Il referendum su La fecondazione
assistita
Il giudizio sul voto |
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Caro Direttore,
il quorum non è stato raggiunto, abbondantemente. Il fatto è significativo perché a favore del sì, della partecipazione al voto, si erano schierate le personalità più in vista, più alla moda, della politica, della cultura e dello spettacolo; ovvero, le personalità che dovrebbero incarnare il sogno di vita dei più. Tutti costoro non sono riusciti a convincere il popolo a seguirli. Come diceva Chesterton, volendo affermare una libertà illimitata, l’hanno resa solo più indefinita, cioè confusa; come è confusa e contraddittoria con la realtà l’immagine di perfezione umana che perseguono. Il popolo ha preferito stare sulle sue, ancora attaccato ai valori che la tradizione porta. Questo atteggiamento è stato bollato come indifferente e superficiale, se non “idiota”, dalla deriva zapatera in cui le nostre elite culturali e politiche sono cadute, ma questo “bollo” è, per lo meno, antidemocratico. Siccome la non partecipazione è stata del 74%, anche ammettendo che i consapevolmente astenuti siano una minoranza, gli indifferenti o idioti sarebbero superiori al 50% della popolazione. Pensare questo indica un disprezzo per il popolo che molti dei referendari hanno in più occasioni dimostrato e dimostrano. Per tale ragione non si fermeranno, continueranno ad insistere sul valore superiore della loro visione dell’uomo e della società. Continueranno a cercare modi di introdurre le loro leggi astruse, distanti da ciò che è reale e da ciò in cui la maggioranza delle persone cerca il compimento della vita. Cos’è il compimento della vita, se non il potere vivere la vita come è, con i suoi desideri e le sue difficoltà, senza cadere nella disperazione o fuggire nei sogni? Se si gratta la cosiddetta indifferenza, sotto si trova l’attesa di tale compimento, che è ridicolo affidare a calcoli di perfezione scientifica, come dimostrano quelli che sono belli ma infelici e, al contrario, quelli che - pur in mezzo a difficoltà grandi - non si scoraggiano e sono contenti di ciò che la vita dà loro. Tutti sappiamo che è così perché ogni giorno tutti sperimentiamo che la felicità non accade in condizioni di perfezione, ma in condizioni inaspettate, reali proprio perché imperfette. Sotto la cosiddetta indifferenza, c’è allora l’attesa dell’incontro con un fatto di verità umana preponderante rispetto alle piccole verità scientifiche che sempre si sono dimostrate insufficienti e, quando hanno preteso di essere assolute, anche dannose. C’è l’attesa di un fatto umano che, quando accade, viene riconosciuto subito come vero, anche se magari non se ne sa spiegare il perché. È per esempio il fatto dei tanti che, vivendo una condizione familiare segnata da handicap pesantissimi, dimostrano un’affezione alla vita senza misura, ben al di là dell’identificazione che certo scientismo pone tra malattia e infelicità. Come è possibile che chi non è “perfetto”, “selezionato”, possa ritenere positiva la propria vita? È possibile perché l’uomo è un mistero, non decifrabile da nessuna teoria, se non quella che riconosce la vita come dono. È possibile per la gratuità di coloro che soccorrono chi ha bisogno con una solidarietà pratica, che passa dall’aiuto materiale e dall’amicizia. È possibile per chi rispetta la vita, tutta, dal suo inizio. Altro che popolo italiano indifferente! Esso aspetta e, se pur cambia opinione politica, tuttavia non si è ancora dimenticato che il fondamento dell’umanità che cerca è nella propria tradizione cristiana, questa volta proposta da una Chiesa decisa e unita. Anche molti laici hanno riconosciuto tale fondamento, come non era mai accaduto prima. Questa umanità e questa tradizione non si risollevano con prediche aggiuntive alle troppe che già ci sono, ma con un incontro che continui e approfondisca quello che è avvenuto per moltissimi con Giovanni Paolo II, con una personalità come don Giussani; con il nuovo Papa Benedetto XVI; con una donna di fede come la vedova Coletta nella strage di Nassiriya; con un amico che sorprendentemente ci rende prossimo il senso della vita e delle cose. Un’esperienza umana nuova c’è: non è casuale, è un filo rosso che percorre la storia quotidiana di ciascuno. Bisogna saperla vedere, non averne paura, indicarla, valorizzarla e seguirla. Altrimenti, l’indifferenza rimonterà e si chiuderà su di noi come il mare sul bolso esercito del faraone. Giancarlo Cesana di Comunione e Liberazione |
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Fecondazione: «Il referendum su La fecondazione assistita. Il giudizio sul voto» Giancarlo Cesana, Corriere della Sera, 16-06-05 |