MOSTRA
AL COMUNE DI BASIGLIO (MI)
NELL'AMBITO DEL CONVEGNO:
GIOCO ED INFANZIA, OGGI E DOMANI. IL RUOLO DELLE LUDOTECHE
QUESTA MOSTRA E' PROMOSSA DALLA
FONDAZIONE JAN AMOS COMENIUS
E PRODOTTA DAL C.R.A.P.F.
CON LA COLLABORAZIONE DEL COMUNE DI BASIGLIO-ASSESSORATO ALLA
CULTURA
11-13 DICEMBRE 1999
METODOLOGIA DELLA RICERCA PROGETTUALE DELLE LUDOTECHE E DEGLI SPAZI LUDICI
Prefazione
Sono qui presentati quattro esempi di costruzione di spazi ludici. di cui due (Baggio (MI) e Torre Orsaia (SA) sono riferiti a ludoteche di tipo territoriale e due (Lucinasco (IM) e Barlassina (MI) di tipo sperimentale e il loro percorso progettuale, che sono state realizzate in un contesto misto urbano-agricolo e in un contesto puramente urbano.
Ma per ben comprendere le scelte progettuali che si sono effettuate occorre brevemente riferirle e collegarle anche al contesto culturale dei principi ad esso connessi; principi che sempre ci hanno guidato e ci guidano, ancora oggi nella nostra ricerca sul campo.
Dal punto di vista progettuale essa si è basata sull'indagine conoscitiva della morfologia estetica del territorio locale riferito all'evento progettuale specifico e alla sua capacità di poter stabilire un dialogo relazionale con la comunità locale e quindi di interagire con essa.
L'origine di questo tipo di indagine è riferito al contesto territoriale estetico della nostra contemporaneità che permette di individuare una sorta di matrice morfologica originaria, del nostro mondo fisico, nel carattere geometrico dello spazio-tempo in cui noi tutti siamo immersi. Non occorre in questa sede approfondire con riferimenti specifici questo importante aspetto, ma soltanto conoscerne le conseguenze: fin dall'origine della nostra vita esiste una stretta connessione, insita nella natura umana (che risulta formativa e determinante per tutta la nostra vita), tra uno spazio topologico metrico della Terra nel suo viaggio attorno al Sole (e alla Galassia) e la fisicità del nostro corpo in relazione alla morfologia del territorio estetico in cui viviamo che è composto dalla totalità delle opere dell'uomo.
Esse siano di carattere agricolo o urbano o misto e delle componenti espressive che le comunità locali tramandano nel tempo, come il linguaggio e i suoni di quella località. Nell'insieme esse formano quello che noi definiamo il paesaggio, che altro non è se non la natura locale antropizzata e costituisce quello che noi oggi chiamiamo l'ambiente.
L'ambiente, nella sua fisicità, è quindi una sorta di stratificazione storica nel tempo di tutti gli eventi morfologici operati dalla comunità locale. Il compito affidato dalla storia, ai contemporanei nelle varie epoche, non è altro che quello di sommare (stratificare) il proprio apporto alle opere esistenti delle comunità precedenti.
Dal punto di vista spaziale della località essi hanno la possibilità di sommarle al di sopra, al di sotto o a fianco dell'esistente. Nei primi due casi si tratta di stabilire con l'esistente un rapporto estetico di ristrutturazione, nell'altro di stabilire con l'esistente un rapporto estetico con un'opera interamente nuova, che quindi appartiene tutta alla propria epoca.
Quasi sempre questo fenomeno è dettato dalle globali esigenze e vocazioni del corpo sociale, nella sua interezza storica, corpo che ne è quindi l'autore storico con tutte le categorie, nel bene e nel male, delle proprie resposabilità di fronte alla storia.
Le ragioni di questa ricerca.
La disciplina che noi abbiamo applicato in questa ricerca e che studia linsieme delle interazioni tra luomo e la morfologia socio-estetica dellambiente è lEcologia della Forma (Gestaltecology).
Essa proviene dallantichità poichè è sempre stata adottata inconsciamente in modo empirico e intuitivo dalle comunità locali. E paragonabile a una sorta di codice genetico di tutte le risorse ambientali contenute nella località e utilizzate in modo interattivo dalluomo per costruire il proprio ambiente di vita.
Ma è soltanto nella nostra epoca che si è tentato di darle una struttura logica e di costruirne le regole di applicazione (1). La loro costruzione è stata iniziata ed ha trovato applicazione contemporaneamente alla nostra attività di ricerca progettuale architettonica sui vari territori estetici locali. Il principale problema che lEcologia della Forma ci pone, nella sua applicazione, è quello di studiare le interazioni con lambiente che ci circonda e diventare noi stessi gli attori delle scelte sulla corretta trasformazione del territorio estetico stesso.
Ne consegue che occorre ricostruire nella storia i vari collegamenti e gli interscambi di informazioni a tutti i livelli, in una parola le interazioni che intercorsero tra il territorio estetico e le presenze umane che hanno caratterizzato le località: ciò per sottolineare il nostro diritto a vivere in un contesto ambientale contemporaneo di carattere estetico, dove larte dellarchitettura deve essere portata al massimo livello di espressione ambientale (suolo ed edifici).
Uno degli strumenti fondamentali di cui questa ricerca si avvale sono le matrici formali:
ciò che le comunità locali hanno individuato e reperito nel luogo di insediamento ed in seguito hanno utilizzato per costruire progettualmente il loro territorio.
Nella fase applicativa queste matrici debbono essere individuate e poi selezionate ed elaborate in modo interattivo con le varie componenti dei quesiti compositivi imposti dal progetto per poi attuarne la sua realizzazione.
Queste sono le ragioni per cui gli esempi che seguono debbono essere considerati in relazione alla metodologia della ricerca dellEcologia della Forma..
(1) Dal 1991, a Pavia, presso lUniversità di Scienze Politiche nellambito del corso di Sociologia Urbana e Rurale del prof.Claudio Stroppa, viene tenuto, da chi scrive, il seminario di Ecologia Formale che è anche un aggiornamento della ricerca.
Che cos'è una ludoteca
E' una biblioteca/banca dove i bambini vanno liberamente ( gli adulti/genitori sono tenuti rigorosamente fuori in modo che non possono interferire fungendo da "suggeritori" ) a prendere giocattoli in prestito, gratuitamente o pagando un noleggio simbolico (cinquanta/cento lire il pezzo).
Tutto questo al fine di porre il piccolo cliente nelle condizioni di scegliere autonomamente il proprio materiale di gioco, possibilmente provandolo sul posto. Come col libro. Abitualmente si mette il lettore nelle condizioni di poter scorrere l'indice prima di portarsi a casa un volume; così, il bambino dovrebbe essere messo nelle condizioni di poter controllare il funzionamento del giocattolo, possibilmente in una situazione socializzata, con altri coetanei.
Tutto questo porta la ludoteca a favorire non solo una situazione di scelta autonoma da parte del bambino, ma di tradursi in un contesto "sperimentale", dove si possono raccogliere preziose informazioni sul perché di certe scelte e sul come il bambino interagirà col giocattolo. Quali - allora - i requisiti strutturali di una ludoteca? Come dovrebbe presentarsi "fisicamente". Quale sistema di esche ludiche dovrebbe esporre per attirare l'attenzione e impegnare le motivazioni del bambino?
Fermo restando che va rifiutata una modellistica rigida, standardizzata, della sua architettura spaziale, si può prevedere (anche per la documentazione fornitaci dalle esperienze fin qui attivate in Inghilterra, Francia, Svizzera ecc.) che nasca come settore di un negozio di giocattoli o di un supermarket oppure come ambiente polifunzionale autonomo. Nell'un caso come nell'altro va auspicato un retrobottega come spazio di "risulta" da destinare a laboratorio.
In altre parole la ludoteca può avere una doppia genesi strutturale, due modi di nascere. La prima vede la luce come settore "speciale" (per l'appunto l'angolo della ludoteca) di un negozio di giocattoli o di un supermarket. La seconda vede la luce come servizio sociale per il gioco infantile (in un ambiente fisico qualsiasi di territorio: quartiere, circoscrizione, borgata) senza alcun cordone ombelicale coi centri di vendita dei giocattoli: per l'appunto, i negozi o i market.
Nel primo caso abbiamo il modello che definiamo commerciale, nel secondo caso il modello territoriale.
Tanto nell'uno che nell'altro modello risultano necessari alla ludoteca degli standards minimi che permettano di essere un servizio ludico polifunzionale: il che è garantito, per esempio, dall'esistenza di uno spazio complementare alla zona di esposizione del giocattolo (per esempio un ambiente di "risulta": un retrobottega, uno sgabuzzino ecc.) che possa fungere da laboratorio, da miniofficina di restauro o ricostruzione "alternativa" dei giocattoli o degli elementi ludici usati dai bambini.
Ancora a livello spaziale. Occorre esporre i giocattoli raggruppandoli per sezioni ludiche (in modo che il bambino sia invitato ad esprimere prima il tipo di esperienza ludica che intende soddisfare - quella psicomotoria, costruttiva, affettiva, fantastico /immaginativa, esplorativa, imitativa, ecc. - e poi a scegliere, all'interno di questa spinta motivazionale, gli strumenti ludici più funzionali al soddisfacimento di tale interesse). Questo significa prevedere pure degli spazi liberi e praticabili dal bambino adiacenti la zona di esposizione dei giocattoli. Questo per permettere all'utenza della ludoteca di "assaggiare" e provare i materiali ludici che hanno fatto scattare i primi indici di preferenza.
Infine, la zona ( o ambiente) ludoteca dove prevedere un settore/schede di raccolta dei dati complessivi relativi ai perché delle scelte ludiche e ai modi d'uso dei giocattoli presi in prestito.
Per esmpio: come vengono riportati (in quali condizioni) i giocattoli. Se intonsi aprono degli interrogativi sulle modalità e frequenza d'uso durante il noleggio. Se riportati "rotti" aprono altre curiosità, sulle modalità del loro utilizzo, con l'aggiunta pedagogica che chi rompe aggiusta (o paga).
Da : "Creare una ludoteca" , pag.9-10, (Claudio Stroppa)
CREARE UNA LUDOTECA di Claudio Stroppa |
Prefazione, di Danila Moll Introduzione
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1. Gioco e
Ludoteca
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2. Aspetti
organizzativi ed economici
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3.Il
funzionamento
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4. Le diverse
componenti
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5.
Scommettiamo sulla ruota della ludoteca
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6. Prototipi di ludoteca, di Mario Galvagni e Gloria Abbo
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Conclusioni.
La costruzione delle future ludoteche Conclusioni: l'avvenire delle ludoteche Appendice
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FONDAZIONE JAN AMOS COMENIUS
LA FONDAZIONE JAN AMOS COMENIUS PER LO STUDIO DEI PROBLEMI DELL'INFANZIA è l'unica Fondazione regionale che si occupi su territorio nazionale dei bambini da 0 a 10 anni (nido, asilo, scuola materna, scuola elementare): Il suo pubblico sono i genitori, gli educatori, i provveditorati, gli studiosi (sociologi, psicologi, pediatri, pedagogisti).
Nata nel 1977 da un'idea di Claudio Stroppa e Cesare Scurati pedagogista dell'Università cattolica di Milano e presidente dell'irsae Lombardia (Claudio Stroppa è da quell'anno Direttore Scientifico (*) e membro del Consiglio d'Amministrazione con i professori Danilo Mainardi e Roberto Burgio, vicepresidente), si occupa di:
(*) COMITATO SCIENTIFICO
DIRETTORE SCIENTIFICO
Claudio Stroppa, sociologo del territorio, Università di Pavia e
Parma