Sorridono tutti nella
clinica olandese dove "aiutano" a morire i bimbi sotto i 12 anni |
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Antonio Socci, Per una strana, ma conturbante coincidenza ieri
Cos’abbiano da sorridere
tutti in quell’inquietante palazzo non si sa, ma sorridono di continuo. E di
certo il personale sanitario sottopone i muscoli facciali a un’intensa
fatica se per tutto il giorno tutti – pure l’asino – continuano a sorridere.
Sarà prevista un’indennità per un tale sforzo? Chissà. Forse sorrideranno
anche quando somministrano “al piccolo paziente delle medicine per farlo
morire”. Perché quando il cronista chiede: “ma se fossero figli suoi, lei
avrebbe il coraggio di ammazzarli?”, il dottore qui “esita un attimo”, ma
poi alla fine dice ovviamente di sì e – si badi bene, soprattutto – “senza
smettere il sorriso”, come nota diligentemente l’intervistatore. La
notazione è veramente preziosa: sorridono anche in quel caso. Ti chiedono se
ammazzeresti i tuoi figli e tu, “senza perdere il sorriso”, rispondi di sì,
certo, “se fossero veramente malati senza prospettive e soffrissero molto”.
Non ti si vede affranto, non rispondi un sì sofferto, non appari straziato
da un dramma lancinante. Dici di sì e sorridi, sempre, non fai che
sorridere. Cosa vuole dire quel continuo sorridere? Bisognerebbe capirlo.
Saranno di buonumore. A me mette i brividi, ma evidentemente vuol dire
qualcosa. Che cosa?
Poi, certo, viene tutto
il resto, poi vengono le polemiche. Anche durissime. Per esempio Avvenire
ricorda crudamente che già nel III Reich fu detto: “dobbiamo garantire una
morte pietosa ai pazienti considerati incurabili” e così “furono
pietosamente uccisi, fra i molti, 5.000 bambini” (si può immaginare lo
sdegno per questo accostamento). Poi viene il dottor D’Agostino, presidente
del Comitato di bioetica, che condanna la decisione olandese perché “è una
misura per giustificare la soppressione di vite che rappresentano un peso
anche economico per la società e il sistema sanitario”. E che aggiunge: “la
sofferenza va combattuta con la medicina e non con la morte”. (Si potrebbe
aggiungere: combattuta con l’amore).
Poi vengono le considerazioni
su un paese europeo che prima ha infranto, con una legge sull’eutanasia,
Sulla prima pagina di
Repubblica ieri il “caso” aveva voluto che fosse rappresentato proprio
uno scontro di civiltà sui bambini: il titolo sui ceceni che prendono in
ostaggio dei piccoli scolari rappresentava senza dubbio la barbarie, il
Male. Ma quello che campeggiava sotto e diceva “Così aiutiamo i bimbi a
morire”? Rappresenta la nostra superiore civiltà? Rappresenta il Bene? Tutto
il problema è qua. Il terrorismo islamista (o anche non islamista) fa orrore
per il suo disprezzo della vita, perfino della vita dei bambini. Ma noi? Noi
Occidente? Noi che chiediamo (e giustamente) all’universo mondo il rispetto
della vita umana e dei suoi sacrosanti diritti? Noi che gridiamo perfino
“nessuno tocchi Caino” per salvare dalla pena di morte i colpevoli di
gravissimi reati?
Quante sono le vite nascenti e
innocenti spezzate in Occidente? Quante sono le vite (legalmente) strozzate
di bimbi che nel seno delle loro madri già vivono, provano dolore,
sorridono? Si parla di centinaia di migliaia. Anche più. Un Olocausto che
nessuno si può sognare di giustificare come “morti pietose” e che noi
cinicamente scarichiamo tutto sulle povere madri, che sono loro stesse delle
vittime, le prime vittime, e che si porteranno quel dolore per tutta la vita
dentro l’anima. Madri dolenti sulle cui carni si consuma lo strazio. Madri
bisognose di perdono e di amore.
Ma i responsabili siamo
noi. Bisogna cominciare a capirlo. Come insegnava Dostoevskij, bisogna
imparare a sentirci responsabili di tutto il dolore del mondo. E
specialmente dell’insopportabile afflizione dei bambini. A quel punto, da
questo pulpito di dolore e di umiliazione, allora sì potremo veramente
inorridire per un terrorismo che non ha pietà neanche dei bambini.
Il grande poema
dell’Occidente,
Forse il più saggio giudizio
su una civiltà passa proprio da quei volti di creature, da quegli occhi di
fanciulli, dalle loro lacrime, dai loro sorrisi: una presenza che si sarebbe
tentati di dire “divina” nelle nostre case. E chissà che quel Giorno, il
Giudice non chiami proprio quei bambini a giudicarci, noi e la nostra
civiltà. |
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Eutanasia: «Sorridono tutti nella clinica olandese dove "aiutano" a morire i bimbi sotto i 12 anni», Antonio Socci, Il Giornale, 3.9.2004 |