Fecondazione:

 

Il referendum su La fecondazione assistita
 

FRATELLO EMBRIONE, SORELLA VERITA'- intervento di Cesana
 

 

Giancarlo Cesana
La ragione per cui ho accettato volentieri di partecipare a questo incontro è perché desidero ringraziare Ferrara. E lo ringrazio in particolare per la sua posizione sul referendum. Perché in tutte la battaglie che noi abbiamo fatto in passato su questi temi, su questi "valori" come si dice, siamo sempre stati accusati di fideismo, siamo sempre stati accusati di credere a cose in cui credevamo solo noi. La presenza di Ferrara indica che non è così. Non solo perché lui non è credente (e se va avanti così c'è da augurarsi che la fede non gli venga mai), ma perché - come sapete tutti - è anche abbastanza difficile dargli torto. E la ragione è una adeguatezza rispetto alla realtà, cioè un modo di rapportarsi alla realtà. Per cui che uno come lui sia con noi deve riempirci veramente di gratitudine perché, appunto, è la prima volta.

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Noi siamo d'accordo con lui - io sono d'accordo con lui - soprattutto sulla ragione, sul modo di usare la ragione. La ragione come adeguatezza alla realtà, la ragione fatta di affezione, di attaccamento a ciò che vale e di apertura al mistero. Il mistero è quello che noi vediamo ma non possediamo. La nostra vita è mistero, non è nostra. La viviamo, la sentiamo, la percepiamo, possiamo avere mal di schiena o mal di testa, ma non è nostra. La vita è piena di cose non nostre.
C'è un titolo bellissimo sul Foglio di oggi che parla del «mistero contro cui si sfracellerà la genetica». Infatti questo mistero è invincibile. L'embrione con la sua fragilissima progettualità, con la sua tensione fragilissima allo sviluppo è il massimo rappresentante del mistero della vita dell'uomo. Quelli che sono stati presi dallo tsunami in Asia sono come gli embrioni buttati nel cesso. E noi siamo come gli embrioni.
A noi interessa questa ragione che è contro il fideismo, il bigottismo laico (come ho sempre letto in un editoriale del Foglio, "bigottismo laico", termini che solo a loro sarebbe potuto venire in mente di accostare). Come diceva Chesterton, gli atei (non gli atei come Ferrara, ma gli altri), non sono quelli che non credono a niente, ma sono quelli che credono a tutto. Cioè credono che l'embrione diventi persona dopo quattordici giorni, che far la fecondazione eterologa dia la felicità, che la vita sarà migliorata - chissà come - da una scienza che realizzerà il sogno di cui parlava Eliot nei Cori da La Rocca: «Essi cercano di evadere dal buio esterno e interiore, sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno di essere buono».

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La nostra idea di ragione è un'idea per cui c'è ancora bisogno di essere buoni e di riconoscere il mistero e - diciamola la parola - c'è bisogno di rendersi conto che la ragione ha bisogno della fede. C'è un grandissimo esempio di don Giussani, che quelli di Comunione e liberazione conoscono. Ebbe una furibonda discussione sulla ragione col professore di filosofia del liceo Berchet che sosteneva la ragione illuministica, scientifica, che fa dire: «Credo solo a quello che vedo, a quello che provo». Alla fine della discussione don Giussani, attorniato dai ragazzi, chiese al professore: «Senta, io non sono mai stato in America, eppure sono sicurissimo che l'America esista. Lei crede che c'è l'America?». Don Giussani commenta: «E lui, poveretto, fu coerente e disse: "no"». Andando via don Giussani disse ai ragazzi: «Giudicate voi chi ha l'idea migliore di ragione».

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Questa è la ragione che sentiamo noi, che sento io di fronte a questo mistero che è la vita, di fronte a questo fatto che è l'embrione. Al fatto che tutto non è buio. C'è bisogno di essere buoni perché chi cerca nella scienza la risposta cerca di sfuggire al buio. Non è il problema della ricerca sulle cellule staminali. Trent'anni fa, quando studiavo medicina, mi davano per assodato che le cellule cardiache erano perenni, per cui una volta morte non si sarebbero più rigenerate, di qui la pericolosità dell'infarto. Adesso hanno trovato cellule staminali nel cuore e la ricerca sulle cellule staminali può andare avanti eccome, non si fermerà certo perché non sono a disposizione gli embrioni.
Il problema è questo sogno di perfezione, è questa politica che è sempre alla ricerca della perfezione. Questo buttare giù tutto, questo non stare davanti a ciò che si vede ma non si possiede. Questo è sicuramente un momento e un tempo terribile. Io a don Giussani, oltre alle molte cose di cui gli sono debitore, gli sono debitore di citazioni che mi hanno segnato come questa: Churchill era relatore al Massachussetts Institute of Technology nel 1949, quando disse: «Il dottor Burchard ha parlato con terrore di un'abilità scientifica che mira a controllare i pensieri dell'uomo con precisione. Spero per allora di esser già morto». E spero per allora di essere già morto anch'io (però con molta filosofia perché ci vorrà molto tempo).

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Così il problema di fronte a questo referendum e ai quesiti posti - di cui Ferrara ha già detto tutto e io non ho molto da aggiungere - si pone al riguardo del che cosa fare e di quale prospettiva ha la nostra azione. Come si fa, come possiamo fare di fronte a questo referendum e come possiamo fare di fronte non solo a questo referendum, ma anche per il futuro (perché i tempi sono terribili e probabilmente diventeranno anche peggiori)? Questa incertezza, questo buio che c'è dentro sta diventando dominante. Sta diventando superbo come diceva Leopardi ne "Il pensiero dominante": «Questa età superba che di vote speranze si nutrica, vaga di ciance, e di virtù nemica; stolta che l'util chiede, e inutile la vita quindi più sempre divenir non vede». Don Giussani commentando questi versi diceva: è la descrizione molto più dei nostri tempi che non dei suoi.
Il problema è che cosa fare tenendo conto che una battaglia intellettuale per quanto intensa non è sufficiente. L'uomo è caduto in questo buio perché è stato lasciato solo, è stato reso solo. La persecuzione dell'uomo moderno è la solitudine. Il crollo della ragione non è dovuto alla mancanza delle idee, ma alla mancanza dell'affetto. è dovuto alla mancanza del legame, del legame che porta l'idea, della carne.

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Il referendum riguarda certamente l'embrione, ma riguarda soprattutto la ragione, o il modo di utilizzare la ragione. Noi dobbiamo fare una battaglia su questo. Perché un valore sconfitto è comunque sconfitto, lo abbiamo visto col divorzio e con l'aborto (avevamo detto che da lì sarebbe venuto tutto il resto... ed è venuto). Se passa anche questo, andrà avanti ancora peggio. Quindi non è solo il problema dell'embrione, è un problema di ragioni che noi ci diamo. Per questo io volevo parlare - però adesso mi sembra di sfondare una porta aperta - dell'astensione. L'astensione, che è un non voto, ha tre caratteristiche.
Astenersi non vuol dire non esserci. Questa manifestazione è la dimostrazione del contrario. Se noi contassimo tutte le manifestazioni che abbiamo fatto, senza dubbio sono molte di più di quelle che hanno fatto gli altri. Se noi raccontassimo tutto il tentativo educativo che abbiamo fatto, senza dubbio abbiamo fatto molto di più degli altri. Perché sappiamo da tempo che per porsi bisogna opporsi. Certo, non abbiamo le attrici o i politici noti che fanno l'outing; certo, non abbiamo neanche i grandi giornali (io veramente non capisco perché il Corriere della Sera, tutto il Corriere della Sera, è per il sì. Sono veramente misteri). La prima caratteristica di questa posizione non è una furbata, non è un tirarsi indietro, ma è un atto di presenza.

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In secondo luogo: quella che viene chiamata "indifferenza" dobbiamo cercare di rispettarla di più. Molta gente non sa che pesci prendere di fronte a questo referendum, non si rende nemmeno conto dei quesiti e decide di stare fuori, si astiene. Non capisco che male ci sia a stare fuori. Non capisco che problema ci sia a riconoscere il valore positivo di questa confusione. è molto meglio che chi non capisce si astenga piuttosto che andare a scrivere sì, perché così fa anche un danno. Questo va valorizzato ed è un terreno su cui entrare. D'altra parte, in una battaglia politica, in un quesito elettorale, la partecipazione è il segno di quanto la cosa interessa.

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Terza ragione di carattere politico: come è stato detto, questa è una legge passata dal parlamento a maggioranza trasversale. Dobbiamo finirla con la leggerezza con cui vengono utilizzati gli strumenti degli scioperi generali e dei referendum. Chi li usa deve dimostrare di aver avuto ragione nell'usarli. Deve dimostrare che è capace di convincere una maggioranza degli italiani ad andare a votare ed eventualmente anche in suo favore. Il referendum non l'ho voluto io. E io a votare non ci vado e incoraggio tutti a non andarci. Tra l'altro mi hanno detto che i promotori del referendum, se riesce, prendono anche i soldi. A me il pensiero mi fa venire l'orticaria.
Andare a votare no - mi perdoni Ferrara - è un eccesso di zelo. E, a parte le notazioni della Bibbia sugli zeloti, c'è un osservazione ironica che mi permetto di citare, di Talleyrand, il più grande politico mai esistito. Ai suoi funzionari diceva sempre: «Mi raccomando, niente zelo». Noi dobbiamo costruire.

Giuliano Ferrara
Non so come si comporterebbe T
alleyrand, ti ho dato una mano, ma ti sei preso tutto il braccio

Luigi Amicone

Solo un'osservazione sulla perfezione e l'imperfezione. Mi è venuto in mente un romanzo di Hawthorne citato da Flannery O'Connor che racconta di un marito e una moglie sposati da tanti anni. La moglie ha una voglia in faccia e lui un giorno le dice: «ma questa voglia, pensa una donna bella come te..., se non avesse questa voglia...». E la moglie sorpresa: «Stai scherzando? Siamo sposati da tanti anni...». «No, saresti più perfetta senza questa voglia» ribadisce il marito. Allora questa donna capisce che lui non la ama più. La ragione strumentale e tecnica che si sveglia una mattina e dice: «Voglio la perfezione», ha smesso di amare l'umanità reale.


(appunti non rivisti dagli autori)
 

 

Fecondazione: «Il referendum su La fecondazione assistita. FRATELLO EMBRIONE, SORELLA VERITA'- intervento di Cesana» Giancarlo Cesana, Tempi num. 21 del 19/05/2005

 

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