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Gruppo Biblico di Evangelizzazione




Analisi Strutturale



3.1 La costruzione del romanzo

Per questa analisi strutturale di Pinocchio, prima di tutto dobbiamo prendere in considerazione la fabula del romanzo, cioè i gruppi di unità narrative, le macrosequenze in cui è diviso il racconto.

In Pinocchio si possono individuare tante macrosequenze, noi abbiamo scelto queste:

  1. Dalla nascita all'abbandono dal paese ( cap. I-II-III-IV-V-VI-VII-VIII).
  2. Pinocchio e il teatro dei burattini (cap. IX-X-XI).
  3. Dal regalo delle cinque monete all'impiccagione (cap. XII-XIII-XIV-XV).
  4. Pinocchio e la Fata (cap XV-XVI-XVII-XXIII-XXIV- XXV-XXIX-XXXVI).
  5. Pinocchio nel paese di Acchiappa-citrulli (XVIII-XIX).
  6. Le metamorfosi di Pinocchio (cap. XXI-XXII-XXVIII-XXXII-XXXIII).
  7. Pinocchio nel Paese dei Balocchi (cap. XXX-XXXI-XXXII).
  8. Pinocchio ritrova Geppetto (cap. XXXV).
  9. Pinocchio diventa un bambino (cap. XXXVI).
3.1.1 Le connessioni

Queste macrosequenze sono più o meno lunghe e complesse: la prima inizia con la nascita di Pinocchio fino all'abbandono dal paese, con la seconda hanno inizio le vere e proprie avventure del burattino, l'incontro con Mangiafoco darà avvio a tutta una serie di episodi; infatti, dopo il regalo delle cinque monete d'oro (la terza macrosequenza), Pinocchio incontrerà il Gatto e la Volpe e poi gli assassini fino all'impiccagione.

Nella quarta macrosequenza abbiamo voluto racchiudere tutti gli incontri di Pinocchio con la Fata, nella quinta l'avventura di Pinocchio nel paese di Acchiappa-citrulli, nella sesta Pinocchio e tutte le metamorfosi prima in un cane da guardia, poi in pesce poi in ciuchino, nella settima l'avventura nel Paese dei Balocchi e nell'ottava il ritrovamento del padre e nell'ultima la trasformazione di Pinocchio in bambino. Si possono individuare delle connessioni fra le macrosequenze: fra la seconda e la quinta per similarità, infatti, in entrambe le macrosequenze Pinocchio promette una cosa e ne fa un'altra. Nel cap. IX aveva promesso di andare a scuola e, invece, va al teatro dei burattini; anche nel cap. XVIII aveva promesso di andare incontro a Geppetto e, invece, va a seppellire le monete nel Campo dei Miracoli:c'è la deviazione dalla norma, il cambiamento di prospettive, di progetti.

Di questa deviazione, trasgressione, ne ha parlato tanto anche Genot nella sua Analisi strutturale di Pinocchio.

Tutto il cammino di Pinocchio è una deviazione dai consigli dei grandi, una deviazione dalla norma: gli adulti dicono a Pinocchio che dovrebbe comportarsi in un certo modo, se vuole essere un ragazzino perbene e Pinocchio è, in teoria, d'accordo con loro, poi succede sempre qualche imprevisto che lo fa deviare dal percorso stabilito. Questa deviazione, a volte, è un suono di pifferi che sente da lontano, come nel caso del teatro dei burattini, a volte sono degli incontri, che Pinocchio fa, a farlo deviare, come quello con il Gatto e la Volpe, oppure la ricerca di qualcosa da mangiare, o i compagni.

Fra la terza e la sesta abbiamo in comune il tema della morte, infatti, metamorfosi e morte sono molto legate. Nel XV capitolo Pinocchio è impiccato alla Quercia Grande, è la prima morte del burattino, poi abbiamo varie metamorfosi apparenti prima in cane da guardia poi in pesce e, infine, abbiamo la vera e propria metamorfosi in ciuchino, una seconda morte che segnerà poi la rinascita di Pinocchio.

Fra la quinta e la settima abbiamo come connessione l'avventura: Pinocchio è attratto nella quinta dal desiderio di arricchirsi, nella settima dal desiderio di divertirsi e dalla voglia di fare nuove esperienze. La quarta e l'ottava sono accomunate dal fatto che vi sono presenti due figure a cui Pinocchio è legato: la Fata e Geppetto che gli danno dei consigli; la quarta e la nona sono accomunate dal fatto che nella nona si compiono le promesse fatte da parte della Fata; la prima e l'ottava per il ritrovamento di Geppetto che Pinocchio non aveva più visto dall'inizio del romanzo.

3.1.2 Le due cerniere del romanzo

Nel romanzo ci sono due grandi cerniere che sono state individuate anche da Emilio Garroni in Pinocchio uno e bino. Egli sottolinea la doppia funzione del racconto (Pinoccchio I fino al capitolo XV che termina con la morte del burattino: un racconto più serrato e crudele; Pinocchio II che dilata Pinocchio I e lo trasforma, assumendo il carattere di un romanzo pedagogico. La sua lettura di Pinocchio si basa sull'ipotesi che sia lecito leggere Pinocchio come due romanzi in uno. Pinocchio I è un romanzo a sé stante che nasce da un'intuizione rapida e densa e si costruisce sinteticamente su poche e rilevanti articolazioni strutturali, volgendo velocemente alla sua conclusione catastrofica. Pinocchio II è un romanzo di un romanzo, è una storia che ingloba in sé Pinocchio I e lo dilata trasvalutandone via via il senso. Secondo Garroni il fatto che Pinocchio sia due romanzi in uno ha un'importanza decisiva per una sua interpretazione adeguata: Pinocchio prevede due letture distinte che hanno continuamente punti in comune e continuamente si riseparano e cioè il romanzo della morte posticipata del burattino e il romanzo della sostituzione al burattino di un altro. "Due facce della stessa medaglia, dice Garroni, dato che la sostituzione rinvia alla morte posticipata e la morte posticipata rinvia alla sostituzione".

In Pinocchio II, attraverso un processo complesso e graduale, Pinocchio si trasforma da materia inorganica a materia organica, diventerà un ragazzo come tutti gli altri. Garroni parla di due rotture, cerniere nel romanzo: le due morti di Pinocchio e le due metamorfosi.

La prima morte avviene quando il burattino è impiccato alla Quercia Grande, viene salvato dalla Fata e dopo quest'ultima gli promette che diventerà un bambino normale. La prima morte presuppone, quindi, una metamorfosi. La seconda rottura, morte, avviene, invece, dopo una metamorfosi, Pinocchio è diventato un ciuchino, viene gettato a mare, per essere annegato ed è proprio questa metamorfosi e questa seconda morte che lo fanno poi diventare un ragazzo e si realizza la promessa della Fata.

3.1.3 I codici di riferimento

Ai codici di riferimento del romanzo abbiamo dedicato il capitolo II, qui vogliamo solamente ricordare che Pinocchio è un'opera complessa ed ha una pluralità di codici, infatti, si sono fatte tantissime interpretazioni di Pinocchio, alcuni critici hanno dato più risalto al tema dell'avventura, altri a quello della deviazione, altri all'iniziazione o alla pluralità, altri hanno visto in Pinocchio similitudini con la Bibbia, con i miti, con il teatro. Noi abbiamo individuato, per questo lavoro sul comico, la tematica del rovesciamento e quella del viaggio e dell'azione come strutture per il comico nel romanzo.



3.2 La struttura dell'intreccio

I primi quindici capitoli del romanzo narrano della nascita di Pinocchio, dell'incontro con il padre Geppetto, della iniziale fuga di Pinocchio, dell'arresto di Geppetto e della fame del burattino, della bontà di Geppetto che vende la giacca per comprare l'abbecedario al figliolo, della fuga di Pinocchio per andare al teatro dei burattini, quindi l'incontro con Mangiafoco che gli regala le cinque monete d'oro, l'incontro con il Gatto e la Volpe che lo convincono a seguirli nel Paese di Acchiappa-citrulli, quindi l'Osteria del Gambero Rosso, l'incontro con gli assassini e l'impiccagione. Questi primi quindici capitoli sono molto veloci, il comico che possiamo ritrovare ha molti punti in comune con il comico popolare e con le fiabe di iniziazione puberale di cui parlava Aldo Rossi. Le battute si susseguono una dopo l'altra, a ritmo serrato, molto comiche sono le descrizioni dei personaggi, i soprannomi, c'è essenzialmente un comico di movimento e di invettiva, di parole e caricaturale. Si pensi alla descrizione di Maestro Ciliegia, di Mangiafoco, del Gatto e la Volpe, dell'Osteria del Gambero rosso.

Dopo il capitolo XV capitolo, inizia per Pinocchio una nuova avventura, egli viene salvato dalla Fata che lo cura con amore, una volta guarito vuol rincontrare il babbo, ma il Gatto e la Volpe lo deviano e lo fanno andare al Campo dei Miracoli. Poi gli rubano le monete d'oro e Pinocchio finisce per quattro mesi in prigione. Una volta uscito, incontra il Serpente, poi è preso da una tagliola e trasformato in cane da guardia, scopre il complotto delle faine e viene liberato. Segue poi la presunta morte della Fata, l'incontro con il Colombo che lo informa che il suo babbo è in pericolo, l'arrivo nell'Isola delle "Api Industriose", l'incontro con la Fata e la promessa che un giorno diventerà un ragazzo normale. E siamo al capitolo XXV.

In questi capitoli la comicità scaturisce molto dall'ingenuità di Pinocchio che crede a tutto quello che gli dicono il Gatto e la Volpe, anche davanti all'evidenza Pinocchio non riconosce i suoi assassini, la persona ingenua fa sempre un po’ ridere, proprio perché crede a tutto quello che gli dicono. Molto comici sono anche le figure del Pappagallo, del Grillo, del Merlo che, appena Pinocchio sbaglia vengono magicamente accanto a lui e gli fanno la "romanzina", gli sottolineano il fatto che si è comportato male ed è per questo che gli succedono questi inconvenienti.

Nel capitolo XVI, Pinocchio va alla scuola comunale, qui si lascia deviare dai compagni e va a vedere il Pescecane. I compagni lo avevano preso in giro, infatti, il Pescecane non c'era, poi c'è il combattimento con i compagni, il ferimento di Eugenio e l'arresto di Pinocchio, la fuga di Pinocchio e l'inseguimento del cane Alidoro. Poi Pinocchio salva Alidoro dalla morte, ma finisce nelle grinfie del pescatore verde che lo scambia per un pesce. Anche in questi capitoli abbiamo scene molto comiche, descrizioni caricaturali, il pescatore aveva sulla testa un cespuglio foltissimo di erba verde, aveva tutto verde, il corpo, la barba, gli occhi. Molto comica è la scena in cui Pinocchio viene infarinato e messo in padella e quella in cui la lumaca crudele lo fa aspettare tantissimo prima di farlo entrare e lo fa rimanere con il piede conficcato nella porta e quando arriva, lo prende pure in giro.

Negli ultimi capitoli Pinocchio ritorna a casa dalla Fata che gli promette che il giorno dopo sarebbe diventato un ragazzo normale, ma Pinocchio non è ancora pronto, segue Lucignolo nel Paese dei Balocchi, qui si trasforma in ciuchino e viene venduto a un direttore di una compagnia di pagliacci per ballare, saltare i cerchi, ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro per fare con la sua pelle un tamburo, viene buttato in acqua per essere ucciso, i pesci lo salvano, mangiandogli la pelle, finisce nel ventre della balena, dove ritrova Geppetto, riesce insieme a lui a uscire dalla balena e diventare un ragazzo. Questi ultimi capitoli sono molto comici, l'avventura nel Paese dei Balocchi è molto ben costruita, Lucignolo che riesce a convincere Pinocchio utilizzando la scusa del divertimento, l'omino del carro con tutti i ciuchini, gentilissimo con Pinocchio, gli cede perfino il posto! Comicissima la scena in cui Pinocchio si sveglia con le orecchie da ciuco, prima tende a nasconderle, le mette sotto il berretto, dice di essersi sbucciato un piede, poi ammette la verità. Comica è anche la scena in cui il burattino viene gettato a mare e, quando ritorna a galla, non è più un ciuco, ma un burattino! Lo stupore del padrone è indescrivibile!

Quando Pinocchio nasce, Geppetto lo vuol mandare a scuola, gli compra pure l'Abbecedario, ma Pinocchio devia dal cammino prestabilito e insegue altri desideri, quello della fame prima poi quello della ricchezza, poi si pente e vuol cercare il suo babbo, ma di nuovo si fa deviare dal Gatto e la Volpe e di seguito tutta la storia che abbiamo esposto. I suoi desideri si scontrano con quelli degli altri personaggi e questo flusso di desideri porta a delle situazioni comiche, a degli equivoci, a tutta una serie di capovolgimenti e di cambiamenti di progetti. Il cammino di Pinocchio è segnato da miglioramenti e peggioramenti, da avanzamenti e regressioni.

E' possibile individuare in Pinocchio uno schema che poi si ripete nel corso del romanzo:
 





E poi si ricomincia con la rottura, l'allontanamento dalla Fata o da Geppetto o dalla scuola e di nuovo processi di peggioramento e processi di miglioramento, avanzamenti e regressioni che sono proprie di qualsiasi cammino educativo.



3.3 La struttura temporale del racconto

La struttura temporale di Pinocchio favorisce sicuramente il comico, infatti, è una struttura molto aperta a cambiamenti di tempo: esso varia molto in tutto il romanzo, alcune delle avventure durano per un breve ritaglio di tempo, altre si prolungano per tutto il giorno o per una notte intera. Manca a Pinocchio quello che si dice tempo psicologico. Anche quei brevi momenti nostalgici che talvolta si incontrano tendono a tradursi subito in azione. Il romanzo inizia probabilmente dalla mattina, Maestro Ciliegia sta lavorando e Geppetto gli chiede un pezzo di legno per costruire un burattino, Maestro Ciliegia glielo dà, Geppetto lo costruisce e Pinocchio scappa, Geppetto finisce in prigione ed è sera. Pinocchio non ha niente da mangiare, va a cercare del cibo poi si addormenta con i piedi nel caldano e se li brucia.

Dal cap. VII è di nuovo mattina, Geppetto ritorna e porta la colazione a Pinocchio, gli ricostruisce i piedi e Pinocchio pensa di andare a scuola. Però, come sappiamo viene deviato e si reca nel teatrino dei burattini, poi incontra il Gatto e la Volpe e la sera vanno a mangiare all'Osteria del Gambero Rosso. A mezzanotte si imbatte negli assassini che lo impiccano al ramo della Quercia Grande. La Fata lo salva e lo porta a casa sua e forse si trattiene lì per qualche giorno.

Poi c'è l'avventura nel paese di Acchiappa-citrulli e l'arresto che dura quattro mesi. Una volta liberato viene preso da un contadino ed è costretto a fare il cane da guardia. E' notte quando arrivano le faine e gli propongono il loro piano per rubare le galline, ma Pinocchio non accetta. Riesce ad andarsene, gli capitano altre avventure e, quando arriva nel paese delle "Api industriose" è giorno, pranza dalla Fata e sta tutto il giorno con lei, poi il giorno dopo va a scuola, gli capitano altre avventure, va a vedere il pescecane, c'è il combattimento con i compagni, viene arrestato, fugge e la sera ritorna a casa dalla Fata.

Il giorno dopo va in giro a invitare i compagni perché la Fata gli ha promesso che diventerà un bambino normale. Parte poi con Lucignolo e sta cinque mesi nel Paese dei Balocchi a divertirsi, poi diventa un ciuchino e infine c'è l'avventura finale dentro il Pescecane che non si capisce se dura un giorno solo o tanti.

Il tempo in Pinocchio varia molto, l'autore pochissime volte dice era giorno, era notte o sono passati quattro mesi. Se poi consideriamo il percorso che fa Pinocchio come la metafora del cammino di ogni uomo da bambino a uomo adulto, questi giorni possono essere considerati anche degli anni. Questo tempo così vario, non ben definito lascia all'autore molta libertà, il tempo in Pinocchio sembra scorrere velocemente specialmente nei primi quindici capitoli, si passa da un'avventura a un'altra in modo rapido, Pinocchio corre sempre, non si ferma mai e questo ritmo così serrato favorisce il comico che si basa essenzialmente sulla novità, sull'improvvisazione, sulla subitaneità. Pinocchio è imprevedibile, cambia propositi facilmente e incontra tanti ostacoli.
 
 


3.4 Lo spazio simbolico

Per quanto riguarda lo spazio si passa dalla città alla campagna al mare con molta facilità. Anche lo spazio varia molto, quindi, come il tempo e questo permette a Collodi di spaziare con la sua fantasia, di inventarsi luoghi che non esistono. All'inizio del romanzo siamo in città, questa città potrebbe essere la Firenze dell'Ottocento, con i suoi artigiani, le sue attività commerciali, la sua vita movimentata e fervida di persone e di lavoro. Studiando i luoghi dove si svolgono le varie avventure, abbiamo riscontrato che di solito quelle che si svolgono in città, finiscono bene, come quella di Mangiafoco o anche quella che si svolge nella città di Acchiappa-citrulli perché anche se a Pinocchio gli rubano le monete e finisce in prigione, poi viene liberato. L'avventura con il Gatto e la Volpe si svolge, invece, in campagna e finisce con l'impiccagione. Sempre in campagna incontra il serpente e viene preso da un contadino. Fra quelle che si svolgono al mare, alcune finiscono bene, come quando Pinocchio si trova nell'isola delle "Api industriose" e incontra la Fata, altre volte il mare è in tempesta e gli crea un po’ di difficoltà, come quando si getta a mare per raggiungere il suo babbo. Altre volte, invece, il mare gli è favorevole, come quando, buttandosi in acqua riesce a salvarsi dal cane Alidoro e ad acquistare perfino un amico perché salva il cane dall'annegamento. Poi per mezzo del mare ritrova il suo babbo nel Pescecane. Sono sempre i pesci a salvarlo quando diventa un asino, il mare si può dire che gli è quasi sempre molto favorevole. Gli ambienti in Pinocchio non sono così tanto importanti, la scena è tutta dominata dai personaggi e dalle loro azioni. Come sostiene Felice Del Beccaro, "c'è un paesaggio eccezionale, delineato appunto da una fantasia vivissima (composto unicamente di esseri animati in movimento, quasi sempre più bestie che uomini, oppure è un paesaggio estremamente generico. Ma si tratta per lo più di un paesaggio d'anima, creato prevalentemente e attraverso lo sviluppo dei fatti, il movimento dei personaggi più che da tradizionali elementi descrittivi". A volte lo spazio è illusorio, iperbolico, a volte, invece, concreto, si passa, come abbiamo visto, molto rapidamente dalla campagna al mare e alla città.
 
 


3.5 Il modello attanziale

Pinocchio, come abbiamo visto, insegue vari oggetti di desiderio, in tutto il racconto. I suoi desideri si scontrano con quelli degli altri personaggi e questo scontro dà vita a molte situazioni comiche. Per questo, tra le tante teorie semiologiche, la più opportuna ci è sembrata quella del modello attanziale di A.J. Greimas.

Ricordiamo in breve che in questo modello i diversi ruoli ricoperti dai personaggi si possono ridurre a sei categorie semantiche (attanti): destinatore e destinatario, soggetto e oggetto, aiutante e oppositore. Con questa metodologia, passeremo ad analizzare i rapporti che intercorrono fra i ruoli dei personaggi; Pinocchio è il nostro protagonista, l'eroe, egli è quasi sempre il soggetto dell'azione, il soggetto che insegue un oggetto di desiderio che all'inizio è la voglia di scappare, di scoprire il mondo, poi il desiderio di andare a scuola, il desiderio di diventare ricco e quello di diventare un ragazzo normale. Pinocchio, quindi, insegue tre grandi desideri: quello di ritrovare il suo babbo, quello di incontrare la Fata e quello di diventare un ragazzo normale. Fra questi desideri ce ne sono anche altri più piccoli e materiali, come quello di mangiare, di diventare ricco ecc..

Gli altri personaggi si pongono come aiutanti oppure come oppositori rispetto ai progetti di Pinocchio. Ci sono poi i ruoli di destinatore e di destinatario: il destinatore è un personaggio che ha una qualche influenza sull'oggetto di desiderio e lo indirizzerà verso il soggetto che, in questo caso, diventa il destinatario o verso un altro personaggio. In Pinocchio questo ruolo è quasi sempre assunto o da Geppetto o dalla Fata o da Mangiafoco o a volte da Pinocchio stesso. Geppetto e la Fata sono due personaggi importanti perché sono il babbo e la mamma di Pinocchio, rivestono un ruolo essenziale nel romanzo.

Lo schema dei personaggi in Pinocchio è questo:



Pinocchio è al centro dell'azione e ha rapporti con tutti i personaggi.

Possiamo considerare diversi assi del racconto: l'asse del desiderio, l'asse dell'antagonismo, l'asse della partecipazione e quello dell'assimilazione.

F1= asse Pinocchio- Geppetto = asse del desiderio.

F2= asse Pinocchio- Fata = asse del desiderio.

F3= asse Pinocchio- oppositori = asse dell'antagonismo.

F4= asse Pinocchio- aiutanti = asse della partecipazione.

F5= asse Geppetto-Fata = asse dell'assimilazione.

L'asse del desiderio lega Pinocchio alla Fatina e a Geppetto.

Pinocchio ha diversi desideri, alcuni sono grandi desideri, altri sono desideri materiali, ma il più forte di tutti è quello che Pinocchio nutre per la Fata che considera una mamma e per Geppetto. Quando vede la tomba della Fata, è disperato, non sa che cosa fare; la Fata lo aiuta quando è in difficoltà, a volte, però, i desideri della Fata si oppongono a quelli di Pinocchio. La Fata, come Geppetto, vuole che Pinocchio diventi un ragazzo per bene, Pinocchio, invece, vuole divertirsi. La prima volta che Pinocchio incontra la Fata, è quando sta scappando dagli assassini. Poi la rincontra altre volte, è lei a salvarlo dall'impiccagione, poi più tardi si mostrerà a Pinocchio nel ruolo di massaia. Una volta lo fa tribolare, infatti, la lumaca gli apre la porta dopo nove ore. Anche l'affetto che Pinocchio sente per Geppetto è forte. Alla fine Pinocchio sarà il bastone della vecchiaia di Geppetto, si metterà a lavorare e continuerà a studiare. La Fata e Geppetto sono i punti di riferimento di Pinocchio, le sue guide.

L'asse dell'antagonismo vede sempre Pinocchio al centro con i suoi oggetti di desiderio e degli oppositori che lo deviano dai suoi progetti.

E' necessario, però, distinguere gli oppositori veri e propri dai falsi oppositori. I falsi oppositori sono: Mangiafoco perché, prima vuol bruciare Pinocchio, ma poi gli dà le monete d'oro; il contadino è un falso oppositore perché poi lo libera, il cane Alidoro è un falso oppositore perché poi gli diventa amico; il carceriere è un falso oppositore perché poi lo libera.

Veri e propri oppositori sono il Gatto e la Volpe che lo ingannano con i loro discorsi e le loro moine, i carabinieri, il serpente che gli sbarra la strada, i compagni che lo deviano dalla scuola, il pescatore verde che vuol mangiare Pinocchio, la lumaca spietata che non gli apre, Lucignolo che parla poco, ma con argomentazioni così efficaci che riesce a convincerlo a seguirlo, l'uomo del carro, il direttore del circo.

Nell'asse della partecipazione troviamo tanti personaggi che aiutano Pinocchio, alcuni più che aiutanti sono dei consiglieri, che lo ammoniscono, come il Grillo Parlante, il Pappagallo che gli dice che il Gatto e la Volpe avevano rubato le monete, la lucciolina che lo vede con i piedi nella tagliola, la marmottina che lo informa che ha le orecchie da asino, il granchio, il merlo. Alcuni aiutanti sono mandati dalla Fata come il Falco, i dottori, i conigli e il barboncino

e sono semplici strumenti materiali. Quelli che lo aiutano sono: il colombo che lo porta dal babbo, i pesci che lo salvano quando è un asino, il mare che gli fa ritrovare il suo babbo.

Per avere un'idea più chiara di quanti siano tutti i personaggi di Pinocchio e del ruolo che essi hanno nel romanzo, abbiamo ripreso da Genot, le seguenti tabelle: nella prima vengono riportati i personaggi occasionali divisi a secondo del loro ruolo di positività, negatività o neutralità, nella seconda i personaggi che si incontrano spesso nel corso del romanzo:
 

ATTORI OCCASIONALI
 
Positivi
Negativi
neutri
Umani
Ragazzino
Carabiniere
Ciliegia
 
Mangiafoco
Vecchietto
Carabinieri
 
Contadino
Rigattiere
Direttore
 
Abitanti dell'Isola
Compagni
Compratore
 
Vecchietto
   
 
Giangio
   
Intermedi
   
Marionette
     
Arlecchino
       
Animali
Merlo
Pulcini
Dottori
 
Falco
Mastini-Gendarmi
 
 
Barboncino
Serpente
 
 
Conigli
Faine
 
 
Picchi
Balena
 
 
Pappagallo
   
 
Lucciola 
   
 
Piccione
   
 
Granchio
   
 
Alidoro
   
 
Asino Parlante
   
 
Marmotta 
   
 
Pesci
   
 
Tonno
   

 
 
 
ATTORI COSTANTI
 
Positivi
Negativi
Neutri
Umani
Geppetto
Lucignolo
 
       
Intermedi
Fata
   
       
Animali
Grillo
Gatto e la Volpe
 
 
Lumaca
   

Nell'asse dell'assimilazione troviamo Geppetto e la Fata perché hanno gli stessi valori, vogliono che Pinocchio si comporti bene, che studi o che si trovi un lavoro. In Pinocchio si incrociano vari desideri: ci sono i desideri della Fata, del Gatto e la Volpe che si vogliono arricchire, di Mangiafoco che vuole un po’ di legna per il montone, del contadino che vuole prendere il responsabile dell'uccisione delle sue galline, i compagni che vogliono solo divertirsi, l'uomo del carro che ha bisogno di asini per poi venderli ecc.. Tutti questi desideri si intrecciano nel romanzo e portano Pinocchio una volta in una direzione, una volta in un'altra e creano delle situazioni comiche. Si pensi all'avventura con il Gatto e la Volpe, alle parole così suadenti che utilizzano per convincerlo, alla cena all'Osteria del Gambero rosso, all'episodio degli assassini, quella corsa frenetica per scappare via, all'episodio del serpente che non lo lascia passare e fa cadere Pinocchio per terra con le gambe in aria, all'episodio del pescatore verde che lo scambia per un pesce, alla tranquillità della lumaca che fa perdere la pazienza a Pinocchio e gli fa dare un calcio alla porta, lasciandolo con un piede conficcato nella porta, all'avventura nel paese dei Balocchi, a quando Pinocchio scopre di essere diventato un ciuchino, al combattimento con i compagni in cui vengono lanciati libri e sussidiari.

I personaggi più comici sono quelli descritti in modo più fantasioso come Mangiafoco che "aveva la barbaccia nera che, a uso grembiale, gli copriva tutto il petto" ( bellissime sono anche le similitudini con la vita quotidiana la barba che a uso "grembiale" gli copriva il petto).

Mangiafoco, all'inizio sembra cattivo, poi, invece, risulta essere la persona più buona del mondo. Il serpente è molto comico: "aveva la pelle verde, gli occhi di fuoco e la coda appuntata che gli fumava come una cappa di camino", poi è molto comico anche il pescatore verde che aveva sulla testa l'erba verde, i bambini trasformati in asini sono comicissimi.


3.6 Il punto di vista narrativo.

Nel capolavoro collodiano c'è il narratore: è Collodi stesso a raccontare le avventure di Pinocchio, a volte usa anche la prima persona, come all'inizio del romanzo, quando dice: "C'era una volta un re! diranno subito i miei piccoli lettori. No, ragazzi, avete sbagliato. C'era una volta un pezzo di legno", a volte la terza persona.

Spesso Collodi si rivolge al lettore con suggerimenti, appelli, interventi retorici come Figuratevi! Come rimase quel buon vecchio di maestro Ciliegia! oppure "Vi dirò, dunque, ragazzi" … A volte Collodi mette tre puntini di sospensione alla fine del capitolo e lascia spazio al lettore di immaginare che cosa potrebbe accadere. Come nel capitolo XXIII, nell'episodio del pescatore, Pinocchio viene preso per il capo e…

Collodi si ferma e il lettore rimane lì ad aspettare l'esito della vicenda. Bisogna anche ricordare che Pinocchio usciva a puntate nel "Giornale per i bambini", quindi il lettore doveva aspettare giorni o a volte mesi prima di sapere l'esito della vicenda e questo fatto lasciava ancora più suspense. Si possono considerare interventi dell'autore anche certi sviluppi, per esempio "nella vita dei burattini c'è sempre un ma che sciupa ogni cosa".

Questo rapporto che l'autore ha con il lettore è molto positivo oltre ad essere innovativo per l'Ottocento, si instaura così una connivenza tra autore e lettore: narratoreà lettoreà eroe. Molti semiologi e soprattutto i formalisti russi, concepiscono l'opera letteraria né in modo oggettivo né in modo soggettivo. L'opera letteraria si inserisce in un circuito comunicativo i cui elementi fondamentali sono l'autore, il testo e il pubblico. L'autore reale designa la persona storica dell'autore dell'opera narrativa che noi possiamo conoscere, attingendo a fonti documentali storiche o mediante contatti diretti (se lo scrittore è vivente). Per estensione si può dire che l'autore reale designa anche l'idea che noi ci facciamo dello scrittore, non solo mediante la lettura dell'opera in esame, ma anche mediante il ricorso a tali fonti documentali.

Autore implicito designa l'idea che noi, leggendo un'opera, ci facciamo di chi l'ha scritta, in base agli elementi che il testo e solo il testo ci fornisce: siano essi informazioni che esplicitamente tendono a rappresentare la persona dell'autore o il complesso delle scelte narrative.

Il narratore, invece, designa il personaggio che dice "io" nel racconto, oppure nel caso che la storia sia narrata in terza persona, in modo impersonale, designa colui che è responsabile dell'atto di enunciazione del racconto.

Il narratario designa il personaggio o i personaggi che eventualmente compaiono nella storia come destinatori del racconto compiuto dal personaggio che abbiamo chiamato narratore.

Il lettore implicito designa l'idea di pubblico di lettore che le scelte linguistiche implicano; coincide con l'idea di pubblico che doveva avere lo scrittore nell'atto di immaginare la storia.

Il lettore reale designa tutti coloro che hanno effettivamente letto l'opera, in questione. La differenza fondamentale fra lettore implicito e lettore reale sta nel fatto che l'uno è un'idea di pubblico inserita nell'opera, l'altro un insieme di persone empiriche, per definire le quali storicamente è necessario accedere a fonti documentali estranee al testo, proprio come si è detto per l'autore reale.

Nel caso di Pinocchio, come abbiamo detto, Collodi è il narratore del suo romanzo. Egli strizza spesso l'occhio al lettore, più o meno palesemente. Il suo atteggiamento è ambiguo, per un verso accetta l'autorità come rappresentante dell'ordine comune (da buon vecchio funzionario governativo sotto tutti i regni), per altro verso, da patriota liberale, la rifiuta ironicamente. L'autore reale accetta i valori dominanti della sua epoca: l'importanza del lavoro, dello studio, del rispetto delle leggi ecc., l'autore implicito responsabile (irresponsabile) del valore complessivo di questo straordinario capolavoro, trascende i limiti ideologici della sua classe nel momento in cui idoleggia i disvalori dell'avventura libertaria ai margini o fuori del "normale", della ricerca della felicità in un mondo utopico senza leggi e senza fatica dove viga l'abbondanza col divertimento. Collodi non era sicuramente d'accordo con il conformismo che caratterizzava la sua epoca, l'autore nei confronti dei ragazzi si pone come educatore, ma senza alcun moralismo, ideologismo. Collodi fondamentalmente era un pessimista, malinconico e ossessionato dalla figura materna, era un nevrotico che usava l'umorismo per superare le difficoltà della vita. Nei confronti dei ragazzi, però, aveva l'ottimismo largo e cordiale dell'educatore. Nei suoi scritti circola un'espressione sempre affettuosa e divertita della fanciullezza, da consentirgli di impostare il rapporto educativo su un tal piano di intelligenza che riesce di per sé a determinare la catarsi dei ragazzi stessi, giacchè gli fa toccar con mano il bernesco del loro comportamento. Collodi accetta l'infanzia per quella che è, con la sua vivacità, freschezza, spontaneità. E' questa la grande rivoluzione che attua Collodi. L'autore vede i ragazzi non come scolari, ma come bambini, non si pone di fronte a loro come un maestro, ma come un adulto, così com'è: un adulto che accetta le regole del gioco, ma come può accettarle un adulto quando gioca con i bambini, impegnando nel gioco la sua più vasta esperienza. Collodi non si fida molto del mondo in cui vive perché è pieno di contraddizioni, ma si fida di Pinocchio, si fida delle immense riserve dei fanciulli di volontà di essere e di crescere. Ogni bambino vede in Pinocchio il percorso della sua crescita, vede le difficoltà che deve affrontare, i divieti imposti dai genitori, i sensi di colpa, il suo bisogno di libertà, di allontanarsi dall'adulto, ma anche la paura di perdersi, di essere abbandonato e distrutto (mangiato dal pesce- cane), il suo tumulto anarchico di speranze e di paure che accompagna il suo adattamento alla realtà, in una continua dialettica di ribellione e accettazione.

Collodi non si rivolge soltanto ai bambini, anzi si rivolge soprattutto agli adulti, egli parla agli adulti della loro infanzia, gliela spiega, non come fa la psicologia con i suoi trattati, ma come fa il linguaggio della poesia con le sue immagini, con la sua pienezza e pluralità di significati. Ai bambini le immagini di Pinocchio hanno parlato direttamente, conquistato la loro fantasia. Le stesse immagini riportano gli adulti indietro nel tempo. Collodi si rivolge a un pubblico sicuramente vasto ed eterogeneo, le parole che scrive, i messaggi che scaturiscono dal testo, sono validissimi anche oggi, il fatto di non essere dei burattini nelle mani altrui, ma di diventare consapevoli e attivi, non passivi, di camminare con gli occhi ben aperti, è sicuramente un messaggio importante per qualunque uomo di qualsiasi epoca.

Collodi, comunque, lascia anche spazio ai suoi personaggi, ai dialoghi tra i protagonisti e soprattutto a Pinocchio.

Il punto di vista del personaggio cioè la cosiddetta focalizzazione è affidata a Pinocchio, tutte le avventure noi le viviamo con gli occhi di Pinocchio. Spesso Pinocchio fa dei monologhi, riassumendo a Geppetto o alla Fata tutte le cose che gli sono capitate.

Facciamo un esempio: al capitolo VII, quando a Pinocchio gli si bruciano i piedi, racconta al suo babbo quello che gli era capitato.

Dice così: "Non lo so, babbo, ma credetelo che è stata una nottata d'inferno e me ne ricorderò fin che campo. Tonava, balenava e io avevo una gran fame e allora il Grillo Parlante mi disse: Tu sei un burattino e hai la testa di legno e ilo gli tirai un martello di legno e lui morì, ma la colpa fu sua…".

Collodi ricorre, qualche volta anche alla narrazione delegata, cioè fa dire a un personaggio quello che è un suo pensiero. Un esempio è quando fa dire a Geppetto: "A chiedere l'elemosina si vergognava perché il suo babbo gli aveva predicato sempre che l'elemosina hanno diritto di chiederla solo i vecchi e gli infermi".

Questo è un intervento morale dell'autore, un altro esempio è quello al capitolo IX: E pensare che quel pover'uomo di Geppetto era rimasto a casa a tremare dal freddo, in maniche di camicia, per comprare l'abbecedario al figliolo!

La novità che apporta Collodi nei romanzi è questo rapporto con il lettore, egli lo nomina spesso, gli lascia spazio per l'immaginazione, lo fa partecipare e questa tecnica, come abbiamo visto sopra, l'aveva appresa da Sterne. Questa tecnica non fa annoiare il lettore, lo rende sempre partecipe allo sviluppo del romanzo e serve anche per accrescere la comicità e l'effetto suspense del romanzo.

E soprattutto a rendere comico il romanzo è la lingua toscana dell'Ottocento, i dialoghi fra i personaggi sembrano proprio dialoghi teatrali, sono animati, vivi, creativi, Collodi usa tanti termini toscani che ora non ci sono più, ma che danno al racconto quella vitalità e quella originalità che fanno di questo romanzo un capolavoro, scritto da Collodi, dopo anni e anni di duro esercizio attraverso il giornalismo umoristico e la scrittura teatrale.

(tratto dalla tesi della dottoressa Myriam Parissi:
Le categorie del comico: metafora della realtà. Lettura del comico ne "Le aventura di Pinocchio")


dottoressa
Myriam Parissi

 
 
 


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