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Guado e ponte Collecchio-Medesano:
una doppia minaccia per l'ambiente naturale del Parco del Taro.
Un'area d'importanza naturalistica europea.
Il Parco del Taro, oltre ad essere protetto dalla Legge Regionale n. 11 del 2 aprile 1988, è tutelato come Zona di Protezione Speciale e come Sito di Interesse Comunitario, ai sensi di due norme europee: la Direttiva Uccelli (Dir. 79/409/CEE, recepita dalla Legge 11 febbraio 1992 n. 157 ed attuata a livello regionale mediante delibera di Giunta 1017/99) e la Direttiva Habitat (Dir. 92/43/CEE, recepita dal DPR 8 settembre 1997, n. 357 ed attuata a livello regionale mediante delibera di Giunta 2042/2000).
Con la designazione della ZPS e del SIC dell'area del Parco del Taro e di un tratto del fiume che si estende a nord oltre il Parco fino all'autostrada A1, questa porzione di territorio è stata inserita nella Rete Natura 2000, un sistema di aree protette costituito per garantire la conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali del nostro continente. Lo Stato italiano e la Regione Emilia-Romagna si sono così assunti, nei confronti dell'Unione Europea, la responsabilità di preservare un territorio, che per le proprie caratteristiche di naturalità e biodiversità è stato considerato tra i più rappresentativi degli ambienti naturali europei.
Gli elementi di pregio del Parco del Taro sono legati in primo luogo alla particolare collocazione geografica del fiume, posto lungo un'importante rotta migratoria che collega la pianura Padana al mare Tirreno. Nel Parco sono state osservate circa metà delle specie segnalate sino ad ora in Italia. Di particolare importanza l'Occhione (Buhrinus oedicnemus), presente con la popolazione più importante dell'Emilia-Romagna in termini numerici e con una densità mai riscontrata in nessun altro sito, con nidi distanti fra loro anche solo 100 metri. L'ampio greto ciottoloso e il complesso mosaico di ecosistemi che costituiscono le fasce fluviali, con isolotti, arbusteti, boschi ripariali, terrazze alluvionali xeriche, prati, aree coltivate, zone umide, canali e risorgive, consentono la nidificazione di popolazioni cospicue di molti altri uccelli, fra cui il Topino (Riparia riparia), la Nitticora (Nycticorax Nycticorax), la Sterna comune (Sterna hirundo) ed il Fraticello (Sterna albifrons).
Sono presenti inoltre 2 specie di anfibi, 7 di pesci e 3 di insetti considerati "prioritari" dalla Direttiva Habitat, cioè meritevoli di una particolare tutela (allegato II Direttiva 92/43 CEE), oltre ad altre specie importanti di flora e di fauna, come i pipistrelli Eptesicus serotinus e Myotis daubentoni e le piante Orchis coriophora, Typha laxmannii, Typha minima e Typha Shuttleworthii (specie vegetali CORINE, appendice K). L'arbusto mediterraneo Coriaria myrtifolia è presente con l'unica stazione a livello regionale.
Un'area minacciata
Il Parco del Taro, trovandosi in un territorio fortemente antropizzato, ha dovuto sempre lottare contro interessi - spesso privati - non compatibili con le finalità di conservazione. Dalla storica battaglia contro la raffineria di Fornovo, al problema delle escavazioni in alveo, fino alle recenti proposte di nuove attività estrattive (fortunatamente in parte ridimensionate), la presenza del Parco si è rivelato uno strumento utile per difendere questo tratto di Taro. Ora, principalmente sotto la spinta della domanda di infrastrutture viarie, legata soprattutto all'aumento degli spostamenti su gomma lungo l'asse est-ovest, sono in corso di realizzazione, stanno per essere realizzati o stanno per essere approvati una serie di progetti di attraversamento del Taro che, nel complesso, rischiano di dare un vero e proprio colpo di grazia alla naturalità del fiume. Di seguito sono elencati quelli che più direttamente interessano l'area protetta:
1. Ponte del CEPIM. Esternamente al Parco, ma comunque all'interno della ZPS (nel tratto compreso tra la via Emilia e l'Autostrada del Sole) è attualmente in costruzione un ponte, che collegherà la tangenziale di Parma con l'interporto (CEPIM), funzionando come via di transito alternativa alla via Emilia.
2. Guado Collecchio-Medesano. Recentemente il Consiglio Provinciale di Parma ha approvato (Delibera n.106 del 31 ottobre 2001) una convenzione per l'adeguamento e l'apertura al traffico veicolare privato del guado, posto tra gli stabilimenti della ditta CECI (in sponda sinistra) e della ditta CCPL (in sponda destra) ed ora utilizzato esclusivamente dai mezzi della CCPL (stabilimento COOPRE 5) a servizio delle attività estrattive. Alla convenzione seguirà l'elaborazione del progetto da parte della ditta CCPL e l'approvazione da parte degli organi competenti.
3. Ponte Collecchio-Medesano. Circa 500 metri a valle del guado sarà realizzato il ponte di collegamento tra la SS.62 e la SS. 357, il cui progetto è attualmente sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi della L.R. 9/1999. Secondo il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, attualmente in fase di approvazione, il ponte farebbe parte del completamento della strada Pedemontana, che consentirebbe di collegare direttamente i centri di Traversatolo, Pannocchia, Felino, Collecchio, Medesano, Fidenza e Salsomaggiore.
E' difficile prevedere quali saranno gli impatti complessivi di queste tre infrastrutture, anche perché nessuno studio specifico è stato realizzato a riguardo e lo stesso Studio di Impatto Ambientale del ponte risulta decisamente lacunoso. Nei prossimi tre paragrafi sono esposti i problemi relativi ai due collegamenti tra Collecchio e Medesano, alle procedure finora seguite nella VIA e, più in generale, al contesto di piano entro il quale queste opere sono state concepite.
L'impatto del guado sull'ambiente del Parco
L'apertura del guado al traffico privato, oltre a causare un aumento del disturbo diretto, renderà necessaria la realizzazione di un collegamento con la strada Maraffa diverso da quello attuale, che si trova all'interno dello stabilimento COOPRE 5. Sarà quindi realizzata una nuova strada d'accesso, che rischia di essere più dannosa del guado stesso. Questa correrà presumibilmente lungo il confine dello stabilimento, interessando una parte del bosco, un'area paludosa e un tratto della riva che, per la ridotta larghezza della fascia di pertinenza fluviale, occupata dalla COOPRE 5, è già sottoposta a forti fenomeni di erosione da parte della corrente. Anche se, in mancanza di uno studio specifico è difficile quantificare i possibili impatti di questa opera, si può affermare che:
* saranno in parte distrutti e comunque disturbati alcuni habitat che ora non sono interessati dal passaggio di mezzi;
* saranno necessarie opere di difesa spondale particolarmente imponenti nel tratto di strada posto lungo l'asse fluviale, al fine di evitare i processi di erosione e l'allagamento della strada in caso di piena;
* tali opere di difesa spondale causeranno un ulteriore restringimento dell'alveo ed una accelerazione della corrente, mettendo a rischio la sponda opposta, ove attualmente un sottile diaframma di ghiaia protegge i laghetti di Medesano;
* il passaggio di una quantità molto maggiore di autoveicoli potrà arrecare danni diretti alla fauna, a causa del disturbo e di collisioni accidentali.
Rimangono inoltre seri dubbi sulle garanzie dal punto di vista della sicurezza, sull'opportunità di consolidare un'opera che ad ogni piena richiederà interventi per la messa in sicurezza e sulla possibilità di controllare in modo efficace il passaggio degli autoveicoli in relazione al rischio di piena.
L'impatto del ponte sull'ambiente del Parco
Tra i vari tracciati possibili, è stato scelto uno dei più impattanti, che interessa in sponda destra la zona di Collecchiello e in sponda sinistra la zona immediatamente a nord dei laghetti di Medesano. Quest'ultima zona è costituita da un'area demaniale di 36 ettari, che, secondo quanto stabilito dalla normativa sulle acque (Legge 37/1994 e D. Lgs.152/1999) dovrebbe essere destinata in via prioritaria alla conservazione della natura.
Lo Studio di Impatto Ambientale, che dovrebbe garantire ai cittadini e agli enti competenti una corretta valutazione dei costi ambientali dell'opera, di fatto non risponde a varie domande fondamentali, fra cui:
* Con quali tempi e modalità sarà condotto il cantiere e quali saranno gli impatti della movimentazione di materiale litoide, della probabile deviazione del corso d'acqua, della presenza di mezzi meccanici nel Parco e di altre attività legate alla fase di costruzione?
* Come sarà organizzata e quali impatti avrà la viabilità di servizio al cantiere?
* Quali opere provvisorie e di quale entità dovranno essere realizzate a monte e a valle del cantiere?
* Quali opere di difesa dovranno essere realizzate in alveo e quali garanzie ci sono che in futuro il corso del fiume non debba essere sottoposto a periodici interventi di regimazione a difesa del ponte?
* Quali saranno gli impatti diretti del ponte sulle specie faunistiche di maggiore importanza?
* Per quale ampiezza la vegetazione dovrà lasciare spazio alla sede stradale?
* Le opere sono conformi ai piani esistenti, come ad esempio quello delle attività estrattive?
* Esistono dei tracciati alternativi che consentano di collegare Collecchio e Medesano, con un impatto minore?
* Quali problemi comporterebbe la non realizzazione dell'opera?
* Quali misure sono previste per compensare la perdita di habitat?
Inoltre lo Studio non è conforme a quanto richiesto dalla normativa europea, che prevede, nel caso di opere che interessino aree della Rete Natura 2000, una valutazione di incidenza, che descriva dettagliatamente gli impatti sugli habitat, sulla flora e sulla fauna, definendo misure di mitigazione e misure di compensazione.
Per quanto è possibile prevedere in assenza delle informazioni che il SIA non fornisce, si può comunque affermare che il ponte, nella fase di costruzione e di esercizio:
* Interesserà e sostituirà parzialmente i seguenti habitat che figurano nell'allegato I della Direttiva 92/43 CEE Habitat:
o Nanocyperion (cod. 3170) (lembi)
o Arbusti pionieri negli alvei fluviali a Salix purpurea (cod. 3230)
o Arbusti pionieri negli alvei fluviali a Salix eleagnos e Hippophae rhamnoides (cod. 3240)
o Vegetazione nitrofila annuale negli alvei fluviali (cod. 3270)
o Terreni erbosi calcarei carsici (cod. 6110)
o Praterie aride calcicole (xerobromium) (cod. 6213)
o Ghiaioni dell' Europa centrale calcarei (cod. 8160)
* Inciderà direttamente su siti di nidificazione dell'Occhione (Burhinus oedicnemus) e di altre specie ornitiche, come il Succiacapre (Caprimulgus europaeus);
* Comprometterà alcune stazioni di specie floristiche presenti nell'allegato II della Direttiva 92/43 CEE: Orchis coriophora ed Astragalus onobrichys.
* Costituirà un ostacolo e un fattore di rischio (a causa di possibili impatti con gli automezzi) per le varie decine di specie ornitiche di passo;
* Costituirà un elemento di disturbo permanente;
* Durante la fase di cantiere produrrà un impatto ancora maggiore per il disturbo arrecato ad avifauna e teriofauna e, in particolare avrà un effetto diretto sugli habitat ittici (in particolare Chondrostoma genei, Barbus meridionalis, Barbus plebejus, presenti nell'allegato II della Direttiva 92/43 CEE e Gobio gobio, specie in regressione nell'areale italiano);
* Causerà un inevitabile disturbo ai laghi adiacenti, sito di nidificazione di varie specie, tra cui il Tarabuso (Botaurus stellaris);
* In definitiva porterà ad una semplificazione e banalizzazione del complesso mosaico di ecosistemi che attualmente consente la sussistenza di vari elementi di pregio.
Un ulteriore impatto sarà causato dalla strada "complanare di Noceto", che, non essendo previsto un inserimento diretto sull'autostrada all'altezza del ponte, servirà a collegare il ponte con Fornovo a sud e con Ponte Taro a nord;
Il ponte nella pianificazione provinciale e regionale
Il ponte sul Taro è previsto sia dal Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale in fase di approvazione, che dal Piano Regionale Integrato dei Trasporti. I fautori dell'opera sostengono che questo è sufficiente per giustificare la costruzione del ponte. In realtà, a prescindere dal fatto che comunque la decisione finale dipende dall'esito della VIA, la stessa utilità del ponte per la viabilità provinciale dipende dalla presenza della Pedemontana, che per ora, è presente di fatto solo a tratti. Il ponte si inserirebbe quindi in un tracciato (Traversetolo-Pannocchia-Pilastro-Felino-Collecchio-Medesano-Fidenza-Salsomaggiore) presente solo sulla carta e, in assenza di un reale collegamento, andrebbe a gravare sulla già congestionata via La Spezia. Se proprio la Pedemontana è un'esigenza per la viabilità provinciale, non sarebbe il caso di completare prima il collegamento tra Traversatolo e Collecchio, che oltre ad essere più urgente, sarebbe realizzabile con costi decisamente inferiori?
Inoltre, dando uno sguardo più ampio a quanto PTCP e PRIT prevedono in termini di viabilità, la quantità di asfalto che sarebbe riversato sulla pianura parmense risulta impressionante: solo il Taro, nei venti chilometri compresi tra Collecchio e San Secondo, arriverà ad avere ben sei attraversamenti in più: guado, ponte Collecchio-Medesano, ponte del CEPIM all'altezza di Fontevivo, ponte ferroviario della linea ad alta velocità, ponte della bretella autostradale Tirreno-Brennero e ponte della Cispadana a San Secondo! Come sempre negli anni passati, anziché intervenire sulla domanda di mobilità proponendo soluzioni alternative, si creano situazioni di congestione, per poi rispondere solo in termini di infrastrutture viarie. Anche rispetto alla domanda di mobilità su gomma, la quantità di strade prevista è comunque eccessiva e l'impatto che rischia di produrre non solo sulle aree naturali, ma anche sui terreni agricoli, sul paesaggio, sull'atmosfera e sulla qualità ambientale, dovrebbe indurre a porre dei limiti a questo sviluppo abnorme. Un'area di pregio come il Parco del Taro rappresenta per WWF e Legambiente un' ottima occasione per darsi un limite.
Le azioni e le richieste di WWF e Legambiente
WWF e legambiente ritengono che, prima di affrontare la spesa dei 102 miliardi necessari per la costruzione del ponte, sia necessario portare a termine la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale secondo un percorso corretto, a garanzia del diritto all'informazione e della tutela ambientale. Appare invece del tutto ingiustificata, in termini di bilancio tra rischi e benefici, l'adeguamento e apertura del guado.
Insieme ad altre associazioni ambientaliste WWF e Legambiente hanno presentato le proprie osservazioni allo Studio di Impatto Ambientale, come previsto dalla legge sulla VIA, chiedendo in sostanza una valutazione negativa sul progetto del ponte Collecchio-Medesano.
Il WWF Italia, secondo le procedure previste dalla Direttiva Habitat, si è rivolto alla Direzione Ambiente della Commissione UE, chiedendo che la Commissione Europea inviti la Regione Emilia-Romagna alla completa applicazione del D.P.R. 357/97, in particolare per quanto riguarda l'obbligo di effettuare la valutazione d'incidenza, e verifichi l'eventuale sussistenza di violazione al diritto comunitario.
WWF e Legambiente chiedono inoltre a Provincia di Parma e Regione Emilia-Romagna:
* la sospensione della procedura di VIA, per consentire il completamento dello studio di impatto ambientale;
* la promozione di un'istruttoria pubblica nell'ambito della VIA;
* la valutazione di incidenza, prevista dalla Direttiva Habitat, che nel caso del Taro dovrebbe prendere in esame l'effetto complessivo delle tre infrastrutture proposte.
Parma, 10.01.02