Il Cappellone |
dai
documenti contabili della Cappella dell'Università dell'ultimo
quindicennio del Seicento (1); il terzo dai conti comunali del 1775 (2);
il quarto, infine, dal preziosissimo Stato discusso (il bilancio cioè)
presentato al Tribunale misto (3) della Capitale, che fornisce un quadro
analitico delle rendite e delle voci di uscita, date della stipula dei
contratti, osservazioni, ecc. Appare
immediatamente da un primo sguardo che la Cappella è qualcosa di più e
di diverso che un semplice ente, tipico dell'ancien régime, di jus
patronato dell'Università: il luogo pio è una maschera giuridica che
nasconde un atipico processo di autonomia economico‑sociale
dell'Università, svoltosi all'ombra delle istituzioni della monarchia
feudale. L'aspetto più vistoso di tale diversità è che parte notevole dei beni fondiari e delle case del suo territorio, nonché dei capitali, a fine Seicento, appartengono all'Università. La struttura della rendita della Cappella, costituita da cespiti di varia natura, ed oscillante in media intorno al 50% del bilancio dell’Università, è eloquente: estagli in danaro e in grano (4) , in olio (5) per case date in fitto o a censo (1)
Cfr. Archivio Comunale di Gesualdo (d'ora in avanti ACG), Conti della
Cappella del S.S. Corpo di Cristo, in via d'inventariazione. Sono gli
unici documenti salvatisi anteriori agli inizi dell’800. (2)
Cfr. Archivio di Stato Napoli, Conti delle Università (anni
1737‑1800), fs. 507, fs.li 2 e 3; è un catastuolo, ossia il
censimento annuale delle entrate, costituite dalle rendite, beni mobili ed
immobili, nonché delle uscite dell'Università e dei cittadini,
finalizzato alla tassazione annua inter cives. E' l'unico documento di
conti comunali di tutto l'ancien régime disponibile per Gesualdo nel
Grande Archivio di Napoli. (3)
Archivio di Stato di Napoli, Tribunale misto, fs.120, fs.lo 5, appendice
con annotazione dei contratti stipulati e della loro epoca. E' il
documento che annota la data di rogazione dei contratti, sia di quelli che
legittimano il possesso già in corso, che di quelli che entrano in
possesso per la prima volta. Gli atti, pur presenti per tutto il
Settecento, sono concentrati nello stesso quindicennio della prima tenuta
contabile a noi pervenuta, segno forse di ima scelta deliberata od
obbligata dell'Università. (4)
La vendita dei grano, valutato in carlini sette il tomolo o poco più
(23‑24 carlini a sacco, pari a tre tomoli nel sistema di misura
locale) a fine '600, avviene attraverso asta pubblica con il sistema
classico della candela. (5)
Misurato in coppe (unità di misura esistente ancora sino alla prima metà
del secolo XX pari a circa 4 litri) a fine '600 (a tre carlini l'una), è
fra le voci minori d'entrata, proveniente dagli estagli dei massari del
trappeto e dagli estagli per terreni olivati. L'olio dolce viene usato
come per servizi caritatevoli (Cappuccini, P.P. Scalzi di Atripalda,
ecc.), l'olio forte per usi cerimoniali e liturgici della Cappella o della
Cappella presso la chiesa matrice (in ordine di consumo: l’altare
maggiore (24 copie), il Sepolcro e la Cappella (17), la Madonna del
Loreto(12), coppe per le lampade di San Giuseppe, ecc.)
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