del Creatore.
Sia tu benedetto per sempre, o dolce Creatore e Salvatore,
perché sei buono e ci comunichi, con tanta generosità, la tua
gloria. Di rimando, Dio benedice con una benedizione eterna, i
suoi Santi: Siate benedetti, per sempre, mie care creature che,
per avermi servito con coraggio, mi loderete eternamente con
amore.
Affetti e propositi
1. Ammira e loda la patria celeste. Come sei bella, celeste
Gerusalemme, e beati sono i tuoi abitanti.
2. Rimprovera il tuo cuore per il poco coraggio dimostrato finora
e per essersi tanto allontanato dal cammino verso quella dimora
di gloria. Perché mi sono tanto allontanata dal mio sommo bene?
Miserabile che sono, l'ho fatto soltanto per piaceri insulsi e
leggeri, abbandonando delizie mille volte migliori. Come ho fatto
a disprezzare beni tanto desiderabili per desideri così meschini
che non meritavano alcuna attenzione?
3. Desidera con forza di giungere a quella beata dimora. Mio
buono e supremo Signore, poiché hai voluto guidare di nuovo i
miei passi sul cammino che porta a Te, ti prometto che mai più
tornerò indietro. Camminiamo, cara anima mia, camminiamo verso
quella pace infinita, camminiamo verso quella terra benedetta a
noi promessa. Che ci facciamo qui, in Egitto?
4. Mi terrò lontano da tutto ciò che potrebbe distogliermi da
questo cammino o ritardarlo.
5. Farò invece tutto quello che mi può favorire
nell'incamminarmi in esso.
Ringrazia, offri, prega.
Cap.XVII " Nona Meditazione: ELEZIONE E SCELTA DEL
PARADISO"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
1. Umiliati davanti a lui e pregalo che ti ispiri.
Considerazioni
Immagina di essere in aperta campagna, sola con il tuo Angelo,
come il giovane Tobia sulla via di Rage; immagina che l'Angelo ti
inviti alla contemplazione del Paradiso, spalancato in alto,
davanti a te: tu vi scorgi tutte le cose belle sulle quali
abbiamo già meditato.
In basso poi, ti fa vedere la voragine dell'inferno, anch'essa
spalancata davanti a te, con tutti i tormenti che ti ho descritto
quando ti ho guidato alla meditazione dell'inferno.
Dopo aver immaginato questa doppia visione, mettiti in ginocchio
davanti al tuo Angelo.
1. Pensa quanto sia vero che tu ti trovi tra il Paradiso e
l'Inferno; come pure è vero che l'uno e l'altro sono spalancati
per riceverti secondo la scelta che tu farai.
1. Pensa che la scelta che farai dell'uno o dell'altro in questo
mondo, durerà eternamente nell'altro.
2. Pensa che, pur essendo entrambi spalancati per accoglierti,
secondo la tua scelta, e la sensazione della giustizia di Dio o
della sua misericordia, tuttavia Dio desidera, con un desiderio
senza pari, che tu scelga il Paradiso; e l'Angelo ti fa pressioni
nello stesso senso e ti offre, da parte di Dio, mille grazie e
mille aiuti per salire.
3. Cristo Gesù, dall'alto del Cielo, ti guarda con amore e ti
invita con dolcezza: Vieni, anima diletta, a riposarti
eternamente tra le braccia della mia bontà, che ti ha preparato
delizie immortali nel suo amore generoso per te. Contempla con
gli occhi dell'anima la Vergine santa che ti invita con amore di
Madre: Coraggio, figlia mia, non ignorare i desideri del mio
Gesù e le preghiere che gli rivolgo per te, perché voglio, con
Lui, la tua salvezza eterna. Dà uno sguardo ai Santi che ti
incoraggiano e un altro milione di anime che ti invita con
dolcezza e vuole soltanto vederti un giorno unita a loro, nella
lode eterna di Dio; e ti garantiscono che il cammino verso il
Cielo non è poi così difficile come vuol far credere il mondo:
coraggio, ti dicono, amica cara, chi valuta bene il cammino della
devozione per il quale siamo saliti, scoprirà che siamo giunti a
queste delizie attraverso altre delizie infinitamente più dolci
di quelle del mondo.
Scelta
1. O inferno, io ti detesto per sempre; detesto i tuoi supplizi,
i tuoi tormenti; detesto la tua eternità di maledizione e di
infelicità. Soprattutto odio le tue eterne imprecazioni e
bestemmie che scagli contro il mio Dio. Rivolgo il cuore e
l'anima dalla tua parte, o beato paradiso, gloria eterna,
felicità senza fine, eleggo per sempre, irrevocabilmente, la mia
dimora nelle tue belle case e nei tuoi santi e desiderabili
tabernacoli.
Mio Dio, benedico la tua misericordia ed accetto l'offerta che me
ne fai. Gesù Salvatore, accetto il tuo amore eterno, avallo
l'acquisto del posto che tu hai fatto per me in quella beata
Gerusalemme, solo per amarti e benedirti per sempre.
2. Accetta i favori che la Vergine e i Santi ti offrono; prometti
loro di seguirli nello stesso cammino; tendi la mano al tuo
Angelo perché ti guidi; incoraggia la tua anima a questa scelta.
Cap.XVIII " Decima Meditazione: L'ELEZIONE E LA SCELTA DELLA
VITA DEVOTA"
Preparazione
1. Mettiti alla presenza di Dio.
2. Abbassati davanti a lui, domanda il suo aiuto.
Considerazioni
1. Immagina di nuovo di trovarti in aperta campagna, sola, con il
tuo Angelo; a sinistra c'è il diavolo assiso su un grande trono,
altissimo, con tanti diavoli vicino; intorno un'immensa
moltitudine di mondani che lo riconoscono padrone e signore e gli
rendono omaggio, chi peccando in un modo chi in un altro.
Esamina il contegno di tutti i disgraziati cortigiani di quel re
d'abominio: alcuni sono furiosi per l'odio, l'invidia, la
collera; altri si uccidono tra loro; altri, smunti, tesi e
ansiosi accumulano ricchezze; altri poi sono presi dalla vanità,
senza provare un solo piacere che non sia vuoto e sciocco; altri
ancora sono abbruttiti, smarriti, corrotti nelle loro passioni
animalesche.
Guarda come tutti sono senza pace, disordinati e senza ritegno;
guarda come si disprezzano a vicenda: al massimo trovi un
ipocrita parvenza d'amore.
1. A destra c'è Gesù Cristo crocifisso, che, con un amore
cordiale, prega per quegli infelici dominati dal diavolo, perché
si liberino da quella tirannide, e li chiama a sé. Intorno a Lui
vedi una grande moltitudine di devoti con i loro Angeli. Ammira
la bellezza di questo regno della devozione.
E' meraviglioso vedere la schiera delle Vergini, uomini e donne,
bianca più dei gigli; la schiera delle Vedove, spiranti
mortificazione e umiltà; guarda la schiera degli Sposi, che
vivono insieme con grande dolcezza e rispetto reciproco, segno di
un grande amore: guarda come quelle anime devote sanno unire la
cura della casa terrena con quella del cielo, l'amore del marito
con quello di Cristo.
Volgi lo sguardo intorno e vedrai tutti con un contegno santo,
mite, amabile, mentre ascoltano Nostro Signore. Tutti vorrebbero
poterlo mettere al centro del loro cuore. Si rallegrano, ma di
una gioia serena, piena di amore e controllata; si vogliono bene
tra loro, ma di un amore bello e pulito.
Coloro che sono afflitti, tra quel popolo eletto, non si
tormentano più di tanto e non perdono il contegno.
Noterai gli occhi del Salvatore che li consola e tutti vogliono
stargli vicino.
2. Tu hai già abbandonato Satana con la sua disgraziata
compagnia; lo hai fatto con i tuoi santi affetti; tuttavia non
sei ancora giunta presso il Re Gesù; e non sei ancora unita alla
felice e santa compagnia dei devoti, anzi sei sempre rimasta a
mezza strada.
3. La Vergine santa, con S. Giuseppe, S. Luigi, S. Monica, e
centomila altri, che si trovano nella schiera di coloro che sono
vissuti nel mondo, ti invitano e ti incoraggiano.
4. Il Re crocifisso ti chiama per nome: Vieni, o amata, vieni
perché io possa incoronarti.
Scelta
1. O mondo, gente abominevole, non mi vedrai mai più dietro ai
tuoi vessilli: ho detto addio per sempre alle tue pazzie e alle
tue vanità.
Re dell'orgoglio, dell'infelicità, spirito d'inferno, io
rinuncio a te e a tutte le tue invenzioni. Ti odio e con te tutte
le tue opere.
1. Mi converto a te, dolce Gesù, Re della felicità e della
gloria che non muore; ti abbraccio con tutte le forze della mia
anima, ti adoro con tutto il cuore, ti scelgo, ora e per sempre,
a mio Re, e ti prometto fedeltà senza pentimenti; prometto
obbedienza alle tue sante leggi, voglio ascoltare i tuoi
consigli.
2. O Vergine Santa, mia cara padrona, ti prendo per guida, mi
metto sotto la tua bandiera, ti prometto un particolare rispetto
e una riverenza tutta speciale. Mio Santo Angelo, presentami a
quella santa assemblea: non lasciarmi finché non mi sia unita a
quella beata brigata, assieme alla quale dico e dirò sempre, a
prova della scelta operata: Viva Gesù, Viva Gesù!
Cap.XIX "COME FARE LA CONFESSIONE GENERALE"
Ecco dunque, cara Filotea, le meditazioni che fanno al caso
nostro.
Una volta che le hai profondamente meditate, in ispirito di
umiltà, va coraggiosamente a fare la tua confessione generale.
Ti prego di non angosciarti per alcun motivo.
Lo scorpione è velenoso quando ci punge, ma, ridotto in olio, è
un efficace rimedio contro le sue punture; il peccato è
riprovevole quando lo commettiamo, ma una volta trasformato in
confessione e penitenza, è pegno di onore e di salvezza.
La contrizione e la confessione sono così belle e così
profumate, che cancellano la bruttezza e distruggono il lezzo del
peccato. Simone il lebbroso diceva che Maddalena era peccatrice,
ma Nostro Signore dice di no e parla soltanto del profumo che
spande e del suo grande amore.
Se noi siamo molto umili, o Filotea, il peccato ci darà un
grande dispiacere perché offende Dio.
Ma l'accusa del nostro peccato diverrà dolce e piacevole perché
onora Dio: quando diciamo al medico il male che ci tormenta,
proviamo già un certo sollievo.
Quando sarai davanti al padre spirituale, immagina di essere sul
Calvario, ai piedi di Gesù Cristo crocifisso,
il cui sangue, grondando da tutte le parti, ti lava dalle
iniquità; infatti anche se non si tratta fisicamente del sangue
del Salvatore, è sempre il merito di quel sangue versato che
continua a scorrere abbondantemente sui penitenti che si trovano
attorno al confessionale.
Apri bene il cuore per farne uscire i peccati destinati alla
confessione; a misura che usciranno, entrerà il merito prezioso
della Passione di Cristo per riempirlo di benedizioni. Esponi
tutto bene, con semplicità e naturalezza; almeno per questa
volta fa contenta la tua coscienza.
Dopo ascolta la correzione e i consigli del servitore di Dio, e
dì nel tuo cuore: Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta.
Sì, Filotea, è Dio che tu ascolti, perché ha detto ai suoi
rappresentanti: Chi ascolta voi, ascolta me.
Dopo, prendi in mano la promessa che ho scritto per te e che
trovi nel capitolo seguente; serve di conclusione al tuo atto di
contrizione. Prima devi meditarla. Leggila con attenzione e con
tutta la partecipazione che ti sarà possibile.
Cap.XX "PROMESSA PER IMPRIMERE NELL'ANIMA IL PROPOSITO DI
SERVIRE DIO, A CONCLUSIONE DEGLI ATTI DI PENITENZA"
Io sottoscritta, prostrata davanti a Dio e a tutta la Corte
celeste, dopo aver considerato l'immensa misericordia della
divina bontà nei confronti di me, indegna e insignificante
creatura, che Egli ha tratto dal nulla, conservata, nutrita e
liberata da tanti pericoli, e colmata di tanti benefici; ma
soprattutto dopo aver consideratola dolcezza, e la clemenza,
superiore a quanto si può pensare, in virtù della quale tanto
benignamente mi ha sopportata nelle mie iniquità, ispirandomi
molto spesso con amore e invitandomi a correggermi; considerando
che mi ha atteso tanto pazientemente perché facessi penitenza
fino all'età che oggi ho; e questo, nonostante le mie
ingratitudini, le slealtà e le infedeltà con le quali ho
differito la conversione, disprezzando le sue grazie e per di
più sfacciatamente offendendolo; dopo aver preso in
considerazione anche il fatto che nel giorno del Battesimo sono
stata consacrata e donata a Dio, per essere sua figlia; e che,
contrariamente alla promessa fatta allora in mio nome, ho molte
volte, agendo da disgraziata e in modo riprovevole, profanato e
violato il mio spirito, usandolo contro la Maestà divina;
essendo ritornata finalmente in me stessa, prostrata con il cuore
e con lo spirito davanti al trono della giustizia divina,
riconosco, ammetto e confesso di meritare di essere accusata e
convinta del crimine di lesa Maestà divina, in quanto colpevole
della Morte e Passione di Gesù Cristo, ucciso dai peccati da me
commessi; infatti per loro causa è morto dopo aver sofferto i
tormenti della croce; per questo riconosco di essere degna di
venire condannata alla perdizione eterna.
Ma oso rivolgermi al trono dell'infinita misericordia del
medesimo Dio. Detesto con tutto il cuore e con tutte le forze le
iniquità della mia vita passata, domando e impetro umilmente
grazia e perdono e per questo ti chiedo una totale assoluzione
dei miei crimini, in forza della Morte e Passione di quel
medesimo Signore e Redentore dell'anima mia; fidando su quella,
quale unica speranza per la mia salvezza, ripeto nuovamente e
rinnovo la promessa di fedeltà fatta in mio nome a Dio, in
occasione del battesimo, e rinuncio al demonio, al mondo e alla
carne; detesto le loro malefiche suggestioni, le vanità e i
desideri insani, per tutta la vita che mi resta e per
l'eternità.
Voglio convertirmi a Dio buono e pietoso; desidero, propongo,
scelgo e decido irrevocabilmente di servirlo e amarlo adesso e
per l'eternità. A tal fine gli affido, gli dedico e gli consacro
il mio spirito con tutte le sue facoltà, la mia anima con tutte
le sue potenze, il mio cuore con tutti i suoi affetti, il mio
corpo con tutti i suoi sensi; protesto di non voler più in alcun
modo, abusare di nessuna parte del mio essere contro la sua
divina volontà e la sua Maestà sovrana; a lei mi sacrifico e mi
immolo in ispirito, per essere per sempre nei suoi confronti, una
creatura leale, obbediente e fedele, senza più volermi ricredere
o pentire.
Ma, se per suggestione del nemico o qualche umana infermità.
Dovesse capitarmi di venir meno in qualche cosa a questa mia
promessa e a questa consacrazione, fin d'ora protesto e mi
propongo, con l'aiuto della grazia dello Spirito Santo, di
rialzarmi immediatamente, appena ne avrò coscienza, di
rivolgermi di nuovo alla misericordia divina senza attendere un
solo istante.
Questa è la mia volontà, la mia intenzione e la mia decisione
irremovibile, di cui ho piena coscienza e la confermo senza
riserve o eccezioni, davanti a Dio e alla Chiesa trionfante, alla
Chiesa militante mia Madre, che riceve questa mia dichiarazione
nella persona di colui che, come ministro, mi ascolta in questo
atto.
Ti piaccia, o eterno Iddio, onnipotente e buono, Padre, Figlio e
Spirito Santo, confermare in me questo proposito e accettare e
gradire il dono che ti faccio in questo momento con tutto il
cuore, dal profondo di me stessa. Come mi hai dato ispirazione e
volontà per offrirtelo, dammi anche grazia e forza per non
mancare di parola. O Signore, tu sei il mio Dio, il Dio del mio
cuore, il Dio della mia anima, il Dio del mio Spirito; come tale
ti riconosco e ti adoro per tutta l'eternità. Viva Gesù!
Cap.XXI "CONCLUSIONE DELLA PRIMA PURIFICAZIONE"
Fatta la promessa, rimani molto attenta e apri bene il cuore per
ascoltare con tutta l'anima le parole di assoluzione che il
Salvatore della tua anima, assiso sul trono della misericordia,
pronuncerà lassù in Cielo, davanti agli Angeli e ai Santi,
nello stesso istante in cui, in suo nome, il sacerdote ti
assolverà quaggiù in terra.
La schiera dei Beati gioisce per la tua felicità e canta il
cantico spirituale di una gioia che non ha confronti; tutti ti
accolgono e abbracciano il tuo cuore che ha ritrovato la grazia e
la santità.
E' un ottimo contratto, Filotea: tu doni ora te stessa alla
Maestà di Dio e ottieni in cambio che Egli si doni a te per
l'eternità.
Non ti resta più che prendere la penna e apporre la firma
all'atto della tua promessa; dopo di che, ti recherai all'altare;
così anche Dio firmerà e apporrà il suo sigillo a conferma
dell'assoluzione e ti prometterà il paradiso; per mezzo del
sacramento anzi, sarà Lui stesso il sigillo di garanzia sul tuo
cuore nuovo.
Così la tua anima sarà libera dal peccato e da tutti gli
affetti al peccato.
Ma siccome questi affetti rispuntano facilmente nell'anima, a
causa della nostra infermità e della nostra concupiscenza, che
può essere mortificata, ma non eliminata, finché vivremo su
questa terra, io ti darò dei consigli: se li segui ti terrai
lontana dal peccato mortale e dai suoi affetti così mai più il
peccato avrà posto nel tuo cuore.
Visto poi che gli stessi consigli sono utili anche per una
purificazione più radicale, prima di darteli, voglio spendere
qualche parola per chiarirti che cosa intendo per purezza totale,
che è quella alla quale desidero guidarti.
Cap. XXII "BISOGNA LIBERARSI DALL'AFFETTO AL PECCATO
VENIALE"
A misura che il giorno cresce, scopriamo meglio nello specchio le
macchie e le impurità del nostro volto; così, a misura che la
luce interiore dello Spirito Santo illumina le nostre coscienze,
distinguiamo con maggiore chiarezza i peccati, le tendenze e le
imperfezioni che possono impedirci di raggiungere la vera
devozione. La stessa luce che ci fa notare queste tare e questa
zavorra, ci anima al desiderio di mondarcene e di liberarcene.
Scoprirai dunque, cara Filotea, che oltre al peccato mortale e
agli affetti al peccato mortale, di cui ti sei già liberata con
gli esercizi sopra indicati, nell'anima tu conservi ancora molte
tendenze e affetti ai peccati veniali. Non dico che scoprirai dei
peccati veniali, ma degli affetti e delle tendenze ad essi; ora,
sono due cose ben diverse: non saremo mai liberi completamente
dai peccati veniali, almeno per un lungo tempo; ma possiamo
benissimo non avere affetto ai peccati veniali. Infatti è ben
diverso dire una frottola una volta o due, in allegria, in cosa
di poca importanza, dal trovare gusto a mentire ed essere
incalliti in quel genere di mancanza.
Dico che bisogna liberare la propria anima da tutti gli affetti
ai peccati veniali, ossia non bisogna, in alcun modo,
incoraggiare deliberatamente la volontà a rimanere nel peccato
veniale; sarebbe una debolezza troppo grande conservare
consapevolmente nella nostra coscienza un proposito che dispiace
a Dio, quale la volontà di voler fare cosa a Lui non gradita.
Il peccato veniale, per piccolo che sia, dispiace a Dio, anche se
non in misura da volere, per questo, dannarci o perderci. Se il
peccato veniale gli dispiace, la volontà e l'affetto ad esso,
sono un chiaro proposito di voler dispiacere alla Maestà divina.
E com'è possibile che un'anima per bene, non soltanto voglia
dispiacere a Dio, ma sia attaccata al desiderio di dispiacergli?
Questi affetti, Filotea, sono direttamente contrari alla
devozione, come gli affetti al peccato mortale lo sono alla
carità: indeboliscono le forze dello spirito, impediscono le
consolazioni divine, aprono la porta alle tentazioni; se è vero
che non uccidono l'anima, la rendono però gravemente inferma.
Le mosche morenti, dice il Saggio, rovinano e corrompono il
pregio dell'unguento: con ciò vuol dire che le mosche le quali
non si fermano che pochissimo sull'unguento e ne succhiano solo
passando, rovinano solo quello che prendono e lasciano il resto
intatto; ma quando vi cadono dentro morte, gli tolgono il pregio
e nessuno più lo vuole.
Allo stesso modo, i peccati veniali, che capitano in un'anima
devota senza soffermarsi per molto tempo, non le recano un danno
molto grave; ma se quei peccati rimangono nell'anima a causa
dell'affetto che c'è in noi per essi, questi le fanno perdere
senz'altro il pregio dell'unguento, ossia la santa devozione.
I ragni non uccidono le api, ma ne contaminano e ne corrompono il
miele, e le ostacolano con le loro ragnatele, di modo che le api
non possono più lavorare; questo quando tessono ragnatele per
fermarsi.
Così, il peccato veniale non uccide l'anima, ma corrompe la
devozione e intralcia talmente le potenze dell'anima con le
cattive abitudini e tendenze, che essa non riesce più ad attuare
la prontezza della carità, nella quale consiste la devozione;
questo avviene quando il peccato veniale alberga nella nostra
coscienza per l'affetto che gli portiamo.
Dire qualche bugia, è cosa da nulla; come pure dire qualche
parola fuori posto, superare un po' i giusti limiti nell'agire,
negli sguardi, negli abiti, nelle battute, negli scherzi, nei
balli, purché, appena presa coscienza di questi ragni
spirituali, li respingiamo e li buttiamo fuori, come fanno le api
con i ragni veri.
Ma se permettiamo loro di fermarsi nei nostri cuori, e per di
più ci affezioniamo a trattenerli e moltiplicarli, presto
troveremo che il nostro miele è andato perduto e l'alveare della
nostra coscienza contaminato e disfatto. Ma, ripeto ancora una
volta, che senso ha che una anima generosa trovi gusto a
dispiacere a Dio, si affezioni ad essergli sgradita e voglia
quello che sa bene che Dio non vuole?
Cap. XXIII " BISOGNA LIBERARSI DALL'AFFETTO ALLE COSE
INUTILI E PERICOLOSE"
I giochi, i balli, i banchetti, le feste, gli spettacoli, in sé
non sono cose cattive, ma indifferenti, e possono essere vissute
in bene o in male. Sono tuttavia sempre pericolose e ancor più
pericoloso è attaccarsi ad esse. Anche se è permesso giocare,
danzare, agghindarsi, assistere a spettacoli onesti, fare
banchetti; esserci attaccati è contrario alla devozione e può
nuocere e costituire pericolo. Il male non è farli, ma
affezionarsi.
E' da insensati seminare nella terra del nostro cuore affetti
così vuoti e insulsi: occupano lo spazio destinato ai buoni
sentimenti, e impediscono che la linfa della nostra anima nutra
buone tendenze.
Gli antichi Nazirei non solo si astenevano dal vino e da tutto
ciò che poteva ubriacarli, ma anche dall'uva, sia matura che
acerba, non perché l'uva, magari acerba, ubriachi, ma perché
c'era pericolo che mangiando uva acerba venisse la voglia di
mangiarne di matura, e mangiandone poi di matura nascesse il
desiderio di assaggiare il mosto e bere vino.
Non dico che non dobbiamo fare uso di queste cose pericolose, ma
insisto che non dobbiamo impegnarvi l'affetto se non vogliamo
rovinare la devozione.
I cervi che hanno messo su troppo grasso, si ritirano in disparte
e si nascondono nei cespugli, sapendo che, se per caso dovessero
essere attaccati, il grasso non permetterebbe loro di correre
agilmente: il cuore dell'uomo, quando si carica di affetti
inutili, superflui o pericolosi, non riesce più a correre con
prontezza, agilità e facilità dietro al suo Dio, che è il
centro della devozione.
Ai bambini piacciono farfalle e le inseguono; nessuno trova da
ridire perché sono bambini.
Ma vedere uomini maturi attaccarsi a simili cose e correre dietro
a tali bagatelle, sarebbe davvero uno spettacolo non solo
ridicolo, ma penoso.
Lo stesso si deve dire di quelle cose che ho detto sopra,
perché, non soltanto sono inutili, ma inseguendole rischiamo di
diventare degli originali e dei disordinati.
Ecco perché, cara Filotea, ti dico che bisogna liberarsi da
quegli affetti e ti ripeto che, se anche le relative azioni non
sono sempre contrarie alla devozione, di sicuro gli affetti a
tali azioni le recano sempre danno.
Cap.XXIV " OCCORRE LIBERARSI DALLE CATTIVE INCLINAZIONI"
Ci sono poi in noi altre tendenze naturali le quali, visto che
non hanno origine dai nostri peccati personali, e non sono
nemmeno veri e propri peccati, né mortali, né veniali, noi le
chiamiamo imperfezioni, e i loro atti
difetti o mancanze.
S. Paola, per esempio, stando al racconto di S. Girolamo, era
fortemente portata alla tristezza e ai rimpianti, tanto che in
occasione della morte dei figli e del marito, corse il pericolo
di morire di dolore: quella era un'imperfezione, non un peccato,
giacché era contro il suo gusto e la sua volontà.
Alcuni sono per natura loro di spirito leggero, altri burberi,
altri ancora incapaci di ascoltare; alcuni sono portati ad
indignarsi di tutto, altri a montare in collera, altri ad
innamorarsi; se guardiamo bene troviamo pochissima gente che non
abbia qualche imperfezione.
Ora, benché siano spontanee e naturali, si riesce, con cura e
attenzione, a correggerle, o almeno a temperarle, e qualche volta
addirittura anche a correggerle e ad eliminarle totalmente:
Filotea, io ti dico allora che devi farlo!
Se si è trovato il modo di trasformare le mandorle amare in
mandorle dolci, semplicemente facendo un'incisione alla base per
farne uscire il succo, perché dovrebbe essere impossibile far
uscire da noi le tendenze perverse per diventare migliori?
Non c'è temperamento al mondo che, per buono che sia, non possa
essere reso cattivo dalle cattive abitudini; al contrario, non
esiste temperamento così perverso che, con la grazia di Dio in
primo luogo, e poi con lo sforzo e l'impegno, non possa essere
corretto e migliorato.
Per questo ora ti darò dei consigli e ti proporrò esercizi,
attraverso i quali, potrai liberare la tua anima dagli affetti
pericolosi, dalle imperfezioni e da tutti gli affetti ai peccati
veniali; in tal modo renderai sempre più forte la tua coscienza
contro il peccato mortale.
Dio faccia la grazia di praticarli bene!
SECONDA PARTE
Contiene diversi consigli per l'elevazione dell'anima a Dio per
mezzo dell'Orazione e dei Sacramenti.
Cap. I "NECESSITA' DELL'ORAZIONE"
1. Poiché l'orazione illumina l'intelletto con la chiarezza
della luce di Dio e scalda il cuore al calore dell'amore celeste,
nulla l'eguaglia nel purificare l'intelletto dall'ignoranza e il
cuore dagli affetti disordinati; è un'acqua di benedizione che
fa rinverdire e rifiorire le piante dei nostri buoni desideri,
monda le anime dalle imperfezioni e attenua nei cuori l'ardore
delle passioni.
1. Ma più di ogni altra, ti consiglio l'orazione mentale, che
impegna il cuore a meditare sulla vita e la passione di Nostro
Signore: se Lo contempli spesso nella meditazione, il cuore e
l'anima ti si riempiranno di Lui; se consideri il suo modo di
agire, prenderai le sue azioni a modello delle tue. E' Lui la
luce del mondo: è dunque in Lui, da Lui e per mezzo di Lui che
possiamo essere illuminati e trovare la chiarezza; è l'albero
del desiderio all'ombra del quale dobbiamo rinfrescarci; è la
fontana viva in Giacobbe che lava tutte le nostre iniquità.
I bambini, a forza di ascoltare le mamme e balbettare dietro
loro, imparano la loro lingua; avverrà lo stesso per noi se ci
terremo vicino al Salvatore con la meditazione: osservando le sue
parole, le sue azioni e i suoi affetti, impareremo, con il suo
aiuto, a parlare, agire e volere come Lui.
Fermiamoci qui, o Filotea, e credimi: non possiamo raggiungere il
Padre che passando per questa porta; come il vetro di uno
specchio non potrebbe chiudere la nostra visuale se dietro non
fosse ricoperto di stagno o di piombo, allo stesso modo, la
divinità non potrebbe essere da noi contemplata in questo mondo,
se non si fosse unita alla sacra umanità del Salvatore, la cui
vita e morte costituisce il soggetto più adatto, piacevole,
dolce e utile che ci sia dato per la meditazione ordinaria. Non
per nulla il Salvatore si chiama il pane disceso dal cielo; come
il pane può essere mangiato con ogni sorta di vivande, così il
Salvatore può essere meditato, considerato e cercato in tutte le
nostre orazioni e azioni.
Molti autori hanno utilmente suddiviso la Vita e la Morte di
Nostro Signore in molti punti per favorirne la meditazione.
1. Ogni giorno consacra all'orazione un'ora prima del pranzo,
perché lo spirito sarà più libero e più fresco per il riposo
della notte. Mai più di un'ora, se non per espresso consiglio
del tuo padre spirituale.
1. Se ti è possibile, compi questo esercizio in chiesa; vi
troverai comodità e discreta tranquillità, perché quivi né il
padre, né la madre, né la moglie, né il marito, né qualunque
altro può impedirti di rimanere in pace per un'ora, mentre a
casa, con tutti gli impegni, sarebbe problematico trovare modo di
essere lasciati in pace per un'ora.
2. Inizia ogni orazione, sia mentale che vocale, mettendoti alla
presenza di Dio; mantienti fedele a questo principio senza
eccezioni, e, in breve, ti accorgerai del profitto che te ne
viene.
3. Se mi ascolti, dirai il Padre nostro, l'Ave Maria e il credo
in latino; ma imparerai nella tua lingua il significato delle
parole che dici, affinché pur dicendole nel linguaggio comune
della Chiesa, tu sia in grado di assaporare il senso meraviglioso
e delizioso di queste preghiere che devono essere dette
concentrando profondamente la mente sul loro significato,
provocando reazione nei tuoi affetti; non andare in fretta per
dirne molte, ma studiati piuttosto di dire quelle che dici con il
cuore. Un solo Padre nostro, detto con sentimento, vale più di
molti recitati in fretta e di corsa.
4. Dire il Rosario è un modo molto utile di pregare, purché tu
sappia dirlo: per questo devi avere qualche libretto che te lo
insegni. E' cosa buona dire anche le Litanie del Signore, della
Madonna, dei Santi e tutte le altre preghiere che puoi trovare
nei Manuali approvati e nel libro delle Ore; ma a un patto: se
hai il dono dell'orazione mentale, conservale il primo posto; e
ricordati che, se dopo quella, o a causa degli affari o per altri
motivi, non puoi fare preghiere vocali, non devi preoccupartene.
Accontentati di dire, prima e dopo la meditazione, il Padre
nostro, l'Ave Maria e il Credo.
5. Se mentre sei impegnata nell'orazione vocale, senti il cuore
attirato all'orazione interiore o mentale, non resistere, lascia
dolcemente scivolare il tuo spirito e non darti pensiero perché
non hai finito le orazioni vocali che ti eri proposta; l'orazione
mentale compiuta al loro posto è più gradita a Dio e più utile
alla tua anima. Faccio eccezione per l'Ufficio divino, se sei
tenuta a dirlo; in tal caso si tratta di un dovere da compiere.
6. Se ti dovesse capitare di trascorrere tutta la mattinata senza
fare orazione mentale a causa degli affari o di qualche altro
motivo (però fa il possibile perché questo non capiti mai),
rimedia al pomeriggio, possibilmente lontano dai pasti, perché
se dovessi fare orazione in piena digestione, finiresti per
assopirti e oltretutto recheresti anche danno alla salute.
Che se poi non riesci a fare orazione nemmeno nel corso di tutta
la giornata, rimedia al vuoto moltiplicando le orazioni
giaculatorie, leggendo qualche passo di un libro di devozione,
facendo qualche penitenza che elimini il difetto e prendi una
ferma risoluzione di rimetterti in carreggiata il giorno dopo.
Cap. II " BREVE METODO DI MEDITAZIONE e, in primo luogo, LA
PRESENZA DI DIO
PRIMO PUNTO DELLA PREPARAZIONE
E' possibile, Filotea, che tu non sappia come va condotta
l'orazione mentale: ai giorni nostri pochi lo sanno ed è un
male. E' per questo che brevemente e con semplici parole ti
espongo un metodo, in attesa che tu, leggendo libri
sull'argomento e soprattutto con la pratica, ne raggiunga una
conoscenza più profonda e completa.
Inizio dalla preparazione che consta di due momenti: primo,
mettersi alla presenza di Dio; secondo, invocarne l'assistenza.
Per metterti alla presenza di Dio ti propongo quattro vie, che,
all'inizio, possono esserti utili.
La prima è una viva e attenta presa di coscienza della
onnipresenza di Dio: Dio è in tutto e dappertutto e non c'è
luogo o cosa in questo mondo che non manifesti la sua presenza;
noi siamo simili agli uccelli che sono circondati dall'aria
ovunque indirizzino il loro volo: ovunque andiamo o ci fermiamo
Dio ci è presente.
Tutti sanno questa verità, ma non tutti sono attenti a prenderne
coscienza..
I ciechi, pur non vedendo il Principe al cui cospetto si trovano,
non per questo non tengono un contegno rispettoso se sono
avvertiti di tale presenza; però, non vedendolo, dimenticano
facilmente la sua presenza; di conseguenza ancor più facilmente
dimenticano il contegno rispettoso. Noi siamo così, Filotea: pur
sapendo che Dio è presente, non lo vediamo; è la fede che ci
ricorda la sua presenza. Non vedendolo materialmente con gli
occhi ce ne dimentichiamo molto spesso e ci comportiamo come se
Dio fosse molto lontano. Sappiamo bene che è presente in tute le
cose, ma non ci pensiamo, ed è quindi come se non lo sapessimo.
Tornando alla preghiera, devi dire al tuo cuore con tutto te
stesso: Cuor mio, Dio è proprio qui!
La seconda via per mettersi alla presenza di Dio è pensare che
non soltanto Dio è presente nel luogo in cui ti trovi, ma in
modo particolare è presente nel tuo cuore e nel profondo del tuo
spirito, ai quali dà vita e forza, quale cuore del tuo cuore e
spirito del tuo spirito; come l'anima infatti è diffusa in tutto
il corpo e presente in ogni parte di esso, e tuttavia ha nel
cuore la sua sede privilegiata, similmente Dio, pur essendo
presente dappertutto, sceglie la sua sede particolare nel nostro
spirito: per questo Davide chiamava Dio, il Dio del suo cuore, e
S. Paolo diceva che noi viviamo, ci muoviamo e siamo Dio.
Pensando a questa verità, procurerai di avere nel tuo cuore un
grande rispetto per Dio, perché ivi è presente in modo
particolare.
La terza via è di pensare al nostro Salvatore, che, nella
propria umanità, vede dal cielo tutte le persone della terra e,
in modo particolare, i cristiani suoi figli, e tra essi,
particolarmente quelli che sono in preghiera, di cui nota gli
atti e il comportamento. Questa non è fantasia, ma la pura
verità; perché, anche se noi non lo vediamo, Lui dall'alto ci
guarda. S. Stefano così lo vide durante il suo martirio.
Possiamo dire, a buon diritto, con la Sposa: Eccolo dietro la
parete che guarda dalle finestre e si affaccia dal cancello.
Una quarta via può essere quella di ricorrere alla immaginazione
e rappresentarci il Salvatore nella sua umanità vicino a noi,
proprio come siamo soliti fare con gli amici, quando diciamo:
vedo il tale che fa questo, mi sembra proprio di vederlo, e
simili espressioni. Se poi ti trovi in un luogo dove c'è il
Santissimo Sacramento dell'altare, non sarebbe più soltanto una
presenza immaginaria, ma reale; le specie e le apparenze del pane
sono come una tenda da dietro la quale Nostro Signore, realmente
presente, ci vede e pensa a noi, anche se non lo vediamo nella
sua forma.
Serviti di una di queste quattro vie per metterti alla presenza
di Dio prima dell'orazione; non pretendere di impiegarle tutte
insieme, ma una alla volta, con semplicità e brevità.
Cap.III "SECONDO PUNTO DELLA PREPARAZIONE:
L'INVOCAZIONE"
Ecco come devi fare l'invocazione: una volta che la tua anima si
sente alla presenza di Dio, deve umiliarsi in profondo sentimento
di rispetto, perché sa di essere indegna di trovarsi di fronte
alla sovrana Maestà di Dio; ma poiché sa anche che è la sua
immensa Bontà che vuole così, gli chiede la grazia di servirlo
bene e di adorarlo nella meditazione che si accinge a compiere.
Se ti sembra opportuno, puoi anche servirti di qualche Parola
concisa e piena di ardore come le seguenti di Davide: Non
respingermi dalla tua presenza, o Dio, e non privarmi della
grazia del tuo santo Spirito. Risplenda il tuo volto sulla tua
serva. Voglio ammirare le tue meraviglie. Dammi intelletto e
capirò la tua Legge e la osserverò con tutto il cuore. Sono la
tua serva, dammi lo Spirito; e altre simili.
Ti sarà utile aggiungere l'invocazione all'Angelo custode e a
tutti i Santi presenti nel mistero sul quale vuoi meditare. Per
esempio, se mediti su quello della morte del Signore, potrai
invocare la madonna, S. Giovanni, la Maddalena, il buon Ladrone
perché ti facciano partecipe dei sentimenti e dei movimenti
interiori ricevuti in quel mistero. Se mediti sulla tua morte
potrai invocare il tuo buon Angelo, che sarà presente in quel
momento, affinché ti ispiri pensieri adatti; e così per gli
altri misteri.
Cap.IV " TERZO PUNTO DELLA PREPARAZIONE: LA PRESENTAZIONE
DEL MISTERO"
Dopo i due punti indicati per iniziare e che sono comuni a tutte
le meditazioni, ce n'è un terzo che non è comune a tutte. C'è
chi lo chiama ricostruzione del luogo, chi lezione interiore.
In fin dei conti si tratta soltanto di presentare alla tua
immaginazione su cui vuoi meditare, ricostruendolo nella sua
realtà storica.
Per esempio, se vuoi meditare su Nostro Signore in croce, devi
immaginare di trovarti sul monte Calvario e rivedere tutto ciò
che avvenne e si disse nel giorno della Passione; o se
preferisci, ed è la stessa cosa, immaginarti che la
crocifissione di Nostro Signore avvenga proprio nel luogo in cui
ti trovi, seguendo il racconto degli Evangelisti.
Puoi procedere allo stesso modo meditando sulla morte, come ti ho
detto nella meditazione sulla stessa; come pure per quella
sull'inferno e simili misteri dove ci troviamo di fronte a cose
sensibili e visibili; per gli altri misteri: sulla grandezza di
Dio, l'eccellenza delle virtù, il fine per il quale siamo stati
creati, non possiamo usare questo procedimento basato
sull'immaginazione, perché si tratta di realtà invisibili.
Tuttavia possiamo sempre servirci di qualche similitudine o
qualche paragone per aiutarci nella meditazione; ma non sono cose
facili.
Voglio parlartene con molta semplicità perché non vorrei che tu
ti sentissi obbligata a impegnarti in invenzioni che ti farebbero
soltanto distrarre.
Aiutandoci con l'immaginazione, chiudiamo il nostro spirito nel
mistero che vogliamo meditare, perché non si metta a correre qua
e là. Proprio come si chiude un uccellino in gabbia o si lega lo
sparviero alla catenella perché rimanga sul pugno.
Qualcuno ti dirà che è meglio servirsi semplicemente della
riflessione di fede e di una operazione esclusivamente mentale e
spirituale, quando vogliamo rappresentarci questi misteri, o
anche tener presente
che tutto avviene all'interno del proprio spirito; ma sono modi
troppo sottili per l'inizio, e fino a che Dio non ti innalzi un
po', ti consiglio, Filotea, di rimanere nella valle che ti vado
indicando.
Cap. V " SECONDA PARTE DELLA MEDITAZIONE: LE CONSIDERAZIONI"
All'operazione dell'immaginazione segue quella dell'intelletto,
che noi chiamiamo meditazione; non è altro che una riflessione,
o anche più di una, per muovere i nostri affetti verso Dio e le
cose divine: in ciò la meditazione differisce dallo studio e da
altri modi di pensare e di riflettere, che non si prefiggono
l'acquisizione della virtù o dell'amor di Dio, ma qualche altro
fine come il diventare dotti, per poi scriverne o dissertarne.
Dopo aver dunque rinchiuso il tuo spirito, come ho detto,
nell'ambito del soggetto su cui vuoi meditare, o con
l'immaginazione, se si tratta di un soggetto sensibile, o per
semplice presentazione, se non è sensibile, ti metterai a
riflettere sul medesimo, seguendo la traccia che ti ho indicato
con gli esempi concreti di meditazioni presentate nella prima
parte.
Se il tuo spirito ci si trova a suo agio, si sente illuminato e
ricava frutto da una delle riflessioni, fermati e non andare
oltre; proprio come le api che non lasciano il fiore fintanto che
vi trovano miele. Ma se in nessuna delle considerazioni ti trovi
a tuo agio, dopo aver provato e insistito per un po', passa ad
un'altra; tutta l'operazione deve essere sempre molto semplice e
procedere senza fretta.
Cap.VI "TERZA PARTE DELLA MEDITAZIONE: AFFETTI E
PROPOSITI"
La meditazione arricchisce la volontà, che è la parte affettiva
della nostra anima, di buoni movimenti, quali l'amore di Dio e
del prossimo, il desiderio del Paradiso e della sua gloria, lo
zelo per la salvezza delle anime, l'imitazione della vita di
Nostro Signore, la pietà per gli altri, l'ammirazione, la gioia,
il timore di cadere in disgrazia di Dio, del suo giudizio,
dell'inferno, l'odio per il peccato, la fiducia nella bontà e
nella misericordia di Dio, la vergogna per i disordini della vita
passata: il nostro spirito deve esprimersi ed allargarsi il più
possibile in questi affetti.
Tuttavia, cara Filotea, non soffermarti troppo sugli affetti
generali, ma mutali subito in propositi specifici e dettagliati
per correggerti e liberarti dai difetti. Per esempio, la prima
Parola che Nostro Signore disse sulla Croce, farà sorgere
senz'altro nella tua anima un affetto che ti spingerà
all'imitazione, ossia il desiderio di perdonare ed amare i tuoi
nemici. Io ti dico che questo è poco se non ci aggiungi un
proposito così formulato: Coraggio, allora, d'ora in poi non mi
offenderò più di certe parole cattive del tal vicino o della
tal vicina, del mio domestico o della mia domestica; e nemmeno di
quelle ingiurie sprezzanti che mi sono stae rivolte da
quell'altro. Al contrario farò questa o quella cosa gentile per
conquistarlo, e così per gli altri.
In tal modo, Filotea, in poco tempo correggerai le tue colpe,
mentre, poggiando soltanto sugli affetti, ci metteresti molto di
più e con un risultato dubbio.
Cap . VII " LA CONCLUSIONE E IL MAZZETTO SPIRITUALE"
La meditazione va conclusa con tre azioni da compiersi con la
massima umiltà.
a. La prima, il ringraziamento: diciamo grazie a Dio per gli
affetti e i propositi che ci ha ispirato e per la bontà e
misericordia che ci ha manifestato nei misteri meditati.
b. la seconda, l'offerta: offriamo a Dio la sua stessa bontà, la
misericordia, la morte, il sangue, le virtù del Figlio e,
insieme, i nostri affetti e propositi.
c. la terza è la supplica con la quale chiediamo e scongiuriamo
Dio di comunicarci le grazie e le virtù del Figlio suo; di
benedire i nostri affetti e propositi perché possiamo dar loro
seguito; poi pregheremo per la Chiesa, per i Pastori, i parenti,
gli amici e gli altri, confidando nell'intercessione della
Madonna, degli Angeli e degli Santi. Infine è cosa buona
aggiungere il Padre Nostro e l'Ave Maria, le preghiere comuni a
tutti i cristiani.
A tutto ciò aggiungo che è necessario comporre un mazzetto di
devozione; ed eccoti cosa voglio dire: chi passeggia in un bel
giardino non ne esce volentieri senza cogliere qualche fiore da
odorare e conservare: similmente il nostro spirito, dopo che si
è immerso in un mistero con la meditazione, deve scegliere uno o
due, o anche tre punti, che lo hanno colpito favorevolmente, e
che sono più adatti al proprio progresso spirituale, per
conservarli per il resto della giornata ed ogni tanto aspirarne
il profumo. Questo si deve operare nel posto nel quale si è
meditato, rimanendo fermi o passeggiando in solitudine per
qualche tempo.
Cap.VIII " CONSIGLI MOLTO UTILI SULLA MEDITAZIONE"
Uscendo dalla meditazione, Filotea, devi portare con te
soprattutto i propositi e le decisioni prese, per metterle in
pratica immediatamente, nella giornata. E' questo il frutto
irrinunciabile della meditazione; se manca, non soltanto la
meditazione è inutile, ma spesso anche dannosa perché le virtù
meditate, ma non praticate, gonfiano lo spirito di presunzione e
finiamo per credere di essere quello che ci eravamo proposto di
essere: noi potremo diventare come ci siamo proposti di essere
soltanto quando i propositi saranno pieni di vita e solidi; non
quando sono fiacchi e inconsistenti e quindi destinati a non
venire attuati.
Occorre, con ogni mezzo, fare sforzi per metterli in atto,
approfittando di tutte le occasioni sia piccole che grandi: per
esempio, se ho preso la risoluzione di conquistare con la
dolcezza il cuore di coloro che mi offendono, cercherò, nel
corso della giornata, di incontrarli per salutarli amabilmente; e
se non mi sarà dato di incontrarli, perlomeno parlerò bene di
loro e pregherò Dio per loro.
Uscendo dall'orazione che ha impegnato il cuore, devi fare
attenzione a non provocargli scosse; rischieresti di rovesciare
il balsamo raccolto con l'orazione. Intendo dire che,
possibilmente, devi rimanere un po' in silenzio e riportare per
gradi il tuo cuore dall'orazione agli affari, conservando il più
a lungo possibile i sentimenti e gli affetti fioriti in te. Un
uomo che ha ricevuto in un bel vaso di porcellana un liquore di
gran pregio da portare a casa, cammina con attenzione, senza
voltarsi di lato, ma guarda solo davanti a sé, per paura di
inciampare in un sasso o mettere un piede in fallo e tiene
contemporaneamente d'occhio il vaso per non rovesciarlo.
Tu devi fare la stessa cosa uscendo dalla meditazione: non
distrarti di colpo, ma guarda soltanto davanti a te: ossia se
devi incontrare qualcuno e prestargli attenzione, fallo pure,
adattati alla necessità; ma senza perdere di vista il tuo cuore,
perché il liquore prezioso dell'orazione si perda il meno
possibile.
Devi abituarti a passare dall'orazione a qualsiasi attività e
occupazione che comporta la tua professione, anche quando può
sembrare molto distante dagli affetti avuti nell'orazione. Voglio
dire che un avvocato deve saper passare dall'orazione alla difesa
della causa; il commerciante agli affari; la donna sposata ai
doveri del suo matrimonio e della casa, con dolcezza e serenità,
senza mettersi in angustia. Infatti essendo entrambi secondo la
volontà di Dio, bisogna passare dall'una agli altri in umiltà e
devozione.
Qualche volta ti potrà capitare di sentirti trascinare dalla
commozione immediatamente dopo la preparazione: in tal caso,
Filotea, allenta le briglie e non pretendere di seguire il metodo
che ti ho indicato; è vero che ordinariamente le considerazioni
devono precedere gli affetti e i propositi, ma se lo Spirito
Santo ti concede gli affetti prima delle considerazioni, non devi
insistere a voler correre dietro alle considerazioni, visto che
hanno il solo scopo di muovere gli affetti. In breve; in
qualunque momento ti si presentano gli affetti, devi accoglierli
e far loro posto, poco importa se prima o dopo le considerazioni.
Ho messo gli affetti dopo tutte le considerazioni, soltanto per
distinguere i vari momenti dell'orazione; è la regola generale:
ma mai devi comprimere gli affetti. Lasciali sgorgare appena
manifestano la presenza.
Questo lo dico per tutti gli affetti, compreso il ringraziamento,
l'offerta e la preghiera, che si possono fare in ogni momento
durante le considerazioni; non bisogna frenarli, proprio come ti
ho detto per gli affetti, anche se dopo, a conclusione della
meditazione, debbono essere ripetuti nuovamente.
Quanto invece ai propositi, devi formarli soltanto alla fine
della meditazione, dopo gli affetti, perché, ricordandoci
situazioni familiari e dettagliate, rischierebbero di farci
distrarre se li facessimo insieme agli affetti.
Tra gli affetti e i propositi, è bene far ricorso al colloquio,
e parlare un po' con Nostro Signore, con gli Angeli e con i
personaggi del mistero, con i Santi e con se stessi, con i
peccatori ed anche con le creature insensibili, come fa Davide
nei Salmi e gli altri Santi nel corso delle loro meditazioni e
orazioni.
Cap.IX " LE ARIDITA' CHE CI AFFLIGGONO NELLE
MEDITAZIONI"
Se ti capita, o Filotea, di non provare alcuna attrattiva né
alcuna consolazione nella meditazione, ti prego di non agitarti,
ma apri la porta alle preghiere vocali: lamentati di te stessa
con Nostro Signore, confessa la tua indegnità, pregalo di
aiutarti, bacia la sua immagine, rivolgigli le parole di
Giacobbe: Io non ti lascio, Signore, finché tu non mi abbia
benedetto; o quelle della Cananea: Sì, Signore, io sono un cane,
ma i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei
padroni. Altre volte prendi un libro e leggilo con attenzione
fino a che il tuo spirito si riprenda pienamente; qualche volta
sprona il cuore con atti e movimenti di devozione esteriore:
prostrati per terra, metti le mani in croce sul petto, abbraccia
il Crocifisso; questo, si capisce, se ti trovi in luogo
appartato.
E se, dopo tutto ciò, sei come prima, per quanto grande sia la
tua aridità, non avvilirti, ma rimani con devoto contegno
davanti a Dio. Quanti cortigiani, nel corso dell'anno, fanno
cento volte l'anticamera del principe senza speranza di potergli
parlare, ma soltanto per essere visti da lui e compiere il loro
dovere. Così, mia cara Filotea, noi dobbiamo recarci
all'orazione semplicemente per compiere il nostro dovere e
dimostrare la nostra fedeltà. Che se poi piace alla divina
Maestà di rivolgerci la parola e fermarsi con noi con le sue
sante ispirazioni e consolazioni interiori, questo sarà per noi
un grande onore e motivo di un piacere delizioso; ma se non ci fa
questa grazia, non rivolgendoci la parola, come se non ci vedesse
e come se non fossimo alla sua presenza, non per questo dobbiamo
andarcene, anzi, al contrario, dobbiamo rimanere lì, davanti
alla somma Bontà, con un contegno devoto e sereno; gradirà
molto la nostra pazienza e noterà la nostra fedeltà e la nostra
perseveranza; e quando ritorneremo davanti a Lui, ci favorirà e
si fermerà con noi con le sue consolazioni, facendoci assaporare
tutto il fascino dell'orazione.
Ma anche se non dovesse farlo, accontentiamoci, Filotea; è già
un grandissimo onore trovarci presso di Lui, al suo cospetto.
Cap. X "ESERCIZIO DEL MATTINO"
Oltre a questa orazione mentale strutturata e completa, e altre
preghiere vocali da dire durante il giorno, ci sono altre cinque
forme di preghiere brevi e che sono come prolungamenti e
fioriture della grande orazione. La prima è quella del mattino,
che è una preparazione generale alla giornata. Ecco come devi
farla:
1. Ringrazia e adora Dio dal profondo di te stessa per la grazia
che ti ha fatto nel conservarti la notte passata; e se in essa tu
avessi peccato, chiedigli perdono.
1. Tu sai bene che il giorno presente ti è concesso perché tu
possa acquistare quello futuro nell'eternità; a questo fine
farai un fermo proposito di spendere bene la giornata.
2. Cerca di prevedere gli affari, gli incontri, le situazioni in
cui ti troverai nel corso della giornata, per servire Dio, e
quali tentazioni potranno sopraggiungere per offenderlo: a causa
della collera, della vanità o di qualche altra mancanza di
controllo; e, con un fermo proposito, preparati a impiegare bene
i mezzi che ti saranno offerti di servire Dio e progredire nella
devozione; per contro, preparati a evitare, o combattere e
vincere, tutto ciò che potresti incontrare e che sia contro la
tua salvezza e la gloria di Dio.
Non basta prendere questa risoluzione, occorre predisporre i
mezzi per attuarla. Per esempio, se prevedo di dover trattare un
affare con una persona passionale e pronta alla collera, non
soltanto devo fare il proposito di non reagire alle sue sfuriate,
ma devo preparare delle frasi gentili per prevenirla, o prevedere
la presenza di una persona capace di moderarla. Se prevedo la
visita ad un malato, mi organizzerò per l'ora, le parole di
consolazione da dirgli, gli aiuti da portare, e così per gli
altri casi.
1. Dopo di ciò, umiliati davanti a Dio e riconosci che da sola
nulla potresti fare di quanto ti sei proposta, sia per fuggire il
male che per operare il bene.
E come se tu avessi il cuore in mano, offrilo con tutti i
propositi alla Maestà divina e supplicala di prenderti sotto la
sua protezione per portare a compimento le tue iniziative; per
far questo serviti delle seguenti parole o di simili: Signore,
eccoti questo povero e miserabile cuore che, per tua bontà ha
avuto buoni affetti; ma è troppo debole e insignificante per
riuscire a fare il bene che vorrebbe, se non lo sostieni con la
tua celeste benedizione; io te la chiedo, Padre buono, per i
meriti della Passione di tuo Figlio, al quale io consacro questa
giornata e tutta la vita.
Invoca la Madonna, il tuo Angelo e i Santi, perché ti stiano
vicini.
Ma tutte queste operazioni spirituali devono essere fatte
brevemente e con vivacità, possibilmente prima di uscire dalla
camera, affinché, in forza di questo esercizio, tutto quello che
farai nel corso della giornata, sia coperto dalla benedizione di
Dio.
Ti prego, Filotea, non trascurarlo mai!
Cap.XI "L'ESERCIZIO DELLA SERA E L'ESAME DI COSCIENZA"
Prima del pranzo materiale hai fatto la meditazione, che è come
un pranzo spirituale; allo stesso modo, prima di cena devi fare
una piccola cena devota e spirituale, o almeno uno spuntino.
Trova un po' di tempo prima di cena, inginocchiati davanti a Dio,
raccogli il tuo spirito vicino a Gesù Cristo crocifisso (che ti
rappresenterai per mezzo di una riflessione semplice, come
un'occhiata interiore), ravviva nel tuo cuore l'ardore della
meditazione del mattino, per mezzo di una dozzina di vivaci
aspirazioni, di atti di umiltà, e di slanci pieni d'amore verso
il divin Salvatore della tua anima; se lo preferisci, potrai
anche riprendere i punti più salienti della meditazione del
mattino o scuoterti con qualche altro pensiero, a tuo piacere.
Quanto all'esame di coscienza, che ognuno deve fare prima di
coricarsi, tutti sanno come deve essere fatto.
1. Ringrazia Dio che ti ha conservato nel corso della giornata
appena terminata.
1. Esamina il comportamento che hai tenuto nel corso della
giornata : per facilitarti il compito rifletti dove, con chi e
come sei stato impegnato.
2. Se trovi qualcosa di fatto bene, ringrazia Dio; se al
contrario hai fatto qualche cosa di male, in pensieri, in parole
ed in opere, chiedi perdono a Dio, con il proposito di
confessartene alla prima occasione e correggerti seriamente.
3. Poi affida il tuo corpo, la tua anima, la Chiesa, i parenti,
gli amici alla divina Provvidenza; prega la Madonna, il buon
Angelo e i Santi di vegliare su di noi e per noi; e con la
benedizione di Dio, va a prenderti quel riposo che Dio ha voluto
che ci fosse necessario.
Questo esercizio non deve mai essere tralasciato, come del resto
quello del mattino; con quello del mattino spalanchi la tua
finestra al sole di giustizia, con quello della sera, la sbarri
alle tenebre dell'inferno.
Cap. XII "IL RACCOGLIMENTO SPIRITUALE"
Ora, cara Filotea, ti auguro tanta buona volontà per seguire di
cuore il mio consiglio: in questo capitolo ti porto a conoscenza
di uno dei modi più sicuri per progredire spiritualmente.
Durante il giorno mantieniti alla presenza di Dio con uno dei
quattro mezzi che ti ho indicato (vedi cap. II); dà uno sguardo
all'azione di Dio e alla tua. Scoprirai che Dio ha sempre gli
occhi rivolti verso di te e ti guarda con infinito amore. Tu
dirai allora: O Dio, perché anch'io non ti guardo senza
stancarmi, come tu guardi me?
Perché tu pensi tanto a me e io così poco a Te? Dove ci
troviamo, anima mia? Il nostro posto è in Dio; ma dove ci
troviamo? Allo stesso modo che gli uccelli hanno i nidi sugli
alberi per potercisi rifugiare quando ne sentono il bisogno, e i
cervi hanno i loro cespugli e i loro rifugi, dove si raccolgono e
si mettono al riparo, godendosi il fresco e l'ombra in estate,
così, o Filotea, il nostro cuore, ogni giorno, deve cercare e
trovare un posto per potersi, all'occorrenza, raccogliere: o sul
Calvario, o nelle piaghe di Nostro Signore, o in qualche luogo
vicino. Potrà quivi sostare e ritemprarsi, pur tra le
occupazioni esteriori, e difendersi, se necessario, come in una
fortezza, dalle tentazioni.
Beata l'anima che in tutta sincerità potrà dire al Signore: Tu
sei il mio rifugio, il mio bastone di sicurezza, il tetto contro
la pioggia, l'ombra che mi difende dal caldo.
Ricordati sempre, Filotea, di raccoglierti spesso nella
solitudine del tuo cure, mentre materialmente ti trovi coinvolta
nelle conversazioni e negli affari; quella solitudine mentale non
deve in alcun modo essere impedita da quelli che ti stanno
intorno; infatti non si trovano intorno al tuo cuore, ma al tuo
corpo; il tuo cuore può rimanere in solitudine in compagnia di
Dio.
Questo esercizio lo faceva anche Davide in mezzo a tutte le
occupazioni, come ci risulta da un'infinità di passi dei Salmi,
come, quando dice: Signore, io sono sempre con Te. Vedo il mio
Dio costantemente davanti a me. Ho alzato gli occhi verso di te,
mio Dio, che abito in Cielo. I miei occhi sono sempre in Dio.
Abitualmente le conversazioni non sono così impegnative che non
si possa, ogni tanto, sottrarre il cuore per condurlo in quella
solitudine divina.
I genitori di Santa Caterina da Siena le avevano tolto ogni
comodità di luogo e di tempo per pregare e meditare; Nostro
Signore le ispirò di farsi un piccolo oratorio spirituale nella
propria anima, nel quale si raccoglieva mentalmente e così, pur
in mezzo a tutte le occupazioni esteriori, poteva consacrarsi a
quella santa solitudine di cuore. In seguito, quando il mondo
l'assillava, non ne soffriva alcun danno, perché, come essa
diceva, si chiudeva nella sua cameretta interiore, nella quale
restava in dolce compagnia con il suo celeste sposo. Per questo
consigliava ai suoi figli spirituali di procurarsi una camera nel
proprio cuore per potervi sostare.
Raccogli dunque qualche volta il tuo spirito nel tuo cure e lì,
isolata dagli altri, potrai parlare con Dio, cuore a cuore, della
tua anima e dirai con Davide: Ho vegliato e sono stato simile al
pellicano nella solitudine; come un uccello notturno o un gufo
tra le macerie, o come il passero solitario sul tetto.
Queste parole, oltre al senso letterale (provano che quel grande
Re prendeva qualche ora di solitudine per contemplare le cose
spirituali), prese nel senso mistico, ci indicano tre luoghi di
ritiro, come tre eremi, nei quali possiamo trovare la solitudine,
seguendo l'esempio del Salvatore che sul Monte Calvario è come
il pellicano del deserto, che, con il proprio sangue, ridà la
vita ai piccoli morti; nella nascita in una stalla abbandonata,
assomiglia al gufo tra le rovine che si lamenta e piange le
nostre mancanze e i nostri peccati; nel giorno dell'ascensione è
come il passero che si isola e sale al Cielo che è il tetto del
mondo. In questi tre luoghi anche noi possiamo raccoglierci pur
essendo circondati dal frastuono delle nostre occupazioni.
Al Beato Eleazaro, conte di Arian in Provenza, che si trovava
lontano da casa da molto tempo, la sua devota e casta Delfina
mandò un messo per chiedere notizie della salute. Eleazaro
rispose: "Sto bene, mia cara; se vuoi vedermi, cercami nella
piaga del costato del dolce Gesù, perché è là che abito e là
mi potrai trovare. Invano mi cercheresti altrove". Quello
sì che era un cavaliere cristiano!
Cap. XIII "LE ASPIRAZIONI, LE GIAGULATORIE E I BUONI
PENSIERI"
Ci raccogliamo in Dio perché aspiriamo a Lui e aspiriamo a Lui
per poterci in Lui raccogliere, di modo che l'aspirazione a Dio e
il raccoglimento spirituale si sostengono a vicenda, ed entrambi
hanno origine e nascono dai buoni pensieri.
Aspira dunque spesso a Dio, Filotea, con slanci del cuore brevi
ma ardenti: canta la sua bellezza, invoca il suo aiuto, gettati
in ispirito ai piedi della croce, adora la sua bontà,
interrogalo spesso sulla tua salvezza, donagli mille volte al
giorno la tua anima, fissa i tuoi occhi interiori sulla sua
dolcezza, tendigli la mano come fa un bambino con il papà,
perché ti guidi; mettilo sul petto come un profumato mazzolino
di fiori, innalzalo nella tua anima come uno stendardo e conduci
il tuo cuore in mille modi alla ricerca dell'amore di Dio, e
scuotilo perché giunga ad un appassionato e tenero amore per
questo Sposo divino.
Questo è il modo di innalzare le orazioni giaculatorie, che il
grande S. Agostino consigliava con tanto zelo alla devota Proba.
Se il nostro spirito si mette a frequentare con intimità e
familiarità il suo Dio, o Filotea, rimarrà profumato delle sue
perfezioni; questo esercizio non disturba l'andamento della
giornata perché può trovare posto tra gli affari e le
occupazioni, senza recar loro alcun pregiudizio, poiché, nel
raccoglimento spirituale, come in questi slanci interiori, si
operano soltanto piccole e brevi interruzioni che non nuocciono a
quello che stiamo facendo, ma anzi sono di giovamento.
Il pellegrino che prende un sorso di vino per sollevare il cuore
e rinfrescare la bocca, benché per fare questo sosti un po', non
si può dire che interrompa il viaggio, anzi recupera le forze
per poi portarlo a termine con più celerità e maggior
facilità; si ferma per poter proseguire più speditamente.
Esistono molte raccolte di aspirazioni vocali, che sono veramente
utili; ma, se tu mi ascolti, non devi legarti a nessuna formula,
ma dire dentro di te o a voce, quelle che ti suggerirà il cuore
sul momento; te ne suggerirà a volontà!
E' vero che ci sono certe massime che possiedono una forza
particolare per dare soddisfazione al cuore in questo campo, come
gli slanci profusi così abbondantemente nei Salmi di Davide, le
varie invocazioni del nome di Gesù, e le espressione d'amore che
si trovano nel Cantico dei Cantici. Anche i Canti spirituali
possono servire allo scopo, purché siano cantati con attenzione.
Voglio farti un paragone: coloro che si amano di un amore umano e
naturale, hanno quasi costantemente il pensiero rivolto alla
persona amata, il cuore trabocca di amore per lei, la bocca non
fa che tesserne le lodi, e quando l'amata è assente manifestano
la loro passione con lettere e non c'è albero su cui non lascino
inciso il loro amore; allo stesso modo coloro che amano Dio non
possono passare un momento senza pensare a Lui, respirare per
Lui, tendere a Lui, parlare di Lui, e vorrebbero, se fosse
possibile, incidere sul petto di tutti gli uomini il santo nome
di Gesù.
Tutte le creature ti invitano a questo. Non c'è creatura che non
proclami la lode dell'Amato; dice S. Agostino, seguendo S.
Antonio, che tutto ciò che esiste al mondo parla, magari con un
linguaggio muto, del proprio amore; tutte le cose ti incitano a
buoni pensieri, da cui vengono, per forza, slanci e aspirazioni a
Dio. Eccone qualche esempio:
S. Gregorio, Vescovo di Nazianzo, raccontava al popolo che,
mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare, guardava le
onde che, giungendo sulla spiaggia, lasciavano conchiglie e
chiocciolette, ciuffi d'erba, ostriche e altri rifiuti che il
mare rigettava, si potrebbe quasi dire, sputava sulla spiaggia;
poi, ritornava con altre onde, riprendeva e inghiottiva di nuovo
una parte del tutto. Gli scogli invece rimanevano ben saldi,
nonostante che le onde li investissero con violenza. E fece
questa riflessione: i deboli, come conchiglie, chiocciole e
ciuffi d'erba si lasciano trascinare un momento nell'afflizione,
un altro nella gioia, in balia delle onde della sorte; ma la
gente che ha coraggio, rimane salda e immobile in mezzo a
qualsiasi bufera. Da questo pensiero passava allo slancio di
Davide: Signore, salvami, perché le acque sono penetrate fino in
fondo all'anima; Signore, salvami dalle acque profonde; sono
trascinato in fondo al mare, la tempesta mi fa affondare. Era un
momento in cui era nella sofferenza, perché massimo aveva
iniziato i suoi maneggi per usurpargli la Diocesi.
S. Fulgenzio, Vescovo di Ruspe, trovandosi in una assemblea di
nobili romani che veniva arringata da Teodorico re dei Goti,
guardando tutta quella gente elegante, ognuno al proprio posto
secondo il grado e il censo, disse: O Dio, quanto deve essere
bella la Gerusalemme celeste se è tanto solenne la Roma
terrestre! Se a coloro che amano la vanità in questo mondo è
concesso tanto splendore, quale deve essere nell'altro mondo la
gloria riservata agli amanti della verità!
Si dice che S, Anselmo, Arcivescovo di Canterbury, per nascita
onore delle nostre montagne, era eccezionale nel saper ricavare
buoni pensieri: un leprotto, inseguito dai cani, si rifugiò
sotto il cavallo del santo Vescovo, che, per caso, passava da
quelle parti, per cercare protezione contro la morte che lo
minacciava. I cani tutt'intorno abbaiavano, ma non avevano il
coraggio di violare l'immunità cui la loro preda si era
affidata; tutto il seguito scoppiò a ridere a quella scena. Ma
non il grande Anselmo che, sospirando e con le lacrime agli occhi
disse: Voi ridete, ma non ride la povera bestiola; i nemici
dell'anima, perduta nel labirinto di molti peccati, l'aspettano
al passaggio della morte per rapirla e sbranarla, ed essa,
spaventata, cerca ovunque rifugio e protezione; se non ne trova
ai suoi nemici non importa proprio nulla e se la ridono. E se ne
andò pensieroso.
Costantino il Grande aveva scritto una lettera a S. Antonio; ciò
meravigliò molto i religiosi che gli stavano intorno. Antonio
disse: Perché vi meravigliate che un Re scriva ad un uomo?
Ammirate piuttosto che Dio eterno abbia scritto la sua legge ai
mortali, anzi, abbia loro parlato direttamente per mezzo del
Figlio!
S. Francesco, vedendo una pecora, tutta sola in mezzo ad un
gregge di capre, disse al suo compagno: Guarda com'è dolce
quella pecora in mezzo a quelle capre; così era Nostro Signore,
dolce e umile in mezzo ai Farisei!
Un'altra volta, vedendo un agnello sbranato da un maiale
piangendo esclamò: Piccolo agnellino, quanto mi ricordi la morte
del mio Salvatore.
Un grande personaggio e anche grande santo del nostro tempo,
Francesco Borgia, quand'era ancora Duca di Candia, mentre andava
a caccia si immergeva in molti pensieri spirituali come questo:
Ammira come il falco ritorni sul pugno, si lasci bendare gli
occhi e legare alla pertica, mentre gli uomini sono così ribelli
alla voce di Dio!
Il grande S. Basilio diceva che la rosa tra le spine è un
insegnamento per gli uomini: Le cose più gradevoli di questo
mondo, o mortali, sono frammiste a sofferenza. Niente è
schietto: il rimpianto è sempre unito alla gioia, la vedovanza
al matrimonio, la premura al risultato, l'umiliazione alla
gloria, il prezzo agli onori, la ripugnanza alle delizie, la
malattia alla buona salute.
La rosa, dice il nostro Santo, è un bel fiore, ma mi dà una
grande tristezza, perché mi ricorda il mio peccato, a causa del
quale la terra è stata condannata a produrre spine.
Un'anima devota, vedendo il cielo stellato, che si specchia
nell'acqua limpida di un ruscello dirà: Mio Dio, queste stelle
le avrò sotto i piedi quando mi avrai accolto nelle tue tende. E
come le stelle del cielo le vedi specchiate sulla terra, allo
stesso modo gli uomini della terra li vedi riflessi nel cielo
della sorgente purissima della carità divina.
Ci sarà anche chi, vedendo scorrere un fiume dirà: La mia anima
non avrà riposo finché non si immerga nel mare profondo di Dio
che è la sua origine.
S. Francesca Romana, un giorno, mentre contemplava un ruscello,
sulla cui sponda si era fermata a pregare, fu rapita in estasi e,
senza sosta, ripeteva queste belle parole: La grazia del mio Dio
scende con la dolcezza e la soavità di questo ruscello.
Un altro, vedendo gli alberi in fiore, esclamerà: Perché solo
io sono senza fiori nel giardino della Chiesa?
Un altro, osservando dei pulcini raccolti sotto la chioccia,
dirà: Signore, conservaci sotto la protezione delle tua ali.
Un altro ancora, alla vista del girasole, penserà: Quando
avverrà, Dio mio, che la mia anima segua le attrattive della tua
bontà?
Vedendo poi delle viole del pensiero coltivate, belle a vedersi,
ma senza profumo, dirà: Ecco come sono i miei pensieri, belli a
chiacchiere, ma poi non sanno di niente!
Ecco, Filotea, come si possono ricavare buoni pensieri e sante
ispirazioni dalle situazioni di questa vita mortale. Infelici
sono coloro che distolgono le creature dal loro Creatore per
ricondurle al peccato; beati invece quelli che indirizzano le
creature alla gloria del loro Creatore e si servono del poco che
sono per fare onore alla verità. S. Gregorio di Nazianzo dice di
avere l'abitudine di indirizzare tutte le cose al profitto
spirituale. Leggi il devoto epitaffio che S. Girolamo ha composto
per S. Paola: è bello constatare come sia ricco delle
ispirazioni e dei santi pensieri che la Santa sapeva ricavare da
qualsiasi incontro.
Nell'esercizio del raccoglimento spirituale e delle preghiere
giaculatorie si trova la profonda radice della devozione: può
supplire alla mancanza di tutte le altre forme di orazione. Ma se
manca questo non c'è modo di rimediare.
Senza questo esercizio non è possibile la vita contemplativa,
anzi sarà mal condotta anche quella attiva; senza questo il
riposo è ozio, il lavoro preoccupazione; perciò ti supplico di
abbracciarlo con tutto il cuore, senza staccartene mai!
Cap.XIV " COME ASCOLTARE LA SANTA MESSA"
1. Non ti ho ancora parlato del sole degli esercizi spirituali:
il santissimo e sommo Sacrificio e Sacramento della Messa, centro
della religione cristiana, cuore della devozione, anima della
pietà, mistero ineffabile che manifesta l'abisso della carità
divina; per suo mezzo Dio si unisce realmente a noi e ci
comunica, in modo meraviglioso, le sue grazie e i suoi doni.
1. L'orazione innalzata in unione a questo Sacrificio divino
possiede una forza da non potersi esprimere a parole, o Filotea.
Per mezzo suo l'anima abbonda di doni celesti, perché abbraccia
l'Amato, che la ricolma talmente di profumi e di soavità
spirituali, che essa assomiglia a una colonna di fumo di legni
aromatici, di mirra, di incenso e di tutte le essenze che usa il
profumiere, secondo quanto dice il Cantico.
2. Organizzati in modo da partecipare ogni giorno alla santa
Messa, per offrire assieme al sacerdote, a Dio Padre, il
sacrificio del Redentore, per il tuo bene e quello di tutta la
Chiesa. Gli Angeli sono sempre presenti in gran numero per
onorare questo santo mistero; lo dice S. Giovanni Crisostomo: il
trovarsi uniti ad essi per lo stesso fine ci incoraggerà nello
sforzo di migliorarci.
Il coro della Chiesa trionfante e quello della Chiesa militante
si uniranno a Nostro Signore in questa azione divina, per rapire
il cuore di Dio Padre e conquistarci la sua misericordia; questo
con Lui, in Lui e per Lui.
E' motivo di grande felicità per un'anima offrire devotamente i
propri affetti per u n bene così prezioso e desiderabile.
1. Se per causa di forza maggiore non puoi essere presente con il
corpo alla celebrazione di questo incomparabile Sacrificio, ci
devi andare almeno con il cuore per parteciparvi spiritualmente.
A una certa ora del mattino, recati in chiesa spiritualmente, se
non ti è dato altro modo; unisci la tua intenzione a quella di
tutti i cristiani, e compi nel luogo dove ti trovi gli stessi
atti interiori come se tu fossi realmente presente alla
celebrazione della Santa Messa in qualche chiesa.
1. Per partecipare convenientemente alla Santa Messa o
corporalmente o con la mente, occorre:
1. Dall'inizio fino a che il sacerdote salga l'altare, fa con lui
la preparazione: ossia, mettiti alla presenza di Dio, riconosci
le tue indegnità e chiedi perdono delle tue colpe.
2. Dal momento in cui il sacerdote giunge all'altare fino al
Vangelo, considera, con una riflessione semplice e generica, la
venuta di Nostro Signore in questo mondo e la sua Vita.
3. Da dopo il Vangelo fino al Credo, rifletti sulla predicazione
del Salvatore; protesta di voler vivere e morire nella fede e
nell'obbedienza alla sua santa Chiesa Cattolica.
4. Da dopo il Credo fino al Padre nostro, occupa il cuore ai
misteri della Morte e Passione del nostro Redentore, attuati e
essenzialmente rappresentati in questo santo Sacrificio, che tu
offri a Dio Padre assieme al sacerdote ed al resto del popolo per
la gloria di Dio Padre e la salvezza degli uomini.
5. Da dopo il Padre nostro fino alla Comunione, impegnati a far
nascere nel cuore mille slanci; esprimi il desiderio ardente di
giungere ad essere per sempre unita al Salvatore in un amore
eterno.
6. Dalla Comunione fino alla fine, ringrazia la Maestà divina
per l'Incarnazione, la Vita, la Morte, la Passione e l'Amore che
ci dimostra in questo santo Sacrificio; pregalo in forza di
questo, di essere sempre benigno con te, con i tuoi parenti, con
i tuoi amici e con tutta la Chiesa; poi umiliati con tutto il
cuore e ricevi con devozione la benedizione divina che nostro
Signore ti impartisce per mezzo del suo ministro.
Ma se durante la Messa vuoi fare la tua meditazione sui misteri
che stai seguendo giorno per giorno, non è necessario che tu
segua queste indicazioni; sarà sufficiente che all'inizio
manifesti la tua intenzione di voler adorare e offrire questo
santo Sacrificio per mezzo della meditazione e dell'orazione,
poiché in tutte le meditazioni ci sono, o esplicitamente o
implicitamente, le operazioni sopra indicate.
Capitolo XV "GLI ALTRI ESERCIZI PUBBLICI E COMUNI"
Oltre a ciò, Filotea, le Domeniche e le Feste devi assistere,
per quello che potrai, al canto delle Ore e dei Vespri; quelli
sono giorni consacrati a Dio e bisogna fare qualcosa di più in
suo onore e gloria.
Proverai una infinita dolcezza spirituale, secondo quanto afferma
S. Agostino nelle Confessioni: all'inizio della conversione,
assistere agli Uffici divini, lo commuoveva fino alle lacrime.
E poi (e voglio dirlo una volta per tutte), si ricava sempre
maggior frutto e più consolazione dalle celebrazioni pubbliche
della Chiesa, che non dalle devozioni personali; perché Dio ha
così voluto dando la preferenza assoluta agli atti di comunità
su quelli privati.
Entra volentieri nelle Confraternite che trovi sul posto,
soprattutto in quelle le cui pratiche offrono un frutto maggiore
e più edificazione. Facendo così ti renderai molto gradita a
Dio. E' vero che Dio non ti fa obbligo di far parte delle
Confraternite, ma te lo raccomanda la Chiesa che, a significare
questo suo desiderio, le arricchisce di indulgenze e di altri
privilegi.
E poi, è sempre una cosa molto ben fatta unirsi ad altri e
cooperare con essi per la riuscita di buoni progetti. Benché
possa capitare di fare anche in privato pratiche di pietà
altrettanto buone come quelle che si fanno in comune nell'ambito
della Confraternita, e addirittura di trovare più trasporto in
quelle private, ciononostante Dio è glorificato maggiormente
dall'unione agli altri e dal contributo che noi diamo ai fratelli
e al prossimo in un atto comune.
Questo vale per tutte le preghiere e le devozioni pubbliche, alle
quali, nella misura del possibile, dobbiamo dare il contributo
del nostro buon esempio per l'edificazione del prossimo e il
nostro affetto per la gloria di Dio e l'unione dei cuori in
azioni comuni.
Cap. XVI " BISOGNA ONORARE E INVOCARE I SANTI"
Spesso Dio ci fa giungere le sue ispirazioni per mezzo degli
Angeli; perciò anche noi dobbiamo fare la stessa cosa
indirizzando a Lui le nostre aspirazioni con lo stesso mezzo.
Le anime sante dei defunti che ora si trovano in Paradiso, in
compagnia degli Angeli, uguali ad essi, come dice Nostro Signore,
hanno lo stesso ufficio: ispirarci con le loro preghiere e
portare a Dio le nostre aspirazioni. Uniamo, Filotea, i nostri
cuori a questi spiriti celesti e a queste anime beate: come il
piccolo usignolo impara a cantare stando con i grandi, così, con
questo scambio con i Santi, noi riusciremo a pregare e a cantare
le lodi di Dio: Canterò i Salmi, dice Davide, davanti agli
Angeli.
Onora, riverisci e rispetta con amore speciale la santa e
gloriosa Vergine Maria: ella è Madre del nostro Padre sovrano e
perciò anche nostra cara nonna. Ricorriamo aLei quali nipotini,
gettiamoci sulle sue ginocchia con assoluta fiducia; in ogni
momento, in ogni circostanza, facciamo appello a questa dolce
Madre, invochiamo il suo amore materno e, facendo ogni sforzo per
imitare le sue virtù, abbiamo per Lei un sincero cuore di figli.
Renditi molto amico degli Angeli; impara a vederli sempre
presenti, anche se invisibili, nella tua vita; soprattutto ama e
rispetta quello della Diocesi in cui ti trovi, quelli delle
persone con le quali vivi, e in modo particolare il tuo; pregali
spesso, prendi l'abitudine di lodarli, confida nel loro aiuto e
nella loro assistenza per tutte le circostanze tanto spirituali
che materiali, perché si prendano a cuore i tuoi progetti.
Il grande Pietro Favre, primo sacerdote, primo predicatore, primo
lettore di Teologia della santa Compagnia di Gesù, e primo
compagno del Beato Ignazio, fondatore della stessa, tornando un
giorno dalla Germania, dove aveva reso grandi servizi in onore di
Nostro Signore, sostando nella nostra Diocesi, sua patria
d'origine, raccontava che attraversando molti paesi eretici,
aveva ricevuto infinite consolazioni nel salutare gli Angeli
protettori delle parrocchie e diceva di averne sperimentato
sensibilmente l'assistenza: lo avevano protetto dalle imboscate
degli eretici, avevano reso molte anime aperte e docili nel
ricevere la dottrina della salvezza. Lo esponeva con tanto calore
che una donna, allora giovane, avendolo udito direttamente dalla
sua bocca, lo ripeteva agli uditori ancora con profonda
commozione, quattro anni fa, ossia sessanta anni dopo!
L'anno scorso ho avuto la consolazione di consacrare un altare
nel luogo dove nacque quel santo prete, nel villaggio di
Villaret, tra le nostre più aspre montagne.
Scegliti qualche santo particolare la cui vita e i cui esempi
maggiormente ti invitano all'imitazione e nella cui intercessione
ti trovi ad avere maggior fiducia: come quello del nome che porti
e che ti è stato assegnato nel Battesimo.
Cap.XVII "COME VA ASCOLTATA LA PAROLA DI DIO"
Devi essere devota alla Parola di Dio: sia che tu l'oda in
conversazioni familiari assieme ai tuoi amici spirituali, sia
nella solennità di un sermone, devi ascoltarla sempre con
attenzione e rispetto. Ricavane profitto: non lasciarla cadere a
terra, ma accoglila nel tuo cuore come un unguento prezioso,
seguendo l'esempio della Santissima Vergine, che conservava con
cura nel proprio, tutte le lodi dette in onore del Figlio.
Ricordati che Nostro Signore accoglie le parole che gli
rivolgiamo nelle preghiere, nella misura nella quale accogliamo
quelle che Egli ci rivolge con la predicazione. Conserva presso
di te sempre qualche buon libro di devozione, come quello di S.
Bonaventura, il Combattimento Spirituale di Scupoli, le
Confessioni di S. Agostino, le Lettere di S. Girolamo e simili.
Tutti i giorni leggine un brano con grande devozione, come
leggeresti lettere inviate personalmente a te dai Santi del
Cielo, per indicarti il cammino e darti coraggio di avviarti in
esso.
Leggi anche le Storie e le vite dei santi, nelle quali puoi
vedere la vita cristiana, come in uno specchio; adatta le loro
azioni ai casi della tua vita secondo il tuo stato. Benché molte
azioni dei Santi non siano imitabili in senso letterale, da gente
che vive nel mondo, hanno senz'altro qualche cosa da insegnarci o
da vicino o da lontano; per esempio, puoi imitare la solitudine
di Paolo, primo eremita, con il tuo raccoglimento spirituale e
con quello reale, cose di cui in parte abbiamo parlato (cap.XII)
e in parte parleremo (Parte V). Puoi imitare l'estrema povertà
di S. Francesco con gli esercizi di povertà che ti proporremo
(parte III), e così per il resto.
Ti accorgerai che ci sono episodi più illuminanti di altri per
la nostra vita, come la vita della Beata Madre Teresa, che è
notevole per questo; la vita dei primi Gesuiti, quella di S.
Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, di S. Luigi di Francia, di
S. Bernardo, i fioretti di S. Francesco e altre.
Ce ne sono anche di quelle che sono più adatte per essere
ammirate che imitate, come quella di S. Maria Egiziaca, S.
Simeone stilita, le due Caterine, da Siena e da Genova, di S.
Angela e altre simili, che non per questo non sono una prova
piacevole del grande amore di Dio.
Cap.XVIII " COME VANNO ACCOLTE LE ISPIRAZIONI"
Chiamiamo ispirazioni gli inviti, i movimenti, i rimproveri, i
rimorsi interiori, i lumi e le cognizioni che Dio genera in noi
prevenendo il nostro cuore con le sue benedizioni, con attenzione
e affetto di Padre per svegliarci, scuoterci, spingerci,
attirarci verso la virtù, l'amore celeste, i buoni propositi: in
breve, verso tutto ciò che ci mette in cammino per il nostro
bene eterno.
Lo Sposo lo chiama bussare alla porta e bussare al cuore della
Sposa, svegliarla se dorme, invocarla e chiamarla quand'è
assente, invitarla a gustare il miele e a cogliere i frutti e i
fiori nel suo giardino, a cantare e a fare udire la voce alle sue
orecchie.
Tre sono i movimenti che si susseguono nella promessa sposa prima
di giungere al matrimonio: in primo luogo le viene proposto il
matrimonio, poi ella lo trova di suo gradimento, infine dà il
suo consenso.
Allo stesso modo, quando Dio vuole compiere in noi, per mezzo di
noi e con noi un'opera di rilievo, in primo luogo ce la propone
ispirandocela; poi tocca a noi esprimerci dicendo se ci piace; in
terzo luogo aderiamo con il sì.
Lo stesso processo lo seguiamo per cadere nel peccato: anche il
tal caso i movimenti sono tre: la tentazione, il compiacimento,
il consenso.
Per conquistare le virtù i gradini sono sempre tre:
l'ispirazione, che è il contrario della tentazione; il
compiacimento nell'ispirazione che è il contrario del
compiacimento nella tentazione; il consenso all'ispirazione, che
è il contrario del consenso alla tentazione.
Anche se l'ispirazione dovesse insistere per tutto l'arco della
nostra vita, se non la trovassimo bella e piacevole, non saremmo
in alcun modo accetti a Dio; anzi la sua divina Maestà ne
sarebbe offesa, come lo fu nei confronti degli Israeliti, che
aveva inseguito inutilmente per quarant'anni chiamandoli alla
conversione senza trovare in essi risposta. Giurò che mai più
li avrebbe fatti entrare nella sua pace.
Così un signore che abbia per molto tempo corteggiato una
giovane donna, sarebbe molto contrariato, se, dopo tutto, lei non
volesse saperne di matrimonio.
Il piacere che si prova nelle ispirazioni è un avvio
determinante alla gloria di Dio e in tal modo si comincia ad
essere graditi alla divina Maestà; benché questo compiacimento
non sia ancora un consenso pieno, perlomeno è una disposizione
favorevole.
Se è vero che è un buon segno e cosa molto utile compiacersi
nell'ascolto della Parola di Dio, tanto che possiamo considerarlo
un'ispirazione esteriore, è cosa altrettanto buona e gradita a
Dio compiacersi nell'ispirazione interiore: è quel piacere di
cui parla la Sposa quando dice: la mia anima si è sciolta di
piacere, quand'ho udito la voce dell'amato.
Il gentiluomo è soddisfatto quando vede che la dama che egli
serve è contenta del suo servizio.
In conclusione è il consenso che completa l'atto virtuoso:
perché anche se ispirati e contenti dell'ispirazione, neghiamo
poi il consenso a Dio, siamo degli ingrati e offendiamo
gravemente la Maestà divina, perché il disprezzo sembra ancora
maggiore. E' quanto capitò alla Sposa, perché, pur avendole il
canto del suo Amato toccato il cuore di piacere, ella non gli
aprì la porta e si scusò con una ragione sciocca. Lo Sposo si
indignò, passò oltre e se ne andò.
Così un gentiluomo che dopo aver corteggiato lungamente una
donna e averle reso gentilmente servizio, si vede alla fine
respinto e disprezzato, avrà senz'altro più motivo di
risentimento di quanto ne avrebbe avuto se fosse stato subito
accolto male e trattato peggio.
Risolviti, Filotea, ad accettare di buon cuore tutte le
ispirazioni che Dio vorrà mandarti. Quando ti giungeranno
accoglile come ambasciatrici del Re del Cielo, che vuole unirsi
in matrimonio con te. Ascolta con cuore sereno quello che ti
propongono; considera l'amore che te le ha fatte mandare e
trattale bene.
Acconsenti con un'adesione piena d'amore e fedele
all'ispirazione; in modo che Dio, che non sei in grado di
costringere, si sentirà fortemente obbligato dal tuo affetto. Ma
prima di dare il consenso alle ispirazioni per cose importanti e
straordinarie, per non rischiare di cadere in inganno,
consigliati sempre con la tua guida, perché esamini se
l'ispirazione è vera o falsa. Se il nemico vede un'anima pronta
a consentire alle ispirazioni, gliene propone subito di false per
trarla in inganno; cosa che gli sarà impossibile se ella, con
umiltà, ubbidirà a chi la conduce.
Una volta dato il consenso, bisogna far sì che abbia seguito e
l'ispirazione si attui: questo è il culmine della virtù
autentica. Consentire nel cuore senza passare ai fatti, è come
piantare una vigna senza volerne frutto. A questo scopo è molto
utile praticare l'esercizio del mattino e il raccoglimento
spirituale, indicati sopra. Il tal modo non solo ci prepariamo a
fare in modo generico il bene, ma concretamente lo realizziamo.
Cap.XIX "LA SANTA CONFESSIONE"
Il nostro Salvatore ha lasciato alla sua Chiesa il sacramento
della Penitenza o Confessione perché potessimo purificarci dalle
nostre iniquità, per numerose che siano, tutte le volte che ci
infanghiamo.
Perciò, Filotea, non tollerare mai per lungo tempo che il tuo
cure rimanga contagiato dal peccato, disponendo tu di un rimedio
sempre pronto e facile da applicare. La leonessa che si è unita
ad un leopardo corre immediatamente a lavarsi per togliere da sé
il lezzo, perché il leone, avvertendolo, non si adombri e si
irriti. L'anima che ha acconsentito al peccato deve avere orrore
di se stessa e ripulirsi immediatamente, per rispetto alla
Maestà divina che sempre la segue. Perché vogliamo lasciarci
morire spiritualmente quando abbiamo a disposizione un rimedio
così sicuro?
Confessati devotamente e umilmente ogni otto giorni, e, se puoi,
ogni volta fai la comunione, anche se non avverti nella coscienza
il rimorso di alcun peccato mortale. In tal caso, con la
confessione, non soltanto riceverai l'assoluzione dei peccati
veniali confessati, ma anche una grande forza per evitarli in
avvenire, una grande chiarezza per distinguerli e una efficace
grazia per rimediare a tutto il danno che ti hanno causato.
Praticherai la virtù dell'umiltà, dell'obbedienza, della
semplicità e della carità; con il solo atto della Confessione
praticherai più virtù che con qualsiasi altro.
Abbi sempre un sincero dispiacere dei peccati che confessi, per
piccoli che siano, e prendi una ferma decisione di correggerti.
Molti si confessano dei peccati veniali per abitudine, quasi
meccanicamente, senza pensare minimamente ad eliminarli; e così
per tutta la vita ne saranno dominati e perderanno molti beni e
frutti spirituali.
Se, per esempio, ti confessi di aver mentito senza recar danno, o
di aver detto qualche parola grossolana, o di aver giocato
troppo, pentiti e fa proposito di correggerti; è un abuso
confessare un peccato, sia mortale che veniale, senza aver
intenzione di emendarsene, perché la Confessione è stata
istituita proprio per quello scopo.
Non fare accuse generiche, come fanno molti, in modo macchinale,
tipo queste: Non ho amato Dio come era mio dovere; Non ho
ricevuto i Sacramenti con il rispetto dovuto, e simili. Ti
chiarisco il motivo: Ciò dicendo tu non offri alcuna indicazione
particolare che possa dare al confessore un'idea dello stato
della tua coscienza; tutti i Santi del Paradiso e tutti gli
uomini della terra potrebbero dire tranquillamente la stessa
cosa. Cerca qual è la ragione specifica dell'accusa, una volta
trovata, accusati della mancanza commessa con semplicità e
naturalezza.
Se, per esempio, ti accusi di non avere amato il prossimo come
avresti dovuto, può darsi che si sia trattato di un povero
veramente bisognoso che tu non hai aiutato come avresti potuto o
per negligenza, o per durezza di cuore, o per disprezzo; vedi un
po' tu il motivo!
Similmente non accusarti di non aver pregato Dio con la dovuta
devozione; ma specifica se hai avuto delle distrazioni volontarie
perché non hai avuto cura di scegliere il luogo, il tempo e il
contegno atti a favorire l'attenzione nella preghiera; accusati
con semplicità di quello in cui trovi di aver mancato, senza
ricorrere a quelle espressioni generiche che, nella confessione,
non fanno né caldo né freddo.
Non accontentarti di raccontare i tuoi peccati veniali solo come
fatto; accusati anche del motivo che ti ci ha portato.
Non dimenticarti, per esempio, di dire che hai mentito senza
coinvolgere nessuno; ma chiarisci, se è stato per vanità, se
era per vantarti o scusarti, o per gioco, o per cocciutaggine. Se
hai peccato nel gioco, specifica se è stato per soldi, o per il
piacere della conversazione, e così via.
Dì anche se sei rimasto per lungo tempo nel tuo male, perché,
in genere, il tempo aggrava il peccato. C'è molta differenza tra
la vanità di un momento, che ha occupato il nostro spirito sì e
no per un quarto d'ora, e quella nella quale il nostro cuore è
rimasto immerso per uno, due o tre giorni!
In conclusione, bisogna esporre il fatto, il motivo e la durata
dei nostri peccati; perché, anche se comunemente non siamo
obbligati ad essere così esatti nel dichiarare i nostri peccati
veniali, anzi non siamo nemmeno obbligati a confessarli, è pur
sempre vero che coloro che vogliono pulire per bene l'anima per
raggiungere più speditamente la santa devozione, devono avere
molta cura di descrivere al medico spirituale il male, per
piccolo che sia, se vogliono guarire.
Non trascurare di aggiungere quanto serve per far capire il tipo
dell'offesa, come il motivo che ti ha fatto montare in collera, o
ti ha fatto accettare il vizio di qualcuno. Per esempio, se un
uomo che non mi va a genio, mi provoca con qualche leggera parola
per ischerzo, io la prendo a male e monto in collera: cosa che se
l'avesse fatta un altro che mi è simpatico, l'avrei accettata,
anche se avesse caricato la dose.
Preciserò dunque con chiarezza: Mi sono lasciato trasportare a
parole di collera contro una persona, perché ho preso a male
ciò che mi aveva detto, non per le parole in se stesse, ma
perché mi è antipatico colui che le ha dette.
E se fosse necessario precisare le parole per farti capire
meglio, penso che faresti bene a dirle. Accusandoci in questo
modo, con naturalezza, non solo mettiamo fuori i peccati fatti,
ma anche le cattive inclinazioni, le usanze, le abitudini e le
altre radici del peccato, in modo che il padre spirituale abbia
una chiara conoscenza del cuore che gli è affidato e quindi
predisponga i rimedi più opportuni. Tuttavia non fare il nome di
chi ha eventualmente cooperato al tuo peccato, almeno finché ti
sarà possibile.
Fa attenzione a numerosi peccati che vivono e spadroneggiano,
spesso senza essere avvertiti, nella coscienza e accusali per
potertene liberare; a questo fine leggi attentamente i Capitoli
VI, XXVII, XXVIII, XXIX, XXXV e XXXVI della III parte e il
Capitolo VIII della IV parte.
Non cambiare facilmente di confessore, ma scegline uno e rendigli
conto della tua coscienza nei giorni che avrai stabilito; e digli
con naturalezza e franchezza i peccati commessi; di tanto in
tanto, ogni mese o ogni due mesi, digli anche a che punto sei con
le inclinazioni, benché in quelle non ci sia peccato; digli se
sei afflitta dalla tristezza, dal rimpianto, se sei invece
portata alla gioia, al desiderio di acquisire ricchezze, e simili
inclinazioni.
Cap.XX "LA COMUNIONE FREQUENTE"
Si dice che Mitridate, re del Ponto, avesse inventato un veleno
con il quale aveva talmente rinvigorito il proprio organismo,
che, quando volle avvelenarsi per sfuggire alla schiavitù dei
Romani, non riuscì a portare a compimento il proposito.
Il Salvatore ha istituito l'augusto sacramento dell'Eucarestia,
che contiene realmente la sua carne e il suo sangue, affinché
chi ne mangia viva eternamente. Ecco perché, chiunque vi ricorre
spesso con devozione, rinforza talmente la salute e la vitalità
dell'anima, che è quasi impossibile che rimanga avvelenata dai
cattivi affetti di qualunque sorta siano.
Non è possibile nutrirsi di questo cibo di vita e continuare a
vivere gli affetti di morte; allo stesso modo che gli uomini nel
paradiso terrestre non avrebbero potuto morire quanto al corpo in
virtù del frutto della vita del Signore vi aveva collocato,
così essi non possono morire spiritualmente in virtù di questo
sacramento di vita.
Se è vero che i frutti più teneri, soggetti a corrompersi, come
le ciliegie, le albicocche e le fragole, si conservano facilmente
tutto l'anno una volta canditi nello zucchero e nel miele,
nessuna meraviglia che i nostri cuori, benché fragili e deboli,
siano resi immuni dalla corruzione del peccato quando sono
trattati con quello zucchero e quel miele che sono la carne e il
sangue incorruttibili del Figlio di Dio. O Filotea, i cristiani
che saranno condannati, resteranno senza parola allorché il
Giudice giusto rinfaccerà loro il torto che hanno avuto di
lasciarsi morire spiritualmente, quando era loro così facile
mantenersi in vita e buona salute nutrendosi del suo Corpo
offerto a tal fine. Miserabili, dirà loro. Come avete potuto
lasciarvi morire, quando avevate l'ordine di nutrirvi del cibo di
vita?
"Io non lodo e non biasimo il fatto di ricevere la comunione
eucaristica tutti i giorni; ma consiglio ed esorto ciascuno a
fare la comunione tutte le Domeniche, purché lo spirito non
abbia affetti al peccato".
Sono parole testuali di S. Agostino, al quale mi associo non
biasimando e non lodando chi fa la comunione tutti i giorni;
lascio la decisione su questo punto alla discrezione del Padre
spirituale di chi vorrà prendere decisioni a questo proposito;
infatti le disposizioni per accostarsi così di frequente alla
santa comunione devono essere di un livello di perfezione, che
non è opportuno dare in materia un parere generico. D'altra
parte, siccome tali disposizioni, benché richiedono un livello
di perfezione alto, possono trovarsi in molte anime buone, non è
nemmeno bene distogliere e dissuadere tutti. Va deciso dopo aver
preso in esame lo stato interiore di ciascuno in particolare.
Sarebbe imprudente consigliare a tutti indiscriminatamente la
comunione frequente; ma sarebbe ugualmente imprudente biasimare
chi la facesse, soprattutto quando c'è di mezzo il parere di un
prudente direttore di spirito. Bella la risposta di S, Caterina
da Siena, quando, a proposito della sua comunione quotidiana, le
fu citato S. Agostino che non loda e non biasima chi si comunica
tutti i giorni: Ebbene, disse, poiché S. Agostino non lo
biasima, prego anche voi di fare altrettanto, e mi basta.
Ma vedi bene, Filotea, che S. Agostino esorta e consiglia con
forza di fare la comunione tutte le domeniche; falla anche tu
più spesso che puoi. Giacché, io lo credo, tu non hai alcun
affetto al peccato mortale, e nemmeno al peccato veniale, sei
nella disposizione richiesta da S. Agostino, e anche qualcosa di
più; perché non solo non hai l'affetto a peccare, ma non hai
nemmeno l'affetto al peccato. Sicché se il tuo padre spirituale
lo trova bene, puoi fare la comunione anche più spesso di ogni
domenica.
Possono tuttavia sorgere molte difficoltà, non da parte tua, ma
da parte di coloro che vivono con te, che potrebbero consigliare
al tuo saggio direttore di non farti comunicare così spesso. Se,
per esempio, tu sei sottomessa a qualcuno, e coloro cui devi
obbedienza e rispetto siano così mal istruiti e così strani da
sentirsi inquieti e turbati nel vederti fare la comunione così
spesso, nel caso, tutto considerato, sarà bene andare incontro
alla loro malattia e fare la comunione soltanto ogni quindici
giorni; ciò solo nel caso che la difficoltà non possa esse
superata in altro modo. In questo campo non bisogna dare
direttive generali, occorre stare a quanto dice il padre
spirituale; tuttavia mi sento in obbligo di affermare con
certezza che la massima distanza tra una comunione e l'altra non
deve superare il mese, almeno in quelli che intendono servire Dio
devotamente.
Se sai essere molto prudente, non c'è né madre, né moglie, né
marito, né padre che ti impedisca di comunicare spesso: e sai
perché. Perché il giorno in cui avrai fatto la comunione, non
diminuirai la cura per quello che fa parte dei doveri del tuo
stato, anzi sarai più dolce e gentile e non rifiuterai
l'adempimento di nessun dovere; la conseguenza sarà che gli
altri non avranno alcun interesse a distoglierti da questo
esercizio che non causa loro alcun pregiudizio; a meno che non
siano gretti e incapaci di ragionare; in tal caso, come già
detto, usa condiscendenza, secondo il consiglio del tuo
direttore.
Devo aggiungere una parola per la gente sposata: Dio, nell'antica
Legge, trovava cosa fatta male che i creditori esigessero il loro
debito nei giorni di festa; ma non se l'aveva a male se il
debitore pagava e rendeva il debito a chi lo esigeva. E' cosa
poco conveniente, benché non sia un grande peccato, chiedere la
soddisfazione del debito coniugale nel giorno in cui si è fatta
la comunione; ma non è sconveniente, anzi direi che è
meritorio, renderlo. Ecco perché a causa di tali doveri, nessuno
deve essere privato della Comunione, quando la sua devozione lo
spinge a chiederla. Nella Chiesa primitiva i cristiani
comunicavano tutti i giorni, pur essendo sposati e benedetti da
tanti figli; ecco perché ho detto che la comunione frequente non
deve generare alcuna sorta di problemi né ai papà, né alle
mamme, né ai mariti, né alle mogli purché l'anima che si
accosta alla comunione sia prudente e discreta.
Quanto alle malattie corporali non ce n'è alcuna che impedisca
questa santa partecipazione, eccetto quelle che causano vomito
molto frequente.
Per fare la comunione ogni otto giorni occorre non avere peccati
mortali e non avere affetto al peccato veniale, e avere un grande
desiderio di fare la comunione; ma per fare la comunione tutti i
giorni, oltre a ciò, bisogna aver superato la maggior parte
delle cattive inclinazioni ed avere il parere favorevole del
padre spirituale.
Cap.XXI "COME BISOGNA FARE LA COMUNIONE"
La preparazione alla santa Comunione comincia la sera precedente,
con molte aspirazioni e slanci d'amore. Ritirati per tempo in
camera tua, prima del solito; così il mattino seguente sarai
pronta per alzarti più presto. Se durante la notte dovessi
svegliarti, metti subito nel cuore e sulla bocca qualche pensiero
odoroso, per profumare la tua anima e prepararla a ricevere lo
sposo che veglia mentre dormi e si prepara ad arricchirti di
infinite grazie e favori se sei pronta a riceverli.
Al mattino alzati con grande gioia per la felicità che speri e,
dopo esserti confessata, va, con grande fiducia, ma anche con
grande umiltà, a ricevere quel cibo celeste che ti nutre per
l'immortalità. Dopo aver pronunciato le sante parole: Signore,
non sono degna, non muovere più né la testa né le labbra, non
per pregare e ancor meno per sospirare, ma apri dolcemente e
mediamente la bocca e, alzando la testa quel tanto che basta
perché il sacerdote veda quello che fa, ricevi piena di fede, di
speranza e di carità Colui al quale, il quale, per il quale e
nel quale tu credi, speri, bruci d'amore.
Filotea, immaginati che, simile all'ape che dopo aver raccolto
sui fiori la rugiada del cielo, e il succo più squisito della
terra lo trasforma in miele e lo trasporta nella sua arnia; il
sacerdote sull'altare prende tra le mani il Salvatore del mondo,
vero Figlio di Dio, simile a rugiada discesa dal cielo e vero
Figlio della Vergine, simile a fiore sbocciato dalla terra della
nostra umanità, e lo offre in cibo di soavità alla tua bocca e
al tuo corpo.
Appena Gesù è in te scuoti il cuore perché venga a rendere
omaggio al re della salvezza; esamina con lui la tua situazione
interiore, pensa che hai in te e che c'è venuto per la tua
felicità; accoglilo meglio che puoi e comportati in modo tale
che si veda, da tutte le tue azioni, che Dio è con te.
Ma se non avessi la grazia di comunicare realmente nella santa
Messa, comunicati almeno con il cuore e lo spirito, unendoti con
un ardente desiderio alla carne del Salvatore.
La tua prima intenzione nella comunione deve essere di
progredire, fortificarti e stabilizzarti nell'amore di Dio;
perché quello che ti è dato soltanto per amore, tu lo devi
ricevere con amore. Non è possibile immaginare il Salvatore
impegnato in un'azione più piena di amore e più tenera di
questa, nella quale, si può dire che distrugga se stesso
riducendosi in cibo per entrare nelle nostre anime e unirsi
intimamente al cuore e al corpo dei fedeli.
Se ti domandano perché tu fai la comunione così spesso,
rispondi che è per imparare ad amare Dio, per purificarti dalle
imperfezioni, per liberarti dalle miserie, per consolarti nelle
afflizioni, per trovare sostegno nelle debolezze. Rispondi che
sono due le categorie di persone che devono fare spesso la
comunione: i perfetti, perché, essendo ben disposti, farebbero
molto male a non accostarsi alla sorgente della perfezione; e gli
imperfetti, per poter camminare verso la perfezione; i forti per
non rischiare di scoprirsi deboli, e i deboli per diventare
forti; i malati per guarire e i sani per non ammalarsi; tu poi,
creatura imperfetta, debole e ammalata, hai bisogno di comunicare
spesso con la perfezione, la forza e il medico.
Rispondi che coloro i quali non hanno molte occupazioni, devono
fare la comunione perché ne hanno il tempo; quelli invece che
sono molto occupati, la devono fare perché ne hanno bisogno,
perché chi lavora molto ed è carico di preoccupazioni deve
nutrirsi di cibi sostanziosi e mangiare spesso.
Comunicati spesso, Filotea, più spesso che puoi, secondo il
parere del tuo padre spirituale; e credimi, le lepri, qui da noi,
sulle nostre montagne, in inverno diventano bianche perché non
vedono e non mangiano che neve; anche tu, a forza di adorare e di
nutrirti di bellezza, di bontà e della stessa purezza di questo
Divin Sacramento, diventerai bella, santa e pura.
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