Questo appello, promosso da chi negli anni si è battuto per la difesa del
patrimonio naturale nel parmense, chiede l'adesione di tutti coloro che hanno a cuore la
salvaguardia del fragile ambiente naturale protetto del Parco del Taro. Le Associazioni,
le forze politiche e culturali, i semplici cittadini che hanno sottoscritto questo appello
sono uniti da un unico obiettivo: fare sentire la propria voce nel vuoto informativo che
circonda le opere che si vogliono costruire nel Territorio protetto del Parco, a nostro
avviso senza darsi troppa preoccupazione di ciò che riguarda la conservazione della
Natura.
La battaglia da cui vent'anni fa ebbe origine il parco fluviale più importante
dell'Emilia Romagna fu quella che vide uniti nell'opposizione alla costruzione di una
megaraffineria da costruirsi a Fornovo, ambientalisti, associazioni di pescatori, uomini
di cultura e quella parte dei mondo imprenditoriale più sensibile ai teimi di un corretto
assetto territoriale e non disponibile a vedere mutare la vocazione agroalimentare della
valle del Taro in scalo petrolifero. Questa conquista importante oggi è minacciata da
più parti. Così nel fragile territorio del parco e nel poco ma prezioso spazio naturale
che si è riusciti a salvare hanno consentito e vogliono continuare a consentire la
costruzione di guadi, ponti e grattalieli.
1) In località Maraffa di Collecchio gli stabilimenti insediati nell'alveo fluviale
anzichè essere spostati come prevede la legge regionale vedono sancita la propria
pericolosa localizzazione attraverso il potenziamento di un Guado che da privato dovrebbe
divenire pubblico con tanto di strade di collegamento.
2) A Fornovo sulla sponda sinistra in località Ramiola di competenza dei comune di
Medesano approfittando del fatto che i confini del parco sono a pochi metri più in là
hanno autorizzato la costruzione, oltre che di megaprefabbricati, nientemeno che di un
Grattacielo. Questo, ovviamente, occupando lo spazio di espansione delle acque tra due
ponti, mettendo con ciò a rischio non solo la naturalità dell'area ma anche la sicurezza
idraulica e dei cittadini. Il "grattacielo nel fiume" può essere visto da tutti
coloro che passano da Fornovo percorrendo l'autostrada Parma - La Spezia.
3)Ricordiamo che il Parco del Taro da Fornovo all'Autostrada del Sole è designato ai
sensi della Direttiva 79/409/CEE come Zona a Protezione Speciale ed è proposto come Sito
d'Importanza Comunitaria ai sensi della Direttiva Habitat 94/43/CEE.
Sebbene in una delle ultime aree demaniali scampate alla svendita dei terreni del fiume
(una delle poche zone ancora naturali dei parco del Taro riconosciuta come altre di
importanza internazionale dalla Comunità Europea e considerata tra le più importanti
dell'area protetta dove nidificano specie rare come l'Occhione (Burhinus oedicnemus),
vogliono costruire un megaponte che dovrebbe attraversare il Taro allacciandosi alla
cosiddetta via Pedemontana anche se di questa via non si vede traccia. Per il momento un
ponte nel deserto per cui si chiedono cospicui finanziamenti ma che distruggerebbe un
territorio prezioso per chi ha a cuore la conservazione della natura nelle aree protette.
Oltre alle minacce al Parco vi sono le preoccupazioni per il traffico tra Collecchio e
Parma. Se costruito, il "ponte antiparco" (che non è da confondersi con quello
di Ponte Taro che serve a snellire il traffico sulla via Emilia e che non ci vede contrari
anche se avremmo preferito un allargamento di Ponte Taro stesso) darebbe il colpo di
grazia a via La Spezia (e Collecchio stessa) che è già in affanno con l'attuale traffico
e su cui verrebbe convogliato un volume di automezzi insostenibile per l'attuale capienza
viaria. Infatti con il riversarsi improvviso di un grande flusso di auto e camion via La
Spezia tra Collecchio e Parma andrebbe completamente in tilt non essendo in grado di
assorbire la nuova massa di automezzi e rischierebbe di morire per "soffocamento da
traffico". Allora magari si invocherebbero muove strade e magari nuovi ponti e così
via in un crescendo di altre grandi opere per la gioia soprattutto di chi trae vantaggio
dall'appalto dei lavori ma penalizzando l'ambiente e mettendo a rischio quello sviluppo
cosiddetto sostenibile ed equilibrato legato all'agroalimentare che tanto si vagheggia ma
che attualmente è già un patrimonio acquisito della nostra valle del Taro. Nella
realizzazione della Pedemontana si parte, come al solito, dalle grandi opere, anzichè dai
piccoli e più urgenti interventi di connessione sul resto dell'asse viario (pensiamo ai
vari tratti compresi tra Traversetolo e Collecchio), con il risultato di ottenere in
definitiva un'altra cattedrale nel deserto. Si continua infatti imponendo ora quell'opera
ora quell'altra senza preoccuparsi di una pianificazione corretta e complessiva del
territorio ne tantomeno della capacità portante delle strade di comunicazione tra Parma e
i comuni limitrofi. Per quanto riguarda lo studio di impatto ambientale (VIA) esso
dovrebbe garantire una corretta e completa informazione ai cittadini ma nel caso del ponte
nel Parco dei Taro, molte domande rimangono senza risposta: per esempio quale l'impatto
nella fase di costruzione, quali opere necessarie per difendere il manufatto, quale
l'impatto del traffico veicolare sulla fauna, ecc. Manca poi la cosa più importante:
sarebbe proprio dallo studio di impatto ambientale che ci aspetteremmo proposte di un
tracciato alternativo a quello ipotizzato in area demaniale.
Se proprio il ponte deve essere costruito ad ogni costo chiediamo che venga localizzato
pochi chilometri più a monte esattamente in località Maraffa dove è localizzato il
guado. Infatti quest'area è già degradata e il ponte avrebbe ben altra incidenza
sull'ambiente naturale. Peraltro con l'occasione e approfittando anche degli ingenti
finanziamenti statali e regionali disponibili, gli insediamenti lì localizzati nel fiume
potrebbero essere delocalizzati in sito più idoneo in tal modo risanando l'ambiente e
mettendo in sicurezza chi attualmente occupa impropriamente l'alveo fluviale.
Se il rispetto del territorio è ancora un valore da tenersi in considerazione i piani dei
percorsi viari previsti per la pedemontana non sono, a nostro avviso, da ritenersi
intoccabili.
Rivolgiamo quest'appello a tutte le Autorità e Amministrazioni interessate e ai cittadini
di Parma, Collecchio, Fornovo, Medesano e Noceto affinchè scelte di tale importanza non
passino sopra la testa di tutti solo per mancanza di confronto e corretta informazione. |