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di Joseph Ratzinger ,
S'intitola «Il Dio vicino» il nuovo volume del cardinale Joseph Ratzinger,
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, in libreria da
domani per le edizioni San Paolo (pagine 164, euro 12,50). Dal libro, che
raccoglie riflessioni incentrate soprattutto sull'eucaristia e sulla
devozione popolare, anticipiamo il capitolo dedicato al tema «La pace che
viene dal Signore».
La grazia e la pace di Dio, nostro Padre, e di Cristo. Questo è il compito
del sacerdote e del vescovo: invocare sempre su questo tempo la grazia e la
pace del Signore. Si tratta dapprima di un invito pienamente umano, che
siamo tra di noi uomini di grazia e di pace, uomini non sempre pronti ad
accusare, che a un certo momento sanno anche tirare una riga conclusiva, che
non guardano ai conti non saldati fino in fondo, che non lasciano crescere
in sé il veleno del risentimento, ma sanno «passarci sopra» e cominciare
daccapo.
La parola greca che sta per «grazia», charis, viene dal termine
«gioia» e significa, allo stesso tempo, essere lieti, gioia, ma anche
bellezza, compiacimento, simpatia. Dove c'è questo: lasciare una buona volta
da parte quel che forse potremmo ancora pretendere, cominciare daccapo,
dimostrare una magnanimità di cuore che non tiene nascosto qualcosa in
qualche angolo della memoria riservandolo per un tempo successivo, lì cresce
la gioia, lì scaturisce la bellezza, lì la bontà viene a rischiarare il
mondo, e nasce la pace. È pur vero che per questo la volontà e l'agire umano
ultimamente non bastano; e che il sacerdote non è mai solo un predicatore
morale. Egli annuncia quel che noi uomini non possiamo dare: la nuova
realtà, che da Dio viene a noi in Cristo e che è più che parola e proposito.
Dietro l'espressione «pace» la Chiesa antica ha inteso il mistero
dell'eucaristia.
Pace è ben presto divenuto uno dei nomi del sacramento eucaristico, poiché
in esso accade davvero che Dio ci si faccia incontro, che ci renda liberi,
che, benché siamo colpevoli, ci accolga nelle sue braccia, si doni a noi. E
mentre ci conduce a sé nella comunione del suo corpo, ci conduce nello
spazio stesso del suo amore, ci nutre con lo stesso pane e dona a ciascuno
di noi anche dei fratelli. L'eucaristia è la pace che viene dal Signore.
(...)
All'inizio della storia cristiana i credenti erano un piccolo gruppo
marginale, ininfluente in campo politico. Essi non potevano cooperare
attivamente a dar forma alla cosa pubblica. Tuttavia la pace di Cristo non
era per loro qualcosa di puramente interiore né che riguardasse solamente il
futuro. La prima parola che il Risorto aveva rivolto ai suoi discepoli
confusi, era stata: «La pace sia con voi» (Gv 20,19). In ogni adunanza
eucaristica si ripeteva per loro l'evento della sera di Pasqua. Il Risorto
entrava tra i discepoli e diceva loro: «La pace sia con voi». In questa loro
celebrazione della Pasqua, in cui la Chiesa conduceva la sua vita, essi
sperimentavano che è vera la parola dell'Apostolo: Cristo è la nostra pace (Ef
2,14). Qui essi incontravano il nuovo ambito di pace che la fede aveva
aperto: la riconciliazione di schiavi e liberi, di greci e barbari, di
giudei e pagani (cfr Gal 3,28). Qui essi, che nella società di allora erano
profondamente divisi, erano una sola cosa, anzi, un Unico, l'uomo nuovo Gesù
Cristo, che li legava tutti l'uno con l'altro (cfr. Gal 3,17.28).
Per questo la celebrazione eucaristica veniva spesso detta semplicemente
«pace»: essa era infatti la presenza di Cristo e, quindi, lo spazio di una
pace nuova, lo spazio di un'amicizia che superava tutti i confini, dove
ciascuno era a casa propria. I vescovi di tutto il mondo mostravano con
delle lettere di amicizia la loro scelta. Chi arrivava da qualche parte con
una di queste lettere come cristiano, era dovunque in famiglia, fratello tra
fratelli. Proprio con la dimensione più profonda della loro fede, con
l'adunanza eucaristica, i primi cristiani hanno realizzato qualcosa di
significativo anche sul piano politico: hanno creato spazi di pace e, allo
stesso tempo, hanno costruito dei percorsi di pace in un mondo senza pace.
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