USA, le foto delle torture
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di Marina Corradi Avvenire, 6 maggio 2004 Per leggere l'articolo fai click su: 20040506_corradi_democrazia_coragg_vergogn.pdf |
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Il Bene ed il male: «USA, le foto delle torture. Democrazia è il coraggio anche della vergogna», Marina Corradi, Avvenire, 6 maggio 2004 |
Rassegnina |
Affrontare il male senza averne
paura
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Chissà
se la soldatessa USA - di 21
anni, tra l’altro incinta - sapeva che sarebbe diventata, su tutti i
giornali e le televisioni del mondo, il prototipo di un’aguzzina? Alle atrocità compiute dal regime di Saddam, che erano passate sotto silenzio, ha fatto seguito l’orrore di una guerra e adesso, sotto gli occhi di tutti, è la vergogna delle torture americane. Tutti hanno gridato allo scandalo e gli anti-americani da sempre, non hanno perso l’occasione per estendere lo scandalo a tutta l’azione degli Stati Uniti. E allora? Dobbiamo tornare a bruciare le bandiere a stelle e strisce, come - per altro - è già accaduto nel giorno dell’anniversario della Liberazione del nostro paese (in cui un ruolo assolutamente non secondario hanno giocato gli americani)? Il Foglio ci ricorda che esiste una differenza sostanziale tra quei regimi che la violenza la giustificano e utilizzano programmaticamente e gli Stati che - invece - sono liberi di riconoscerla come colpa e di condannarla. Detto questo però, dobbiamo forse aspettare di eliminare tutto il male, prima di iniziare a costruire? Una posizione del genere ci sembra pura utopia. Nonostante l’enorme gravità degli avvenimenti del carcere di Abu Ghraib, rimane il fatto che c’è una guerra non sedata e l’opera di ricostruzione che i militari americani e i loro alleati - tra cui noi - stanno compiendo in Iraq, appare estremamente necessaria. L’unico modo per cui il male non prevalga è che non se ne abbia paura; non lo si nasconda, anche quando è dentro di sé; lo si affronti (come hanno fatto i soldati americani che hanno denunciato le sevizie) e si continui ad amare il bene. Ma questo non è un problema solo degli americani: è un problema di tutti. Ed è la ragione per cui il mondo non è risolto, anzi, grida per una soluzione. |